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Vecchio 17-10-2025, 20:46   #1
Esperto
 

L’altra sera ho avuto l’ennesima conferma (come se non lo sapessi già) di quanto il mio benessere psicologico sia fortemente condizionato dagli altri.

Mi trovavo in un locale per festeggiare il compleanno di mio cugino. Tra gli invitati c’era anche una sua ex compagna di scuola che conosco anch’io: abbiamo passato praticamente tutta la serata a parlare e a scherzare. Era tanto che non trascorrevo una serata così piacevole. Può sembrare esagerato, ma con quella persona mi sono sentito di nuovo vivo.

Il giorno dopo, però, è tornata la solita malinconia. E lì ho capito (ancora una volta) quanto il mio umore sia legato ai riscontri esterni e quanto sia forte in me il bisogno di relazioni (in particolare con le donne).
È come se in certi momenti mi "ricaricassi", ritrovando voglia di vivere ed energia, che però svaniscono quando torno alla solitudine di sempre. Mi rendo conto che è una forma di dipendenza affettiva, e quindi una debolezza, ma cerco di tenerla a bada restando con i piedi per terra.

Detto questo, vi chiedo: capita anche a voi qualcosa di simile?
Sentite anche voi questo bisogno costante di relazione, o riuscite a mantenere il vostro equilibrio anche nella solitudine?
Ringraziamenti da
Patatrac! (Ieri)
Vecchio 17-10-2025, 20:49   #2
Esperto
L'avatar di juan
 

Quello che mi destabilizza sono le persone, il loro rifiuto, il loro abbandono. Nella solitudine vivo un malessere più controllato, con le persone invece divento impulsivo e senza controllo se colgo dei segnali che mi stiano respingendo.
Vecchio 17-10-2025, 21:03   #3
Hor
Esperto
L'avatar di Hor
 

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Originariamente inviata da Sikerhoof Visualizza il messaggio
Detto questo, vi chiedo: capita anche a voi qualcosa di simile?
Sentite anche voi questo bisogno costante di relazione, o riuscite a mantenere il vostro equilibrio anche nella solitudine?
Ci ho riflettuto di recente.
Ho constatato come io abbia il bisogno di riscontri costanti dalle persone che reputo significative, sento che se non si facessero vive a brevi intervalli di tempo rischierei di sentirmi abbandonato, o comunque esaurirei rapidamente la carica emotiva positiva che mi dà l'interazione, con conseguente crollo d'umore.
Non so però se questo sia un semplice effetto dello stato di solitudine quasi completa che perdura ormai da molti anni, ovvero se, nel caso avessi una vita sociale decente e costante, vicina a quella che hanno le persone qualunque, allora riuscirei a vivere in maniera più equilibrata il bisogno di interazione.
C'è anche un'altra cosa da considerare nel mio caso. Da una parte a volte vivo un bisogno spasmodico di contatti umani, dall'altra so, basandomi sulle esperienze passate, che tendo comunque a stufarmi presto della maggior parte della gente, arrivando a vivere come un dovere e un impegno faticoso quei rapporti umani di cui pure, quando mancano, sento un forte bisogno.
Ringraziamenti da
confusa86 (Ieri)
Vecchio 17-10-2025, 21:21   #4
Hor
Esperto
L'avatar di Hor
 

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Originariamente inviata da Sikerhoof Visualizza il messaggio
Mi rendo conto che è una forma di dipendenza affettiva, e quindi una debolezza, ma cerco di tenerla a bada restando con i piedi per terra.
Su questo punto invece si aprirebbe un discorso molto lungo, forse troppo.
Potremmo chiederci cos'è una dipendenza, specie in questo àmbito, visto che la stragrande maggioranza della popolazione mondiale ha bisogno di rapporti umani costanti e ne ricava piacere: una cosa così universale è una dipendenza, una forma di debolezza a cui opporre resistenza? E se sì, perché? Quale sarebbe il fine di un'esistenza completamente scollegata da qualsiasi fattore esterno, sempre che sia possibile?
La debolezza e il problema non stanno piuttosto dal lato di chi bolla come "dipendenza" qualcosa invece di universalmente diffuso?
Vecchio 17-10-2025, 21:47   #5
Esperto
 

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Originariamente inviata da Hor Visualizza il messaggio
Ci ho riflettuto di recente.
Ho constatato come io abbia il bisogno di riscontri costanti dalle persone che reputo significative, sento che se non si facessero vive a brevi intervalli di tempo rischierei di sentirmi abbandonato, o comunque esaurirei rapidamente la carica emotiva positiva che mi dà l'interazione, con conseguente crollo d'umore.
Non so però se questo sia un semplice effetto dello stato di solitudine quasi completa che perdura ormai da molti anni, ovvero se, nel caso avessi una vita sociale decente e costante, vicina a quella che hanno le persone qualunque, allora riuscirei a vivere in maniera più equilibrata il bisogno di interazione.
C'è anche un'altra cosa da considerare nel mio caso. Da una parte a volte vivo un bisogno spasmodico di contatti umani, dall'altra so, basandomi sulle esperienze passate, che tendo comunque a stufarmi presto della maggior parte della gente, arrivando a vivere come un dovere e un impegno faticoso quei rapporti umani di cui pure, quando mancano, sento un forte bisogno.

Mi rivedo molto in quello che hai scritto, soprattutto nel bisogno costante di riscontri e nel senso di vuoto che arriva quando le interazioni si interrompono. È come se l’umore dipendesse da un filo sottile che gli altri, con la loro presenza o la loro assenza, possono spezzare in qualsiasi momento. D’altro canto, però, quando ci si avvicina troppo agli altri, a volte subentra la stanchezza, quasi come se la mente avesse un limite di tolleranza verso le relazioni. Forse è proprio la solitudine cronica a deformare questi equilibri: ci fa desiderare con forza ciò che poi non riusciamo davvero a sostenere.
Vecchio 17-10-2025, 21:47   #6
Esperto
L'avatar di Xchénnpossoreg?
 

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Originariamente inviata da Sikerhoof Visualizza il messaggio
Sentite anche voi questo bisogno costante di relazione, o riuscite a mantenere il vostro equilibrio anche nella solitudine?
La seconda che hai detto.
Nel mio caso conta molto l'abitudine, ho più dimestichezza con la solitudine che con la compagnia.
Semmai trovo più destabilizzanti le interazioni con gli altri. La penso un po' come Juan, sebbene per ragioni diverse.
Vecchio 17-10-2025, 21:54   #7
Esperto
 

No nn sento il bisogno costante di relazione e non mi fanno star male le coppiette.
Però che l'umore cambi per rapporti sociali mi pare rientri nella normalità. A me cambia soprattutto per altre cose, ma comunque è tutto interconnesso.
Vecchio 17-10-2025, 21:56   #8
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Hor Visualizza il messaggio
Su questo punto invece si aprirebbe un discorso molto lungo, forse troppo.
Potremmo chiederci cos'è una dipendenza, specie in questo àmbito, visto che la stragrande maggioranza della popolazione mondiale ha bisogno di rapporti umani costanti e ne ricava piacere: una cosa così universale è una dipendenza, una forma di debolezza a cui opporre resistenza? E se sì, perché? Quale sarebbe il fine di un'esistenza completamente scollegata da qualsiasi fattore esterno, sempre che sia possibile?
La debolezza e il problema non stanno piuttosto dal lato di chi bolla come "dipendenza" qualcosa invece di universalmente diffuso?
In effetti, credo anch’io che ci sia una certa tendenza (soprattutto in ambito psicologico) a considerare il bisogno di relazioni come una dipendenza, quando in realtà è semplicemente una caratteristica costitutiva dell’essere umano. Siamo animali sociali, e non c’è nulla di patologico nel trarre benessere dal contatto con gli altri.

Forse la differenza sta nel grado di consapevolezza: se un bisogno ci domina al punto da farci perdere equilibrio o autonomia, allora sì, si può parlare di dipendenza. Ma il bisogno in sé non è una debolezza; è anzi una forma di vitalità, un modo per sentirsi connessi e "vivi".
Vecchio 17-10-2025, 22:38   #9
Esperto
 

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Originariamente inviata da Xchénnpossoreg? Visualizza il messaggio
La seconda che hai detto.
Nel mio caso conta molto l'abitudine, ho più dimestichezza con la solitudine che con la compagnia.
Semmai trovo più destabilizzanti le interazioni con gli altri. La penso un po' come Juan, sebbene per ragioni diverse.
Ma anch’io dovrei essere abituato alla solitudine, visto che passo la maggior parte del tempo da solo. Eppure sento un forte bisogno di relazionarmi (soprattutto con l’altro sesso), anche se spesso questo desiderio viene frenato dalla paura del rifiuto.
Devo dire però che, come Hor, in base alle esperienze passate, dopo un po’ tendo a stufarmi delle persone e a vivere il rapporto quasi come un dovere.
Forse perché non ho mai trovato qualcuno con cui sentirmi davvero in sintonia
Vecchio 17-10-2025, 22:55   #10
Esperto
 

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Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
No nn sento il bisogno costante di relazione e non mi fanno star male le coppiette.
Penso che, nel mio caso, sia la mancanza di relazioni sentimentali a farmi desiderare e anche un po' idealizzare la vita di coppia.
Vecchio 17-10-2025, 23:05   #11
Esperto
L'avatar di Nightlights
 

Io ho una specie di punto limite che raggiungo quando sento che ho fatto troppa vita sociale (per i miei standard, che non sono quelli di una persona estroversa).
Quando lo oltrepasso sento il bisogno di stare per conto mio.
Questo senza avere risentimenti frustrazioni e indipendentemente dal fatto che siano rapporti sociali piacevoli o non piacevoli.
Ringraziamenti da
Vecchio 17-10-2025, 23:08   #12
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Sikerhoof Visualizza il messaggio
Penso che, nel mio caso, sia la mancanza di relazioni sentimentali a farmi desiderare e anche un po' idealizzare la vita di coppia.
Ci sta, soprattutto l' idealizzazione.

Poi quando ce l'hai avuta e brutta, ti fanno pena le coppie e ci trovi tutti i difetti e le red flag...( Però sto zitta) w l'amore ...ma il fantacalcio è meglio
Vecchio 17-10-2025, 23:15   #13
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da juan Visualizza il messaggio
Quello che mi destabilizza sono le persone, il loro rifiuto, il loro abbandono. Nella solitudine vivo un malessere più controllato, con le persone invece divento impulsivo e senza controllo se colgo dei segnali che mi stiano respingendo.
Non ho tanto il problema dell’impulsività, però anche a me il rifiuto destabilizza. È per questo che mi sbilancio poco con gli altri.
In realtà, in più di un’occasione sono stato io a chiudere alcune amicizie.
Per quanto riguarda i rapporti di coppia, invece, non saprei come comportarmi, visto che sono single da sempre.
Sicuramente, riconosco di avere una certa instabilità caratteriale.
Vecchio Ieri, 00:36   #14
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
Ci sta, soprattutto l' idealizzazione.

Poi quando ce l'hai avuta e brutta, ti fanno pena le coppie e ci trovi tutti i difetti e le red flag...( Però sto zitta) w l'amore ...ma il fantacalcio è meglio
Beh, sicuramente non invidio quelle coppie in cui c’è prevaricazione e l’altro viene trattato come un oggetto da possedere e usare a piacimento. Ma non sono mica tutte così.
I miei genitori, ad esempio, avevano un rapporto che forse potrebbe essere definito ideale: mai un litigio acceso, mai uno schiaffo o un piatto che volava, mai una parola fuori posto. Se avevano qualcosa da chiarire, lo facevano senza alzare troppo i toni.
Certo, momenti di tensione ci sono stati anche tra loro, ma non ricordo mai liti furibonde. Si vedeva che erano uniti da un forte sentimento di amore e rispetto reciproco.
Mi rendo però conto che rapporti del genere non sono molto comuni.
Vecchio Ieri, 06:37   #15
Esperto
 

L"esempio dei genitori conta molto.
Hai fatto bene a citarlo. A me triggera come una lama nel fianco, ma hai fatto bene
É strano che con genitori così funzionali tu non abbia replicato il modello...
Sei un brutto vero®? (Ironizzo).
No comunque ci sta dai, le mancanze nel confronto con gli altri si sentono, e sono inevitabili. Anche se qualcuno dice "fregatene degli altri"...la fs è troppo, ma nemmeno siamo soli sulla terra, li abbiamo tutti i neuroni specchio

Ultima modifica di claire; Ieri a 06:42.
Vecchio Ieri, 17:37   #16
Esperto
 

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Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
L"esempio dei genitori conta molto.
Hai fatto bene a citarlo. A me triggera come una lama nel fianco, ma hai fatto bene
É strano che con genitori così funzionali tu non abbia replicato il modello...
Sei un brutto vero®? (Ironizzo).
No comunque ci sta dai, le mancanze nel confronto con gli altri si sentono, e sono inevitabili. Anche se qualcuno dice "fregatene degli altri"...la fs è troppo, ma nemmeno siamo soli sulla terra, li abbiamo tutti i neuroni specchio
Mi spiace che l’argomento "genitori" ti abbia triggerato.
Purtroppo nella vita non possiamo scegliere molte cose, e tra queste ci sono anche i genitori. Questione di culo, insomma.

Io, pur non potendomi lamentare del loro rapporto, per anni li ho ritenuti responsabili delle mie difficoltà relazionali, rinfacciando loro di avermi cresciuto troppo educato e represso.
Oggi però penso che la responsabilità sia divisa al 50% tra famiglia e genetica. In fondo, anche se il loro legame era funzionale, non si può dire lo stesso per il modo in cui mi hanno educato.
Ma, come dicevo, non credo che la colpa sia tutta loro: avevano anche le loro ansie, e hanno fatto quello che potevano.

Riguardo alla mia presunta bruttezza, non mi esprimo.
Non spetta a me dirlo… se vuoi ti mando una foto, così mi dai un voto da 1 a 10 come nel forum dei brutti
Ah, comunque non sono così convinto che li abbiamo tutti, i neuroni specchio
Vecchio Ieri, 18:39   #17
Esperto
 

Qualcuno li usa, qualcuno pensa solo per sé come fosse una monade e gli altri solo pedine che girano attorno al proprio ego, ma manco quello è funzionalismo.
Ah figurati, io non mi vitimizzo, nonostante tutto il mio lo faccio, ognuno genitore ha avuto genitori e ogni adulto ha le sue responsabilità sulla sua vita e sul resto, restare attaccati a quello che ci hanno fatto non è funzionale,semmai una molla per uscirne fuori o provarci, poi va aculp, di sicuro le possibilità di una persona non finiscono con la genitorialità ricevuta, e accusare i propri vecchi a vita , non paga proprio, né conviene.

Tornando alle relazioni, non mi farei troppi problemi : si accetta che si rosic su ciò che non si è avuto. E se non si rancoreggia e non so diventa cattivi capendo che non tutto spetta a tutti, men he mai nel tema relazionale, nel quale c'è un altro essere umano di mezzo che non è di proprietà e di diritto per nessuno, tanto meglio per sé e gli altri.
La redpill è una strategia di comodo, che fa acqua da ogni parte, appaga nel sentirsi parte di qualcosa, ma rende bestiacce.
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