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Il vero IO
Sto passando un momento davvero difficile, ho i nervi a fior di pelle e non me ne va bene mezza e arrivando da un momento praticamente opposto ho fatto una riflessione:
Nella difficoltà tendo a chiudermi e ad avere un modo di pensare che rasenta la misantropia e cinismo estremo. Io mi reputo un "sognatore realista" , credo che ci sia speranza per tutto e tutti ma so bene cosa è possibile e cosa non , quindi quando mi ritrovo a comportarmi in questo modo mi sento fuori da me stesso. Secondo me è l'unico modo che conosco per proteggermi dagli impulsi esterni come tanti altri fanno... niente di nuovo quindi, ma la domanda è; quale è il vero me stesso? Quello sognatore che vorrebbe essere apprezzato dalla gente o quello diffidente che si aspetta di essere fot**to dietro ogni angolo? E voi come vi sentite a riguardo? Ci avete almeno provato ad essere quello che vorreste essere? |
Re: Il vero IO
Sono entrambi "veri te stessi".
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Re: Il vero IO
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Re: Il vero IO
Probabilmente nessuno dei due, i problemi psicologici tendono a fottere il vero io.
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Re: Il vero IO
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Re: Il vero IO
uno è se stesso sempre, anche se metti una maschera sei te stesso che metti una maschera
secondo me è importante accettare e rispettare se stessi, cercare di migliorarsi ma non illudersi che esista un modello del proprio io che possa coincidere alle nostre aspettative del momento :pensando: |
Re: Il vero IO
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Solo ultimamente, ho capito il meccanismo. La parte fredda e "cattiva" non è altro che il mio disturbo, quella parte che deve proteggermi dagli altri, non sono io, ma fa parte di me, è cresciuta con me, è una maschera che mi sono creata, un muro, una difesa. Io sono tutt'altro. Adesso è molto chiaro quando mi esprimo, quale delle parti sta parlando, se quella sana o quella disfunzionale. Riconoscere all'istante i pensieri "sbagliati" mi ha aiutato e mi aiuta tantissimo. Forse la stessa cosa vale anche per te. :pensando: |
Re: Il vero IO
Il vero io è tutto quell ammasso di contraddizioni che son io
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Re: Il vero IO
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Come ha scritto Inosservato: Quote:
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Re: Il vero IO
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Se parliamo di atteggiamenti patologici, come un evitamento estremo, con le classiche frasi piene di astio del tipo "odio tutti", spesso (per non dire sempre) sono fonte di forte sofferenza, non si sta mai bene quando si evita, lo si fa per paura, perchè si riattivano vecchi schemi interiorizzati etc, siamo terrorizzati e sofferenti, e il muro che ci siamo costruiti, non ci protegge solo da ciò che è "realmente" pericoloso, ma da tutto. Una me "guarita" ad esempio, non cambierà personalità, continuerà comunque ad evitare, ma in modo "sano", non è che la terapia ci spersonalizza, però un conto è evitare ciò che non ci piace in modo consapevole, un altro è fuggire da ciò che ci spaventa da morire, facendo di tutta un'erba un fascio, e negandoci anche quei rapporti che vorremmo coltivare, per paura di venire feriti/abbandonati/traditi/manipolati/altro. Il disturbo di personalità (quale che sia) è fatto di automatismi, che causano sofferenza a noi che li mettiamo in atto, per primi. Per questo parlo di parti che in verità non ci appartengono. |
Re: Il vero IO
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Mi sembra che con il tuo discorso al contempo ti abbandoni e deresponsabilizzi. |
Re: Il vero IO
Non saprei dire dove finisce il normale comportamento umano e inizia quello "disturbato" , sinceramente non sento che qualcosa mi forza a comportarmi in quel modo né tantomeno che sia un meccanismo che non riesco a controllare. Diciamo che mi fa comodo comportarmi in quel modo e mi esce naturale, sono d'accordo su alcuni commenti, non possiamo sempre dare la colpa a qualcosa che va oltre il nostro controllo, la maggior parte delle volte ci comportiamo come vogliamo anche solo per testardaggine. Poi ovviamente i vari disturbi fanno la loro parte e ci limitano in un ventaglio di atteggiamenti poco positivi (per usare un eufemismo).
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Re: Il vero IO
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Quando capisci il perchè di certi meccanismi, vedi le cose in tutt'altra ottica, il tuo pensiero cambia. O almeno a me fa così. In questi mesi di terapia sono riuscita a fare cose che non mi sono riuscite in 39 anni di vita, magari stavolta ero pronta e le altre no, ma adesso il meccanismo mi è chiaro. Ti faccio un esempio estremo, di fantasia. Se mio padre mi picchiava da piccola, io crescerò col terrore di tutti i maschi, perchè proietto mio padre in ognuno di essi, amici, parenti, compagni di scuola, colleghi, conoscenti, sconosciuti e li eviterò come la peste, chiudendomi. Svilupperò questa paura per ciò che mi è accaduto da piccola, non perchè sono una stronza misandrica. Nel momento in cui capisco che lo stronzo era solo lui, riuscirò a razionalizzare la mia paura, a capire che non tutti i maschi sono uguali, che non sono tutti miei nemici, che non mi faranno tutti del male e non abuseranno di me. Magari razionalmente lo sapevo già, ma se non lo sento emotivamente, non riuscirò a fare mio questo concetto e tutti resteranno sempre miei nemici, pericolosi, da evitare. Quando interiorizzo il concetto, piano piano la mia ottica cambierà, e io riuscirò, lavorandoci su, a far incontrare la me bambina abusata, e la me adulta disfunzionale (che evita i maschi e li percepisce come pericolosi), e a farle diventare un unico adulto funzionale capace di rapportarsi al sesso opposto, nonostante il suo passato. L'ho semplificato abbestia solo per far capire il concetto. Se abbiamo un disturbo di personalità, non ci siamo nati, ci siamo diventati poi, per cause esterne, traumi subiti, predisposizioni e tutto quello che ti pare, ma non siamo noi i colpevoli di quello che ci è stato fatto. Dire "Sono fatto così, sono un'asociale, sto bene da solo, sono malato, non sono come tutti gli altri, odio tutto il mondo, etc, etc, etc" è solo la resistenza che fa il disturbo, quando si cronicizza, e non te lo dico per sentito dire, ma perchè erano tutti pensieri che avevo anche io e di cui ero convintissima (sono in terapia dal 2007, non da ieri), quando poi le mie convinzioni, erano completamente incoerenti coi miei bisogni. Ero io la peggior nemica di me stessa, mi tenevo prigioniera e facevo in modo che nessuno si avvicinasse, ma non era quello che volevo. Non l'ho mai voluto, era solo paura. |
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