Il problema che percepisco io, non è relazionale, non è psicologico ma
esistenziale.
È il dramma di vivere in un mondo che è indifferente alla tua condizione.
Nasciamo per una scopata.
Cresciamo mangiando mangime di scarto, sia da un punto di vista alimentare che da un punto di vista culturale (le conoscenze che preparano l'essere umano alla vita)
Non riceviamo alcuna educazione al nostro valore, al valore dell'essere umano e dell'esperienza umana.
Interesse per il miglioramento della condizione umana quasi zero.
La maggior parte degli esseri umani sono pupazzi, fantocci, automi animati da istinti primari e abitudini sociali e comportamentali.
Nessuna indagine sul senso né sulla qualità dell'esistenza.
"
Se le cose vanno bene a me, allora il mondo è un posto buono e giusto."
A me questo atteggiamento mi sembra sub-umano.
Ma se è questo lo standard umano... allora sono io ad essere superumano.
In questo mondo gli umani sono semplicemente allevati come bestiame da soma, ingranaggi utili soltanto per svolgere una funzione.
In questo mondo l'essere umano non vale un cazzo se non può essere sfruttato in qualche modo.
Ma, nota bene, la responsabilità non è solo esterna, è anche individuale...
Se accetti questa condizione, ne diventi complice.
Se non agisci per cambiare le cose, non sei altro che un complice del sistema.
Morpheus di Matrix dice una cosa simile, ma si sbaglia quando vuole "liberare tutti"... la massa non ha né la coscienza, né la voglia, né le palle per cambiare la situazione.
La maggioranza non è geneticamente programmata per l'auto-determinazione... per loro una mezza ciotola di cibo è sufficiente.
Gli animali (umani) da allevamento sono fatti per essere utilizzati, non hanno l'istinto della libertà, sono stati selezionati per non averlo.