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Vecchio 11-02-2012, 22:54   #1
Esperto
L'avatar di Amylee17
 

CURE di Kiyoshi Kurosawa



Recensione di Emanuele Sacchi:

Un'ondata di bizzarri omicidi affligge Tokyo. Oltre ad essere accomunati da un rituale (l'incisione di una X sul petto), l'assassino viene costantemente ritrovato sul luogo del delitto in stato confusionale. L'indagine del detective Takabe e dello psicologo Sakuma li porta in contatto con un misterioso giovane di nome Mamiya, apparentemente implicato nella vicenda.
Una visione di quelle che lascia il segno, che divide, che fa discutere. Cure non è un horror, non è un whodunit, non è niente a cui poter apporre un'etichetta di comodo e cavarsela con poco. È un viaggio nei meandri della psiche umana, alla scoperta di pulsioni e istinti ignorati, repressi, nascosti. Il ruolo del villain Mamiya, in fondo, non è che un ruolo maieutico: lui si limita a fare da catalizzatore, a portare le sue “vittime” a liberare il proprio inconscio, con esiti (auto)distruttivi. In un quadro che di per sé potrebbe potenzialmente ripetersi all'infinito, interviene il protagonista, il detective Takabe; che non è solo un brillante detective, ma è anche e soprattutto un essere umano con le sue debolezze e i suoi problemi, a partire da una moglie che sta via via perdendo il senno. Ogni confronto tra Takabe e Mamiya è quasi un'interrogazione psicanalitico-filosofica da cui Takabe non esce mai perdente, dimostrando una forza sconosciuta alle altre vittime; la voglia di scoprire di più sulla vicenda si mescola inevitabilmente alla voglia di capirne di più sulla natura umana. Il lavoro di Kurosawa sull'immagine è semplicemente incredibile, portandoci a capire, grazie a pochi dettagli visivi, magari sommersi in campi lunghissimi e onnicomprensivi, gli stati d'animo o i turbamenti della psiche dei diversi personaggi coinvolti. In particolare nella sequenza (onirica? reale?) in cui Takabe accompagna la moglie su un autobus apparentemente sospeso nel nulla, dai cui finestrini non si intravedono che nuvole. Un film incidentalmente fondamentale per la nascita del fenomeno J-horror, ma il cui scopo è ben più ambizioso e prezioso. Guardarsi dentro non è mai stato così doloroso.

Dello stesso autore non posso non segnalare

PULSE (beninteso, non si faccia riferimento al remake!!!)

Vecchio 12-02-2012, 11:28   #2
Banned
 

The Eye diretto da Oxide Pang Chun e Danny Pang.



Recensione di Andrea Chirichelli
Terrorizzante. Senza versare una sola goccia di sangue.The eye racconta la storia della giovane Mau, cieca dall'età di due anni, che, a seguito di un trapianto corneale, comincia ad essere perseguitata da ombre e allucinazioni. Diretto dai fratelli Pang, il film mescola perfettamente i canovacci del cinema di genere horror-soft, in cui la tensione è generata non tanto dal visibile ma dall'immaginato, con una struttura ed un'eleganza formale di rara perfezione che, alle volte, scade nel formalismo tout court soprattutto nelle scene in cui la protagonista suona il violino. Se il rapporto con il Sesto senso è abbastanza stretto dal punto di vista formale, ben altri sono i contenuti e i messaggi subliminali che offre questa spettacolare pellicola thailandese. Già il titolo fa intendere che il vero protagonista non è la ragazza ma gli occhi che le vengono trapiantati. Il grande Kubrick, in tutti i suoi film, inseriva inquadrature fisse di questo organo particolare, si pensi all'incipit di Arancia Meccanica, alla forma di Hal9000 o alla scena del colloquio tra Modine e il sergente in Full metal jacket.
The eye è un film simbolico: lo spettatore è accompagnato gradualmente, così come graduale è la "guarigione" della protagonista, agli inferi. Novella cassandra, la giovane Mau rappresenta i senza voce/nome: coloro che devono acuire i propri sensi per essere "visti" dall'esterno. Una volta persa "la luccicanza" (Stanley scusa) e le caratteristiche che le permettevano di decodificare i segni e i segnali del mondo esterno, la protagonsta resta sola. Vede senza vedere. Fortunatamente, come al solito, l'amore riscatta: ma l'amore di The eye non è il melenso e glicemico sentimento tipico dei film hollywoodiani, ma il sentimento puro che permette al film, cupo, pessimista e tragico di chiudersi con un finale consolante ma non consolatorio. The eye fa sobbalzare dalla sedia. La tensione è fortissima ed il picco raggiunto nella breve ma memorabile scena sulla metropolitana durante la quale la protagonista capisce esattamente cosa le è successo durante l'operazione merita di restare negli annali del cinema. Probabilmente il cinema orientale negli ultimi anni ha subito una forte involuzione e lo spirito innovatore degli anni 80 e inizio 90 si è perso per sempre, ma finchè resteranno sceneggiatori, registi e attori capaci di emozionare e coinvolgere il pubblico con pellicole come The eye, lo sguardo dei cinefili sarà ancora rivolto a est.

Ju-on: Rancore scritto e diretto da Takashi Shimizu. È anche conosciuto con il titolo internazionale The Grudge.



Recensione scritta da Francesco Villani:

Alla giovane Rika (Megumi Okina), assistente sociale tirocinante, viene affidato il compito di assistere un’anziana signora da poco trasferitasi in una nuova casa assieme al figlio e alla nuora. Al suo arrivo trova la donna sola e in stato catatonico; sporcizia e disordine regnano dappertutto. Rika si mette al lavoro, ma ben presto fa un’agghiacciante scoperta: al piano superiore, in un armadio chiuso con del nastro adesivo, scopre infatti un gatto nero e un bambino dall’aspetto inquietante che dice di chiamarsi Toshio (Yuya Ozeki). Scesa a chiedere spiegazioni alla sua assistita, Rika trova quest’ultima in preda al terrore e intenta a coprirsi gli occhi, mentre l’apparizione di una figura femminile, che pare fatta di pura ombra, si avventa su di lei. Nel passato quella casa era stata, infatti, teatro di una terribile tragedia familiare: un uomo, Takeo Saeki, in preda a una folle gelosia aveva ucciso la moglie, il figlio e persino il loro gatto, prima di essere rinvenuto morto a sua volta in circostanze misteriose. Da allora un anatema sembra gravare sulla casa: tutti coloro che vi hanno abitato o vi sono venuti a contatto sono morti o sono scomparsi..

Ju-on approda su grande schermo nel 2002, ma la sua genesi deve essere fatta risalire ad almeno due anni prima quando il regista Takashi Shimizu riceve l’ok per realizzare la trasposizione televisiva di una sceneggiatura scritta di suo pugno. In questo primo film televisivo e nel secondo, andato in onda appena un mese dopo e composto per lo più da scene del primo episodio, si viene già a creare quello che sarà il prologo della versione cinematografica: la tragedia della famiglia Saeki e la sua maledizione (Ju-on, che letteralmente significa rancore, è proprio la maledizione di una persona che muore in seguito a una collera furiosa che si accumula e poi si scatena nei luoghi in cui è vissuta). Il grande successo ottenuto con questi due episodi per la TV consente a Shimizu di poterne trarre, come detto, un adattamento per il cinema con la supervisione di un altro grande cineasta nipponico, Kiyoshi Kurosawa.


Le vicende narrate si collocano inizialmente cinque anni dopo l’uccisione di Kayako Saeki e la scomparsa del piccolo Toshio, anche se il film ha una sequenzialità non cronologica in quanto la sua struttura si presenta “a episodi”, ciascuno dei quali dedicato a una vittima della maledizione. Episodi che sono disposti a incastro (un tipo di costruzione che rimanda in qualche modo, con le debite proporzioni, al grande Akira Kurosawa e al suo Rashomon e vista in un contesto diverso e in tempi più recenti in Pulp Fiction di Tarantino) su piani temporali diversi, anche molto lontani tra loro (dal passato al futuro, da pochi giorni fino ad arrivare addirittura ad anni). Si tratta di una scelta che se da un lato può complicarne la visione, dall’altro obbliga lo spettatore a tenere sempre viva la propria attenzione, anche nei momenti più lenti del film. Le apparizioni degli spettri sono da brividi e colgono frequentemente di sorpresa, lasciando addosso un senso di inquietudine che tarda ad andarsene anche e soprattutto dopo il bellissimo finale. Indimenticabile il bambino, esile e silenzioso, il cui sguardo fisso rappresenta una condanna a morte senza appello. Altrettanto notevole è la figura della madre, Kayako Saeki, ottimamente interpretata da Takako Fuji: il fastidioso gracidio che accompagna le sue apparizioni, gli effetti sonori che producono i suoi movimenti, la sua stessa essenza che sembra fatta di ombra provocano un turbamento da cui non è facile liberarsi. È inevitabile un paragone con Sadako e quindi con Ringu di Hideo Nakata. Indubbio è che Kayako e Sadako si somigliano, al di là della comune rappresentazione coi lunghi capelli corvini (tipica peraltro dell’immaginario giapponese che così identifica i fantasmi femminili): entrambe sono vittime di una tragedia familiare, entrambe perpetrano la loro vendetta oltre i loro diretti carnefici, propagando la loro maledizione generata dal rancore come un virus.


Le similitudini finiscono però qui, a parte qualche scelta stilistica (non a caso Nakata è stato maestro di Shimizu), perché poi i due film procedono su piani differenti: più moderno, originale e incentrato sul dramma Ringu, più classico e incentrato sulle apparizioni dei fantasmi Ju-on. In questo senso Shimizu intreccia temi tipici della tradizione giapponese, come quello degli onryou, gli spiriti vendicativi, con altri più legati alla cultura occidentale, come quello della casa infestata, inserendo alcuni topoi tipici del cinema horror quali il gatto nero e il bambino e una strizzatina d’occhio a un classico del genere come L’esorcista (la discesa delle scale a quattro zampe da parte di Kayako non può non ricordare la “spider walk” di Regan nell’indimenticabile capolavoro di William Friedkin). Ju-on presenta, però, anche moltissime pecche: una fotografia non certo eccelsa, il make up degli spettri non sempre all’altezza, una trama non sempre coerente e spesso non facile da seguire, musiche scialbe che perdono il confronto con gli angoscianti silenzi e gli improvvisi e sinistri effetti sonori. Discutibile anche l’inserimento dell’ intero episodio dedicato a Izumi, la figlia del detective che si occupò del caso Saeki, ambientato molti anni dopo rispetto agli altri e legato molto forzatamente alle altre vicende.

Un film imperfetto, dunque, ma dotato di una caratteristica fondamentale che manca a quasi tutti gli horror di ultima generazione: fa paura. E tanta. Diverse sequenze sono davvero.. indimenticabili. Dopo averlo visto, date un’occhiata sotto le coperte prima di andare a letto.

Ultima modifica di Ishtar; 04-07-2012 a 13:42.
Vecchio 12-02-2012, 12:16   #3
Banned
 

Dark Water di Hideo Nakata.



Recensione:
Dallo stesso autore della trilogia horror di culto Ringu (The Ring), viene finalmente distribuito nelle sale cinematografiche di tutto il mondo Dark Water, horror che ripercorre alcuni temi cari al regista giapponese già sviluppati nei precedenti lavori.

La trama del film è incentrata sulla storia di madre e figlia che, dopo la separazione dal marito e padre della bambina, cercano di costruirsi una nuova vita acquistando una nuova casa in uno stabile per niente rassicurante e con delle misteriose infiltrazioni di umidità nelle pareti.
La piccola famiglia entra così in contatto con lo spirito senza pace di una bambina, morta nello stabile e vittima della solitudine.

Il film ricalca alcuni temi cari al regista, come la maternità, gli spiriti senza pace, la paura generata da una bambina, tutto naturalmente nelle tipiche atmosfere horror: uno stabile decadente e abbandonato, una città sempre immersa nella pioggia, infiltrazioni d'acqua dappertutto, oggetti che ritornano dal nulla, incubi e deliri.
Naturalmente l'atmosfera è sempre ricca di suspence; l'acqua è un elemento minaccioso e poco rassicurante: sembra quasi impregnata dal male che trasuda dallo stesso stabile e dalla figura minacciosa della cisterna che si trova in cima al palazzo, il quale rappresenta la chiave dell'orrore di cui sono vittime le due donne.

Anche il finale è tetro, triste e doloroso ma allo stesso tempo sublime, chiudendo finalmente il cerchio che si era aperto dall'arrivo di madre e figlia.

Dopo la visione di questo film non si potrà dire che il successo della trilogia Ringu sia casuale, in quanto il regista dimostra la sua bravura nel narrare una trama che facilmente potrebbe cadere nel ridicolo ma soprattutto in un banale deja-vu.
Davvero azzeccata la fotografia e il ritmo in generale del film, mai lento ne noioso, capace di mantenere vivo l'interesse dello spettatore fino alla fine.

Il futuro dell'horror viene davvero dal Giappone? Sembra proprio di si!

Ultima modifica di Ishtar; 04-07-2012 a 13:43.
Vecchio 04-03-2012, 20:49   #4
Esperto
L'avatar di Amylee17
 

Non posso esimermi dal postare altri due film del genere che personalmente ritengo geniali.

POSSESSION di Andrzej Zulawski



e

ANTICHRIST di Lars Von Trier



IMPORTANTE: Avrei voluto editare il titolo, poiché il thread è puramente finalizzato a suggerire pellicole del genere, non pretende assolutamente di commentarle. Se il moderatore potesse provvedere eliminando la scritta "recensioni"...
Vecchio 04-03-2012, 21:06   #5
Esperto
L'avatar di Moonwatcher
 

Ok, ho modificato il titolo.
Vecchio 12-03-2012, 16:19   #6
Esperto
L'avatar di Labocania
 

Rendiamo i dovuti onori ai nostri registi italiani, che in tema di terrore, incubi, inquietudini sono stati maestri.

La casa dalle finestre che ridono è un film d'orrore pienamente italiano, niente ambientazioni tenebrose ma assolate contrade di una tranquilla provincia romagnola...



Reazione a catena, di Mario Bava, una sagra del delitto ricco d'inventiva, cattiveria e humor nero:

Vecchio 12-03-2012, 16:20   #7
Esperto
 

Devono essere per forza d'essai?
Vecchio 12-03-2012, 16:24   #8
Esperto
L'avatar di Labocania
 

Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Devono essere per forza d'essai?
Beh, immagino che s'intendano film che hanno un rilievo artistico quantomeno superiore ai vari Saw e Hostel.
Vecchio 14-03-2012, 13:27   #9
Esperto
L'avatar di Amylee17
 

Quote:
Originariamente inviata da Labocania Visualizza il messaggio
Beh, immagino che s'intendano film che hanno un rilievo artistico quantomeno superiore ai vari Saw e Hostel.
Esattamente.

E io aggiungo TWO SISTERS di Kim Jee-woon

Vecchio 04-07-2012, 13:26   #10
Banned
 

The Evil Twin



Credits
Regia: Kim Ji-hwan
Sceneggiatura: Kim Ji-hwan
Anno: 2007
Durata: 95 minuti
Cast: Park Sin-hye, Jae Hee, Yang Geum-seok, Park Myeong-sin, Yang Jin-woo

Trama:

Durante la dinastia Chosun, Hyo-jin e sua sorella So-yeon mentre corrono nella foresta per scappare dai loro amici, incidentalmente cadono nel lago.
La madre delle due gemelle accorre in loro soccorso, ma nonostante i suoi sforzi riesce a salvare solo So-yeon, che sopravvive anche se entra in coma. Molto tempo dopo la cittadina è colpita da un misterioso omicidio e nello stesso momento So-yeon si sveglia dal coma senza alcun ricordo degli anni precedenti e senza alcun ricordo della sorella Hyo-jin.
Poco dopo il risveglio di So-yeon, altri suoi vecchi amici rimangono uccisi e la gente inizia a sospettare di lei..
Vecchio 04-07-2012, 13:58   #11
Esperto
L'avatar di D. Vecio
 

Al momento mi vengono in mente "solo" i film di Carpenter.
Ma c'è qualche horror bello che devo cercare.
Vecchio 04-07-2012, 13:59   #12
Esperto
L'avatar di D. Vecio
 

Quote:
Originariamente inviata da Amylee17 Visualizza il messaggio
Esattamente.

E io aggiungo TWO SISTERS di Kim Jee-woon

Questo l'ho visto, insostenibile dalla paura.
Vecchio 04-07-2012, 15:38   #13
Esperto
L'avatar di ESPROC
 

Insidious



Titolo originale: Insidious
Paese: Stati Uniti d'America
Anno: 2011
Durata: 102 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Trama: I coniugi Renai e Josh Lambert si sono da poco trasferiti, con i tre figli, in una nuova casa situata in periferia. La loro vita trascorre tranquilla, finché una sera il loro figlio maggiore Dalton cade da una scala mentre sta esplorando la soffitta. All'apparenza non si è fatto nulla; ma il giorno dopo Dalton non si sveglia e diventa completamente insensibile a tutti gli stimoli. Qui inizia il calvario della famiglia, che si ritroverà a vivere un vero e proprio incubo nelle mura della propria casa.
Vecchio 03-08-2012, 15:26   #14
Esperto
L'avatar di ESPROC
 

The Uninvited

Titolo originale: The Uninvited
Paese: USA, Canada
Anno: 2009
Durata: 87 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Trama: Quando Anna torna a casa dopo avere passato un determinato periodo in un ospedale psichiatrico dove è stata ricoverata a seguito della tragica morte della madre, scopre che l’ex infermiera della madre, Rachel, si è trasferita nella casa di famiglia e si è fidanzata con il padre, Steven. Poco dopo avere appreso la sconvolgente notizia, Anna viene contattata dal fantasma della madre che la mette in guardia riguardo alle malefiche intenzioni di Rachel. Insieme alla sorella, Anna deve convincere il padre che la nuova fidanzata non è la persona che finge di essere; e quella che doveva essere un’allegra riunione di famiglia si trasforma in una micidiale lotta testamentaria tra figliastre e matrigna.
Vecchio 03-08-2012, 19:46   #15
Esperto
L'avatar di Miky
 

Quote:
Originariamente inviata da Labocania Visualizza il messaggio
Rendiamo i dovuti onori ai nostri registi italiani, che in tema di terrore, incubi, inquietudini sono stati maestri.

La casa dalle finestre che ridono è un film d'orrore pienamente italiano, niente ambientazioni tenebrose ma assolate contrade di una tranquilla provincia romagnola...



Reazione a catena, di Mario Bava, una sagra del delitto ricco d'inventiva, cattiveria e humor nero:

uahahahaha
la casa delle finestre che ridono l'ho visto e insomma...sarebbe stato anche un ble film se invece di quei cani morti avessero messo degli attori veri a recitarlo
Vecchio 03-08-2012, 20:17   #16
Esperto
 

Dario Argento.
"La chiesa".

http://www.taxidrivers.it/wp-content...1_jpg_mpip.jpg
Vecchio 03-08-2012, 22:39   #17
Esperto
L'avatar di passenger
 

Quote:
Originariamente inviata da chopin6630k Visualizza il messaggio
Ehm, è di Michele Soavi, non di Argento.
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