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14-06-2016, 23:48
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#1
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Via da qui
Messaggi: 1,729
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Sto passando un momento davvero difficile, ho i nervi a fior di pelle e non me ne va bene mezza e arrivando da un momento praticamente opposto ho fatto una riflessione:
Nella difficoltà tendo a chiudermi e ad avere un modo di pensare che rasenta la misantropia e cinismo estremo. Io mi reputo un "sognatore realista" , credo che ci sia speranza per tutto e tutti ma so bene cosa è possibile e cosa non , quindi quando mi ritrovo a comportarmi in questo modo mi sento fuori da me stesso. Secondo me è l'unico modo che conosco per proteggermi dagli impulsi esterni come tanti altri fanno... niente di nuovo quindi, ma la domanda è; quale è il vero me stesso? Quello sognatore che vorrebbe essere apprezzato dalla gente o quello diffidente che si aspetta di essere fot**to dietro ogni angolo? E voi come vi sentite a riguardo? Ci avete almeno provato ad essere quello che vorreste essere?
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15-06-2016, 00:05
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#2
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Esperto
Qui dal: Apr 2016
Messaggi: 806
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Sono entrambi "veri te stessi".
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15-06-2016, 00:20
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#3
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,989
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Quote:
Originariamente inviata da Zenfone2
Sono entrambi "veri te stessi".
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Sottoscrivo. O si abbracciano le filosofie indiane e si cerca il vero sé nell'Atman oppure, se restiamo al santone de noantri, il vero io è la coesistenza di tutti i suoi aspetti.
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15-06-2016, 07:21
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#4
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Esperto
Qui dal: Mar 2013
Messaggi: 3,845
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Probabilmente nessuno dei due, i problemi psicologici tendono a fottere il vero io.
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15-06-2016, 09:00
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#5
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Messaggi: 1,001
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15-06-2016, 20:11
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#6
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Esperto
Qui dal: Jul 2010
Ubicazione: qui vicino
Messaggi: 31,353
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uno è se stesso sempre, anche se metti una maschera sei te stesso che metti una maschera
secondo me è importante accettare e rispettare se stessi, cercare di migliorarsi ma non illudersi che esista un modello del proprio io che possa coincidere alle nostre aspettative del momento
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Ringraziamenti da
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Angus (15-06-2016), XL (15-06-2016) |
15-06-2016, 20:50
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#7
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 5,106
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Quote:
Originariamente inviata da Ogard
Nella difficoltà tendo a chiudermi e ad avere un modo di pensare che rasenta la misantropia e cinismo estremo. Io mi reputo un "sognatore realista" , credo che ci sia speranza per tutto e tutti ma so bene cosa è possibile e cosa non , quindi quando mi ritrovo a comportarmi in questo modo mi sento fuori da me stesso. Secondo me è l'unico modo che conosco per proteggermi dagli impulsi esterni come tanti altri fanno... niente di nuovo quindi, ma la domanda è; quale è il vero me stesso? Quello sognatore che vorrebbe essere apprezzato dalla gente o quello diffidente che si aspetta di essere fot**to dietro ogni angolo? E voi come vi sentite a riguardo? Ci avete almeno provato ad essere quello che vorreste essere?
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Ho lavorato tantissimo su questo in terapia. Io mi sono sempre descritta come fredda, cinica, distaccata e avevo un'idea di me, molto lontana dalla realtà. A volte ero totalmente confusa, anche i giudizi altrui erano in netto contrasto l'uno con l'altro.
Solo ultimamente, ho capito il meccanismo.
La parte fredda e "cattiva" non è altro che il mio disturbo, quella parte che deve proteggermi dagli altri, non sono io, ma fa parte di me, è cresciuta con me, è una maschera che mi sono creata, un muro, una difesa. Io sono tutt'altro.
Adesso è molto chiaro quando mi esprimo, quale delle parti sta parlando, se quella sana o quella disfunzionale. Riconoscere all'istante i pensieri "sbagliati" mi ha aiutato e mi aiuta tantissimo.
Forse la stessa cosa vale anche per te.
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15-06-2016, 21:48
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#8
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Esperto
Qui dal: Mar 2011
Messaggi: 1,986
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Il vero io è tutto quell ammasso di contraddizioni che son io
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15-06-2016, 21:49
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#9
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Banned
Qui dal: Mar 2011
Messaggi: 5,525
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Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
Ho lavorato tantissimo su questo in terapia. Io mi sono sempre descritta come fredda, cinica, distaccata e avevo un'idea di me, molto lontana dalla realtà. A volte ero totalmente confusa, anche i giudizi altrui erano in netto contrasto l'uno con l'altro.
Solo ultimamente, ho capito il meccanismo.
La parte fredda e "cattiva" non è altro che il mio disturbo, quella parte che deve proteggermi dagli altri, non sono io, ma fa parte di me, è cresciuta con me, è una maschera che mi sono creata, un muro, una difesa. Io sono tutt'altro.
Adesso è molto chiaro quando mi esprimo, quale delle parti sta parlando, se quella sana o quella disfunzionale. Riconoscere all'istante i pensieri "sbagliati" mi ha aiutato e mi aiuta tantissimo.
Forse la stessa cosa vale anche per te.
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A me aiuta molto pensare alle maschere come "qualcosa che io faccio". Non ho una parte fredda e cattiva, ma mi raffreddo ed incattivisco, in alcuni situazioni, per questi e quei motivi. Non abbiamo né siamo un carattere: lo impersonifichiamo intenzionalmente.
Come ha scritto Inosservato:
Quote:
Originariamente inviata da Inosservato
uno è se stesso sempre, anche se metti una maschera sei te stesso che metti una maschera.
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Pensare alla maschera come qualcosa di altro da noi, in molti casi, non è una critica ad un comportamento, ma una svalutazione della persona che lo agisce.
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Ultima modifica di Angus; 15-06-2016 a 21:52.
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15-06-2016, 23:18
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#10
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 5,106
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Quote:
Originariamente inviata da Scorpion29
E' difficile.
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Eh, lo so, bisogna fidarsi, affidarsi e lasciarsi smontare pezzo pezzo, per poi rimontare tutto daccapo, e quando con qualcosa ci sei cresciuto, non vuoi abbandonarlo, anche se ti causa dolore. Diventa automatico e parte di te, anche se in realtà vorresti altro.
Quote:
Originariamente inviata da Angus
Pensare alla maschera come qualcosa di altro da noi, in molti casi, non è una critica ad un comportamento, ma una svalutazione della persona che lo agisce.
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Aspetta un attimo.
Se parliamo di atteggiamenti patologici, come un evitamento estremo, con le classiche frasi piene di astio del tipo "odio tutti", spesso (per non dire sempre) sono fonte di forte sofferenza, non si sta mai bene quando si evita, lo si fa per paura, perchè si riattivano vecchi schemi interiorizzati etc, siamo terrorizzati e sofferenti, e il muro che ci siamo costruiti, non ci protegge solo da ciò che è "realmente" pericoloso, ma da tutto.
Una me "guarita" ad esempio, non cambierà personalità, continuerà comunque ad evitare, ma in modo "sano", non è che la terapia ci spersonalizza, però un conto è evitare ciò che non ci piace in modo consapevole, un altro è fuggire da ciò che ci spaventa da morire, facendo di tutta un'erba un fascio, e negandoci anche quei rapporti che vorremmo coltivare, per paura di venire feriti/abbandonati/traditi/manipolati/altro.
Il disturbo di personalità (quale che sia) è fatto di automatismi, che causano sofferenza a noi che li mettiamo in atto, per primi.
Per questo parlo di parti che in verità non ci appartengono.
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15-06-2016, 23:50
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#11
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Banned
Qui dal: Mar 2011
Messaggi: 5,525
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Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
Aspetta un attimo.
Se parliamo di atteggiamenti patologici, come un evitamento estremo, con le classiche frasi piene di astio del tipo "odio tutti", spesso (per non dire sem fonte di forte sofferenza, non si sta mai bene quando si evita, lo si fa per paura, perchè si riattivano vecchi schemi interiorizzati etc, siamo terrorizzati e sofferenti, e il muro che ci siamo costruiti, non ci protegge solo da ciò che è "realmente" pericoloso, ma da tutto.
Una me "guarita" ad esempio, non cambierà personalità, continuerà comunque ad evitare, ma in modo "sano", non è che la terapia ci spersonalizza, però un conto è evitare ciò che non ci piace in modo consapevole, un altro è fuggire da ciò che ci spaventa da morire, facendo di tutta un'erba un fascio, e negandoci anche quei rapporti che vorremmo coltivare, per paura di venire feriti/abbandonati/traditi/manipolati/altro.
Il disturbo di personalità (quale che sia) è fatto di automatismi, che causano sofferenza a noi che li mettiamo in atto, per primi.
Per questo parlo di parti che in verità non ci appartengono.
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Ma non sono parti, sono atteggiamenti, cose che facciamo.
Mi sembra che con il tuo discorso al contempo ti abbandoni e deresponsabilizzi.
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15-06-2016, 23:55
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#12
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Via da qui
Messaggi: 1,729
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Non saprei dire dove finisce il normale comportamento umano e inizia quello "disturbato" , sinceramente non sento che qualcosa mi forza a comportarmi in quel modo né tantomeno che sia un meccanismo che non riesco a controllare. Diciamo che mi fa comodo comportarmi in quel modo e mi esce naturale, sono d'accordo su alcuni commenti, non possiamo sempre dare la colpa a qualcosa che va oltre il nostro controllo, la maggior parte delle volte ci comportiamo come vogliamo anche solo per testardaggine. Poi ovviamente i vari disturbi fanno la loro parte e ci limitano in un ventaglio di atteggiamenti poco positivi (per usare un eufemismo).
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16-06-2016, 00:46
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#13
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 5,106
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Quote:
Originariamente inviata da Angus
Ma non sono parti, sono atteggiamenti, cose che facciamo.
Mi sembra che con il tuo discorso al contempo ti abbandoni e deresponsabilizzi.
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Colpevolizzarci sempre e comunque, forse ci è d'aiuto?
Quando capisci il perchè di certi meccanismi, vedi le cose in tutt'altra ottica, il tuo pensiero cambia.
O almeno a me fa così. In questi mesi di terapia sono riuscita a fare cose che non mi sono riuscite in 39 anni di vita, magari stavolta ero pronta e le altre no, ma adesso il meccanismo mi è chiaro.
Ti faccio un esempio estremo, di fantasia.
Se mio padre mi picchiava da piccola, io crescerò col terrore di tutti i maschi, perchè proietto mio padre in ognuno di essi, amici, parenti, compagni di scuola, colleghi, conoscenti, sconosciuti e li eviterò come la peste, chiudendomi. Svilupperò questa paura per ciò che mi è accaduto da piccola, non perchè sono una stronza misandrica. Nel momento in cui capisco che lo stronzo era solo lui, riuscirò a razionalizzare la mia paura, a capire che non tutti i maschi sono uguali, che non sono tutti miei nemici, che non mi faranno tutti del male e non abuseranno di me. Magari razionalmente lo sapevo già, ma se non lo sento emotivamente, non riuscirò a fare mio questo concetto e tutti resteranno sempre miei nemici, pericolosi, da evitare.
Quando interiorizzo il concetto, piano piano la mia ottica cambierà, e io riuscirò, lavorandoci su, a far incontrare la me bambina abusata, e la me adulta disfunzionale (che evita i maschi e li percepisce come pericolosi), e a farle diventare un unico adulto funzionale capace di rapportarsi al sesso opposto, nonostante il suo passato.
L'ho semplificato abbestia solo per far capire il concetto.
Se abbiamo un disturbo di personalità, non ci siamo nati, ci siamo diventati poi, per cause esterne, traumi subiti, predisposizioni e tutto quello che ti pare, ma non siamo noi i colpevoli di quello che ci è stato fatto.
Dire "Sono fatto così, sono un'asociale, sto bene da solo, sono malato, non sono come tutti gli altri, odio tutto il mondo, etc, etc, etc" è solo la resistenza che fa il disturbo, quando si cronicizza, e non te lo dico per sentito dire, ma perchè erano tutti pensieri che avevo anche io e di cui ero convintissima (sono in terapia dal 2007, non da ieri), quando poi le mie convinzioni, erano completamente incoerenti coi miei bisogni. Ero io la peggior nemica di me stessa, mi tenevo prigioniera e facevo in modo che nessuno si avvicinasse, ma non era quello che volevo. Non l'ho mai voluto, era solo paura.
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Ultima modifica di cancellato15324; 16-06-2016 a 00:51.
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