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Vecchio 10-07-2016, 02:40   #1
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Il Forum delle Storie vuole essere un topic di condivisione di storie reali o casi letterari,di persone e personaggi non solo fobici,non solo affetti da problemi psicologici,ma in generale "in lotta con il mal di vivere".Un mal di vivere che può essere stato generato da episodi traumatici e difficili accaduti nella loro vita,da relazioni affettive complicate e nocive,da situazioni e contesti socialmente e/o economicamente critici.Possiamo riportare e discutere di casi che si sono risolti positivamente,ma anche di casi che purtroppo non hanno avuto un lieto fine,riflettendo insieme,nei limiti della nostra conoscenza,sul soggetto in questione.Cosa è venuto mancare o non ha funzionato a livello di contesto e/o a livello personale per quanto riguarda i casi con esito negativo? Quali risorse personali e contestuali si sarebbero potute mettere in campo per cercare di ottenere un esito favorevole?Viceversa insieme possiamo analizzare e riconoscere le risorse personali ed esterne,fattori che hanno fatto la differenza in senso positivo,nel caso delle storie a lieto fine,nelle quali la crisi ed il conflitto (con sè stessi e/o la società) determinanti il mal di vivere,sono state alla fine superate.In questo topic si può semplicemente condividere e/o riflettere/fare analisi/riportare le proprie emozioni suscitate dalla lettura della storia.Il topic ha un intento motivazionale e costruttivo,al fine di confrontarci su storie d'altri che con i loro punti deboli e punti di forza hanno in un modo o nell'altro concluso la loro parabola.Valutando o semplicemente leggendo la loro storia,potremmo tornare a noi e al nostro "caso" con una diversa prospettiva.La cosa bella è che il nostro finale è ancora aperto Buon forum delle storie a tutti.

Ultima modifica di Stella89; 12-07-2016 a 17:02.
Vecchio 10-07-2016, 10:18   #2
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Di sicuro ne ho lette alcune ma per il momento mi viene in mente solo JK Rowling scritrice di successo. Ha sofferto di depressione ed e stata molto povera per non so quanto tempo. Di fobici di successo non mi ricordo di aver mai sentito.

Ultima modifica di cancellato13248; 10-07-2016 a 19:22.
Ringraziamenti da
Stella89 (12-07-2016)
Vecchio 10-07-2016, 10:33   #3
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Quote:
Originariamente inviata da Sample Visualizza il messaggio
Di fobici di successo non mi ricordo di aver mai sentito.
purtroppo neanche io.
L'avere una vita normale presuppone un minimo sindacale di capacità di interazione.. non parliamo del successo, per il quale questa capacità deve essere ancor più spiccata.
Io non ci vedo il lieto fine nei disturbi mentali della sfera ansiosa, però già il vivere una vita non di stenti sarebbe un buon traguardo.
Ringraziamenti da
cancellato13248 (10-07-2016)
Vecchio 10-07-2016, 12:58   #4
Hor
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L'avatar di Hor
 

L'unica persona di successo probabilmente fobica che mi viene in mente è Lovecraft, anche se il successo l'ha avuto soprattutto post mortem.
Nei suoi ultimi anni di vita veniva chiamato "il recluso di Providence", perché passava le sue giornate letteralmente chiuso in casa.
Memorabile la sua visita a New York, in cui fu letteralmente terrorizzato dalla città e dalle sue folle. Pare che le immagini di città ciclopiche e decadenti che infestano i suoi racconti derivino proprio dalla visita a New York.
Ringraziamenti da
alleny82 (10-07-2016), Atlas (10-07-2016), SimpleBreakfast (10-07-2016), Stella89 (12-07-2016)
Vecchio 10-07-2016, 13:03   #5
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L'avatar di alleny82
 

Fobici di successo? W. Allen..! Voi direte che sono sono solo i personaggi che lui interpreta ad essere fobici, non lui stesso... Ma in realtà è risaputo che Allen è un evitante coi fiocchi, si vergogna di lasciare interviste, è a disagio nell'andare a ritirare premi...penso che spesso mandi qualcun altro al posto suo o che ci vada dopo aver preso un bel po' di calmanti..
Vecchio 10-07-2016, 13:41   #6
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Emily Dickinson
http://www.emilydickinson.it/f0001-0050.html

L'ho scoperta mentre ripassavo letteratura per gli esami e mi sono innamorato della sua poesia. Poi ho letto della sua vita e ho scoperto che fu, come si dice adesso, una hikikomori in isolamento volontario.
E' vissuta sempre da sola, la "poetessa reietta".

Da wikipedia
Quote:
Quando Emily Dickinson aveva venticinque anni decise, dopo un breve viaggio a Washington, di estraniarsi dal mondo e si rinchiuse nella propria camera al piano superiore della casa paterna, anche a causa del sopravvenire di disturbi nervosi e di una fastidiosa malattia agli occhi, e non uscì di lì neanche il giorno della morte dei suoi genitori. Credeva che con la fantasia si riuscisse a ottenere tutto e interpretava la solitudine e il rapporto con sé stessa come veicoli per la felicità. Al momento della sua morte la sorella scoprì nella camera di Emily 1775 poesie scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo contenuti tutti in un raccoglitore.
Ringraziamenti da
alleny82 (12-07-2016), Hor (12-07-2016), Stella89 (12-07-2016)
Vecchio 12-07-2016, 17:06   #7
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Il potere di O
La storia di Oprah Winfrey
Il nome con cui la conosciamo tutti nasce da un errore di trascrizione: la madre, una donna di servizio chiamata Vernita Lee, aveva scelto “Orpah”, in onore del personaggio biblico che compare nel libro di Ruth, ma registrò invece “Oprah”, e non si preoccupò mai di correggere lo sbaglio. Lei ora ne va orgogliosa, come del cognome Winfrey, ereditato da un barbiere con passato da minatore che di primo nome fa Vernon, e forse è suo padre. Oprah ha infatti scelto di non credere a un contadino del Mississippi chiamato Noah Robinson, il quale, dopo che lei era divenuta miliardaria, ha dichiarato di essere il vero genitore. L’unica cosa che sa con certezza è che all’epoca la mamma aveva 19 anni, e subito dopo il parto l’ha abbandonata per sei anni con la nonna Presley. È stata quest’ultima a insegnarle a leggere, ma di quel periodo oggi ricorda soltanto gli stenti: non mangiavano per giorni interi e i compagni la sfottevano per i vestiti fatti con sacchi di patate. La situazione peggiorò ulteriormente quando andò a vivere con Vernon: venne violentata da uno zio, poi da un amico di famiglia e infine anche da un cugino. Il padre fu il primo a esserne sconvolto, e tentò di spiegarle che il riscatto poteva avvenire soltanto attraverso l’educazione e la cultura. Oprah aveva solo 13 anni, ma decise di andar via da quella casa, e di quel periodo si sa poco, se non che rimase incinta subito dopo, non sa bene neanche lei di chi, e che il bambino, nato prematuro, morì dopo poche settimane: oggi racconta di non aver più voluto figli per reazione a quei traumi.
L’infanzia e la giovinezza continuarono a essere costellate di violenza, squallore e dolore, ma chi ha avuto modo di conoscerla in quei giorni ha visto nel suo sguardo e in ogni suo gesto l’incredibile determinazione grazie alla quale ha conquistato il successo. E, soprattutto, l’odio per ogni forma di discriminazione sessuale e razziale.
A 61 anni, Oprah è oggi la donna più potente d’America, perché quello che ha costruito non è legato alla provvisorietà della politica, ma solo alla caparbietà con cui ha trasformato l’angoscia in energia piena di rabbia.Una sua opinione su un libro, un film o uno spettacolo teatrale è in grado di decretarne il trionfo o la fine immediata, e lo stesso vale per la politica: ne sa qualcosa Barack Obama, che in occasione delle primarie del 2008 ebbe in dotazione da lei almeno un milione e mezzo di voti, a discapito di Hillary Clinton. E lo sanno i politici di ogni partito che elemosinano un suo appoggio, o almeno una battuta favorevole: Maureen Dowd ha scritto sul New York Times che «Oprah ha più credibilità di qualunque presidente». Non esiste nulla di paragonabile nel mondo della comunicazione, e per capire il cosiddetto «Oprah effect» è necessario continuare a seguire il percorso esistenziale di questa donna venuta dalla miseria di Kosciusko, nel Mississippi, e vederne la trasformazione in un’icona della cultura popolare moderna, lungo una crescita costellata da continui dolori, come la morte per Aids del fratello e per droga di una delle due sorelle.Nulla è riuscita a fermarla: due anni fa venne invitata a chiudere l’anno accademico di Harvard, e spiegò ai laureandi che «il fallimento non esiste, è solo un modo in cui la vita ci invita a muoverci in un’altra direzione». È quello che testimonia ogni giorno, e per “muoversi” intende lottare, senza retrocedere di un centimetro rispetto alle proprie convinzioni, perché «il mondo è pieno di ingiustizia e orrori» e il potere non può rappresentare un fine da godere, ma un mezzo per migliorarlo. Oggi la sua fortuna è valutata in più di tre miliardi di dollari, grazie a un impero mediatico costruito con un’abnegazione quotidiana e una meticolosità impressionante: sin da quando memorizzava da bambina brani della Bibbia e di ogni libro che potesse esserle utile non c’è stato nulla di lasciato al caso, e non esiste tuttora giorno in cui non individui una battaglia degna di essere combattuta.
Lo capirono i produttori del suo primo show televisivo, andato in onda nel 1983, sbalorditi per la sicurezza con cui riuscì a imporre immediatamente uno stile diretto e ironico, con il quale ha saputo trasformare le lacune culturali in momenti di umanità. Prima di ogni cosa, Oprah impone la propria sincerità, pretendendola in maniera egualmente assoluta dall’interlocutore, e chi non sta al gioco rischia di essere distrutto in diretta, come avvenne a James Frey, andato a presentare un libro di fantasia spacciandolo per autobiografico. Nelle interviste emerge un’altra caratteristica che la rende unica:la sua curiosità nasce dalla fame e la mancanza. Anche nei momenti più aggressivi Oprah rivela un’intima umiltà che a volte genera nell’interlocutore una catarsi ottenuta attraverso la confessione pubblica: è quello che i teorici del linguaggio televisivo hanno codificato come “oprahfication”.

Ultima modifica di Stella89; 12-07-2016 a 17:20.
Vecchio 12-07-2016, 17:29   #8
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La Storia drammatica di Robert Enke
Testo di Juan Villone,scrittore messicano

Qui: http://www.storiedicalcio.altervista...bert-enke.html

"Il numero 1,portiere della nazionale tedesca soffriva spesso di depressione, anche se il sostegno non gli mancava. Sua moglie era
diventata un misto tra un'infermiera e una consulente sentimentale, e suo padre, Dirk Enke, fa lo
psicoterapeuta. Il dottor Enke ha cercato di sminuire l'importanza che il figlio dava al calcio. Gli
mandava dei messaggi per chiedergli come stava, ripetendogli che il benessere personale è più
importante dei trionfi sportivi. Ma ormai era tardi per la pedagogia."




http://www.storiedicalcio.altervista...bert-enke.html

Ultima modifica di Stella89; 12-07-2016 a 17:32.
Vecchio 26-09-2016, 00:00   #9
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Non ho parole.Leggere queste storie mi fa sentire una nullità.Ho passato quello che ho passato e non ho avuto la possibilità di avere tanti contatti sociali nella mia infanzia e adolescenza che mi potessero dare la possibilità di scappare ed emanciparmi.Vivevo molto isolata con i miei e le mie sorelle studiavano altrove.Però cavolo,le storie che leggo qui http://www.deejay.it/news/star-con-u...cinema/439763/ non sono da meno,anzi,alcune sono davvero terribili,eppure,chi le ha passate ne è venuto fuori contando solo sulle proprie forze e raggiungendo anche il successo.Per lo più il punto di svolta l'hanno avuto a 12,16 anni.Dovevo svegliarmi prima,trovarmi delle strade,ma ho fatto solo e sempre dei tiepidi tentativi senza mai crederci.Forse è il caso che mi ridimensioni.Una persona che soffre non acquista automaticamente valore.Acquista valore quando non accetta più la sua sofferenza e affronta il suo inferno a testa alta.

Ultima modifica di Stella89; 26-09-2016 a 00:26.
Vecchio 26-09-2016, 00:17   #10
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Quote:
Originariamente inviata da Stella89 Visualizza il messaggio
Non ho parole.Leggere queste storie mi fa sentire una nullità.Ho passato quello che ho passato e non ho avuto la possibilità di avere tanti contatti sociali nella mia infanzia e adolescenza che mi potessero dare la possibilità di scappare ed emanciparmi.Vivevo molto isolata con i miei e le mie sorelle studiavano altrove.Però cavolo,le storie che leggo qui http://www.deejay.it/news/star-con-u...cinema/439763/ non sono da meno,anzi,alcune sono davvero terribili,eppure,chi le ha passate ne è venuto fuori contando solo sulle proprie forze e raggiungendo anche il successo.Per lo più il punto di svolta l'hanno avuto a 12,16 anni.Dovevo svegliarmi prima,trovarmi delle strade,ma ho fatto solo e sempre dei tiepidi tentativi senza mai crederci.Forse è il caso che mi ridimensioni.Una persona che soffre non acquista automaticamente valore.Acquista valore quando contando sulle proprie forze, affronta il suo inferno e lo supera.
Diciamo anche che hanno avuto fortuna e dei contesti di vita abbastanza lontani dai nostri canoni (padri killer professionisti, genitori appartenenti a sette o ambulanti). Ci si dimentica anche che per 10 che ce la fanno altri 1000 affondano.
Vecchio 26-09-2016, 00:18   #11
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Stella89 quante sono statisticamente le storie a lieto fine, dalle stalle alle stelle?
Per carita' leggiamole ma per me son da considerarsi alla stregua di favole.
Non lo dico per togliere la speranza, ma per non fare sentire peggio chi fallisce, responsabile del proprio malessere.
Crederci aiuta ma da li' a avere soldi, fama e successo ne passa ma proprio tanta.
Vecchio 26-09-2016, 02:04   #12
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Ciao Ila82.Ho preso le storie delle star citate nell'articolo,come simbolo.So bene che quelle sono eccezioni.Quando dico che ce l'hanno fatta,non mi riferisco al fatto che queste persone hanno raggiunto la fama,quanto al fatto che di fronte ad una condizione di vita drammatica,non si sono lasciate andare,hanno reagito e hanno cercato il riscatto.Ripenso invece a quando io avevo 12 anni.Vedendo la mia situazione familiare e sociale nera e piena di tensioni,preferivo fuggire accucciandomi sotto le coperte e ritirarmi nel mio mondo caldo e ovattato.Chiedevo amore di continuo a chi continuava a non darmene.Alla fine ho fatto sempre così e anche se ce l'ho sempre messa tutta,non è stato mai abbastanza perchè forse a livello inconscio pensavo che credendoci davvero io mi sarei andata a scontrare con il mondo lontano dalla protezione di 4 mura.Non mi conveniva per la sofferenza ulteriore che avrei provato.Tra una gabbia dorata piena di tensioni ed un fuori incerto che non conoscevo,ho sempre preferito rimanere in gabbia,aspettando il momento giusto per spiccare il volo che non è mai arrivato.La mia famiglia per quanto terribile(mio padre urlava forte,dava di matto,rovesciava tavoli e rompeva oggetti.Ne ero terrorizzata) era l'unico appiglio che avevo.Più volte da piccola ho avuto il pensiero di andare via,non ne potevo già più.Ma pensavo poi che avrei tradito i miei genitori.Loro tradivano me,la mia fiducia e il mio amore ogni volta,ma io non riuscivo a tradire loro.Mia sorella mi dicono che a 7 anni ha preso la bicicletta e se n'è andata di casa.Andò da mia zia,a 40 minuti di macchina da casa nostra.L'aveva detto ai miei che l'avrebbe fatto prima o poi e l'ha fatto.Io non ho mai trovato il coraggio di andarmene dai miei.Attraverso l'esempio delle storie difficili di alcune star,voglio dire che dalle condizioni di vita difficili si può uscire.Partendo dal basso si possono arrivare a raggiungere livelli impensabili( e non parlo solo di successo e fama,ma in generale,di grandi obiettivi personali raggiunti).Per prima cosa però bisogna avere il coraggio di abbandonare la propria zona di comfort,che può essere anche la propria realtà drammatica a cui ci si è abituati negli anni,e bisogna rischiare.Non si sa come andrà a finire.In mare aperto forse si impara a nuotare,e una volta presa la mano,non ci si ferma più.Finchè però non si lascia il proprio bozzolo sfidando l'imprevisto,si può solo avere la certezza di rimanere in prigione.

Ultima modifica di Stella89; 26-09-2016 a 02:17.
Vecchio 04-12-2016, 02:15   #13
Esperto
L'avatar di Stella89
 

Mi conforta leggere queste storie, ma temo di non aver individuato in modo chiaro l'obiettivo da raggiungere ..altrimenti sono sicura che andrei avanti dritta per la mia strada lavorando giorno dopo giorno per realizzare il mio sogno.
http://www.magnaromagna.it/persone-f...e-il-successo/

Ultima modifica di Stella89; 04-12-2016 a 02:22.
Vecchio 04-12-2016, 10:06   #14
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Più che altro le storie dell'ultimo articolo mi paiono fallimenti relativi.
Prendi Vera Wang, prima di diventare stilista ha fallito perché non è riuscita a entrare nella nazionale olimpica Di pattinaggio sul ghiaccio. A me non sembra un fallimento. Già solo potere ambire di entrarci mi pare un successo.

A me sembrano storie di persone ben sopra la media, in quanto a determinazione e intelletto. Non è facile trovarci motivazione.
Ringraziamenti da
varykino (04-12-2016)
Vecchio 04-12-2016, 11:03   #15
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Quote:
Originariamente inviata da Abuela Visualizza il messaggio
A me sembrano storie di persone ben sopra la media, in quanto a determinazione e intelletto. Non è facile trovarci motivazione.
vero io per es mi esalto perchè son riuscito a pagare una bolletta , direi che sono su altri livelli
Ringraziamenti da
Abuela (04-12-2016)
Vecchio 04-12-2016, 12:53   #16
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Quote:
Originariamente inviata da varykino Visualizza il messaggio
vero io per es mi esalto perchè son riuscito a pagare una bolletta , direi che sono su altri livelli
Ecco

Forse uno può trarne insegnamento di costanza, ma neanche, perché in certe storie le persone hanno cambiato del tutto strada e gli è andata bene in altre hanno insistito su un unico percorso e alla fine ce l'hanno fatta. Insomma non è facile trarne un insegnamento univoco.
Ringraziamenti da
varykino (04-12-2016)
Vecchio 05-02-2017, 22:12   #17
Esperto
L'avatar di Stella89
 

Non capisco perchè fare coming out. Avrebbe potuto benissimo recitare e basta. Condivido invece la scelta di trasformare la sofferenza personale in una risorsa.

http://www.huffingtonpost.it/2016/10...m_hp_ref=italy

Ultima modifica di Stella89; 05-02-2017 a 22:26.
Vecchio 05-02-2017, 22:49   #18
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Quote:
Originariamente inviata da Stella89 Visualizza il messaggio
Non capisco perchè fare coming out. Avrebbe potuto benissimo recitare e basta. Condivido invece la scelta di trasformare la sofferenza personale in una risorsa.

http://www.huffingtonpost.it/2016/10...m_hp_ref=italy
per la ragione per cui si fa coming out : per non dovere piu' nascondere e vergognarsi di un qualcosa di rilevante nella propria vita, che la condiziona profondamente e anche per far cadere il taboo su certe malattie, far vedere che possono essere persone comunque capaci e essere di stimolo e incoraggiamento a chi anche ne soffre
Vecchio 06-02-2017, 11:43   #19
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contribuisco con una storia sentita stamattina

http://www.operalibera.net/joomla/ap...ca-del-nabucco
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