Wikipedia parla di uguaglianza, termine un po' fuorviante:
"PERCHÉ BISOGNA SMETTERE SUBITO DI CHIAMARLA UGUAGLIANZA.
Si chiama PARITÀ.
Spesso sento ancora chi, parlando di diritti tra uomini e donne, usa il termine uguaglianza.
No, uomini e donne non sono uguali, sono diversi e hanno corpi e necessità diversi, per questo anche il diritto regola determinati ambiti in base al sesso.
Cosa significa questo? Significa, per esempio, che solo le donne partoriscono e che per questo la decisione sull’aborto spetta solo a loro.
Ci sono uomini che pretendono che sia garantito loro il diritto di impedire che una donna metta al mondo un figlio se loro non lo vogliono.
La legge prevede che l’unica a scegliere se abortire o meno sia lei perché è lei che dovrà affrontare gravidanza e parto.
La gravidanza ha bisogno della totale collaborazione della donna, visto che è lei, con il suo corpo, a generare il nascituro.
Questo porta alcune persone a sostenere che il diritto delle donne di scegliere per loro stesse e il loro corpo sia un privilegio perché loro questo diritto non ce l’hanno.
In realtà il privilegio esisterebbe qualora fosse permesso agli uomini di impedire o forzare qualcosa che NON avviene nel loro corpo.
Se gli uomini non partoriscono è ovvio e normale che la legge 194 non li riguardi. Non so come si possa essere così tracotanti da voler diventare il centro anche di leggi che non riguarderanno mai il loro corpo.
Altro esempio?
L’IVA sugli assorbenti.
Ho letto molti uomini sostenere che se gli assorbenti fossero gratis sarebbe un privilegio e che anche a loro allora spetterebbe la carta igienica gratis, per esempio.
(Infatti a scuola lo è! E in tutti i luoghi con i bagni
)
Il punto è che c’è una percentuale di ragazze che non può andare a scuola quando ha le mestruazioni perché non può permettersi gli assorbenti e questo compromette il loro diritto allo studio. Per caso le mestruazioni compromettono il diritto allo studio dei maschi? No, dunque servono leggi mirate che permettano alle donne di avere pari opportunità a partire dalla differenza di bisogni, dalla differenza nei corpi.
Quando io andavo al liceo avevo lo stesso numero di permessi per ritardi dei miei compagni maschi, ma noi femmine li finivamo prima perché spesso i dolori mestruali mattutini ci costringevano ad entrare dopo.
Bastava analizzare i bisogni per fornire un numero consono di ritardi che coprisse gli eventuali bisogni delle ragazze, ma nessuno l’aveva fatto. Risultato? Quelli che potevano essere solo ritardi si tramutavano in assenze facendoci perdere intere giornate di scuola.
La differenza è un valore e l’unico modo per raggiungere la parità è rispettare le differenze e fornire strumenti adeguati ai nostri bisogni.
Molte donne fanno ancora l’errore di credere che i diritti siano una cosa speculare: “se io ho diritto ad una cosa allora anche lui...”, ecco, non è così per tutto, ci sono aree specifiche che vengono trattate in base al contesto sociale e ai corpi."