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Originariamente inviata da Ventolin
osservazione molto acuta che dovrebbe essere presa sempre in considerazione. Fossilizzarsi su una sola teoria, o su una sola branchia della conoscenza, è la fine stessa della scienza. E indurrà inevitabilmente all'errore o alla parzialità della conoscenza
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Secondo me a volte è proprio meglio evitare di dare ad una disciplina un'impalcatura scientifica.
Qualcosa che si possa studiare in maniera abbastanza precisa, di solito, ha al livello sperimentale queste caratteristiche:
1.
Discretezza delle
variabili e dell'
ambiente di uno
stato; ovvero, una situazione è determinata da condizioni e parametri precisi, bene identificabili e distinguibili gli uni dagli altri, e da un ambiente (
framework o teoria ).
Ad esempio, nella fisica classica, le particelle hanno delle precise caratteristiche (momento angolare, massa, velocità, posizione etc.) e nella meccanica quantistica le hanno pure; però le proprietà di queste caratteristiche nella meccanica quantistica cambiano, perché è cambiato il framework.
2.
Universalità dei principi; ovvero, esistono determinate leggi che si applicano sempre, senza eccezioni, che non possono essere assolutamente violate e danno l'impalcatura della teoria. Dall'universalità dei principi nascono teoremi, corollari e tutto quanto.
3. Ripetibilità degli esperimenti potenzialmente all'infinito. Non si formulerebbe mai nessuna scienza se non vedessimo la medesima cosa ripetersi più e più volte.
Se avessimo visto solo moti di tre corpi celesti di dimensioni simili, nessuno sarebbe mai riuscito a dedurre la teoria della gravità newtoniana, perché i moti di quei tre corpi sono caotici e non si ripetono nel tempo.
4. Distinguibilità dei nessi causa-effetto. Se si verificano una moltitudine di situazioni deve essere possibile capire tutti i motivi che le hanno causate e
in quale misura in ogni caso.
->4.1 Da qui nasce il bisogno di una formulazione quantitativa delle teorie.
In poche parole, deve essere dimostrata l'esistenza di una relazione matematica che leghi una serie di variabili ad un'altra senza possibilità di fraintendimenti. Sennò niente scienza.
Ad esempio non si potrà mai capire perché ho un certo carattere al livello globale, perché non si sa esattamente in quale misura abbiano influito la genetica, l'ambiente familiare, la società, malattie, etc...
Mentre si può capire perché i matriali ferromagnetici hanno una struttura a domini; sappiamo che l'energia potenziale degli aghetti magnetici deve essere minima, e sappiamo quanto ogni fattore influisce (energia di scambio, magnetostatica, magnetoelastica etc. ).
Conoscendo ogni fattore conosciamo anche la struttura del materiale.
A,B,C,D nelle quantità a,b,c,d implicano E nella quantità e.
5. Bassa varietà di concetti e situazioni.
Se ci sono troppe variabili che si mescolano fra di loro allora diventa impossibile riassumere tutto in una sola teoria.
Ad esempio è impossibile capire al livello scientifico, partendo solo dalle condizioni iniziali ( confini degli stati nel 400 d.C. e distribuzione dei popoli di allora ) perché gli dati al giorno d'oggi hanno questi confini.
Questo perché ci sono troppe variabili in gioco e se pure una formulazione matematica quantativa deterministica fosse possibile, l'equazione sarebbe irresolubile anche con dei computer.
L'imprecisione intrinseca degli input poi porterebbe ad una ampia rosa di possibili output, e addio esattezza.
Se queste condizioni non vengono rispettate neppure approssimativamente, allora secondo me è meglio evitare l'approccio scientifico su larga scala (raccolta dati, formulazione di astrazioni valide universalmente, verifica/falsificazione degli assunti; oppure confronto di teorie esistenti, formulazione di una nuova teoria, verifica/falsificazione degli assunti ) e tentare un approccio diverso, del tipo:
1. Estesissima raccolta dati, che dura tutta la vita;
2. Individuazione dei piccoli "domini" di conoscenza all'interno di un ambito che rispettino le condizioni 1 e 3 (cioè riconoscibilità delle variabili in gioco e dell'ambiente, ripetibilità degli "esperimenti" ) e procedere con piccole astrazioni che non esulino da quei piccoli "domini";
3. Mettere a contatto, soltanto dove e quando possibile, questi domini, con delle intuizioni non forzate.
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