Complice lo scatenarsi di una concatenazione chirurgica di eventi negativi, sono di nuovo a contatto con quei momenti di disperazione nera, senza appello nè speranza.
A contatto con il lato oscuro, quella parte di me che prende ogni potenzialità di luce e la scaccia via, quella parte che di fronte ad ogni possibile opportunità mi ricorda che non sono degno, che mi fa provare vergogna, che mi blocca, che mi dice che non è cosa mia. Che per me non c'è niente. Che sono meno. Che quello che ho dentro, quell'altro me che vorrebbe prendersi il mondo, non ha diritto a nulla.
Che non ci saranno più affetti, che non ci saranno più soldi, che non ci sarà più amore, che non ci sarà più nulla. Zero.
Doveva nascere l'ennesima cassetta di mele rosse, e invece per sbaglio sono nato io. Non sono contemplato.
Ho provato con la PNL, con la psicoterapia, con l'ipnosi, con gli audio subliminali, con qualsiasi stronzata possiate pensare... Ce l'ho proprio scritto nei geni, è stampato nel mio cervello con caratteri indelebili.
Non è fobia sociale, è profondo senso di indegnità, di rifiuto, di vergogna.
Forse tramandato, forse essere un figlio non voluto ha contribuito, quello che mi spaventa è che non riesco a levarmelo di dosso.
E' capitato che facesse un pò di vacanza, lasciando vigilare su di me uno stagista distratto (successivamente licenziato), e con quel poco di libertà sono riuscito ad avere qualche soddisfazione, mi son sentito quasi normale, mi accadevano cose da persona normale.
Ma poi è tornato al lavoro, con alacrità, e sono ripiombato nel buio.
Ho scoperto che esistono svariate sfumature di buio.
La mia vita non mi appartiene, sono completamente fuori posto sotto tutti i profili, ho perso credibilità verso me stesso e verso gli altri.
Non c'è nulla di ciò che ho che non cambierei.
Non accetto me stesso e ciò che ho attorno.
Sembra tutto uno scherzo, ma non è uno scherzo.
E mi vergogno per la mia vergogna.
Mi sento solo, ma non il "solo" della serie "nghé, nghé, vorrei avere qualche amichetto con cui uscire".
Mi sento solo contro tutto e tutti.
Una pulce contro l'oceano.
Allo stesso tempo mi accorgo che non occorre essere nè modelli nè magnati nè supereroi per prendersi la propria fetta di mondo.
Vedo gente comunissima, banalissima, che qualche soddisfazione la ottiene.
Io trovo me stesso con qualche birra in corpo, musica a palla, e lasciando scorrere le fantasie.
Lì - in modalità visualizzazione - vedo ciò che vorrei essere, che forse potrei essere, ma che non sarò mai.
Non so come posso sconfiggere i mostri che ho dentro, ho investito tempo e soldi per capirlo, ma non ha funzionato.
Poi guardo quel palo della luce, bassino, con quella curvetta tentatrice. E penso che basterebbe una corda, per trovare la libertà, o chiamiamola pure Liberazione.
Stupidamente però, continuo a cercare in tasca un accendino per provare a fare un pò di luce, che squarci quel buio che mi avvolge da sempre. Non esiste quell'accendino.
Ho perso, e continuerò a perdere.
Contro me stesso, prima che contro il mondo.