FobiaSociale.com  
     

Home Messaggi odierni Registrazione FAQ
 
Vai indietro   FobiaSociale.com > Fobia Sociale > SocioFobia Forum Generale > Storie Personali
Rispondi
 
Vecchio 27-09-2019, 02:44   #1
Principiante
L'avatar di Sinless
 

Come avevo anticipato nella presentazione, mi sono iscritta al vostro forum sia per interesse personale verso determinate patologie sia per un aiuto più concreto per la mia compagna.

Questo sarà un post lunghetto

Seconda premessa: vivendo a casa dei suoi, "vivendoli" giornalmente, posso confermare molte delle cose che scriverò. Inoltre ho avuto modo di leggere di ogni suo documento e ascoltato più campane, specie la madre che mi usa come confidente, mi sono fatta un'ampia idea MA posso sbagliarmi.

Da piccola ha vissuto praticamente con la nonna a farle da mamma. La donna che l'ha partorita, avendo avuto solo lei dopo diversi aborti spontanei ed essendo votata tutt'oggi al lavoro e al guadagno, aveva il terrore che le succedesse qualsiasi cosa, dall'allattarla a darle un'educazione troppo dolce. Questa madre è ancora oggi una donna sgarbata, vittimista, ansiosa e angosciata. Non parla direttamente delle motivazioni di questi tratti caratteriali, ma supponiamo tutti che sia stato a causa di traumi riguardanti tutta la famiglia (suoceri infidi, perdite importanti, malattie dei nonni, problemi economici).

La mia compagna ha quindi vissuto per 12 anni amata dalla nonna e disprezzata dalla madre. Non che fosse vero disprezzo, lo chiama "il suo modo di educare senza dare troppi vizi", che invece riceveva dalla nonna e dal padre.
Venuta a mancare la nonna, c'è stato un grosso vuoto in famiglia. Lei non ne parla apertamente, ma è evidente quando si fa sfuggire dei ricordi che è stata una presenza più che importante nella sua vita.
A scuola comunque non va bene, lo studio non è interessante, ci sono molte distrazioni, con gli amichetti non c'è tutto sto gran accordo e con la madre va sempre peggio. Le è stato imposto un indirizzo scolastico che odiava, sia per la tipologia di studio che per l'ambiente, e dopo svariate assenze decide di ritirarsi e lavorare. La madre detesta la sua decisione, ma se porta soldi a casa va più che bene.
Intanto ha le sue prime esperienze amorose auto-imposte. Qualcosa non le quadra da tempo, riscopre la sua omosessualità ma cerca di ingaggiare e proseguire una relazione con un ragazzo sperando che, almeno in questo, la madre sia orgogliosa di lei.
Lui tradisce le sue aspettative, in tutti i sensi. Cogliendolo sul fatto, lo riempie di ceffoni ad ogni mezzo respiro.

Da qui inizia il calvario. La famiglia dell'ex minaccia di denunciarla "o ricoveri tua figlia o vedrai cosa faremo". Lei aveva 17 anni. Non trovava soddisfazione in nulla, pur impegnandosi ad accontentare la madre, un fallimento continuo, mai una parola gentile.
Decidono tutti di andare primariamente dalla psicologa. Questa consiglia un percorso di incontri, per poi mandarla da uno psichiatra.
Questi le propone alcune alternative: intanto prendi i farmaci e vedi come va, e se proprio non vuoi stare in famiglia c'è la comunità.
Per circa 8 anni, la mia compagna ha vissuto in tre comunità, anche oltre il tempo consentito. Tornava a casa nel weekend ma non che la distanza migliorasse la relazione famigliare, anzi.
Le sono state appioppate patologie diverse nel corso degli anni: a cominciare con una depressione, un disturbo evitante di personalità. disturbo schizotipico, personalità borderline, bipolarismo, disturbo dipendente di personalità, di nuovo depressione CON disturbo schizotipico, per concludere al disturbo schizotipico. [Dati letti]
Caratteristiche peculiari per una persona che ha tentato continuamente di allacciare rapporti, sia amichevoli che amorosi, sia dal vivo che sul web... e lo fa ancora!

Sempre nel corso di questi anni i genitori, preoccupati per non si sa quale motivazione economica visto che erano supportati dalla ASL, avevano richiesto le fosse riconosciute l'invalidità.
All'estero, le aziende assicurative richiedevano documenti specifici per rilasciare una invalidità pagata a qualsiasi percentuale. [Dati letti]
I genitori hanno spesso tentato di forzare le assicurazioni per ricevere più denaro. Dall'Italia c'è stato un sali-e-scendi di percentuale invalidante, dal 70% al 60% al 50% e di nuovo 60%, 70% fino all'odierno 50%. All'estero non hanno accettato di "aumentare la retta" perchè mancavano motivazioni reali su cui basarsi e il foglio scritto dal medico della mutua non bastava, così nemmeno quello dello psichiatra italiano.
(Parere personale: devono essersi molto insospettiti della continua richiesta E dei molto ravvicinati responsi dei medici italiani, quando i periti esteri non riscontravano i cambiamenti che avrebbero modificato il suo status economico)

Sempre in questi anni, con l'aumentare delle dosi dei farmaci e il cambio di alcuni (andrò a ricercare i nomi specifici, di alcuni se ne è parlato qui sul forum) l'ha portata a una grave obesità, al blocco totale del menarca, calcoli, incontinenza, narcolessia.
Qui la madre l'ha fatta riportare alla prima comunità, dove non le avevano prescritto determinati psicofarmaci.
Anche perchè, nel frattempo, ha avuto bisogno di una apparecchiatura CPAP per il respiro durante la notte... e l'apparecchio costa caro, che fare?... oltre alla invalidità "per l'estero", prendiamoci anche la più nostrana "invalidità italiana", così che l'apparecchio arrivi GRATIS!

Se si può definire in questo modo... in un "momento lucido", la mia compagna si è accorta di cosa stava succedendo al suo corpo e decide di smettere totalmente coi farmaci.
Non un abbassamento delle dosi, proprio prendere e buttare via tutto dall'oggi al domani. Credo sappiate meglio di me, che non l'ho mai provato, cosa ha rischiato... ma ce l'ha fatta.
Aggiungo un dettaglio: in quel periodo aveva una relazione, a parer di tutti, tossica. Stava con una persona che non la voleva per come era in quell'esatto momento della sua vita, ma sperava che "tornasse bella come una volta". Obesa e ancora confusa dai farmaci, per questa persona lei era uno schifo ambulante. Eppure ha tentato di amarla ugualmente, pensando che "probabilmente non conoscerò mai la felicità ed è questo che mi tocca"(cit.)
Smaltiti gli effetti e le crisi da astinenza, ha ripreso in mano il suo corpo con un percorso di dimagrimento con finalità di operazione bariatrica.

Fin qui tutto "ok".
La relazione con quella persona tossica è terminata, per la gioia di tutti in famiglia. La madre, in particolare, la chiama tutt'oggi Il Diavolo. Unica nota positiva è che non si sia mai manifestata omofobia in famiglia!
Ma nè l'operazione nè la lasciata dei farmaci sono stati approvati dalla famiglia. Operarsi allo stomaco era "per diventare più bella così da leccare più fiche" e lasciare i farmaci era "tornare a tormentare e far disperare ancora di più i genitori a casa".
Lei non ha mollato nonostante questo ed è riuscita nel suo intento.
Ascoltando e leggendo di ogni della sua storia clinica, sono sbalordita da come una persona nella sua passata condizione sia riuscita ad essere quella che è oggi: una "normalissima" donna.

Comunque la questione non finisce qui.
Da quando sono subentrata nella sua vita, ho visto in prima persona le difficoltà che si è portata e ancora si porta dietro. Il tutto è principalmente legato all'invalidità estera e italiana. Dato che ho scritto un bordello, almeno qui farò dei punti

- invalidità estera: "nessun problema", i periti hanno esaminato la sua situazione attuale e la trovano "guarita del tutto", ma per sicurezza stanno ultimando le procedure con una inserimento lavorativo (estero) per controllare che sopporti il lavoro al 100% senza ricadute, e dopo sarà "libera"

- invalidità italiana: gli psicologi dei centri non vogliono organizzare incontri perchè l'hanno ben capito che non ne ha alcun bisogno (cit.); lo psichiatra invece ha un'idea diversa... da un lato sbuffa perchè seguire un caso che non ha più ragion d'esistere è "una perdita di tempo prezioso" (cit.) e dall'altra prosegue a scribacchiare fogli molto vaghi di cui riporto:
La paziente ha frequentato la comunità XXX nel tempo recente. Negli ultimi anni le sono stati somministrati gli psicofarmaci X Y e Z. La diagnosi odierna è disturbo di personalità schizotipica. In passato è stata affetta da depressione con personalità borderline ed evitante, e distorta immagine di sè.
Piccoli appunti: comunità e psicofarmaci sono stati smessi nel 2012. Scritta così, questa diagnosi può riferirsi a 10 o 5 anni fa, o al mese scorso......

- la commissione speciale per il rilascio della patente di guida le ha consigliato di parlare con lo psichiatra in modo da "rivalutare il caso, perchè nulla sussiste ad oggi e l'invalidità non ha senso di essere presente" sia a fini personali sia per il rilascio della patente ad annualità ridotte. Oppure di cambiare psichiatra e far rivalutare nuovamente il suo caso su base odierna, ma pare che in zona tutti i medici specializzati conoscano il precedente, e non vogliano quindi "mettersi contro".

- Il CPAP per la respirazione notturna è stato ritirato dalla ASL competente poichè non esiste più la problematica (legata alla forte obesità). Parte della invalidità della mia compagna è formata da questo problema E dalla situazione psichiatrica.
Quindi mi chiedo: se la sua invalidità è ora al 50%, togliendo il CPAP non dovrebbe abbassarsi? E' possibile? Bisogna fare richiesta?

Vi ho annoiati abbastanza, immagino. GRAZIE PER AVER LETTO FINO A QUI
Secondo la mia analisi dei fatti passati e di come la conosco adesso, suppongo abbia passato un periodo di forte depressione anche maggiorato dalla situazione famigliare, dalla perdita della nonna e dall'adolescenza.
In sostanza, mi piacerebbe capire se ci sono mosse particolari da fare, se avete consigli su come essere di supporto al meglio (anche quando la madre la tratta come una "limitata mentale", parole sue) e boh... qualsiasi cosa vogliate dire sarà ben accetta.

Non essendo io ad aver avuto questa situazione, mi pongo a voi come la più ignorante delle ignoranti.

Ultima modifica di Sinless; 28-09-2019 a 03:52.
Vecchio 27-09-2019, 07:48   #2
Esperto
L'avatar di TheCopacabana
 

Che dire?
Di carne al fuoco ce n'e' tanta, e sentire le cose "da fuori" non da' una reale percezione di quale possa essere la situazione, e le vie migliori per proseguire, sia per te che per la tua compagna.

Ho letto i tuoi pochi post, e quello che ho notato maggiormente non e' tanto quello che hai scritto, ma come lo hai scritto.
Mi sembra di cogliere un grande maturita' e razionalita' (merce MOLTO rara al giorno d'oggi).

Sono sicuro che la tua compagna ha trovato in te un grosso supporto e sostegno, e che saprai segliere per il meglio per entrambe.
In bocca al lupo
Vecchio 27-09-2019, 08:27   #3
Esperto
L'avatar di utopia?
 

Ci sono vari punti poco chiari proprio nel momento a mio parere più importante del racconto che mi è toccato interpretare come segue.

"Il ragazzo l'aveva tradita in tutti i sensi", interpreto "la anche tradì con un'altra ragazza".

"...lo riempie di ceffoni ad ogni mezzo respiro", interpreto che continuavano a frequentarsi nonostante quel fatto ma che lei troppo scossa da quello stesso fatto passava tutto il tempo dei loro incontri a dargli contro anche fisicamente in maniera eccessivamente aggressiva e violenta.

"La famiglia dell'ex minaccia di denunciarla o ricoveri tua figlia o vedrai cosa faremo lei aveva 17 anni", interpreto che la famiglia difendeva il ragazzo che la aveva tradita ma al tempo stesso pur essendo a conoscenza sia del fatto che il loro ragazzo preferisse stare con altre sia delle continue aggressioni della ragazza nei suoi confronti permetteva che i due continuassero a frequentarsi, e quindi che il ragazzo nonostante tutto continuava a volerla frequentare.

Se ho interpretato bene, è una storia alquanto assurda ma comunque verosimile, in cui però ogni singola parte era assai nel torto.
Altrimenti, converrebbe riformulare quei passaggi.

Ultima modifica di utopia?; 27-09-2019 a 08:34.
Vecchio 27-09-2019, 08:47   #4
Esperto
L'avatar di utopia?
 

Quote:
Originariamente inviata da JR_Reloaded Visualizza il messaggio
In tutta la storia la cosa meno assurda è proprio questa cosa c'è di assurdo in un ragazzino che tradisce la propria ragazza, lei lo scopre sul fatto e reagisce (in maniera sbagliata) fisicamente e poi la famiglia di lui si schiera con lui? è una cosa all'ordine del giorno. Comunque per quel che io ho capito la ragazza lo ha schiaffeggiato solo in occasione della scoperta del suo tradimento, è una cosa assolutamente sbagliata da fare ma per le personalità borderlinereagire così, in modo violento anche a livello fisico, è perfettamente normale, (mia madre è borderline, l'altro giorno mi sono beccata un bello schiaffone che mi ha lasciato un rigonfiamento sullo zigomo mentre discutevamo per una cazzata) mi pare che insieme al disturbo schizoide la ragazza abbia anche una diagnosi di disturbo borderline di personalità.
Ma perché permettere che i due continuassero a frequentarsi? Perché permettere che il ragazzo continuasse non solo a far soffrire la ragazza ma anche a soffrire lui stesso per le aggressioni? E perché la ragazza, oltretutto, non ha lei stessa interrotto subito il rapporto?
Vecchio 27-09-2019, 08:57   #5
Esperto
L'avatar di utopia?
 

Quote:
Originariamente inviata da JR_Reloaded Visualizza il messaggio
Ma dove cè scritto che hanno continuato a frequentarsi? Penso che dopo l'accaduto la famiglia di lui abbia impedito che i due si vedessero ancora, la minaccia di denuncia penso sia riferita alla reazione che la ragazza ha avuto nel momento in cui ha scoperto il tradimento.
Una minaccia del genere condita da accuse di difetto mentale relativamente a un singolo episodio persino relativamente giustificabile?
Se così fosse, la reazione sarebbe considerabile piuttosto esagerata.
Anzi anzi, la famiglia stessa poteva essere denunciata per aver insultato così pesantemente quella ragazza, "sei da ricovero" è un'ingiuria/diffamazione non da poco.
E manca quindi nel racconto la reazione della madre dinanzi a questa storia, ovvero il motivo per cui ha preferito seguire il consiglio di quella famiglia piuttosto che difendere la figlia anche denunciando le ingiurie/diffamazioni da essa subite.

Fino a quel punto nel racconto si parla sì di varie problematiche, ma nulla di così grave da far pensare al che una ragazza potrebbe, per quei motivi, ritrovarsi in qualche comunità. Manca quindi l'escalation che avrebbe portato a far sì che quel singolo episodio fosse considerabile la famigerata goccia che fa traboccare il vaso oppure il dettaglio "fu la ragazza stessa a decidere di approfittare della situazione per optare per la via psic- a causa delle sue problematiche interiori".

In questo modo la storia appare come il capriccio di una famiglia che con una reazione esagerata e teatrale dinanzi a un singolo evento riesce a persuadere o a dare una scusa a una madre che apparentemente già poco sopportava la figlia a cercare di risolvere i di quella difetti attraverso un percorso di tipo psic-.
E quindi chiedo, è questa la giusta interpretazione?
Ne dubito, però.

Ultima modifica di utopia?; 27-09-2019 a 09:11.
Vecchio 27-09-2019, 14:18   #6
Principiante
L'avatar di Sinless
 

Quote:
Originariamente inviata da utopia? Visualizza il messaggio
Ci sono vari punti poco chiari proprio nel momento a mio parere più importante del racconto che mi è toccato interpretare come segue.

"Il ragazzo l'aveva tradita in tutti i sensi", interpreto "la anche tradì con un'altra ragazza".

"...lo riempie di ceffoni ad ogni mezzo respiro", interpreto che continuavano a frequentarsi nonostante quel fatto ma che lei troppo scossa da quello stesso fatto passava tutto il tempo dei loro incontri a dargli contro anche fisicamente in maniera eccessivamente aggressiva e violenta.

"La famiglia dell'ex minaccia di denunciarla o ricoveri tua figlia o vedrai cosa faremo lei aveva 17 anni", interpreto che la famiglia difendeva il ragazzo che la aveva tradita ma al tempo stesso pur essendo a conoscenza sia del fatto che il loro ragazzo preferisse stare con altre sia delle continue aggressioni della ragazza nei suoi confronti permetteva che i due continuassero a frequentarsi, e quindi che il ragazzo nonostante tutto continuava a volerla frequentare.

Se ho interpretato bene, è una storia alquanto assurda ma comunque verosimile, in cui però ogni singola parte era assai nel torto.
Altrimenti, converrebbe riformulare quei passaggi.
Intanto grazie a tutti per le gentili risposte
Purtroppo mi sono lasciata moooolto trasportare dal racconto e, al momento della pubblicazione del post, è emerso che ho sforato nei caratteri e ho dovuto tagliar via parte delle spiegazioni.

Per rispondere a utopia?, a causa della incompletezza della spiegazione non è stato interpretato correttamente. Cercherò di rimediare con quanto segue.
Stando al racconto sia della mia compagna che della madre (almeno su queste cose concordano) questo ragazzo era piuttosto chiuso e sottomesso di carattere, per nulla forte, lo chiamano "un tontolone" e non ho idea di quanto e come potesse essere un "tonto".
A lei interessavano le ragazze ma ha cercato di ingaggiare e portare avanti questa relazione eterosessuale per essere accettata dalla madre (il nome di lui è il santo preferito della madre, è uno casa-chiesa-studio senza particolari hobbies da macho, vive con i genitori e con la nonna). Lei è stata affettuosa con lui pur guardando altrove senza mai tradirlo (tutt'ora è molto legata al concetto di fedeltà in modo quasi antico, e personalmente lo apprezzo molto).
Un giorno riceve il classico SMS di buongiorno a cui risponde. Poco dopo ne riceve un secondo che pareva non destinato a lei. Quando chiede spiegazioni, lui vacilla e confessa praticamente subito. E' qui che le salta la mosca al naso e lo corca di schiaffi l'episodio è avvenuto non a casa di lui nè a casa di lei. I genitori di lei l'hanno poi accompagnati entrambi a casa di lui, dove si erano tutti allarmati per l'improvvisa "scomparsa" perchè non rispondeva al telefonino, e si è chiarita la situazione. Parrebbe che i genitori di lui fossero ossessivamente protettivi e da qui la minaccia di "fatela ricoverare che è matta oppure vi denunciamo".
Subito dopo questo episodio la loro relazione è terminata, anche se lui ha tentato più volte la riconciliazione con bigliettini e fiori, non accettati.
Dopo ciò lei ha anche fatto coming out (i suoi non l'hanno saputo fino alla fine di questa relazione, questo è un punto che capisco perfettamente... anche io ho tentato una strada simile per essere "accettabile" agli occhi dei miei genitori).

A quanto spiegato, lo scoppio decisivo che l'ha portata al crollo totale è stato il tradimento dell'ex o, come lo definisce lei, l'ennesima delusione sul lato affettivo della vita.
Considerato il carattere della madre e quello più assertivo ma sottomesso del padre, la perdita della figura "materna" della nonna, l'ambiente scolastico opprimente e imposto... sia facilmente comprensibile che sia scoppiata.
Di per sè non ha un carattere chiuso, è molto socievole, solare, ha molta fiducia nel prossimo nonostante tutto, rimane delusa se le sue aspettative vengono tradite ma si rialza e reagisce. Un Toro in tutti i sensi
Non si sente una handicappata, nè tanto meno malata. Lei si sente normalissima, senza patologie per intenderci, e vive la vita come una nuova pagina di un nuovo libro. E' altrettanto stufa e amareggiata quando determinate vicende la portano a ricordarle come ancora risulta clinicamente (es. quando deve affrontare la commissione psichiatrica per il rinnovo della patente o quando incontra per caso ospiti delle comunità che la ricordano solo per essere stata in quelle comunità).

Vorrei portarla via da lì, attualmente non è possibile e non so quando lo sarà.
Il padre ha avuto un forte esaurimento nervoso e una crisi epilettica anni addietro a seguito di queste vicende. Attualmente è un uomo logoro, ancora desideroso di spaccare il mondo ma dal corpo debilitato, e nemmeno la mente ci sta più tanto purtroppo.
Lei si sente molto in colpa di tutto ciò e vorrebbe rimediare standogli accanto, nonostante la madre continui a fare il boss e tratti male anche lui (nota: è molto ripetitivo, al punto d'essere asfissiante anche con me; lei dopo due minuti non lo sopporta e lo manda a fanculo senza mezzi termini). La porterei a Torino vicino ai miei che le vogliono un mondo di bene, ma non ci sarebbe una casa ad accoglierci entrambe. Al momento io sono disoccupata e lei deve terminare la prassi lavorativa per levarsi l'invalidità estera, quindi anche potendo dovremo aspettare ancora dei mesi, si spera non degli anni.
Però sì, cazzo sì, credo che la cosa migliore per lei sia staccarsi dal nido. Non smettere di avere contatti, ma non viverci gomito a gomito 24h-7/7. E sia la cosa migliore anche per noi, detto egoisticamente.

Quote:
Originariamente inviata da utopia? Visualizza il messaggio
Una minaccia del genere condita da accuse di difetto mentale relativamente a un singolo episodio persino relativamente giustificabile?
Se così fosse, la reazione sarebbe considerabile piuttosto esagerata.
Anzi anzi, la famiglia stessa poteva essere denunciata per aver insultato così pesantemente quella ragazza, "sei da ricovero" è un'ingiuria/diffamazione non da poco.
E manca quindi nel racconto la reazione della madre dinanzi a questa storia, ovvero il motivo per cui ha preferito seguire il consiglio di quella famiglia piuttosto che difendere la figlia anche denunciando le ingiurie/diffamazioni da essa subite.

Fino a quel punto nel racconto si parla sì di varie problematiche, ma nulla di così grave da far pensare al che una ragazza potrebbe, per quei motivi, ritrovarsi in qualche comunità. Manca quindi l'escalation che avrebbe portato a far sì che quel singolo episodio fosse considerabile la famigerata goccia che fa traboccare il vaso oppure il dettaglio "fu la ragazza stessa a decidere di approfittare della situazione per optare per la via psic- a causa delle sue problematiche interiori".

In questo modo la storia appare come il capriccio di una famiglia che con una reazione esagerata e teatrale dinanzi a un singolo evento riesce a persuadere o a dare una scusa a una madre che apparentemente già poco sopportava la figlia a cercare di risolvere i di quella difetti attraverso un percorso di tipo psic-.
E quindi chiedo, è questa la giusta interpretazione?
Ne dubito, però.
Sinceramente...?
La madre, quando parla con me, a volte si commuove ma lo nasconde immediatamente. Talvolta dice che si vergogna di cosa è stato fatto a sua figlia (avendo cominciato a 17 anni, però, sono stati gli stessi genitori a firmare la documentazione) e altre volte dice di essere stata una stupida ad essersi fidata così ciecamente dei medici.
Però l'impressione che, in fin di conti, avesse piacere starsene lontana dalla figlia... beh, è un'impressione che mi ha toccata spesso. Come anche la continua richiesta di aumento della retta di invalidità. Come anche, più recentemente, un episodio che mi ha lasciata piuttosto stranita.
Al momento di avere un colloquio con gli agenti esteri, testualmente ha detto davanti a me "non dirgli che vuoi togliere l'invalidità, poi senza di quella come campi? E se ti chiedessero i soldi indietro di tutte le altre rette? Invece di fartela togliere, digli di aumentarla che i soldi servono sempre."
Sono combattuta.
Da una parte vedo due genitori tristissimi, ansiosi e imbarazzati dalle vicende passate.
Dall'altra vedo due, o almeno una, approfittatori.

Ultima modifica di Sinless; 27-09-2019 a 14:27.
Vecchio 27-09-2019, 21:03   #7
Esperto
 

Saranno un po' entrambe le cose e tante altre cose positive e negative. Una cosa che credo possa aiutare a trovare una sintesi credo sia ridimensionarli, approfittatori presuppone un alto livello di volontà deliberata, di consapevolezza, di libertà. Allo stesso modo tristissimi implica che gli importi molto, magari lo sono pure, ma a modo loro, quindi entro una dimensione abbastanza o molto anaffettiva (per prima cosa verso sé stessi), che comunque è la dimensione un po' media dell'umanità.

Quote:
Originariamente inviata da Sinless Visualizza il messaggio
La mia compagna ha quindi vissuto per 12 anni amata dalla nonna e disprezzata dalla madre.
Statisticamente sarebbe strana una differenza così netta, i figli diventano simili ai genitori (a un livello profondo, sostanziale) e quindi i genitori tendono a essere simili ai nonni.
Può essere che i problemi che ha avuto la madre spieghino questa differenza, ma può anche essere che la valutazione, come spesso accade, sia errata e non tenga conto abbastanza che in un gesto apparentemente affettuoso di amore ce ne possa essere poco.
Che poi comunque psicologicamente il punto è la capacità di comprensione dell'altro (anche perché è legata a doppio filo al livello di serenità, quindi non di odio, paura, ecc., che è legata a doppio filo al livello di capacità di voler bene).
Vecchio 27-09-2019, 21:23   #8
Esperto
L'avatar di utopia?
 

Quote:
Originariamente inviata da Sinless Visualizza il messaggio
Sono combattuta.
Cosa che si riflette nel racconto spiegando il motivo per cui appare così ambiguo bene a posto grazie del chiarimento.
Vecchio 28-09-2019, 01:51   #9
Principiante
L'avatar di Sinless
 

Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Saranno un po' entrambe le cose e tante altre cose positive e negative. Una cosa che credo possa aiutare a trovare una sintesi credo sia ridimensionarli, approfittatori presuppone un alto livello di volontà deliberata, di consapevolezza, di libertà. Allo stesso modo tristissimi implica che gli importi molto, magari lo sono pure, ma a modo loro, quindi entro una dimensione abbastanza o molto anaffettiva (per prima cosa verso sé stessi), che comunque è la dimensione un po' media dell'umanità.



Statisticamente sarebbe strana una differenza così netta, i figli diventano simili ai genitori (a un livello profondo, sostanziale) e quindi i genitori tendono a essere simili ai nonni.
Può essere che i problemi che ha avuto la madre spieghino questa differenza, ma può anche essere che la valutazione, come spesso accade, sia errata e non tenga conto abbastanza che in un gesto apparentemente affettuoso di amore ce ne possa essere poco.
Che poi comunque psicologicamente il punto è la capacità di comprensione dell'altro (anche perché è legata a doppio filo al livello di serenità, quindi non di odio, paura, ecc., che è legata a doppio filo al livello di capacità di voler bene).
Sempre stando ai racconti della madre, la nonna "non diceva mai un Brava nemmeno per sbaglio, era molto dura e non particolarmente affettuosa, tranne con la nipotina" (la mia compagna, perchè ne ha avute altre di nipoti ma pare non abbia mai voluto bene a nessuno quanto a lei).
La mia supposizione è che sia dovuto al fatto che ha vissuto gli ultimi anni di vita, dopo la morte del marito, in casa di questa figlia. Nello stesso appartamento dove stiamo vivendo io e la nipote.
Il nonno ha avuto l'Alzheimer e gli ultimi anni sono stati molto pesanti (vagabondaggio, disconoscimento dei familiari, atti violenti per autodifesa). I suoceri la consideravano una pezzente e sono morti lasciandosi dietro molti debiti pagati dalla famiglia di lei. La figlia ha passato quel che vi ho raccontato in questo post. Ora suo marito, dopo la crisi nervosa e l'episodio epilettico, si sospetta abbia un forte principio di Alzheimer anche lui oppure demenza senile marcata in alcune aree.
La madre si porta addosso queste sofferenze della vita. Ogni momento è buono per rinvangare il passato per qualsiasi cosa, fosse anche un piatto rotto. Questo lo vivo giornalmente.

Il modo di amare della madre è molto duale: sempre stando alle sue affermazioni e ai gesti che compie davanti ai miei occhi, vuole essere la "parte decisa" della famiglia; dall'altra c'è il padre che l'ha sempre viziata, mentre lei si pone come un freno ai vizi. I gesti gentili, a suo parere, sono talvolta regalarle/ci dei prodotti per la casa, cucinare per tutti, ascoltare (quando ha voglia e tempo, è molto gelosa delle cosiddette pause che si prende tra il marito ossessivo e i lavori di casa). Poi di punto in bianco la mette sul senso di colpa ed è una cosa che accade molto spesso. E' snervante per me che non sono la diretta interessata. Un esempio recente: Ti ho fatto questo lavoro nell'aiuola, con tutti i dolori che ho. Potevo farmi male, è stato faticoso, guarda che brava che sono stata. E tu? Non l'hai nemmeno notato? Nemmeno un grazie. Grazie mamma, eh! Io che ho i dolori, che seguo tuo padre, e faccio le cose per te e nemmeno ringrazi.
Esempi simili li posso tirar fuori in qualsiasi momento. Il gioco dei sensi di colpa non è più una aspettativa ma una certezza.

Quindi non so quanto possa essere decisivo il rapporto di carattere nonna-figlia-madre. Può essere ci siano dei collegamenti che non ho ancora ben chiari, per carità. L'unica cosa di cui ho piena sicurezza è che c'è aria viziata lì dentro, non si riesce ad uscire dal passato manco a tentare di essere la più comprensiva delle persone. Per questo vi sto raccontando ogni dettaglio per capire cosa si potrebbe fare, almeno per la mia compagna.
Vecchio 06-10-2019, 20:32   #10
Esperto
L'avatar di enemyofthesun
 

Ciao, situazione piuttosto complicata quella della tua compagna. Mi spiace, ma bello da parte tua interessarti alla sua situazione.
Anch'io ho una difficile convivenza con mia madre, ma per il momento sono qui a casa dei miei con la mia compagna e lavora solo lei.
Ho letto la tua presentazione anche, quindi anche tu in terre lombarde per amore
Anche nel mio caso quello più inguaiato sono io, quello residente, e lei quella un po' più funzionale, che si è trasferita e ha trovato lavoro qui.
Vecchio 23-12-2019, 03:37   #11
Principiante
L'avatar di Sinless
 

Bah, alla fine sento il bisogno di aggiornare
Negli ultimi mesi abbiamo litigato spesso parzialmente per stupidaggini e parzialmente per incomprensioni. Abbiamo le stesse aspettative e desideri dalla vita ma non riusciamo ancora a raggiungerli, soprattutto per questioni economiche. Tolte queste, rimane il grosso problema dei suoi genitori ed è appurato da entrambe.
Da un lato abbiamo un padre anziano ammalato e una madre depresso-ansiosa (non certificato: ritiene tutti i medici dei deficienti e tutti gli specializzati degli strizzacervelli incompetenti bravi solo a riempire di medicine, guai ad accennarle che si vede benissimo che sta male e potrebbe tentare di farsi aiutare). Come detto in precedenza non è una cattiva persona, è solo dannatamente esausta. Questa condizione influenza tutti in famiglia, anche me che non ne faccio effettivamente parte.

Un episodio recente, di una stupidaggine assoluta che non sto qui ad annoiarvi, l'ha fatta urlare come un'aquila in cortile contro suo marito e contro sua figlia. Ha mimato dei calci a lui e minacciato di mettere le mani addosso a lei. Strepitava così tanto che un vicino ha fatto capolino dalla finestra; lei l'ha notato e si è diretta verso di lui dicendogli che non stava succedendo nulla di che e di stare tranquillo (con una faccia che non faceva trapelare tranquillità da nessun poro e un tono di voce che te lo raccomando). Immagino che il vicino avesse pensato che si stavano per ammazzare, poi ha mezzo riso constatando che lei stava avendo un "suo momento" e se n'è andato.

Quando le acque si sono calmate e il problema con il padre risolto, dopo tot ore lei si è presentata da noi tutta sorridente con dei gioiosi "ma nooooo... ma non avete capitooooo..." negando tutte le minacce, tutto lo strepitio, tutto. E' come se questa donna, quando ha crisi isterico-ansiose, dimenticasse TUTTO. Quando si tranquillizza, nega/non ricorda un accidente. Come si può definire questo? Ha un nome specifico? Come ci si deve comportare? Giuro che non ha principi di demenza senile: è un comportamento che, a testimoni, attua da una vita.

In tutto questo il rapporto tra me e la mia compagna è teso. Vorremmo andarcene, non possiamo. Lei va spesso in crisi, si denigra, talvolta crede di non valere niente come le hanno sempre detto, poi si rialza e combatte di nuovo, poi torna più tesa che mai rifiutando il contatto (dice di comportarsi da "tipica donna" e io stessa, essendo vagina munita, potrei quasi quasi dire che facciamo così: lasciami stare significa considerami, ma se mi consideri ti rifiuto perchè non l'hai fatto bene o perchè che cazzo ne so, sono donna e pure arrabbiata ). Io... spero sia questo il motivo, comunque.
Da parte mia mi sento più ansiosa del solito. Abbiamo anche passato dei giorni a casa dei miei e lei ha fatto delle battute sciocche tipo che io "non ho voglia di fare niente, non ho voglia di cucinare", cose non vere ma nel modo in cui l'ha detto mi è suonato distorto... come se volesse elevare se stessa davanti a degli sconosciuti (i miei genitori, che praticamente non frequenta mai) e denigrare me. E sì, possibilissimo che io l'abbia interpretato male; sono così stanca della situazione in cui vivo dai suoi che percepisco malissimo qualsiasi cosa.
Oggi è tornata su dai suoi e io passerò una settimana di vacanze dai miei. E davvero la percepisco come una vacanza: è stato piacevole stare tutti assieme nei giorni scorsi, ma appena è partito il treno mi sono sentita davvero sollevata.
E questo non è bello.
Rispondi


Discussioni simili a Il vissuto della mia compagna
Discussione Ha iniziato questa discussione Forum Risposte Ultimo messaggio
Ipotizzando di trovare una/un compagna /o Maximilian74 SocioFobia Forum Generale 74 26-04-2019 17:01
non ho mai vissuto sato SocioFobia Forum Generale 0 04-10-2015 18:10
vissuto esistenziale cancellato14662 Storie Personali 7 19-06-2014 20:22
Come avete vissuto il periodo della scuola? Redlou SocioFobia Forum Generale 27 13-08-2013 00:11
vivere il non vissuto tino Amore e Amicizia 30 08-03-2012 16:42



Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 14:30.
Powered by vBulletin versione 3.8.8
Copyright ©: 2000 - 2024, Jelsoft Enterprises Ltd.
Powered by vBadvanced CMPS v3.2.2