Molto spesso qui dentro ho letto e condiviso la preoccupazione di persone turbate dal fatto di non aver ancora avuto esperienze (lavorative, amicali, sentimentali) già ampiamente fruite ed archiviate dalla media dei coetanei.
Quest'ansia spesso ci porta a formulare giudizi negativi verso noi stessi, ci accusiamo di inettitudine sociale, di mediocrità, inadeguatezza...
A questo proposito oggi ho letto un testo che, pur essendo portatore di conforto per noi tt
, ha solide basi scientifiche ("Tipi psicologici" Jung, 1920).
Il testo sostiene la tesi secondo la quale l'introverso ha una maturazione sociale molto più lenta in rapporto alla media.
Tale maturazione si raggiunge intorno ai 30 anni (figo! ho ancora 3anni di tempo
).
Questa lentezza è da imputare al possesso di una ricca sfera emozionale (che, purtroppo, molto spesso diviene zavorra nell'interazione con il mondo/l'altro), a lunghi tempi di adattamento al nuovo e ad un'esasperata sensibilità combinata ad un'intensa vulnerabilità.
Secondo il testo non è giusto analizzarci e giudicarci utilizzando lo stesso metro di misura usato per gli estroversi.
Due condizioni di partenza diverse non meritano identico giudizio.