Ci sono poche cose nella mia vita che mi rendono davvero felice, forse solo una, nella mia scarna vita affettiva a pensarci bene c'è solo una cosa che mi fa sognare, stare bene, essere felice: Il concerto di Vasco.
Di concerti di Vasco ne ho visti a decine purtroppo quasi tutti in video, ricordo il primo "Fronte del Palco" per la prima volta un cantante italiano riempiva uno stadio, era San Siro ed era il 1990. Avevo 9 anni e mio fratello maggiore iniziava a sentirsi Vasco, mi attacca la passione che dopo venti anni è l'unica cosa che mi rende felice. Di quel concerto esce la videocassetta qualche mese dopo, mio fratello la compra e io guardo quell'evento in tivvù sognando un giorno di poter essere tra quelle persone che cantano, saltano, sono vivi. Ancora non sapevo della mia disperazione esistenziale, credevo all'ora di essere un ragazzino normale, forse lo ero, non potevo sapere che la mia vita sarebbe stata mutilata, senza un paio di pezzi che fanno una vita meritevole di essere vissuta. L'impossibilità ad avere una vita sociale e affettiva mi costringe così a perdermi tutti i concerti di Vasco dei 21 anni successivi, tutti però visti tramite internet e pc, e ogni volta che a seguito di un tour faceva capolinea il live me lo sparavo nelle orecchie come un iniezione di adrenalina continuando a sognare di essere li in mezzo. Lo sognavo solo, avevo anche tentato di andarci ma niente non sapevo come muovermi, come comprare i biglietti, come viaggiare, in realtà non sapevo come si facesse a vivere. Il minimo gesto era un ostacolo insormontabile.
Parallelamente però la mia vita cambia un pò, dopo anni passati a perder tempo in un cesso di università lascio il mio paesello del cazzo e vado a vivere a Roma dove avevo trovato lavoro, qualche mese dopo il mio arrivo c'è "Vasco.08 Live in concert", non ci vado, ancora troppo bloccato, il salto che avevo fatto era già notevole e non me la sono sentita, mi sfuma l'unica reale possibilità.
Passo altri 3 anni a Roma, tra casa e lavoro, punto. Arriva però il 2011, esce l'album "Vivere o niente", a seguito come consuetudine il tour. Escono le date, 1 e 2 Luglio all'Olimpico di Roma, non posso perdermelo, questa volta non posso perdermi il concerto. A Febbraio compro il biglietto presso una rivendita, il primo giorno lo prenoto, dopo altri due lo vado a ritirare, ricordo come fosse ieri, evevo finalmente in mano il biglietto del concerto di Vasco, a 20 anni dal primo desiderio e dopo 20 anni di tormenti interiori che mi hanno fatto perdere tutto quello che di importante nella vita c'è.
Passano questi 4-5 mesi arriva il 2 Luglio, mi preparo, nel pomeriggio vado allo stadio, sfoggio il biglietto, entro nello stadio Olimpico di Roma, già questo era un evento di per sè. Entro da una curva, poi nel prato, era già pieno di gente, ero circa a centrocampo davanti a me un esercito di estroversi seduti per terra che ridono, scherzano, giocano, come normale è, non per me. Forse sono l'unico andato da solo, non me ne preoccupo. Mi spingo il più avanti possibile, rimango in piedi, non mi va di sedermi mi faccio mille pippe mentali , sto circa 5 ore in piedi sotto il sole. Poi inizia il concerto altre 3 ore. Pensavo che durante il concerto sarei stato fermo e zitto, e invece no, sono stato estroverso anch'io, cantando e saltando in alcune canzoni. Realizzo il sogno cullato 20 anni, finisce tutto, torno a casa verso le 5 a causa dell'assurdità del trasporto pubblico romano. Ma va bene così, fu l'unico giorno in 4 anni di vita Romana in cui ho passato la notte fuori.
Quella tra l'altro fu l'ultimo concerto di Vasco, Tour interrotto, Vasco sta male.
Da allora la mia situazione è totalmente rivoluzionata, ora posso fare tutto quello che voglio (e l'ho fatto), non ho limiti, a patto che lo faccia da solo. La solitudine è una costante, un obbligo, forse un giorno supererò anche questo, ma è già tardi.
All'inizio di quest'anno arriva la notizia che Vasco riprende il tour interrotto 2 anni prima "per cause di forza maggiore", 7 date, 4 a Torino e 3 a Bologna. Compro un biglietto per una data di Torino, con sorpresa mi accorgo che è stata introdotta una nuova tipologia di biglietto, il Prato Gold, è la gabbia di fronte il palco. Fino a quest'anno era appannagio degli estro che si piazzavano con il gruppo di amici fuori l'entrata il giorno prima e aspettavano l'apertura dei cancelli. Improponibile per me andarci da solo. Quest'anno però è a pagamento, lo compro, finalmente anche io posso andare non solo a vedere il concerto ma vado "in gabbia".
Ieri vado a Torino, mi riposo un pò in Hotel e finalmente allo stadio Olimpico, ovviamente estroversione a mille intorno a me, ormai non ci faccio caso, sono fatti così. Attraverso tutto il prato vado all'ingresso della gabbia, mostro il braccialetto che mi hanno dato all'ingresso ed entro. Sono a due metri dalla transenna che è a due metri dal palco, quella zona che vedevo sempre nei concerti in video, e in cui sognavo di essere un giorno. Ora ci stò.
Questa volta mi siedo, una ragazza davanti a me mi rivolge la parola, annuisco, sìsì le dico, mi sposto. Intorno a me è una festa, io rimango nella cupezza di un esistenza priva di vere emozioni. Ma finalmente inizia il concerto, Vasco è in forma nonostante i 61 anni e la malattia appena trascorsa, forse vedo in lui il mio alter ego, quello che sarei stato se avessi potuto esserlo. Anche io divento estro, canto a squarcia gola i grandi classici, "C'è chi dice no", "Siamo solo noi", "Vita Spericolata", "Albachiara", salto anche per "Rewind" e "Asilo Republic" come tutti gli altri, come fossi felice. In fondo in "quella Vita Spericolata" ognuno da all'aggettivo Spericolato un suo significato in base ai sui limiti, la canzone è adattabile su ognuno. Come in "Siamo Solo Noi", possiamo intendere un sentimento del tutto personale che abbiamo "Solo Noi", questa volta però emerge un senso di comunità "Noi", "Siamo solo Noi" evitanti che proviamo certe emozioni che "Voi estroversi" non potete cogliere. In quelle canzoni puoi rivederci te stesso, calzano su ognuno. Per questo sono felice quando vedo un concerto di Vasco, mi fa sentire come tutti gli altri.
Dietro di me:
Avanti a me: