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22-11-2018, 14:11
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#1
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,638
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Ieri ho letto un articolo riguardante l'adolescenza e la malattia/scomparsa di un genitore.
Un passaggio mi ha particolarmente colpita e vorrei parlarne con voi.
Secondo il testo è sbagliato raccomandare al ragazzo o ragazza di essere forte e stare accanto all'altro genitore, così da essere d'aiuto sia moralmente che materialmente. A quanto pare inviti del genere tendono a responsabilizzare troppo, inibiscono la ricerca di un consiglio, un supporto e comportano una sorta di blocco emotivo.
Personalmente ho ricevuto spesso esortazioni del genere. Le trovavo inopportune, non avevo certo bisogno di un promemoria per sapere come comportarmi. Inoltre mi facevano sentire trasparente, avrei preferito un semplice "come stai?". Invece nessuno chiedeva nulla.
Per carità, sicuramente ero ingiusta e forse ingrata ma ammetto di aver provato fastidio.
Comunque.
Ho imparato in fretta ad affrontare le questioni per conto mio e nel corso del tempo ho mantenuto la rotta. Mi sembrava la cosa migliore da fare, sentivo di avere dei doveri e mi comportavo di conseguenza.
Nella seconda parte dell'adolescenza ho stretto delle buone amicizie e anche con loro non ho mai condiviso le preoccupazioni. Da un lato lo facevo perché proprio non mi andava e dall'altro mi sembrava una forma di riguardo. Nella vita i miei amici avevano problemi e pensieri da ragazzini.. il cellulare, quel bel locale, il fidanzatino, la tipa carina ma impossibile. La nostra età era la stessa ma io ero già più grande e non potevo metterli di fronte a certi temi. Non sarebbe stato giusto né per loro né per me.
Ad ogni modo quel "mi aggiusto da sola" è ancora presente.
Pensavo ormai dipendesse dal carattere o al limite dall'abitudine.
Però da ieri sera sto valutando l'idea di una motivazione esterna.
Può una raccomandazione condizionare così tanto anche a distanza di tempo? Un mucchietto di parole dette senza cattiveria, buttate lì forse più per riempire uno spazio che altro?.
Ps. no quote, grazie
Pps. Ho sbagliato sezione, pensavo di aver postato in storie personali.
Scusatemi
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Ultima modifica di Xchénnpossoreg?; 22-11-2018 a 14:18.
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22-11-2018, 14:21
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#2
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Avanzato
Qui dal: Oct 2015
Messaggi: 378
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Non sono in grado di rispondere alle tue ultime domande, però forse sarebbe meglio dire a un bambino, ma anche agli adulti, in contesti così delicati che deve sentirsi libero di piangere e di sfogare il proprio dolore. Dire a qualcuno che deve essere "forte" in certi momenti non ha molto senso e sarebbe un po' come chiedere di non ridere leggendo una battuta o guardando un video divertenti. Stare male o piangere non significa essere deboli. Capisco anche però che chi dice di essere forti teme per l'altro che possa entrare in un circolo vizioso di dolore. Ma non propone una soluzione adatta ad evitarlo.
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22-11-2018, 14:40
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#3
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Banned
Qui dal: May 2012
Ubicazione: Südtirol
Messaggi: 6,981
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Il carattere o l' abitudine che chiami in causa non sono dei dati di fatto granitici, sempiterni, a loro volta sono il derivato di qualcosa, per quanto è più che plausibile che abbiano anche una componente innata: infatti per entrambi si parla comunente di lavorarci sopra tramite la volontà ( "rafforzare il carattere", "creare un' abitudine" ) il che però significa che possano contribuire a plasmarli anche fattori più subiti che direttamente desiderati, con tutti i risultati problematici che si possono immaginare.
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22-11-2018, 14:47
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#4
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 5,106
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E' verissimo quello che dici.
I ruoli sono importanti e un bambino che si trova a doversi prendere cura del genitore subisce un "danno". In certe situazioni non ci sono alternative purtroppo, ma responsabilizzare un bambino e renderlo adulto prima del tempo, avrà delle conseguenze nel suo modo di crescere e nel suo carattere.
Tutto quello che siamo oggi è il risultato di ciò che ci è successo ieri, non si può capire una persona senza prendere in considerazione il suo passato.
E non è la frase buttata lì il problema, è tutta la situazione che ti sei trovata ad affrontare nel corso del tempo.
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Ultima modifica di cancellato15324; 22-11-2018 a 14:53.
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22-11-2018, 16:59
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#5
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,638
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Quote:
Originariamente inviata da Bernardo Soares
Dire a qualcuno che deve essere "forte" in certi momenti non ha molto senso e sarebbe un po' come chiedere di non ridere leggendo una battuta o guardando un video divertenti. Stare male o piangere non significa essere deboli.
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E' vero, concordo.
C'è da dire una cosa però, ci stavo giusto pensando.
Queste situazioni spesso si trascinano, possono durare mesi o anni. Sta male il figlio, i genitori, a volte altri parenti. Nonostante tutto non si può dare troppo ascolto al dolore, la sofferenza va presa e messa in cantina il prima possibile. Bisogna essere d'aiuto, c'è molto da fare. Diventa una questione di lucidità e forse in questo contesto quel "devi essere forte" può iniziare ad avere un significato. Non tanto perché te lo dicono gli altri quanto per la realtà quotidiana.
Quote:
Originariamente inviata da Franz86
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sì, diventa quasi un 50 e 50 .
Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
E non è la frase buttata lì il problema, è tutta la situazione che ti sei trovata ad affrontare nel corso del tempo.
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Mi sono fissata con la frase perché l'articolo era abbastanza esplicito al riguardo. Ti dirò, sinceramente non avevo mai pensato ad un possibile collegamento. Ieri sera mi chiedevo "dovrei considerare questa eventualità?". Alla fine mi sono addormentata pensandoci .
Per il resto sì, conta la situazione. Ti capita una cosa, la vita prende una forma diversa e finisci per adeguarti.. proprio come fa l'acqua con la bottiglia.
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Ultima modifica di Xchénnpossoreg?; 22-11-2018 a 17:02.
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23-11-2018, 12:02
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#6
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,638
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Ho recuperato un altro articolo e questa volta ho il link .
https://www.sibillaulivi.it/articoli...invertono.html
E' collegato al discorso di Stregatta, lo aggiungo perché a qualcuno potrebbe interessare.
Si parla di un certo tipo di disagio genitoriale, in realtà nel mio thread pensavo a questioni differenti, problemi di salute totalmente diversi eppure noto dei punti in comune.
Mi ritrovo nel discorso della corazza anche se scoccia ammetterlo. Tra l'altro anni fa alcune persone mi hanno dato della roccia (almeno all'apparenza) quindi qualcosa di vero deve pur esserci.
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Ultima modifica di Xchénnpossoreg?; 23-11-2018 a 12:08.
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23-11-2018, 12:38
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#7
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 5,106
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Quote:
Originariamente inviata da Xchénnpossoreg?
Mi ritrovo nel discorso della corazza anche se scoccia ammetterlo. Tra l'altro anni fa alcune persone mi hanno dato della roccia (almeno all'apparenza) quindi qualcosa di vero deve pur esserci.
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Per quel poco che ti conosco, mi trovo d'accordo.
Ma sai, avere troppo bisogno degli altri è disfunzionale esattamente come lo è non averne mai bisogno. Gli estremi sono sempre patologici.
Va bene essere indipendenti, ma a volte questa indipendenza diventa chiusura, rigidità. I muri proteggono, ma allo stesso tempo imprigionano.
Lo capisco bene dato che anche io son stata piuttosto rigidina su alcune cose (anche se per motivi diversi dai tuoi) e ammorbidirmi non è stato facile. Nè ci sono riuscita in pieno. E' complicato.
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23-11-2018, 15:15
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#8
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,638
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Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
avere troppo bisogno degli altri è disfunzionale esattamente come lo è non averne mai bisogno.
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E' vero.
Lo ammetto, mi rendo conto di avere due problemi con il "bisogno".
Il primo sembra una sciocchezza ma per me non lo è. Posso aver necessità del panettiere, di un dottore, dell'idraulico. Però con le persone care è diverso, non posso accostarle a questa parola. Il bisogno richiama l'utilità e quindi un gioco di scambi, qualcosa di vivo soltanto per una data esigenza. Vorrei dei legami fondati semplicemente sull'affetto e non sulla paura di rimanere senza un supporto, una spalla. Non vorrei valutare o essere valutata in base alla convenienza, all’adeguatezza o alla capacità di colmare un vuoto.
Tra l'altro l'utilità rende la gente sostituibile.. il bene no, quello non si può barattare.
La seconda questione, invece, è più pragmatica. La gente oggi c'è e domani non si sa, funziona così persino con i parenti. Per carità, qualcuno resta però spesso non capisce. E non per cattiveria o disinteresse ma per via di una sensibilità diversa (e sto sbagliando termine, te lo dico già). Negli anni ho persino provato a spiegare due o tre cose (con gran fatica), sul momento pareva esserci un collegamento, una comprensione ma a distanza di tempo mi sono resa conto di aver sbagliato. Nessuno aveva capito un tubo
Allora tanto vale chiudersi a riccio e proteggersi con agli aculei .
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23-11-2018, 16:09
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#9
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 5,106
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Lasciatelo dire: parli come un'evitante.
Quote:
Originariamente inviata da Xchénnpossoreg?
Il primo sembra una sciocchezza ma per me non lo è. Posso aver necessità del panettiere, di un dottore, dell'idraulico. Però con le persone care è diverso, non posso accostarle a questa parola. Il bisogno richiama l'utilità e quindi un gioco di scambi, qualcosa di vivo soltanto per una data esigenza. Vorrei dei legami fondati semplicemente sull'affetto e non sulla paura di rimanere senza un supporto, una spalla. Non vorrei valutare o essere valutata in base alla convenienza, all’adeguatezza o alla capacità di colmare un vuoto.
Tra l'altro l'utilità rende la gente sostituibile.. il bene no, quello non si può barattare.
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Dai alla parola "bisogno" un significato materiale assoluto che non comprende tutte le sfumature della stessa.
Un rapporto sano è fatto di scambi. Ma non nel senso che io ti do questo e mi aspetto che tu in cambio mi dia quell'altro. Questo è un ricatto, una manipolazione emotiva.
In un rapporto equilibrato non ci sono pretese e aspettative, ma intimità e l'intimità fa paura, tanta paura. Per intimità si intende aprirsi, esporsi, fidarsi, chiedere, dare, comunicare. E non è facile quando l'altro è imprevedibile e può ferirci.
Se dai solo tu il rapporto è sbilanciato, così come se avanzi pretese e basta.
Se una persona aiuta un amico, non dovrebbe farlo perchè deve, nè per comprarlo, nè perchè può rinfacciarglielo e/o ricattarlo dopo (atteggiamenti spesso inconsapevoli), dovrebbe farlo perchè vuole, perchè ci tiene, perchè gli fa piacere aiutarlo.
Attenzione a non pensare in modo dicotomico.
Quote:
La seconda questione, invece, è più pragmatica. La gente oggi c'è e domani non si sa, funziona così persino con i parenti. Per carità, qualcuno resta però spesso non capisce. E non per cattiveria o disinteresse ma per via di una sensibilità diversa (e sto sbagliando termine, te lo dico già). Negli anni ho persino provato a spiegare due o tre cose (con gran fatica), sul momento pareva esserci un collegamento, una comprensione ma a distanza di tempo mi sono resa conto di aver sbagliato. Nessuno aveva capito un tubo
Allora tanto vale chiudersi a riccio e proteggersi con agli aculei.
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No, la soluzione sta nell'accettare che non possiamo controllare tutto e che esistono mille motivi per cui le cose finiscono. Non si può parlare di cattiveria, non si può parlare di colpa, semplicemente la vita comprende la sofferenza e la perdita e queste sono cose difficili da accettare per chi ha difficoltà. Ma è sempre così e lo è per tutti. Non ci dev'essere un giudizio o la ricerca di un colpevole, i rapporti possono incrinarsi, possono finire, possiamo venire rifiutati o lasciati come possiamo rifiutare e lasciare noi.
E' sbagliato secondo me pensare che un rapporto debba durare "per sempre" niente dura per sempre, l'essere umano stesso ha una scadenza e così le sue emozioni e i suoi sentimenti possono variare.
Le persone si allontanano quando non c'è comunicazione, quando non c'è fiducia, quando si hanno pensieri "distorti", quando si hanno problemi ad interagire con gli altri, quando si hanno mille paure.
Allo stesso modo è errato pensare che si debba essere amici al 100% oppure niente. Le mie più care amiche hanno carattere e problemi diametralmente opposti ai miei, ma succede, non è che lo fanno (e pure io) per cattiveria, possiamo essere amiche anche se non ci capiamo pienamente sempre e su tutto. Anche qui esistono le sfumature, possono esserci malintesi, poca comprensione di dinamiche che non ci appartengono, litigi, ma un rapporto deve comprendere tutto, anche lo scontro.
Rapportarsi con gli altri è difficile e faticoso, è un lavoro che devono fare tutte le parti coinvolte, è un discorso complicato questo e non posso che parlare per generalizzazioni, correndo il rischio di farmi fraintendere o dare per scontato alcuni passaggi.
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23-11-2018, 18:56
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#10
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,638
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Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
Lasciatelo dire: parli come un'evitante.
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Eh, lo so
Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
Dai alla parola "bisogno" un significato materiale assoluto che non comprende tutte le sfumature della stessa.
Un rapporto sano è fatto di scambi.
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Esistono molte sfumature (e tante positive) e sì, qualsiasi legame è fatto di scambi. Sto attenta perché in passato mi è capitato di conoscere meglio l'accezione negativa del bisogno. Mi sono sentita utilizzata (in parte da certi parenti) poi è ricapitato anche con delle amiche. Ora non parto con le difese a 1000, anzi tendo ad avere una discreta fiducia negli altri. Però al primo segnale mi fermo un attimo e divento come Giovanni
Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
No, la soluzione sta nell'accettare che non possiamo controllare tutto e che esistono mille motivi per cui le cose finiscono.
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Sì, amicizie (e persino i rapporti con i parenti) non devono per forza essere eterni. Le situazioni finiscono per tanti motivi e in vari casi si può mantenere un ottimo ricordo.
Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
Allo stesso modo è errato pensare che si debba essere amici al 100% oppure niente. Le mie più care amiche hanno carattere e problemi diametralmente opposti ai miei, ma succede, non è che lo fanno (e pure io) per cattiveria, possiamo essere amiche anche se non ci capiamo pienamente sempre e su tutto.
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Certo, è normale (e giusto) non essere sempre sintonia. Però intendevo un'altra cosa. Ti faccio un esempio di vari anni fa. Una mia amica sapeva che avevo una persona malata a casa, conosceva cosa facevo in quel periodo. Sapeva che verso sera dovevo aiutare questa persona a mangiare, sollevarla dalla carrozzina per metterla a letto.. ecc ecc. La mia vita non era il Carnevale di Rio. Eppure mi ha telefonato dicendo seria seria "beata te che te ne stai a casa, stasera devo andare a pattinare e non ho voglia".
A cosa serve parlare con le persone se poi ti arrivano vagonate di palta del genere? Lei non l'ha fatto di proposito, certo.. ma mi sono sentita come la persona più incompresa del mondo. Era inutile, cosa parlavo a fare se poi questa era tutta l'empatia che potevo ricevere?.
Ad ogni modo con lei non ho litigato nemmeno, ci sono rimasta troppo male. Non l'ho più cercata e basta.
Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
e non posso che parlare per generalizzazioni, correndo il rischio di farmi fraintendere o dare per scontato alcuni passaggi.
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Mi fa piacere parlare con te
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Ultima modifica di Xchénnpossoreg?; 23-11-2018 a 18:59.
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23-11-2018, 19:55
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#11
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Esperto
Qui dal: Jun 2016
Ubicazione: Roma
Messaggi: 1,239
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Ti capisco perché anch'io sono una di quelle che non esprime per nulla le proprie emozioni,rimugino su come mi sento senza trovare nessuna soluzione.
Credo che l'ultima volta che mi sono aperta ero adolescente con la mia amica dell'epoca,potevo ancora avere un confronto alla pari,adesso sono adulta e non posso confrontarmi \confidarmi con nessuno,senza essere perculata,il posto di lavoro poi è il meno adatto dove discutere dei problemi personali,mi sento triste a volte per questo,ho la sensazione che nessuno conosce la vera me,indossò delle maschere quando sono al lavoro ma anche in famiglia non è molto diverso perché hanno un modo di pensare retrogrado e.so che non capirebbero mai!
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23-11-2018, 21:15
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#12
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 5,106
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Quote:
Originariamente inviata da Xchénnpossoreg?
Certo, è normale (e giusto) non essere sempre sintonia. Però intendevo un'altra cosa. Ti faccio un esempio di vari anni fa. Una mia amica sapeva che avevo una persona malata a casa, conosceva cosa facevo in quel periodo. Sapeva che verso sera dovevo aiutare questa persona a mangiare, sollevarla dalla carrozzina per metterla a letto.. ecc ecc. La mia vita non era il Carnevale di Rio. Eppure mi ha telefonato dicendo seria seria "beata te che te ne stai a casa, stasera devo andare a pattinare e non ho voglia".
A cosa serve parlare con le persone se poi ti arrivano vagonate di palta del genere? Lei non l'ha fatto di proposito, certo.. ma mi sono sentita come la persona più incompresa del mondo. Era inutile, cosa parlavo a fare se poi questa era tutta l'empatia che potevo ricevere?.
Ad ogni modo con lei non ho litigato nemmeno, ci sono rimasta troppo male. Non l'ho più cercata e basta.
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Eh, anche io faccio come te, mi agganciano troppo la superficialità e la mancanza di tatto e di empatia.
Molte persone le ho allontanate per questo motivo, semplicemente sparendo e chiudendo tutti i ponti.
Anche una delle mie amiche ha questi atteggiamenti e in terapia ho capito che non tutti possono capire tutto, che è giusto anche tutelasi e evitare alcuni argomenti quando sappiamo che l'altro non ci arriva proprio, come sarebbe preferibile, invece di sparire, comunicare all'altro che non ci sentiamo capiti, o anche arrabbiarci, perchè no.
E non sai quanta fatica mi costa.
Ovvio che non lo faccio sempre perchè per me è estremamente stressante, ma in alcuni casi purtroppo sei costretta ad avere a che fare con queste persone, quindi penso sia meglio imparare a schermarsi e rispondere a tono, quando del rapporto ce ne importa qualcosa, non sempre.
Quote:
Mi fa piacere parlare con te
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24-11-2018, 11:00
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#13
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Esperto
Qui dal: Mar 2012
Messaggi: 2,837
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https://www.sibillaulivi.it/articoli...invertono.html
Articolo magistrale….
Avrei tanto da dire su quello che ho letto qui sopra ma nel mio stato mentale attuale (letargico, triste ed incasinato) non riuscirei ad essere esaustivo quindi proverò ad esemplificare usando come spunto il mio vissuto…
Io ho perso mia mamma di recente dopo una lunga malattia e mio padre si è trasformato dall'uomo che era (demolitore di speranze, dittatoriale, egoista, costruttore di prigioni di vetro che ho provato debolmente a scalfire col tempo senza mai riuscirci davvero, inibitore e banalizzatore di ogni mio problema ma almeno fortemente pratico per non dire pragmatico) in un agnellino inoffensivo…
Mi sono sentito dire dopo anni che non mi ha mai voluto far far niente di mia iniziativa "adesso sei solo arrangiati devi fare tutto tu presto raggiungerò tua madre"...
Per me è stato l'inizio di un incubo sovraumano (perché oltre ad essere figlio unico sono considerato dalle donne un uomo non "interessante") essendo completamente solo al mondo…
Sto lottando con tutte le mie forze ma a parte questo volevo riportare un punto dell'articolo che mi rappresenta fortemente….
Quote:
Insomma l'aiuto che forniscono è dato per scontato, considerato come dovuto. Il loro è un dare a fondo perduto, sempre all'insegna della frustrazione affettiva e della vampirizzazione da parte dei familiari, attaccati come bambini voraci ed incapaci di gratitudine.
Intensi sensi di colpa li accompagnano soprattutto negli anni giovanili. La loro vitalità, il loro bisogno di allontanarsi dalla famiglia, di vivere esperienze al di fuori del contesto ristretto delle relazioni familiari viene continuamente criticato, non trova appoggio, dato che si tratta di nuclei in cui domina la chiusura verso l'esterno e l'idea possessiva quanto asfissiante che tutto ciò che serve per crescere e stare bene risieda all'interno.
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..
Questo sono io in aggiunta al fatto che non sono "interessante" e quindi oltretutto perennemente solo sentimentalmente (non è che cerchi le crocerossina ma per una ragazza che mi capisca e mi supporti, come vengono capiti, supportati ed aiutati i galeotti, i criminali etc...) confesso che non capisco come faccia ad essere ancora vivo…
Relativamente al peso delle parole beh…
I miei cari parenti dopo la scomparsa di mia mamma nonostante siano abbastanza consapevoli della situazione che avevo in casa (tutte persone sposate, felici, realizzate nonché viaggiatori per lavoro o altro) mi han detto testualmente "sei figlio unico devi occupartene tu ciao…" e mai più visti da allora….Le parole pesano davvero in effetti ma quando ne hai subite per anni da tutti e tutte in tutti i modi arrivano pure a non farti nemmeno troppo effetto...
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24-11-2018, 11:05
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#14
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,638
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Quote:
Originariamente inviata da redone
non posso confrontarmi \confidarmi con nessuno,senza essere perculata
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In tanti casi le persone sentono senza ascoltare e guardano senza osservare.
Si fermano alla superficie delle cose e dialogare diventa inutile. Nota bene, quasi nessuno prende un attimo per ragionare sul perché di un comportamento o di una storia. Perché redone fa così? Perché redone parla in un determinato modo di *argomento a scelta*?
E' molto più facile archiviare tutto con una battuta.. si risparmia tempo e non si intaccano delle convinzioni preesistenti.
Ps. a volte facciamo anche noi così, eh. E' un errore comune, bisogna ammetterlo.
Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
Ovvio che non lo faccio sempre perchè per me è estremamente stressante, ma in alcuni casi purtroppo sei costretta ad avere a che fare con queste persone, quindi penso sia meglio imparare a schermarsi e rispondere a tono, quando del rapporto ce ne importa qualcosa, non sempre.
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Sì, è vero.
Dovrò lavorarci, purtroppo fatico tanto a rispondere per le rime.
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24-11-2018, 11:19
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#15
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,746
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Non mi voglio inserire nella discussione in quanto ritengo Stregatta stia dicendo tutto ciò che avrei voluto dire.
Aggiungo solo un pezzettino.
Quote:
Nella seconda parte dell'adolescenza ho stretto delle buone amicizie e anche con loro non ho mai condiviso le preoccupazioni.
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Queste non sono buone amicizie. Cos'è un amico, se non una persona che si può preoccupare con te e di te? Capisco che non si voglia spiattellare in giro i fatti propri, posso capire che non si voglia gravare sulle spalle degli altri. Ma a un certo punto è questo che contribuisce a dare senso al legame. La possibilità di chiedere aiuto, anche solo in termini di conforto.
Edit: a integrazione, dopo aver letto l'aneddoto della "pattinatrice scontenta", aggiungo che capisco come ci si possa in certi casi chiudere a ricccio diventando estremamente scettici e diffidenti sulla possibilità di instaurare questo legame che è la fiducia.
Ma la fiducia è un ponte. Va costruito da ambo le sponde per essere robusto. E entrambe le parti potrebbero commettere piccoli o gravi errori, i quali è importante vengano prontamente segnalati, se si crede in tal lavoro.
Ecco, quello che ho letto nel tuo racconto è un errore ricorrente di tantissime storie adolescenziali di questo forum, tra cui anche mie, solo portata al parossismo dalla drammaticità della situazione. Assolutizzare le dinamiche sociali di stampo adolescenziali e, da un lato perdere l'opportunità di sperimentarsi comunicativamente (non a caso l'adolescenza è l'età del drama), dall'altra non comprendere che le dinamiche comportamentali adulte sono (quasi sempre) assai più mature e quindi più facili da disbrigare nell'insorgenza di un qualche conflitto comunicativo.
Tl;dr: ti è forse mancata l'opportunità di mandare a cagare direttamente e senza passare dal via quella amica là, di fare il giusto e sacrosanto drama, di chiarirti, di non chiarirti, di ascoltare le sue ragioni e sue giustificazioni: di fare esperienza. Questo vuoto poi si paga, quando ci si trova a doversi relazionare con adulti utilizzando solo ciò che si è mal appreso in adolescenza. Been there, done that.
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Ultima modifica di Da'at; 24-11-2018 a 11:35.
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24-11-2018, 18:54
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#16
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,638
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Quote:
Originariamente inviata da Markos
sei figlio unico devi occupartene tu ciao…
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Mi dispiace tanto Markos.
Ho anch'io delle esperienze magnifiche con certi parenti e ti capisco.
Ma come fanno le persone a dire delle cose del genere? Sei figlio unico e sono fatti tuoi. Non lo so, nemmeno un minimo di vicinanza, una pacca sulla spalla. Niente. Solo una frase dura, acida.
Quote:
Originariamente inviata da Marco.Russo
Queste non sono buone amicizie. Cos'è un amico, se non una persona che si può preoccupare con te e di te?
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No, erano buoni amici. Davvero, non potevo chiedere di meglio.. sono stata molto fortunata.
Però mi sentivo più grande di loro e quindi cercavo di tutelarli. Mi comportavo in modo analogo anche in famiglia, eh.. da ragazzina non ho mai dato problemi.
Quote:
Originariamente inviata da Marco.Russo
ti è forse mancata l'opportunità di mandare a cagare direttamente e senza passare dal via quella amica là, di fare il giusto e sacrosanto drama, di chiarirti, di non chiarirti, di ascoltare le sue ragioni e sue giustificazioni: di fare esperienza. Questo vuoto poi si paga, quando ci si trova a doversi relazionare con adulti utilizzando solo ciò che si è mal appreso in adolescenza
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Alcune situazioni sono davvero faticose da vivere. Ad una certa preferisci lasciare il drama fuori dalla porta. Hai già tanti pensieri, cose da fare.. i litigi con gli amici, i chiarimenti, ecc diventano lussi, le energie non sono infinite. Può essere sbagliato ma a volte bisogna ragionare in termini di priorità. La pattinatrice non poteva (e doveva) essere una priorità.
Per il resto concordo, alla fine queste cose si pagano.
Non potrebbe essere altrimenti, tutto sommato non ho vissuto l'adolescenza.
Ero vecchiarella già a quei tempi
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24-11-2018, 23:21
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#17
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,746
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Quote:
Originariamente inviata da Xchénnpossoreg?
No, erano buoni amici. Davvero, non potevo chiedere di meglio.. sono stata molto fortunata.
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Non ho detto che non erano buoni amici. Ho detto che non erano buone amicizie. Prova a riflettere sulla differenza di significato.
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25-11-2018, 17:53
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#18
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,638
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Scusami, ieri ho fatto un po' di confusione
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