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Vecchio 12-03-2016, 00:09   #1
~~~
Esperto
L'avatar di ~~~
 

È possibile cambiare il proprio valore percepito?
Avete mai la sensazione di vivere in terza persona, piuttosto che in prima?
Voglio dire, questo corpo è il nostro, la vita è nostra, come mai ci sentiamo così decentrati? Cosa è questa faccenda del sentirsi comparse nelle vite d'altri?
Come mai si sente di non avere alcun valore e di non essere meritevoli di rispetto?
Sono gli altri e gli occhi degli altri a definire chi siamo? Ogni situazione vedrà cambiarci come camaleonti?
Qualsiasi cosa possa capitare, di brutto e di buono è come se non ci fosse una base a cui appoggiarsi.
Mancano le fondamenta.
Può accadere qualsiasi cosa, ma se non si ha la convinzione di essere importanti, di essere meritevoli di rispetto, ci sarà sempre una mancanza.
Ringraziamenti da
ansiosa (14-03-2016), claire (12-03-2016)
Vecchio 12-03-2016, 00:58   #2
Banned
 

Quote:
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È possibile cambiare il proprio valore percepito?
Avete mai la sensazione di vivere in terza persona, piuttosto che in prima?
Voglio dire, questo corpo è il nostro, la vita è nostra, come mai ci sentiamo così decentrati? Cosa è questa faccenda del sentirsi comparse nelle vite d'altri?
Come mai si sente di non avere alcun valore e di non essere meritevoli di rispetto?
Sono gli altri e gli occhi degli altri a definire chi siamo? Ogni situazione vedrà cambiarci come camaleonti?
Qualsiasi cosa possa capitare, di brutto e di buono è come se non ci fosse una base a cui appoggiarsi.
Mancano le fondamenta.
Può accadere qualsiasi cosa, ma se non si ha la convinzione di essere importanti, di essere meritevoli di rispetto, ci sarà sempre una mancanza.
Importanti per chi?
Il rischio in questo tipo di ragionamenti è che possono portare a pretendere attenzione e rispetto dagli altri, cosa che è secondo me impropria.
Nel senso che l'attenzione né si merita né si può ottenere conflittualmente, né se ne può negare il bisogno orgogliosamente.
Il problema poi non è tanto che non l'abbiamo adesso, ma che non l'abbiamo avuta. Con questo dobbiamo fare i conti.
Vecchio 12-03-2016, 01:43   #3
Intermedio
L'avatar di Incenso
 

Ma se tu potessi determinarti in autonomia, saresti davvero? Tra parentesi, il cogito cartesiano mostra proprio questo, che io sono perché non dipendo da me.
Ringraziamenti da
Dedalus (12-03-2016)
Vecchio 12-03-2016, 02:57   #4
~~~
Esperto
L'avatar di ~~~
 

L'isolamento è una delle espressioni massime a cui conduce il senso di inferiorità, ci si priva di ciò che ci rende umani. Se il senso di inferiorità è patologico, che si fa?
Chi / cosa ci raddrizza?
Instaurare rapporti positivi con gli altri?
E se non si riesce?
Mi chiedo anche come si possano instaurare rapporti positivi con gli altri vivendo con un tale senso di inferiorità.
Vecchio 12-03-2016, 12:03   #5
Intermedio
L'avatar di Incenso
 

Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
cosa ci raddrizza?
Il tempo (passato a cogliere l'umanità di questo isolamento che non è mai assoluto e a guardare lo sguardo dell'altro).
Vecchio 12-03-2016, 14:58   #6
~~~
Esperto
L'avatar di ~~~
 

Quote:
Originariamente inviata da Incenso Visualizza il messaggio
Ma se tu potessi determinarti in autonomia, saresti davvero? Tra parentesi, il cogito cartesiano mostra proprio questo, che io sono perché non dipendo da me.
Tu e Dedalus (mi pare, se mi sbaglio ditemi voi) sembra che capiate che uno voglia farsi chissà che gran segone a due mani su sé stesso, chissà quale grande potere vorrebbe avere, questa autoaffermazione, questo circolo chiuso in cui si succhia il proprio uccello, ma non è così, qui si richiede la potenza minima, non la massima, non voglio una autonomia assoluta in cui farmi sto gran pugnone, qui si tratta solo di avere abbastanza potenza da non vivere vergognandosi di esistere.
Sì, nel tutto, nel mondo, posso anche pensare di essere insignificante, che l'Umanità è più importante di Me, che siamo qualcosa tutti insieme, e non io da solo, che siamo qualcosa con gli altri, attraverso gli altri, tramite gli altri, assieme agli altri, ma non è questo il discorso che volevo fare io, io parto da molto più in basso.
Che ne capisco di cose che non prendono in considerazione lo stato d'animo di chi si vergogna di vivere?
Vecchio 12-03-2016, 18:07   #7
Esperto
L'avatar di QuantumGravity
 

Quote:
Originariamente inviata da Incenso Visualizza il messaggio
Ma se tu potessi determinarti in autonomia, saresti davvero? Tra parentesi, il cogito cartesiano mostra proprio questo, che io sono perché non dipendo da me.
Nel senso di "penso dunque sono" che diventa "pensato dunque sono"? Ma quindi che ruolo ho io se siamo il contenuto di un processo formale che ci anticipa ma non il processo formale stesso, sul quale non si ha alcun potere? (Che appunto siamo "pensati"?) Chi pensa? Il soggetto chi è?

Edit: Comunque tutto ciò è molto destabilizzante anche per me, il sapere che non sono autodeterminato, che qualcosa è me prima di me

Ultima modifica di QuantumGravity; 12-03-2016 a 18:13.
Vecchio 12-03-2016, 19:05   #8
y
Banned
 

Continuo a non capire bene perché la cosa debba sempre scivolare nella filosofia. Se sono questioni esistenziali, non ha più senso parlare di fobia/ansia. Diventa una questione di domande sull'esistenza. La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio? Mah...
Vecchio 12-03-2016, 21:17   #9
Intermedio
L'avatar di Incenso
 

~~~, il fatto è che l'autonomia, anche minima, non si ottiene cercando di rimuovere lo sguardo dell'altro; perché tanto sei già da sempre mediato dall'altro. Si tratta solo di essere consapevoli di questa mediazione.

@QuantumGravity: L'esistenza delle cose esterne viene messa in dubbio, cioè potrebbe dipendere dall'io. L'esistenza dell'io viene presupposta dal dubbio, cioè non dipende dall'io.
Ringraziamenti da
Dedalus (12-03-2016), QuantumGravity (12-03-2016)
Vecchio 12-03-2016, 22:07   #10
Banned
 

Mi è capitato, ed è una cosa che sto cercando di affrontare solo ora in due modi: riappropriarmi dei miei spazi/idee/tempi/modi di fare e affrontare le cose e di fregarmene di più (in maniera sana) degli altri.

Credo che il sentirsi inferiori agli altri sia legato ad un fatto di conferme, magari di sentirsi esclusi se non si viene presi in considerazione o se gli altri non ci riportano le loro esperienze.

Oppure è essere passivi e aspettare sempre che siano gli altri a fare le prime mosse, a invitarci e a proporci uscite. Ecco secondo me conviene avere dei propri interessi in modo da crearsi un giro basato sulle cose in comune, per poi proporre attività condivise.
Vecchio 12-03-2016, 23:01   #11
Avanzato
L'avatar di mmmax
 

Percepire il proprio valore è la chiave per passare dalla sopravvivenza alla vita.
Personalmente credo che la cosa più importante sia riuscire a separare il proprio comportamento dalla propria persona.
Nel senso che posso fare tutti gli errori del mondo ma il giudizio deve riguardare il mio operato, non la mia persona.
Persona che, come tutti gli esseri viventi, è degna di vivere e realizzarsi in quanto espressione della vita che cerca di perpetuarsi e colonizzare l'universo.
Quindi è corretto provare colpa se si sbaglia in quanto questa spinge a cercare di rimediare e a crescere; invece la vergogna spinge al ritiro e alla svalutazione di se stessi.
Quando mi viene spontaneo pensare a me stesso in termini dispregiativi dovrei subito bloccarmi dicendo: "max, come ti permetti di parlare a te stesso in questo modo?"
A dire il vero dovrei dirlo anche a chi mi insulta...cosa non facile...
Vecchio 13-03-2016, 01:09   #12
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
Può accadere qualsiasi cosa, ma se non si ha la convinzione di essere importanti, di essere meritevoli di rispetto, ci sarà sempre una mancanza.
Ma questa convinzione su cosa dovrebbe reggere?
Essere importanti e meritevoli di rispetto, in pratica, che significa? E perché adesso questo dovrebbe esser vero?
Io l'unico vantaggio che ho rispetto ad altri consiste nel fatto che sono abbastanza consapevole di quanto fragile risulti l'essere umano insieme a tutte queste sue convinzioni.
Forse con certe mancanze bisogna conviverci perché magari non si possono colmare (se non con una forma di illusione in cui ci si ripete che qualcosa risulta vera perché per noi risulterebbe più positivo se fosse vera, senza avere uno straccio di prova a sostegno di questa tesi) e ci saranno e continueranno ad esserci forme di incompletezza inevitabili.
Probabilmente si scommette, ma senza una fede incrollabile, alla fine una serie di fatti potrebbero smentire certe nostre convinzioni.
Ancora non sono così persuaso che gli scettici più radicali siano così cattivi, sono proprio questi scettici che talvolta riescono a capirci qualcosa in più davvero perché non si fidano di quelli che vogliono colmar le mancanze o i buchi della conoscenza subito, come se questo riempimento non debba esser comunque giustificato.

Io per esempio di certe cose non sono così convinto, ed è ovvio che rappresentino un buco nella mia conoscenza, ma come dovrei colmarle? Con una convinzione fittizia che non si appoggia a niente di niente e che continuerà a reggere sempre e comunque anche nel caso in cui capitassero dei fatti che la disconfermano seriamente?

Ultima modifica di XL; 13-03-2016 a 02:15.
Vecchio 13-03-2016, 14:11   #13
Banned
 

Secondo la mia opinione e solo chimica cerebrale. Ci sono persone che si prendono troppo seriamente o nutrono un grandissimo rispetto per se stessi pur non avendo fatto niente di che e non essendo per niente speciali.
L'unico consiglio pratico e che se non riesci a percepire te stessa allora trova cose che sono decisamente piu grandi di te fai di essi degli appoggi. Potrebbe essere qualche ideale , qualche cosa da protteggere , da costruire ecc. Solitamente e un idea e tu sei al servizio di quell idea.
In questo modo ti sentirai un pochettino piu piena e il tuo valore non sara importante .
Vecchio 13-03-2016, 15:28   #14
Banned
 

infatti mi trattano da schifo ultimamente. Ma cosa dovrei lamentarmi se mi sento una fallita e senza valore. Proprio vero, il valore che ti dai è proporzionale a quello che ti da la gente, ma a questo punto non posso far a meno di pensare ogni giorno che le persone sono dei vampiri succhiasangue
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