Al contrario di altre persone, che purtroppo hanno sempre vissuto un certo disagio interiore, io fino a 20 anni non mi sono mai sentito vuoto. Mi sono sentito triste, ansioso, afflitto, bloccato, pauroso, ma mai vuoto. Anzi mi sono sempre sentito abbastanza pieno, una pienezza di vita fomentata da molta curiosità e speranza per un futuro che ero certo sarebbe stato roseo e di successo. Ciò che riempiva maggiormente le mie giornate adolescenziali era la mia passione per i computer, la matematica e la filosofia, e la consapevolezza che questi sarebbero sempre stati dei porti sicuri per potermi sentire bene. Certe volte mi immaginavo in qualsiasi possibile futuro, dal barbone al commesso di biblioteca o al segretario e sapevo che se avessi avuto accesso ad un computer, anche pubblico, quella non sarebbe stata comunque una vita tanto male. Pensare intellettualmente alla vita, alla fisica, alla matematica, o creare programmi del computer mi rilassava profondamente, e allo stesso mi caricava, facendomi perdere di vista a volte tutto il resto. Dove avrei avuto la possibilità di pensare e osservare il mondo sarei stato bene.
Poi è arrivata un amico stronzo, che ha fatto di tutto per tagliarmi le gambe per sopravalicarmi e farmi odiare tutto, mentre io ingenuamente mi fidavo ciecamente di lui. Da lí attacchi di panico, ansia e depressione. E quella maledetta sensazione di vuoto, quella stramaledettissima sensazione di vuoto. Quel vuoto che non è capace di riempire nessun amico, nessuna ragazza, nessuna droga, nessuno sport.... nulla... nulla.... quel vuoto che alcune persone si portano, senza trovarne soluzione, fino al letto di morte....