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10-01-2014, 14:33
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#1
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Un film di Paolo Virzì, con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio,Giovanni Anzaldo e Matilde Gioli
Liberamente tratto dal thriller di Stephen Amidon, ambientato nel Conneticut.
Non ho letto il libro, ma “l’adattamento” di Virzì in Brianza non convince.
Il film parte da un tragico incidente di un ciclista speronato da un’auto pirata in una fredda notte d’inverno.
Virzì ricostruisce la dinamica dell’incidente attraverso le vicende dei protagonisti.
Film è diviso in capitoli.
Con lo scorrere dei capitoli, scopriamo, Dino Ossola interpretato da Bentivoglio, un’ ambizioso agente immobiliare cosi desideroso di fare il salto di qualità nella vita che investe i risparmi di una vita in una rischiosa e spericolata operazione di Borsa gestita dallo spregiudicato manager Gifuni.
Seguiamo la Tedeschi nella sua“dorata” vita di moglie di Gifuni.
Un passato d’attrice di teatro”, un presente di noia e mondanità con l’illusione di un cambiamento, quando conosce il “cupo” Lo Cascio.
Con Serena, figlia di Ossola, interpretata dalla brava ed esordiente Matilde Gioli, osserviamo il mondo vacuo e futile della gioventù brianzola.
Il film ha un ritmo lento e poco incalzante, nonostante sia stato presentato come un thriller.
I dialoghi non convincono, spesso banali ed scontati
Bentivoglio e soprattutto la Tedeschi danno credibilità ed intensità al film
Gifuni rimane un buon attore di fiction, ma non dà sostanza e carisma al suo personaggio.
Senza lode e senza infamia la performance della Golino.
Il capitale umano vorrebbe essere una critica a un modo di fare e soprattutto di pensare di larga parte del nostro Paese, ma risulta sterile ed retorico, come spesso capita al cinema italiano d’oggi.
Il film resta incompiuto , anche se ben diretto.
Il finale non “sazia” rispetto alle attese delle vigilia
Nè carne, né pesce, pensa il perplesso spettatore all’uscita del cinema.
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11-01-2014, 11:28
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#2
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Il grande match è un film del 2013 diretto da Peter Segal, con protagonisti Robert De Niro e Sylvester Stallone.
De Niro e Stallone ritornano nel mondo della boxe rispettivamente dopo Toro scatenato e la saga di Rocky.
Il film, inoltre, è il secondo interpretato dai due attori dopo Cop Land
La storia è semplice, forse anche banale, ma tipicamente americana.
Due ex grandi pugili, divisi da storica rivalità anche per colpa di una bella donna(Kim Basinger), hanno la possibilità di tornare sul ring per stabilire, una volte per tutte, chi è il più forte.
De Niro e Stallone si confermano due grandi professionisti, capaci di far ridere e sorridere mettendo in scena “la parodia” dei loro storici personaggi (La Motta e Rocky), senza apparire ridicoli.
Mostrano con orgoglio e disinvoltura rughe, botox e pancetta.
I dialoghi sono semplici, scarni, ma sono godibili.
Alan Arkin è divertente e salace nel ruolo del vecchio allenatore di Stallone
Kim Basinger illumina la scena, con la sua bellezza e garbo. Il fascino non ha età.
Il finale è retorico e scontato , con il trionfo dei buoni sentimenti e del buonismo.
Il grande match, è un’operazione”nostalgia” abbastanza riuscita.
Lo spettatore è invecchiato ed ingrassato come Jack la Motta e Rocky, ma dopo aver visto questo film, può guardarsi allo specchio e pensare che c’è sempre tempo e modo per mettersi in gioco nella vita.
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12-01-2014, 11:07
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#3
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Esperto
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Peppa Pig è un cartone animato britannico, diretto e prodotto da Astley Baker Davis.
Distribuito in 180 paesi, è rivolto ad un pubblico di bambini e consta di episodi di 5 minuti ciascuno.
La prima stagione è del 2004, la seconda stagione è del 2006, la terza stagione è del 2009 e la quarta stagione è del 2011.
Questo cartone animato, che ha avuto un grandissimo successo, è seguito da moltissimi bambini.
Per i più piccoli è un cartone animato molto istruttivo, perché insegna i numeri, i colori, l'importanza del riciclo dei rifiuti e molte altre cose.
Le mode sono, spesso, strane ed incomprensibili.
Tutti noi, almeno una volta, hanno seguito la corrente.
Questo è il momento di Peppa Pig.
Chi ha un figlio, un nipote o un amico con figli, sa di cosa sto parlando.
Per i "pochi miscredenti", Peppa è una piccola maialina rosa.
Le storie di Peppa e della sua famiglia,da ieri, si sono spostate anche al cinema.
Orde di bambini accompagnati da genitori e zii si sono riversate in tutte le sale d’Italia.
Il film è formato da vari episodi.
Storie semplici e ovviamente tutte a lieto fine.
I disegni sono “vecchio stile”.
Niente 3D o altre modernità
Peppa piace perché è semplice ed in fondo educativo.
La mia generazione è cresciuta con Holly e Benj, Mazinga e Goldrake tra i tanti.
Non voglio fare, ovviamente, paragoni.
Vedere il volto sorridente di mio nipote e degli altri bambini in sala, è valso il prezzo del biglietto.
Peppa Pig per un’ora ti fa tornare bambino, quando andare al cinema, prima d’ogni cosa era una festa.
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15-01-2014, 13:47
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#4
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Disconnect è un film del 2012 diretto da Henry Alex Rubin, con protagonista Jason Bateman.
Il film viene presentato fuori concorso durante la 69ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica.
Un buon trailer è già il biglietto da visita di un film.
Cosi è stato per Disconnet. Il trailer incuriosisce ed invoglia ad andare al cinema
L’uso ed abuso del web è il tema centrale.
Tre storie si sfiorano lungo il film, in maniera incalzante e coinvolgente.
Il web assume varie forme:bullismo, sostegno per un lutto, lussuria.
Il regista ci racconta attraverso queste storie, la nostra società ed i suoi eccessi.
La sceneggiatura è ben scritta
Gli attori sono convincenti nei ruoli e danno profondità alle storie.
Interessante anche dal punto di vista tecnico, come il regista mostra sullo schermo le varie chat e le reazioni dei protagonisti.
Disconnect non ha grandi pretese cinematografiche, ma merita d’essere visto.
Il web è uno strumento delicato, dipende da chi c’è dietro lo schermo
Il finale è amaro, ma invita lo spettatore alla riflessione che la vera “connessione” è nel mondo reale.
Sapore di te è un film del 2014 diretto da Carlo Vanzina. A distanza di 30 anni dall'uscita di Sapore di mare, ambientato negli anni sessanta
I fratelli Vanzina ritornano a Forte dei Marmi per raccontare le estati della prima metà degli anni ottanta.
L’operazione “amarcord” è fallita.
I Vanzina in un sol colpo, “massacrano” due film cult ed i mitici Anni 80.
Sceneggiatura insulsa. Dialoghi scialbi. Recitazione imbarazzante.
In Sapore di mare abbiamo scoperto ed amato Isabella Ferrari
In Sapore di te dobbiamo “accontentarci” di Katy Saunders.
Si salva dal marasma un”decorso” Maurizio Mattioli.
Salviamo la colonna sonora.
Uscendo dal cinema, lo spettatore rimane con il“sapore amaro” d’aver visto il remake di un film cult, di cui non si sentiva l’esigenza.
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16-01-2014, 14:04
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#5
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Spaghetti story è un film di Ciro De Caro. Con Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante, Sara Tosti, Rossella d’Andrea, Deng Xueying.
E’ il caso cinematografico dell’anno in Italia.
Costato “solo” quindicimila euro, apprezzato in vari festival e dal pubblico , è snobbato dalla grande distribuzione.
Ieri abbiamo scritto di Sapore di te dei fratelli Vanzina e ci chiedevamo dove il cinema italiano stava andando anche con i contributi statali.
Ieri alla fine della proiezione di Spaghetti story, abbiamo trovato almeno una riposta.
Il cinema italiano è ancora vivo, ed è possibile fare film di qualità anche a basso costo.
Esiste un quarto “segreto di Fatima”: chi e come vengono attribuiti i contributi del Ministero dei Beni culturali?
De Caro racconta con semplicità e ironia l’arte del “arrangiarsi” e i sogni di un giovane precario.
Temi universali come : l'amore, lavoro, maturità sono trattati con un linguaggio efficace e diretto.
Il film convince perché ha una sceneggiatura brillante ed incisiva.
I dialoghi sono realistici e ben costruiti
Tutto il cast è convincente ed all’altezza.
Lo spettatore ride e partecipa alle”disavventure” dei protagonisti
Forse la regia è” scolastica”, ma mostra comunque mano salda e buona vision d’insieme.
I protagonisti di Spaghetti story non sono eroi, ma persone “normali” che lottano e soffrono per una vita migliore, ma si dimostrano pronti ad aiutare chi è più “sfortunato”.
Spaghetti Story regala una speranza per chi ama il cinema italiano, anche per questo va visto e sostenuto.
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17-01-2014, 13:26
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#6
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The Counselor - Il procuratore è un film del 2013 diretto e prodotto da Ridley Scott, con protagonisti Michael Fassbender,Brad Pitt, Cameron Diaz, Penélope Cruz e Javier Bardem.
La pellicola è basata sulla prima sceneggiatura originale dello scrittore Cormac McCarthy, qui anche produttore, scritta nel dicembre 2011[1].
Il film è dedicato alla memoria di Tony Scott, fratello del regista Ridley, suicidatosi mentre il film era in produzione.
A volte le ciambelle non escono con il buco-
Ridley Scott stavolta manca il bersaglio.
Ambientato in Messic il film racconta come un ‘ambizioso avvocato cerca d’entrare in un grosso giro di droga e di come invece la sua vita viene travolta drammaticamente dagli eventi
Il procuratore interpretato da Fassbender lascia lo spettatore freddo e deluso.
La sceneggiatura volutamente complicata ed ambiziosa, risulta confusionaria e noiosa
I dialoghi sono retorici e poco coinvolgenti
La regia di Scott, appare prevedibile e scontata
Due le scene che rimangono impresse nella mente dello spettatore
La scena amorosa iniziale tra Fassbender e la Cruz, dove vengono esaltate “doti fisiche” degli attori.
Altrettanto forte e riuscita “l’amplesso” della Diaz sul cofano di una cabrio davanti ad esterrefatto Bardem.
Cameron Diaz nel ruolo della cinica, ambigua , sensuale”bad girl” merita una menzione.
The Counselor ha l’ambizione di raccontare l’avidità e crudeltà dell’uomo, ma resta appunto un’ambizione.
È la conferma che non sempre un grande regista ed un’ ottimo cast non danno garanzia di sfornare una ciambella di qualità..
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18-01-2014, 13:20
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#7
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Esperto
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ANGRY GAMES, LA RAGAZZA CON L’UCCELLO DI FUOCO DIRETTO DA: Jason Friedberg, Aaron Seltzer
CON: Maiara Walsh, Cody Christian, Brant Daugherty, Alexandria Deberry, Lauren Bowles, Nick Gomez, Joseph Aviel, Jade Roberts, Jason Stanly.
Va riconosciuto un merito agli americani, almeno nel cinema, sanno farsi beffe dei loro idoli.
Mentre in Italia esiste il reato di”lesa starletta”.
Le major americane hanno capito che fare le parodie dei grandi film piace al pubblico e soprattutto fa capire che nessuno è intoccabile.
Stavolta è stato il turno dell’acclamata Jennifer Lawrence e di Hunger Games, film cult per milioni di teenager .
Angry Games non ha pretese di fare la storia del cinema.
La sceneggiatura è scarna, a tratti banale, ma regala risate.
I dialoghi sono pieni “allusioni” e “doppi sensi, ma senza scadere nella bieca volgarità.
I registi mettono alla berlina il potere della Tv e dei social network e dei reality
Gli attori almeno per me sconosciuti, svolgono il compito in maniera dignitosa.
Il film si fa beffa della”filosofia” di Hunger Games.
Da menzionare l’esilarante scena d’amore tra la protagonista e il suo compagno di giochi davanti ai milioni di persone. Un duro attacco al dilagante voyeurismo.
Angry games,quando il biglietto del cinema costa meno, si può vedere.
Lo spettatore non spegne la mente guardandolo, ma tra una risata e l’altra può rendersi conto degli eccessi della nostra società.
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19-01-2014, 11:07
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#8
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CAPITAN HARLOCK è un film d'animazione in computer grafica del 2013 diretto da Shinji Aramaki e scritto da Harutoshi Fukui basato sull'omonimo manga di Leiji Matsumoto.
Il film è stato distribuito nei cinema giapponesi a partire dal 7 settembre 2013, mentre in Italia è stato presentato fuori concorso alla 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia ed è uscito nei cinema italiani il 1º gennaio 2014, distribuito da Lucky Red.
Ieri al cinema c’erano due tipologie di persone: i vecchi arnesi come me, nostalgici e desiderosi di tornare bambini per un due ore, anche se alcuni sono ormai padri
Poi c’erano i giovani virgulti, incuriositi da una leggenda e dall’ottimo marketing e dal trailer.
Capitan Harlock e Capitan Futuro hanno rappresentato per la mia generazione:speranza, novità, curiosità.
Eroi senza tempo, che ogni settimana ci facevano sognare e divertire.
Questo Harlock è diverso dal cartone animato degli anni 80.
E’ sempre molto”dandy”e fascinoso, ma è molto più cupo e cinico.
Il film pone allo spettatore fin da subito un quesito chiaro e d’attualità: Sei pronto a fare tutto ciò che è necessario per la Libertà.?
La libertà è il mantra di Harlock.
In un mondo devastato dalla guerra e dalla tecnologia, l’uomo deve ritornare all’amore per la Natura e per la Terra per il regista
Ambientalisti contro Burocratici, è lo schema del film.
Harlock è un film tecnicamente ben riuscito ed imponente, ma non scalda il cuore.
I dialoghi sono freddi e banali.
Il fascino del capitano non basta a coprire i limiti del film.
L’’operazione nostalgia è riuscita a metà.
Avremmo voluto ascoltare la vecchia colonna sonora.
Il finale è aperto, ma troppo confuso.
Ci sarà sempre bisogno di Harlock e della sua astronave.
Almeno finchè un figlio chiederà al proprio padre se è possibile vedere il cartone di Harlock, come ci è capitato d’ascoltare all’uscita del cinema.
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21-01-2014, 14:59
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#9
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Nebraska è un film del 2013 diretto da Alexander Payne.
Presentato in concorso alla 66ª edizione del Festival di Cannes, il film ha ricevuto il premio per la Miglior interpretazione maschile attribuito all'attore Bruce Dern.
La “corsa” di Nebraska continuerà anche nella notte degli Oscar, dove ha ottenuto varie nominations, tra cui : miglior film, migliore attore e migliore sceneggiatura.
Nebraska viene descritto dai critici come un road movie in bianco e nero attraverso la provincia americana, ma a mio avviso, è riduttivo.
La penna di Payne con malinconia e ironia racconta un’America, a tratti stereotipata , ma nello stesso tempo vera e desolante
Nebraska convince per i dialoghi perfetti e divertenti.
La sceneggiatura è semplice, quasi impercettibile.
Nebraska, paradossalmente, è una “non storia”. Forse nel complesso risulta un po’ lento.
Woody Grant, un’uomo anziano ed alcolizzato(Bruce Dern), accompagnato dal figlio fa un viaggio in auto dal Montana al Nebraska, per un riscuotere un’ improbabile vincita.
Dern è perfetto nel ruolo.
La sua mimica facciale e fisicità sono ancora più incisive delle parole stesse.
Payne ci descrive con delicatezza il “silente” rapporto padre-figlio, per renderlo poi “esilarante” con fulminee battute .
La famiglia del protagonista, viene raffigurata in maniera grottesca, ma nello stesso tempo ne comprendiamo la mentalità, dove spicca la figura dell’irriverente e sboccata moglie, una bravissima June Squibb
I paesaggi sono una parte integrante ed importante del film.
Nel finale, ben riuscito, capiamo perché il protagonista ha voluto intraprendere quest’ ostinato viaggio
Nebraska è una commedia amara e malinconica, ma lo spettatore alla fine del film, con il sorriso tra le labbra, una birra con Woody e la sua famiglia se la prenderebbe volentieri.
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24-01-2014, 12:40
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#10
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Tutta colpa di Freud è un film italiano uscito nel gennaio 2014 e diretto e sceneggiato da Paolo Genovese, con: Marco Giallini, Anna Foglietta Vittoria Puccini,Vinicio Marchioni, Laura Adriani, Alessandro Gassman,Claudia Gerini.
Dopo “la fase” Immaturi, Genovese prova a cambiare registro e racconta un tema universale come l’amore attraverso gli occhi e la vita di un’analista 2.0 interpretato da Marco Giallini.
Negli altri paesi, prima nel cinema e poi in TV, la figura dello psichiatra è stata svecchiata, rivista e resa anche protagonista di alcune storie. Ricordiamo ad esempio la serie americana “In Treatment” con Gabriel Byrne.
Come sempre noi italiani arriviamo dopo e soprattutto a modo nostro.
La scorsa primavera Sky ha prodotto la versione italiana di”In treatment” con Sergio Castellito.
Qualcosa si muove, dovremmo dire, ma non è sufficiente
Tutta colpa di Freud è un prodotto più televisivo che cinematografico.
I dialoghi, la recitazione e la regia sarebbero stati, a nostro avviso, più adatti per il piccolo schermo.
Ci domandiamo perché dopo Vanzina anche questo film sia stato considerato “d’interesse nazionale”dal Ministero dei Beni culturali e quindi beneficiato di contributi pubblici.
Francesco(Giallini) prima d’essere uno psichiatra è un padre di tre figlie(Puccini, Foglietta Adriani).
Tutte tre alle prese con problemi d’amore.
Il film si sviluppa attraverso le tre storie delle figlie.
Convince e diverte la storia della Foglietta, lesbica in crisi d’identità sessuale
La Foglietta si conferma volto nuovo e fresco della commedia italiana.
La Puccini si conferma “fredda” per il cinema. Non convince nel ruolo, svolge il compitino della libraia sognatrice senza emozionare.
Bene invece Marchioni, anche da “muto” conferma le sue qualità artistiche.
Scontata e banale la storia con protagonista Gassman, marito infedele pentito.
Giallini si conferma attore di livello, ma non riesce a dare fino in fondo profondità al suo personaggio.
Apprezzabile l’interpretazione della Gerini.
Immaginiamo che il caro Freud dopo aver visto il film, si sarebbe accesso un sigaro e si sarebbe chiesto”Ma cosa c’entro io con la crisi di creatività del cinema italiano?”
Produttori e sceneggiatori italiani, magari, un giro sul lettino dovrebbero farselo.
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25-01-2014, 10:55
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#11
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Last Vegas è un film del 2013 diretto da Jon Turteltaub, con protagonisti Michael Douglas, Robert De Niro, Morgan Freeman e Kevin Kline.
Il film ha aperto l'edizione 2013 del Torino Film Festival.
Ci sono film che rimangono nella memoria e nel cuore dello spettatore.
Last Vegas, a mio avviso, è uno di questi.
Quattro grandi attori che si confermano tali, nonostante una povera e banale sceneggiatura.
Recitazione d’altissimo livello.
Un film del genere con altri attori, sarebbe stato un inguardabile.
Quattro amici d’infanzia si trovano sessant’anni dopo per un pazzo week end a Las Vegas.
Difficile stabilire una graduatoria tra i quattro. Ognuno è perfetto nel ruolo.
Douglas interpreta un” femminaro” impenitente
Freeman è un’ incallito giocatore e grande bevitore
Kline è il riflessivo del gruppo.
De Niro è il “solito” duro.
La recitazione semplice e mai sopra le righe supplisce anche a dei dialoghi scontati.
Un film che vuole raccontare come la vera amicizia esista senza se e senza ma.
Last Vegas andrebbe proiettato nelle scuole di cinema per giovai attori
Lo spettatore capisce la”piccola” differenza tra l’Attore e l’attore italiano.
Last Vegas diverte e si lascia vedere .
Uscendo dalla sala lo spettatore si chiede se un film del genere si possa fare in Italia e con nostalgia cita :Gassman, Tognazzi, Sordi, Volontè, Mezzogiorno..
La speranza che presto si possa coniugare il verbo futuro anche nel nostro cinema.
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27-01-2014, 00:02
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#12
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The Wolf of Wall Street è un film del 2013 diretto e prodotto da Martin Scorsese, con protagonista Leonardo Di Caprio, anche produttore, nei panni di Jordan Belfort, uno dei broker di maggior successo nella storia di Wall Street, negli anni 80
La pellicola segna la quinta collaborazione tra Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio[1].
Il film è l'adattamento cinematografico dell'omonimo libro autobiografico scritto dallo stesso Belfor
Sui social ne work negli ultimi giorni sono due gli argomenti che vanno per la maggiore.
Gli elogi per la straordinaria interpretazione di Di Caprio e l’intramontabile talento di Scorsese alla regia ed i continui ed incessanti paragoni con Wall Street di Oliver Stone
Se sul primo punto, pur non condividendo lasciamo al singolo spettatore il legittimo e sacrosanto diritto di “enfatizzare”, dissentiamo invece nettamente sul secondo.
Oliver Stone con Wall Streeet ha raccontato magistralmente un’epoca, il pensiero e le azioni di una generazione.
Scorsese ha voluto sottolineare invece la degenerazione e gli abusi di un periodo.
Michael Douglas incarnò il cinismo, il fascino e l’ambizione di un popolo che sognava una possibile El Dorado.
Di Caprio, seppure bravo, è caricaturale e fastidioso nella foga di raccontare gli eccessi e il carisma del suo personaggio.
Gli Anni Ottanta hanno sconvolto gli usi e costumi del mondo.
Sono nel entrati nel nostro vocabolario parole come: Aids e Cocaina
The Wolf piace, ma non convince fino in fondo.
Le tre ore di film pesano perché la sceneggiatura più che raccontare , descrive.
Lo spettatore “subisce” parolacce, sesso, droga, ma fatica a trovare il filo rosso della storia.
Il ritmo è frenetico, nevrotico come il protagonista.
I dialoghi sono “urlati”.
Se in Wall Street, Charlie Sheen rappresentava l’alter ego di Douglas.
In Wolf, un brillante e convincente Jonan Hill, socio nel film, completa Di Caprio.
Due le scene che meritano d’essere ricordate:
Il colloquio iniziale tra un’ ancora ingenuo Di Caprio e il mentore Matthew McConaughey e l’esilarante, ma stesso tempo drammatico gag tra Di Caprio ed Hill, drogati persi.
Wall Street ha segnato un epoca ed è diventato un cult per molti.
The Wolf of Wall Street è un buon film, nulla di più
Più che un lupo, in fondo era un micio in cerca d’affetto, almeno per noi.
I Frankenstein è un film del 2014 scritto e diretto da Stuart Beattie, con protagonista Aaron Eckhart.
La pellicola è tratta dall'omonima graphic novel di Kevin Grevioux, ispirata alla creatura del celeberrimo romanzo Frankenstein di Mary Shelley.
Quando scelgo un film da vedere, leggo le critiche degli esperti, ma di solito non mi faccio influenzare.
Su Frankenstein, il giudizio di bocciatura era unanime.
Ieri sfidando la fredda notte romana , sono andato per capire se i critici fossero stati eccessivi.
Non sono contrario alle rivisitazioni in chiave moderna e/o dark di fiabe e leggende.
Negli ultimi anni sono stati fatti anche dei buoni lavori:Biancaneve, Hansel e Gretel per citare gli ultimi casi.
Ma mentre vedevo Frankenstein, una certezza prendeva forma:anche i grandi attori americani devono pagare le rate del mutuo.
Aaron Eckart è un’attore che ci piace, ma stavolta è davvero indifendibile.
Il suo Frankenstein introspettivo e sofferto non convince per nulla.
Il mito di Frankenstein viene fatto a pezzi con una storia risibile e stentata.
Il “nostro eroe” si trova in mezzo a una guerra lunga secoli tra Gargoyle e Demoni.
Entrambi i contendenti vogliono eliminare Frankenstein , ma nello stesso tempo lo considerano un “prodigio”.
Se la sceneggiatura latita, i dialoghi sono nulli.
Gli effetti speciali che di norma in questi film danno almeno sazio all’occhio dello spettatore, sono” modesti “ e”scolastici”
Perché andare a vedere Frankenstein, di mercoledi?
Due parole: Yvonne Strahovski, la scienziata Terra nel film.
La “fidanzata” di Dexter si conferma oltre essere una bella donna, un’attrice interessante.
Nel marasma del film, la sua interpretazione regala un sussulto allo spettatore.
I “veri mostri” sono certi produttori e sceneggiatori, che nella speranza di sbancare il box office, dimenticano che il cinema prima d’ogni cosa è Arte.
Forse questo Frankenstein, diventerà un cult, magari pagherà qualche rata di mutuo agli attori e produttori, ma allo spettatore resterà la sensazione che i “veri mostri” sono altri.
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30-01-2014, 14:21
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#13
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Esperto
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TUTTO SUA MADRE È un film di Guillaume Gallienne.
Con Guillaume Gallienne, André Marcon, Françoise Fabian, Nanou Garcia, Diane Kruger.
Fino ad ieri pensavamo che solo Pedrò Almodovar potesse permettersi di parlare dell’omosessualità e della “diversità” al cinema.
Ci sbagliavamo.
Guillaume Gallienne con la sua prima opera autobiografica ed acclamata dalla critica francese, ci racconta la mentalità e i costumi della borghesia parigina e ci apre una nuova prospettiva su questi temi
Guillame è un ragazzo sensibile e molto legato alla figura materna.
La sua famiglia lo tratta come “un diverso” non riuscendo a capirne la sua vera essenza.
Lui stesso si “sente” donna in un corpo di un uomo.
Il rapporto con padre è difficile, privo di qualsiasi di comunicazione.
I fratelli lo deridono per la sua”eccentricità”.
La figura materna oscilla tra freddezza ed eccessiva protezione
Il film tratto da un monologo teatrale, ne porta i pregi e i difetti.
Guillame racconta sé stesso e il rapporto con sua madre con tratti leggeri e ironici, ma con un linguaggio e tempi poco cinematografici.
La sceneggiatura è lineare, ben scritta, scorrevole anche se i dialoghi non sono particolarmente incisivi.
Divertenti il cameo di Diane Kruger nella veste d’estetista e le scene alla visita militare.
A rendere interessante il film, è la forza espressiva del protagonista e l’abilità d’essere figlio e madre insieme.
Il film è una dichiarazione d’amore per le donne.
La sessualità è un tema delicata oggi, specie tra i giovani.
Gay, etero, bisex sono tutte etichette dateci dalla società e dalla famiglia.
Il finale bordeline non convince fino in fondo, lasciando lo spettatore perplesso
Tutto sua madre può essere utile per tutti quelli che considerano la sensibilità, una “malattia” da curare.
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02-02-2014, 12:49
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#14
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“La gente che sta bene” è un film scritto e diretto da Francesco Patierno, con Claudio Bisio, Diego Abatantuono, Margherita Buy, Jennipher Rodriguez.
Ancora una una volta i produttori e sceneggiatori italiani in perenne crisi di creatività, attingono a piene mani nella letteratura .
Nel caso specifico dal libro onomino di Federico Baccamo edito da Marsilio.
Il protagonista è Umberto Dorloni(Claudio Bisio) un’ ambizioso avvocato cinquantenne in un’importante studio legale.
Sposato con Carla(Margerita Buy)e con due figli, la sua vita scorre via tra affari e impegni mondani, nonostante la crisi.
Improvvisamente la sua “serena” vita, prende una brutta piega, con un brusco licenziamento dopo un’affare saltato.
La moglie inoltre gli comunica una nuova gravidanza.
Sembra tutto perso per il protagonista, quando a una cena incontra Patrizio Azzesi( Abatantuono), cinico e spregiudicato avvocato che gli propone un nuovo lavoro in una multinazionale.
Bisio farà anche la conoscenza della moglie di Abatantuono, la sinuosa Morgana (Rodriguez)
Il film racconta il travaglio interiore del protagonista e le scelte che sarà chiamato a fare in seguito a drammatici accadimenti.
Non lasciatevi ingannare dal titolo , “La gente che sta bene” è un film amaro, crudo.
Patierno ci racconta quanto sia effimera e vacua la nostra società.
Ben diretto e recitato, la parte debole è nella sceneggiatura e nei dialoghi.
Il film parte bene, ma poi si perde strada facendo, diventando lento e prevedibile.
Bisio, e in particolare Abantuono, danno una discreta profondità ai loro personaggi .
La Rodriguez, anche se con chiari limiti strutturali, riesce a rendere credibile il personaggio della “terza moglie” annoiata e problematica.
La Buy è “la solita” donna malinconica e stressata credibile.
Una volta ci si chiedeva se anche i commercialisti avessero un’anima.
Patierno, con il suo finale ci dà la risposta sugli avvocati.
Alla fine del film, invece rimane allo spettatore la sensazione di un film dignitoso, ma senz’anima.
“I segreti di Osage County” è un film del 2013 diretto da John Wells, basato sulla pièce teatrale di Tracy Letts “August: Osage County”, vincitrice del Premio Pulitzer.
Con Meryl Streep, Julia Roberts:,Ewan McGregor, Chris Cooper, Julianne Nicholson, Juliette Lewis, Sam Shepard.
Ci sono film americani che arrivano in Italia preceduti dalla gran cassa dei media che in qualche modo ti invogliano ad andare al cinema.
Il trailer, in vero, fa capire che il film non si tratterà di una commedia .
Ma comunque dovete armarvi di pazienza ed essere forti nello spirito per poter assistere alla proezione
Osage County ,almeno per me, è la risposta americana al bel film danese di qualche anno fa “Festen”.
Entrambi film parlano di nuclei familiari e delle ipocrisie e segreti che si coltivano in essi.
Se in Festen, l’occasione per svuotare l’armadio “dagli scheletri” era un’anniversario, in Osange County è il suicidio del patriarca della famiglia Weston(Sam Shepard) a scatenare i parenti serpenti.
Ma, se Festen nella sua drammaticità è incalzante ed vibrante, Osange County si bea nella parola ben costruita e ricercata del testo, annoiando alla fine lo spettatore.
La critica ha tessuto grandi elogi per le interpretazioni di Merly Streep e Julia Roberts, che hanno fruttato due nominations agli Oscar.
Sono indubbiamente due grandi attrici. Hanno ruoli difficili.
Madre contro figlia, che si confrontano aspramente e che si rinfacciamo delusioni e cattiverie di una vita.
La sceneggiatura è sicuramente ben scritta e complessa , ma appare pesante e troppo “teatrale” per i ritmi cinematografici.I dialoghi non sono fluidi.
Lo spettatore fin dalla prima scena, è immerso nell’atmosfera cupa e densa di malinconia della casa
Il resto del cast è sicuramente all’altezza del compito.
La scena che sicuramente più vivace ed interessante del film è il pranzo post funerale.
La forza dei dialoghi e la bravura degli attori , su tutti la Streep, rendono “elettrica” una scena statica di per sé.
La Roberts dimostra d’invecchiare bene, anche se il dubbio di botox rimane.
Tutte le famiglie hanno qualche scheletro nell’armardio.
La famiglia Weston si sgretola ed implode nel dolore.
Il finale è in linea con la cupezza del film, ma nonostante tutto non convince.
Non bastano grandi attori e un discreto testo per fare un buon film, Osange Couty è l’ennesima conferma di questa regola non scritta del cinema.
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04-02-2014, 17:01
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#15
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Esperto
Qui dal: Jan 2013
Messaggi: 1,556
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Belle e Sebastien è un film di Nicolas Vanier., con Félix Bossuet, Tchéky Karyo, Margaux Châtelier, Dimitri Storoge, Medhi El Glaoui.
Quando un paio di settimane fa vidi per la prima volta il trailer , in cuor mio, temevo l’ennesima operazione nostalgia in salsa francese.
Il cartone animato è per la mia generazione, un vero cult.
Per i pochi “ignoranti”, Belle è un bellissimo cane bianco salvato dai cacciatori dal giovane Sebastien.
Nascerà tra loro una bella e forte amicizia, tra lo stupore degli adulti.
Il film è ambientato in Francia nel pieno della seconda guerra mondiale.
E’ stata davvero una sorpresa in positivo. Il fim scorre via con delicatezza e armonia.
I paesaggi sono i copratogonisti della storia.
L’esordiente Felix Bousset si muove sulla scena con il piglio di un veterano.
La simbiosi con Belle è davvero perfetta.
Anche il resto del cast si comporta egregiamente.
Il “cane” Belle a tratti, buca lo schermo, per quanto è bravo.
Lo spettattore avrebbe voglia di abbracciarlo.
Ben diretto da Vanier anche la sceneggiatura nella sua semplicità funziona.
Dialoghi essenziali, ma toccanti.
Piacevole anche la colonna sonora
Belle e Sebastien ci parla d’amicizia, d’amore e di come le apparenze spesso ingannano.
Dopo averlo visto, avventurarsi nel dire che un attore recita come”un cane”, vi sembrerà inopportuno, per il cane.
Belle e Sebastien va visto, non solo per l’amarcord, ma soprattutto perche è un buon film.
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08-02-2014, 16:45
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#16
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Esperto
Qui dal: Jan 2013
Messaggi: 1,556
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RoboCop è un film del 2014 diretto da José Padilha.
Il film è il remake di RoboCop - Il futuro della legge (1987) e rebot dell'omonimo franchise.
Tra gli interpreti principali figurano Joel Kinnaman,Gary Oldman, Michael Keaton, Samuel L. Jackson e Abbie Cornish.
I remake come spesso le ciambelle non vengono con il buco.
Gli americani amano rinverdire i loro” miti” per farli amare alle nuove generazioni.
Alex Murphy è un giovane e capace poliziotto, vittima di un’ incidente quasi mortale.
Una spericolata società di robotica e un ‘ambizioso scienziato decidono di creare Robocop, fusione tra uomo e macchina, il “moderno Centauro”
Il Robocop del 1987 diretto da Paul Verhoeven segnò un’ epoca e il genere della fantascienza.
Era una “lucida” visione del futuro e di come la tecnologia avrebbe preso il sopravvento e come gli uomini sarebbero stati “dipendenti” dalle macchine.
Il film aveva al suo interno tante tematiche etiche e filosofiche.
Il Robocop del 2014 esprime la necessità di sicurezza dell’uomo in un epoca segnata dalla violenza e dalla paura
Se il primo Robocop faceva riflettere oltre ad entusiasmare, quello di oggi non scalda il cuore e non libera l’immaginazione dello spettatore.
Il protagonista d’oggi Joel Kinnaman non regge il confronto con Peter Weller.
Klinnam non riesce a dare un’anima a Robocop come fece Weller.
La sceneggiatura è banale e retorica. L’intreccio non decolla e i dialoghi sono di poco respiro
Nonostante il cast di grido, i personaggi appaiono caricaturali e noiosi.
Solo Samuel L Jackson nel ruolo del presentatore televisivo cinico e feroce, funziona ed è credibile.
Non si sentiva il bisogno di questo remake
In un epoca di dubbi, teniamoci stretti “i cult”, pochi , ma salde certezze.
“Smetto quando voglio” è un film di Sidney Sibilia, prodotto dalla Fandago di Domenico Procacci e da Matteo Rovere e distribuito dalla 01 Distribution.
Interpreti: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Neri Marcorè
Sceneggiatura: Andrea Garello, Valerio Attanasio, Sydney Sibilia.
Ogni intanto il cinema italiano batte un colpo di creatività.
Esistono quindi registi e sceneggiatori di talento nel nostro Paese: bisogna solo cercarli e, soprattutto, crederci.
Un plauso alla Fandago e a Rovere per il fiuto che hanno avuto come talent scout
“Smetto quando voglio” è un film attuale, amaro, divertente, ironico.
L’esordiente Sibilia riesce a mescolare tutti questi ingredienti con naturalezza , semplicità e talento.
La sceneggiatura è fluida e coerente con la storia, mai banale.
I dialoghi strappano più di una risata allo spettatore in sala.
Unico rilievo, forse, nella seconda parte il film perde un pò di ritmo.
Vi chiederete se è possibile ridere del dramma del precariato e dell’atavico ritardo italico nella ricerca e innovazione, Sibilia ci dimostra che è possibile.
Sette ricercatori brillanti rifiutati dall’Università e costretti a umili lavori per sopravvivere si inventano “spacciatori” per cambiare vita.
Tutto il cast è meritevole d’elogio.
Di Leo e soci raccontano con bravura la figura del “Cervello in bolletta”.
Azzecata la scelta di Marcorè, nel ruolo del “cattivo”
Mi permetto una menzione in più per Valeria Solarino .
Brava e bella allo stesso tempo. E’ maturata come donna ed attrice.
Convincente il finale, forse amaro, ma con quella giusta dose d’ironia che lascia allo spettatore la convinzione che un tempo la laurea spalancava le porte del mondo, oggi al massimo spalanca le porte di un call center.
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Ultima modifica di Melvin II; 08-02-2014 a 16:48.
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09-02-2014, 11:47
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#17
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Esperto
Qui dal: Jan 2013
Messaggi: 1,556
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Dallas Buyers Club , tratto da una storia vera,è un film del 2013 diretto da Jean-Marc Vallée.
La pellicola vede come protagonisti Matthew McConaughey , Jared Leto e Jennifer Garner.
Il film ambientato in Texas nel 1985 ha come protagonista Ron Woodroof( McConaughey) un rude e omofobo cowboy dedito all’alcool, alla droga e al sesso sfrenato.
La sua vita cambia radicalmente, quando si scopre malato di Aids, malattia “solo” dei gay secondo i pregiudizi e l’ignoranza dell’epoca.
I medici li danno solo 30 giorni di vita.
Woodroof dopo l’iniziale scoramento, decide di lottare per la sua vita e cerca disperatamente una cura.
Farà amicizia con Rayon(Leto), un gay tossicodipendente e con la Dr. Eve Saks (Garner)
Insieme apriranno “un club” per i malati di Aids, fornendo cure alternative e più efficaci rispetto a quelle ufficiali.
Woofroof, smentirà le “cassandre mediche”” e vivrà ben oltre i 30 giorni.
Il film si regge sulla straordinaria e magistrale interpretazione di Mattew McConaughey.
Per anni siamo stati abituati a vederlo in commedie leggere nel ruolo del bellocio e del latin lover,.
In questo film la trasformazione anche fisica è impressionante.
McConaughey riesce a dare anima e corpo a un personaggio “politicamente scorretto”
Lo spettatore segue con pathos e coinvolgimento la sofferenza e la malattia del protagonista.
Degna spalla di Mc Conaughey è Jared Leto. Il suo “Raynon” è un mix di dolcezza, perdizione e solitudine
La sceneggiatura è scarna, semplice, ma ben scritta.
Vallèe dirige con bravura ed intensità.
Il film, specie all’inizio è brutale e forte, tiene alta l’attenzione dello spettatore.
Il linguaggio è colorito, spinto, scorretto.
I dialoghi descrivano bene la mentalità e l’ignoranza che c’era in America sull’ Aids negli anni Ottanta.
“Dallas buyers club” non è semplicemente un film sull’ Aids o contro l’omofobia, ma soprattutto una denuncia sul mondo delle case farmaceutiche e di quante speculazioni vengano fatte sulla pelle dei malati.
Woodroof non è un personaggio positivo, non cambierà le sue idee, ma si rende conto a sue spese, quanto siano spietati i pregiudizi.
Il finale piace, perché nonostante non sia melenso e scontato , comunque regala calore e speranza.
Un film da vedere, per le ottime prove degli attori, per i contenuti e soprattutto per dire no all’ignoranza e alla superficialità dilagante.
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11-02-2014, 15:58
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#18
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Esperto
Qui dal: Jan 2013
Messaggi: 1,556
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A proposito di Davis è un film diretto e sceneggiato da Joel ed Ethan Coen e con protagonisti Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, John Goodman e F. Murray Abraham,
Il film ha partecipato in concorso al Festival di Cannes 2013, dove ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria.
Il film si ispira alla vita del cantante folk Dave Van Ronk, attivo a New York negli anni sessanta.
Probabilmente i fratelli Coen ci hanno abituato bene con la loro creatività inesauribile e capacità di raccontare storie diverse e uniche, ma a mio avviso, stavolta con questo film non convincono.
A proposito di Davis non scalda né il cuore né sollecita particolari riflessioni.
Una bella e intensa colonna sonora non è sufficiente a fare bello un film.
La sceneggiatura appare debole e priva di mordente.
Davis è un giovane uomo con il sogno di sfondare come solista cantante folk, dopo la tragica scomparsa del partner.
I Coen si concentrano sul protagonista, lasciando poco spazio agli altri personaggi, poco tratteggiati.
Davis (Oscar Isaac) è un sognatore malinconico, ma soprattutto un ragazzo con una vita privata turbolenta.
I dialoghi sono freddi e noiosi.
Il film ha poco ritmo e lo spettatore non riesce ad entrare in empatia con i personaggi.
Le scene più convincenti e riuscite sono quelle in cui sono protagonisti John Goodman e F. Murray Abraham, perché credibili ed esilaranti nei loro personaggi.
Il finale lascia allo spettatore, l’amaro in bocca e un sensazione di un film abbastanza inconcludente.
A proposito di Davis è vietato a chi crede ancora alla forza dei sogni, almeno per me.
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