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Vecchio 19-12-2010, 23:59   #1
Esperto
L'avatar di EdgarAllanPoe
 

Solo la cultura competitiva e superficiale di questo tempo fa credere che la vita prenda senso solo quando si diventa potenti, ricchi, soprattutto quando non si soffre. Tanto che ormai chi non raggiunge qualche successo si sente frustrato, depresso, non importante, senza valore. L’identità personale oggi, come sappiamo, è costruita sull’esterno di sè, sulla nostra immagine esteriore, sull’apparire, sull’illusione, tanto che i personaggi hanno sostituito le persone. Le persone in carne ed ossa, invece, devono e vogliono quotidianamente fare i conti con la loro nevrosi, cercando di ridurla e conviverci.
Vecchio 20-12-2010, 00:07   #2
Esperto
L'avatar di EdgarAllanPoe
 

“Chi osa ha dalla sua parte la fortuna”

Valerio Albisetti
L’UOMO VUOTO

Oggi, la stragrande maggioranza dell’umanità, almeno quella occidentale, è costituita da individui vuoti interiormente, privi di senso profondo della propria esistenza, con continuo senso di inutilità, alienati, senza valori. Soprattutto senza speranza. E ciò fa una grande differenza. Perchè tutto cambia, se qualsiasi cosa fai, la fai con autenticità, con l’anima, o se la fai con l’anima alienata da te stesso, dagli altri. Un conto è vivere da soggetti, da protagonisti, un’altra da oggetti. Questa società, invece, confonde tutto, o meglio fa credere ai suoi membri di essere dei protagonisti, solo perchè consumano e seguono l’ultima moda, identificandosi nei modelli culturali imposti. A questa società importa nulla dell’anima, non importa se quando lavori, quando cammini, mangi o sei in relazione con l’altro, ci metti l’anima. Anzi, in modo subliminale, fa credere che l’anima non esiste, o è solo un accessorio esotico. L’uomo di oggi è ormai vuoto.

E quando si sente vuoto dentro di sè, questa società insegna che bisogna riempirlo di cose, che bisogna comprare, consumare, divertirsi.

Ma quale divertimento? Oggi ci si diverte se si perde se stessi. La droga, l’alcol, il sesso. Dimenticare di esistere. Annegare in un mare opaco e confuso perdendo gli ultimi brandelli rimasti della propria identità personale, della propria unicità e irripetibilità..
Vecchio 20-12-2010, 00:24   #3
Esperto
L'avatar di Labocania
 

Quello della competizione è un istinto fondamentale per la sopravvivenza, il caso dei pochi soggetti estranei ad esso (noi) non fa testo.
Dovremmo essere competitivi per riuscire a far sentire la nostra voce...
Vecchio 20-12-2010, 00:27   #4
Esperto
L'avatar di Nick
 

La competizione è il male. Ciò detto l'anima non esiste.
Vecchio 20-12-2010, 00:37   #5
Esperto
 

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“Chi osa ha dalla sua parte la fortuna”

Valerio Albisetti
L’UOMO VUOTO

Oggi, la stragrande maggioranza dell’umanità, almeno quella occidentale, è costituita da individui vuoti interiormente, privi di senso profondo della propria esistenza, con continuo senso di inutilità, alienati, senza valori. Soprattutto senza speranza. E ciò fa una grande differenza. Perchè tutto cambia, se qualsiasi cosa fai, la fai con autenticità, con l’anima, o se la fai con l’anima alienata da te stesso, dagli altri. Un conto è vivere da soggetti, da protagonisti, un’altra da oggetti. Questa società, invece, confonde tutto, o meglio fa credere ai suoi membri di essere dei protagonisti, solo perchè consumano e seguono l’ultima moda, identificandosi nei modelli culturali imposti. A questa società importa nulla dell’anima, non importa se quando lavori, quando cammini, mangi o sei in relazione con l’altro, ci metti l’anima. Anzi, in modo subliminale, fa credere che l’anima non esiste, o è solo un accessorio esotico. L’uomo di oggi è ormai vuoto.

E quando si sente vuoto dentro di sè, questa società insegna che bisogna riempirlo di cose, che bisogna comprare, consumare, divertirsi.

Ma quale divertimento? Oggi ci si diverte se si perde se stessi. La droga, l’alcol, il sesso. Dimenticare di esistere. Annegare in un mare opaco e confuso perdendo gli ultimi brandelli rimasti della propria identità personale, della propria unicità e irripetibilità..
Ottimo articolo, quoto completamente.

YouTube - Battiato - Il vuoto
Vecchio 20-12-2010, 00:48   #6
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Solo la cultura competitiva e superficiale di questo tempo fa credere che la vita prenda senso solo quando si diventa potenti, ricchi, soprattutto quando non si soffre. Tanto che ormai chi non raggiunge qualche successo si sente frustrato, depresso, non importante, senza valore. L’identità personale oggi, come sappiamo, è costruita sull’esterno di sè, sulla nostra immagine esteriore, sull’apparire, sull’illusione, tanto che i personaggi hanno sostituito le persone. Le persone in carne ed ossa, invece, devono e vogliono quotidianamente fare i conti con la loro nevrosi, cercando di ridurla e conviverci.
Bello. Quoto in toto.
Vecchio 20-12-2010, 00:51   #7
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La competizione è il male. Ciò detto l'anima non esiste.
anima a livello di scienza potremmo chiamare la psiche, anche se leggo nella mia enciclopedia che l'anima è il contrapposto della mente
Vecchio 20-12-2010, 00:52   #8
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“Chi osa ha dalla sua parte la fortuna”

Valerio Albisetti
L’UOMO VUOTO

Oggi, la stragrande maggioranza dell’umanità, almeno quella occidentale, è costituita da individui vuoti interiormente, privi di senso profondo della propria esistenza, con continuo senso di inutilità, alienati, senza valori. Soprattutto senza speranza. E ciò fa una grande differenza. Perchè tutto cambia, se qualsiasi cosa fai, la fai con autenticità, con l’anima, o se la fai con l’anima alienata da te stesso, dagli altri. Un conto è vivere da soggetti, da protagonisti, un’altra da oggetti. Questa società, invece, confonde tutto, o meglio fa credere ai suoi membri di essere dei protagonisti, solo perchè consumano e seguono l’ultima moda, identificandosi nei modelli culturali imposti. A questa società importa nulla dell’anima, non importa se quando lavori, quando cammini, mangi o sei in relazione con l’altro, ci metti l’anima. Anzi, in modo subliminale, fa credere che l’anima non esiste, o è solo un accessorio esotico. L’uomo di oggi è ormai vuoto.

E quando si sente vuoto dentro di sè, questa società insegna che bisogna riempirlo di cose, che bisogna comprare, consumare, divertirsi.

Ma quale divertimento? Oggi ci si diverte se si perde se stessi. La droga, l’alcol, il sesso. Dimenticare di esistere. Annegare in un mare opaco e confuso perdendo gli ultimi brandelli rimasti della propria identità personale, della propria unicità e irripetibilità..

Una marea di luoghi comuni.

Per esempio, non fa alcuna distinzione tra gli individui che sono "vuoti di senso" perché in conflitto con la società, e gli individui che sono "vuoti di senso" perché la assecondano.
Vecchio 20-12-2010, 00:59   #9
Esperto
 

Per me lo sono solo i secondi.
Vecchio 20-12-2010, 01:02   #10
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Originariamente inviata da Labocania Visualizza il messaggio
Quello della competizione è un istinto fondamentale per la sopravvivenza
Ma che barba. Quasi tutti gli istinti sono temperati dalla società, e giustamente, tranne quello di competizione che è solo un eufemismo per conflitto o peggio sopraffazione.
La competizione è il male, se vi volete adeguare adeguatevi ma non venite a lamentarvi perchè non ci riuscite perchè adeguarsi significa che c'è la possibilità di essere quelli che nella competizione finiscono sconfitti.
Vecchio 20-12-2010, 01:06   #11
Esperto
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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Per me lo sono solo i secondi.
Non è detto. Per esempio: tu sei credente? Credi che tutto il nostro soffrire abbia un senso "alto" e "altro" che lo giustifica e spiega? Credi che dopo la morte gli ultimi saranno i primi?

Io no. Penso che la vita abbia una sua logica, una sua causalità (oltre che una casualità), ma non penso che abbia un "senso", un "perché", penso che in fondo sia una "favola narrata da uno sciocco".
Vecchio 20-12-2010, 01:06   #12
Esperto
L'avatar di Labocania
 

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Originariamente inviata da EdgarAllanPoe Visualizza il messaggio
Solo la cultura competitiva e superficiale di questo tempo fa credere che la vita prenda senso solo quando si diventa potenti, ricchi, soprattutto quando non si soffre. Tanto che ormai chi non raggiunge qualche successo si sente frustrato, depresso, non importante, senza valore. L’identità personale oggi, come sappiamo, è costruita sull’esterno di sè, sulla nostra immagine esteriore, sull’apparire, sull’illusione, tanto che i personaggi hanno sostituito le persone. Le persone in carne ed ossa, invece, devono e vogliono quotidianamente fare i conti con la loro nevrosi, cercando di ridurla e conviverci.
A questo modello tu cosa vorresti contrapporre? Uno fatto di elevati ideali che sono tali fino a quando non scendono dal regno dei cieli per insozzarsi con le materie terrene?

Lamentarsi per il culto della competizione è tanto naturale quanto inutile. Io certo non elevo canti per esso, ma non posso negare le ragioni prosaiche che danno valore alla tua esistenza.
Vecchio 20-12-2010, 01:40   #13
Esperto
L'avatar di Nick
 

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Originariamente inviata da Labocania Visualizza il messaggio
Lamentarsi per il culto della competizione è tanto naturale quanto inutile.
Ammettiamo per assurdo che la competizione sia utile e necessaria, di sicuro non lo sarebbe il suo culto.

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Originariamente inviata da Who_by_fire
Io no. Penso che la vita abbia una sua logica, una sua causalità (oltre che una casualità), ma non penso che abbia un "senso", un "perché", penso che in fondo sia una "favola narrata da uno sciocco".
I limiti della logica nello spiegare il Mondo sono già stati abbastanza dimostrati dalla logica stessa. La causalità è una nozione utile a livello pratico ma declassata a puro psicologismo già dai tempi di Hume. Trovo molto giusta l'ultima proposizione, ma all'evocazione di una favola preferisco la nozione di "gioco" .

Il "gioco" è un'attività strutturata mirante ad una gratificazione individuale o di gruppo svincolata da fini immediati di produzione.

Serve a darci la capacità di agire in maniera strutturata, è per questo che i bambini e i cuccioli giocano. Quando si cresce si cambia il tipo di gioco ma non si cambia il "gioco".
Non solo, continuiamo a dargli un senso proprio come fanno i bambini pur se questo senso non ce l'ha, ma mentre il senso che gli danno i bambini è una libera associazione mentale, il senso che gli diamo noi è condizionato dal senso che gli danno gli altri.

Il "gioco" della vita altro non sarebbe che un'attività strutturata mirante ad una gratificazione vincolata a fini immediati di produzione.

Giocare la vita permette la vita che permette il gioco che permette di giocare la vita. E' un loop.
Tuttavia non tutti i giochi sono competitivi, esistono giochi meramente collaborativi o perfino individuali.
Vecchio 20-12-2010, 02:34   #14
Esperto
L'avatar di RobRock
 

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Originariamente inviata da Labocania Visualizza il messaggio
Quello della competizione è un istinto fondamentale per la sopravvivenza, il caso dei pochi soggetti estranei ad esso (noi) non fa testo.
Dovremmo essere competitivi per riuscire a far sentire la nostra voce...
c'è anche una tribù o spece di scimmie , i Moboto che non sono competitivi! e se la godono!

detto questo mi sa che è solo questione di abitudine, non so se è un istinto! alla fine la competizione è tra elementi della stessa specie, quindi non giova alla sopravvivenza!
Vecchio 20-12-2010, 02:45   #15
Avanzato
L'avatar di PERSO
 

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Originariamente inviata da Labocania Visualizza il messaggio
Quello della competizione è un istinto fondamentale per la sopravvivenza, il caso dei pochi soggetti estranei ad esso (noi) non fa testo.
Dovremmo essere competitivi per riuscire a far sentire la nostra voce...
io sono competitivo come un comodino !
Eppure sono abbastanza bravo a far sentire la mia voce ... almeno a livello professionale-lavorativo...vista la quantità di persone che mi da retta e mi richiede...

ma:
Non ho per niente la voglia di primeggiare-gareggiare ... non mi interessa.
Aspiro ad altro (od aspiro-altro...)
Vecchio 20-12-2010, 02:48   #16
Esperto
L'avatar di RobRock
 

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Originariamente inviata da PERSO Visualizza il messaggio
Aspiro ad altro (od aspiro-altro...)
clap:
Vecchio 20-12-2010, 04:05   #17
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Originariamente inviata da Labocania Visualizza il messaggio
Quello della competizione è un istinto fondamentale per la sopravvivenza, il caso dei pochi soggetti estranei ad esso (noi) non fa testo.
Dovremmo essere competitivi per riuscire a far sentire la nostra voce...
Sono d'accordo....

....in un certo senso a volte si cerca di trovare una giustificazione se non si riesce a fare qualkosa...questo è normale....ma se sono un pò ragionevole e "obiettivo"(qualkuno dirà che l'obiettività non esiste)capirei che alla fine tutto si riduce a ciò che dice labocania.
Non siamo poi tanto diversi dagli animali, se si guarda un qualsiasi documentario lo si capisce bene. A noi mancano le condizioni estreme che può avere un animale selvatico nel suo ambiente(che sarebbero problemi quali mangiare, non farsi mangiare e accoppiarsi) e nelle quali nessuno lo aiuta se non se stesso. L'istinto di sopravvivenza fà uscire fuori il nostro vero essere...quindi solo in una condizione estrema potrei capire chi sono veramente.

Essere competitivi x arrivare a cosa?...secondo me per copulare e avere discendenti, forse questa è l'unica cosa che per me ha un senso.

Adesso mi viene in mente na scena del film Amistad

"Li chiamerò a me, e loro devono venire, perché in questo momento io sono l'unica ragione per cui essi sono esistiti."

Ultima modifica di PriccoPracco; 20-12-2010 a 04:14.
Vecchio 20-12-2010, 10:18   #18
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da RobRock Visualizza il messaggio
c'è anche una tribù o spece di scimmie , i Moboto che non sono competitivi! e se la godono!

detto questo mi sa che è solo questione di abitudine, non so se è un istinto! alla fine la competizione è tra elementi della stessa specie, quindi non giova alla sopravvivenza!
Vuoi dire i Bonobo?
Comunque, anche loro sono aggressivi: le femmine sono disposte ad accoppiarsi con alcuni esemplari al fine di far calmare i loro istinti aggressivi... ma... se devono accoppiarsi per calmare gli istinti aggressivi di alcuni esemplari, vuol dire che sono abbastanza aggressivi pure loro, no? (Anche se la storia del "fate-l'amore,non-fate-la-guerra" fra queste scimmie può essere una leggenda metropolitana...)
E la competizione in natura esiste anche fra specie diverse...

Comunque, l'uomo è sempre stato competitivo, aggressivo, approfittatore (e non sempre a per volontà sua...), cattivo, malvagio, e chi-più-ne-ha-più-ne-metta... l'unica differenza fra oggi e "ieri" sta nel fatto che oggi tutto viene amplificato dalla potenza e dall'efficacia dei mass media, che "ieri" non esistevano o venivano manipolati peggio di quanto succeda oggi...
Vecchio 20-12-2010, 10:49   #19
Banned
 

cultura competitiva????? perchè cosa c'è di culturale???? stiamo fottutamente regredendo mi sà invece altro che cultura,a parer mio la cultura è qualcosa che costruisce noi stiamo solo distruggendo day by day la nostra identità ed il mondo che ci ospita nulla di più.........
Vecchio 20-12-2010, 10:59   #20
Esperto
 

i Bonobo sono un mito femminista.
è comprovato che il pacifismo e l'egualitarismo Bonobo è direttamente correlato
all'habitat.
Bonobo in habitat meno ricchi di risorse di cibo diventano molto più simili agli scimpanzè come organizzazione sociale.
senza contare che i Bonobo hanno il "pharmakos" altro espediente calmierante che altro
non è che un capro espiatorio (un altro bobobo) del tutto simile al "nemico immaginario" che le società organizzate creano per compattare il popolo.
in pratica sono degli ipocriti esattamente come gli esseri umani.

detto questo, la competizione fa parte dell'uomo ma in forma del tutto blanda e legata
alle aspettative. chiaramente questa società vive di competizione, quindi la pressione
esercitata su tutti noi in questo senso è del tutto innaturale.
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