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31-03-2016, 16:14
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#1
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 574
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“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla”.
Tratto da Il Mondo come Io lo Vedo di Albert Einstein, 1931
Che ne pensate?
(parlava facile lui, era Einstein..)
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31-03-2016, 16:38
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#2
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Esperto
Qui dal: Jan 2016
Messaggi: 415
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Punto di vista incredibilmente attuale.
Spostando l'analisi su un piano individuale evito come la peste chi accampa scuse ai propri fallimenti. Vicecersa ammiro chi riesce a fare autocritica, anche lagnandosi, senza deresponsabilizzarsi. Poi è chiaro che c'è sempre un concorso di colpa nell'infelicità di ognuno (sociale, familiare, contingente) ma di fondo siamo noi stessi gli artefici del nostro fallimento.
L'ho sempre pensata così e nessuno mi convincerà mai del contrario
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Ultima modifica di Ragazzo30; 31-03-2016 a 16:54.
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31-03-2016, 16:49
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#3
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Banned
Qui dal: Dec 2015
Messaggi: 1,327
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Non a caso pochi anni dopo quelle parole scoppiò un altra guerra mondiale, però scoprimmo il nucleare, un passo avanti verso l'estinzione
Si, continuiamo così, viva il progresso!
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31-03-2016, 16:56
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#4
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,992
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E' condivisibile, ma ci sono delle precisazioni da fare secondo me:
1) Non è detto che una persona in ordine non riesca a cresce e migliorare costantemente ed essere creativa senza andare in crisi.
2) La crisi forte,violenta, evidente, può dare una spinta è vero. Ma una crisi sotterranea che avanza strisciando e che ci infila lentamente ma inesorabilmente in un fosso, non stimola nessuno ad essere creativo. Anzi, magari lo porta al suicidio.
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31-03-2016, 18:25
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#5
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Esperto
Qui dal: Sep 2013
Ubicazione: Infinitamente nel tuo pensiero.
Messaggi: 3,213
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Quote:
Originariamente inviata da Dedalus
Che vigente il capitalismo, una crisi serve proprio per continuare a fare le stesse cose.
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Infatti, come si spiega.
Un mio conoscente che studia scienze politiche, dice che gli avvenimenti storici importanti ad esempio, si ripetono similmente nel tempo.
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31-03-2016, 18:31
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#6
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,746
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Cambiare sì, ma come?
Mi sembra un tema ricorrente.
Se ne è parlato anche qui:
http://www.fobiasociale.com/resisten...iamento-53199/
E in una certa misura anche qui
http://www.fobiasociale.com/mi-sputtano-53535/
Il mio parere è che la crisi può essere una benedizione se la si sa cogliere, se si percepisce che il dolore da essa procurato è sintomo di qualcosa che non va, e che quindi va cambiata.
Il problema è che il gradiente di cambiamento non è noto. La crisi esprime solo la sua intensità (possiamo paragonarla a una grandezza scalare), e quindi trovare un orientamento per cambiare non è triviale. Se il cambiamento poi può avvenire su numerose dimensioni di movimento (quasi sempre è così), diventa quasi impossibile procedere per prove ed errori a un'indicazione direzionale positiva.
Perché, ad esempio, cambiamo una volta e le cose vanno leggermente meglio. Allora proseguiamo in quella direzione sperando che migliorino ancora, e invece tutto diventa persino peggio dell'inzio.
Oppure cambiamo una volta e le cose vanno leggermente peggio, allora ritorniamo al punto di partenza e cambiamo di nuovo nella direzione opposta, e le cose continuano ad andare peggio. Non se ne esce!
(se avessi padronanza del linguaggio matematico esprimerei meglio il concetto, ma purtroppo non ho studiato abbastanza ad analisi 1)
Allora, come se ne esce?
Se qualcuno ha delle idee, le condivida, perché insomma qua ce ne è necessità.
Io mi sono fatto l'idea che l'unico modo per ottenere qualche risultato sia riuscire a costruirsi mentalmente una mappa dei possibili outcomes derivanti dal cambiamento, in modo da riuscire a farsi un'idea euristica e istintiva di dove sia necessario dirigersi.
Per fare questo bisogna cambiare di continuo, piccoli passi, ora di qua ora di là, mai stare fermi. E sempre all'erta a subodorare ogni accenno di crisi. Ogni minimo feedback, positivo e negativo.
E quindi, la cosa più importante è sviluppare l'attitudine al cambiamento, senza i costi che normalmente comportano.
In effetti di comfort zone parlano per lo più le persone che conoscono quanto sia appagante non fare assolutamente niente, e lamentarsi delle condizioni negative in cui versano. Per me almeno lo è un sacco. Me ne rendo conto, ma dire che sto male mi riesce benissimo (almeno a me stesso).
E' facile anche dare le colpe a causa esterne, così da non doversi assumere la responsabilità di fare attivamente qualcosa. I politici, i corruttori, i genitori, gli estroversoni.
Quello che non è affatto facile è mettersi nell'ottica di cercare attivamente un mutamento della propria situazione, essendone artefici.
E senza aspettarsi un risultato (mio errore reiterato numerose volte), ma semplicemente per il gusto di farlo.
Quindi, e ti ringrazio per la riflessione che mi hai portato a fare, sì, ritengo che Einstein avesse ragione, la crisi offre opportunità, perché costringe a cercare soluzioni. Ma quali soluzioni trovare dipende non tanto dalla crisi quanto alla predisposizione alla ricerca delle stesse. Che credo possa essere costruita con l'abitudine al cambiamento continuo.
Quote:
Originariamente inviata da Dedalus
Che vigente il capitalismo, una crisi serve proprio per continuare a fare le stesse cose.
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Fintanto che la crisi sarà nel capitalismo e non del capitalismo, è inevitabile. Funziona come una centrale nucleare, la reazione viene tenuta subcritica e il nucleo non si fonde.
Questo è perché il sistema è relativamente stabile (non lo è sempre stato, il capitalismo del 900 lo era molto meno).
Ciò non significa che il sistema sia il miglior possibile in termini di efficienza ed efficacia, tuttavia una crisi del capitalismo come pensi che possa avvenire? Io vedo tre modi: uno, attraverso il sabotaggio del sistema, ma qui si porrà un problema di legittimità. Una centrale nucleare dev'esser sì a prova di tutto o quasi, ma quando viene un terremoto tra i più potenti della storia dell'umanità, il fatto che smetta di funzionare potrebbe non essere imputato al concetto di centrale nucleare di per sé.
Due, spingendo il sistema alle sue estreme conseguenze, evitando cioé che intervengano fattori esterni ad esso a mitigarne gli effetti (ambientalisti moderati che impongono restrizioni severe nel design della centrale nucleare, o nel capitalismo, socialisti moderati che impongono restrizioni all'imprenditoria).
Tre, proponendo un modello migliore e applicandolo, attraendo le risorse verso di questo e sottraendole dal sistema che si ritiene errato (con centrali energetiche rinnovabili, o nel capitalismo, con un sistema differente).
Comunque, in qualsiasi caso, bisogna pur sempre avere un'alternativa.
(ah, e poi bisogna fare qualcosa per metterla in pratica).
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31-03-2016, 19:03
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#7
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,746
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Quote:
Originariamente inviata da Dedalus
Avviene sempre. Il capitalismo è sempre in crisi. Proprio questo è il suo successo.
Altrimenti col cazzo che in altri modi riesci a far passare misure emergenziali, stati di eccezione, sottrazioni di sovranità, guerre come reset temporanei, keynesismi varî.
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ma questa è appunto la crisi nel capitalismo di cui ti parlavo. Sì, sono d'accordo (in una certa misura, non entro nel dettaglio).
Ma la crisi del capitalismo?
(forse però siamo OT, eventualmente segnalami in bacheca dove proseguirai questo interessante spinoff)
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31-03-2016, 19:59
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#8
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Esperto
Qui dal: Mar 2013
Messaggi: 3,845
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Baaaah dipende per chi.
Se uno non sa che fare la crisi non può che aggravarsi e chiamarla benedizione...mi sembra più una provocazione (non sapendo il contesto non so a chi si riferisse).
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01-04-2016, 12:31
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#9
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Principiante
Qui dal: Mar 2016
Messaggi: 91
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La crisi è un'occasione esclusivamente per quelle persone, talvolta opportuniste, che riescono ad affrontare e sfruttare le situazioni sfavorevoli per migliorare la propria posizione. È chiaro che non tutti sono in grado di reagire al meglio in questi contesti, soprattutto coloro che sono bloccati da problemi psicologici. Inoltre, bisogna anche valutare la gravità della crisi, perché non credo che se Einstein fosse nato nella Repubblica Centrafricana avrebbe elaborato la teoria della relatività generale.
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01-04-2016, 12:54
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#10
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Esperto
Qui dal: Sep 2008
Messaggi: 652
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Le crisi nella vita privata non è affatto detto porti ad aguzzare l'ingegno ma spesso ti da il colpo di grazia, per le società è molto diverso invece, ed Einstein si riferisce alle società
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01-04-2016, 13:08
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#11
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 2,992
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Quote:
Originariamente inviata da Iuppiter
È chiaro che non tutti sono in grado di reagire al meglio in questi contesti, soprattutto coloro che sono bloccati da problemi psicologici.
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Vero,per le persone "normali", una crisi può essere un'occasione e una spinta.
Ma per coloro per i quali la normalità è la crisi stessa, è molto più difficile.
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01-04-2016, 23:13
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#12
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 948
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L'unica cosa positiva della crisi è che le persone smettono di disprezzare chi ha una certa vena risparmiosa.
A proposito di Marx è strano che non abbia detto mezza parola contro le banche... Strano, vero?!
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01-04-2016, 23:47
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#13
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,282
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La crisi.
Secondo me, è effettivamente salutare se l'avvertiamo come una rottura di una cosa che ci appartiene: una scelta, un comportamento, un approccio, un dato modo di fare alcune cose;
è dannosa e anche sterile, se l'avvertiamo come rottura di noi, come lacerazione personale.
Un conto è pensare: "ho fallito facendo in questo modo";
ma è tutt'altra cosa pensare:" sono un fallito "
L'integrità personale , è condizione necessaria per re-integrare la realtà da dove è venuta la crisi.
Un'anima fratturata dedica tutte le energie ad allargare la frattura.
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03-04-2016, 12:49
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#14
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Esperto
Qui dal: May 2012
Messaggi: 530
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Quote:
Originariamente inviata da Marco.Russo
Fintanto che la crisi sarà nel capitalismo e non del capitalismo, è inevitabile. Funziona come una centrale nucleare, la reazione viene tenuta subcritica e il nucleo non si fonde.
Questo è perché il sistema è relativamente stabile (non lo è sempre stato, il capitalismo del 900 lo era molto meno).
Ciò non significa che il sistema sia il miglior possibile in termini di efficienza ed efficacia, tuttavia una crisi del capitalismo come pensi che possa avvenire? Io vedo tre modi: uno, attraverso il sabotaggio del sistema, ma qui si porrà un problema di legittimità. Una centrale nucleare dev'esser sì a prova di tutto o quasi, ma quando viene un terremoto tra i più potenti della storia dell'umanità, il fatto che smetta di funzionare potrebbe non essere imputato al concetto di centrale nucleare di per sé.
Due, spingendo il sistema alle sue estreme conseguenze, evitando cioé che intervengano fattori esterni ad esso a mitigarne gli effetti (ambientalisti moderati che impongono restrizioni severe nel design della centrale nucleare, o nel capitalismo, socialisti moderati che impongono restrizioni all'imprenditoria).
Tre, proponendo un modello migliore e applicandolo, attraendo le risorse verso di questo e sottraendole dal sistema che si ritiene errato (con centrali energetiche rinnovabili, o nel capitalismo, con un sistema differente).
Comunque, in qualsiasi caso, bisogna pur sempre avere un'alternativa.
(ah, e poi bisogna fare qualcosa per metterla in pratica).
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NO QUOTE
Però, se permetti, questa mi sembra un'impostazione che verte su una lettura astratta e metastorica del fenomeno capitalistico.
Ossia, il capitalismo non è solo un "sistema" di soddisfazione dei bisogni o un "modello" di sviluppo economico e di divisione del lavoro in sé asettico e indifferente al piano politico, del quale si tratterebbe solo di correggere le storture confidando in un miglioramento progressivo*, ma un prodotto storico la cui origine ed evoluzione è frutto dei rapporti di forza tra classi di volta in volta vigenti.
Un obiettivo politico concreto non consiste quindi nel sostituire un sistema con un altro, quasi come si dovessero cambiare le mutande consunte e oltremodo sporche di merda della società, ma nella ripresa e nell'inasprimento di quel conflitto, che i vari gruppi di soggetti subalterni devono diffondere in modo pervasivo negli spazi d'azione politica, secondo strategie di lotta e forme di coscienza politica che però, e questo mi pare il nodo problematico della situazione attuale, sono al momento ancora lungi dal poter essere elaborate.
Per gli stessi motivi, personalmente ritengo vada circostanziato quel discorso valutativo che assume come parametri la cosiddetta "efficienza" o "funzionalità" del sistema, anche perché in fondo termini come questi presentano già una coloratura -se non politica- perlomeno culturalmente orientata, archiviati nel vocabolario di quella neolingua che permea oggi lo spazio simbolico a tutti i livelli: dalle bocche dei renzisti, a quelle del comparto risorse umane, fino all'universo in espansione del mondezzaio pseudo-psicologico che ben conosciamo.
Comunque è giusto una puntualizzazione, ho capito la tua visione delle cose.
*Tipo quelli che "il transumanesimo ci salverà", i quali non ipotizzano neppure che uno scenario del genere, piuttosto che rendere superfluo il lavoro, avrà reso superflua la forza lavoro (e, con essa, l'uomo) e accelerato vertiginosamente quel processo (comunque già pienamente in atto) di proletarizzazione del lavoro intellettuale.
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03-04-2016, 19:13
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#15
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,219
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Scusate l'OT.
Ho una domanda per tutti quelli che hanno citato Marx.
Ma voi, i quali ritenete che il capitalismo vada inevitabilmente incontro ad una crisi, lo dite con prove certe (dimostrazioni matematiche), oppure lo dite perché filosofeggiate sul filosofico discorsare di Marx?
Notare Bene
1. Tutto ciò che non può essere dimostrato è fuffa.
2. Attenzione: la mia non è una critica al pensiero di Marx e ignorerò chiunque tenderà ad accendere flame in tal senso.
Vorrei che rispondiate alla mia domanda in modo chiaro e senza giri di parole, grazie.
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