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Vecchio 30-01-2016, 12:29   #1
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Mi sono accorto, o almeno così mi sembra, che una parte della mia apatia, del mio seppur leggero, ma persistente stato depressivo, è una risposta ad un sentimento di gioia.
Mi spiego: senza nulla togliere al fatto che il mio stato depressivo sia dovuto, ai miei fallimenti, al mio senso di inadeguatezza, al mio giudicare me stesso per gli errori del passato(cosa che dovrò superare) e alla mia solitudine ecc, oggi come oggi mi rendo conto che la stanchezza mentale e l'apatia sono anche una sorta di difesa dalla gioia.
Infatti da un gioioso ci si aspetta che agisca, che combini qualcosa. Un gioioso non ha scusanti, o meglio, gli altri non gli danno scusanti, il triste e depresso invece si.
Ecco che allora per non subire la pressione esterna, mi sale la stanchezza mentale e l'apatia tipica di un leggero stato depressivo. Ho paura di essere(di mostrarmi) gioioso per paura di dovermi assumere delle responsabilità. Questo perchè gli altri non capiscono che essere gioioso non è sufficiente ad essere efficiente e funzionale. Uno può avere una gioia intrinseca e continuare ad avere tutti i problemi relazionali e distimici del mondo. Poi aggiunge l'apatia come difesa, in modo inconscio naturalmente, ma ultimamente me ne sto rendendo conto in quanto ad un piccolo germoglio di gioia si associa un piccolo rifiuto dello stesso, una piccola paura.

Per ora penso che sia importante conservare quel piccolo germoglio senza pretendere che dia frutti rapidamente, altrimenti lo uccido sicuramente. E' meglio che si radichi per bene, così magari una volta diventato una pianta radicata potrà dare qualche risultato.
Ad una piccola gioia associare solo piccole azioni, un passo di poco troppo lungo distruggerebbe tutto.

Qualcuno ha sensazioni o esperienze simili?
Forse ho scritto una banalità, magari è una cosa che potrebbe dirmi o confermarmi qualunque terapeuta, ma non ci sono ancora andato.
Vecchio 30-01-2016, 12:40   #2
Avanzato
L'avatar di mmmax
 

Quello che dici non è affatto banale. Ma dovresti pensare che quando si è in uno stato di gioia diventa tutto più facile e non si sentono la fatica e il peso della responsabilità. Certo, bisogna comunque prendere decisioni e questo implica volontà, ma non c'è più quella pesantezza "drammatica" che ci frena...
Ringraziamenti da
Noriko (30-01-2016)
Vecchio 30-01-2016, 12:46   #3
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Originariamente inviata da mmmax Visualizza il messaggio
Quello che dici non è affatto banale. Ma dovresti pensare che quando si è in uno stato di gioia diventa tutto più facile e non si sentono la fatica e il peso della responsabilità. Certo, bisogna comunque prendere decisioni e questo implica volontà, ma non c'è più quella pesantezza "drammatica" che ci frena...
Si esatto, stavo giusto pensando che potrebbe essere una dinamica di questo tipo:
Coraggio>accettare la gioia>aumenta il coraggio>aumenta la gioia>...
Solo che al primo punto ti frena il pensiero sabotante...
Vecchio 30-01-2016, 16:43   #4
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

Atteggiamento tipico dell'evitante.

Ci vuole coraggio per dire "sto bene".
Unica cosa che posso dire è che questo non può essere una scusa per distruggere un giorno quello che hai creato il giorno prima. Hai detto di associare a una piccola gioia piccole azioni, ecco è giusto fare così.
Vecchio 30-01-2016, 16:53   #5
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Originariamente inviata da M.me Adelaide Visualizza il messaggio
Anche pensando ad altre cose che hai scritto mi pare che il punto sia il non voler creare aspettativa. Se ti vedono gioioso poi ti tocca agire, e se non lo fai il peso è doppio.
È così anche per me, infatti stamdomene per le mie, senza che nessuno mi possa vedere e "controllare" va meglio, e nascondo sempre eventuali progressi perché sennò poi la gente mi sta addosso.
Così invece nessuno di aspetta nulla da me e quindi mi lascia in pace.

Per cui non trasmetto neanche il mio umore. Se qualcosa mi piace, mi fa star bene, me lo tengo per me. Così sono anche libera di stare male quando voglio, se magari quel qualcosa non mi fa più stare bene.
Si esatto,è proprio una cosa del genere. Non è positiva,indica la nostra grande insicurezza.
Se mi mostro gioioso devo agire, o meglio "loro" pensano che potrei agire, o meglio io credo che loro credono che potrei agire. Perchè bisogna sempre vedere quanto di tutto ciò è realtà e quanto nella nostra testa.

D'altra parte la gioia è proprio il motore per l'azione, e non mostrarla equivale un po' a reprimerla.
Tenere i progressi un po' nascosti però va bene, perchè se poi ti viene veramente chiesto più di quanto tu possa fare è un guaio: va a finire che un piccolo progresso viene rovinato. Quindi è una situazione veramente ambigua. La soluzione vera sarebbe probabilmente aprirsi completamente agli altri in modo che nessuno pretenda più di quanto è possibile,ma è utopia.
Vecchio 30-01-2016, 16:56   #6
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Originariamente inviata da Blue Sky Visualizza il messaggio
Atteggiamento tipico dell'evitante.

Ci vuole coraggio per dire "sto bene".
Unica cosa che posso dire è che questo non può essere una scusa per distruggere un giorno quello che hai creato il giorno prima. Hai detto di associare a una piccola gioia piccole azioni, ecco è giusto fare così.
Si,devo fare attenzione. Anche perchè io ho sempre preteso troppo da me stesso. E ho comunque questa tendenza,quindi devo stare attento a me stesso innanzitutto. Associare a piccoli miglioramenti piccole azioni. Ed essere sicuri che quando si vuole intraprendere qualcosa, la forza per farlo sia già consolidata. Così però mi pare di vivere una vita sempre in ritardo.
Vecchio 30-01-2016, 17:06   #7
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

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Originariamente inviata da Semifobico Visualizza il messaggio
...
Ed essere sicuri che quando si vuole intraprendere qualcosa, la forza per farlo sia già consolidata. Così però mi pare di vivere una vita sempre in ritardo.
Sono d'accordo, e purtroppo è vero che si rimane in ritardo nelle cose. Questo è il nostro destino e lo dobbiamo accettare.
Però fare le cose in ritardo è sempre meglio che non fare nulla, è una frase banale ma per una persona evitante è particolarmente vera.
Quindi il punto di partenza è che i piccoli miglioramenti vanno fatti e sono importanti.
Poi rimane la questione che dicevi, di nasconderli un po'. E' giusto farlo, ma con equilibrio, perché come pure tu hai detto non mostrare la gioia equivale in parte a reprimerla. Quindi insomma ci vuole un bilanciamento tra le due cose, entrambe giuste.
Ringraziamenti da
cancellato16760 (30-01-2016)
Vecchio 30-01-2016, 18:18   #8
Esperto
L'avatar di Keith
 

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Originariamente inviata da Semifobico Visualizza il messaggio
Infatti da un gioioso ci si aspetta che agisca, che combini qualcosa. Un gioioso non ha scusanti, o meglio, gli altri non gli danno scusanti, il triste e depresso invece si.
La tua considerazione è validissima, ma allora la domanda è "come mai non si vuole agire, come mai non vogliamo cambiare?" "Essendo la depressione solo una difesa, e ci può stare, come mai vogliamo rimanere fermi?"
Vecchio 30-01-2016, 18:26   #9
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Originariamente inviata da M.me Adelaide Visualizza il messaggio
No, non è positivo proprio per un ca**o...

Io credo che oltre all'insicurezza a volte io manchi pure di egoismo. Nel senso che provocare dispiacere agli altri mi fa stare davvero male, allora tutto quello che faccio lo devo fare perfetto, così che gli altri possano essere contenti a causa mia. Solo che questo mi ha appunto portato a pretendere troppo da me, e ora mi sono esaurita, nel senso che ho proprio finito le forze.
Allora se gli altri non si aspettano nulla allora non possono neanche soffrire se non riesco a fare qualcosa.
Scusa se mi permetto,ma credo di capire. E credo di poter dire che a volte su cose del genere inganniamo noi stessi.
E' possibile che proprio a causa dell'insicurezza che ci impedisce di fare il nostro bene, crediamo di non essere egoisti,invece semplicemente non siamo capaci di esserlo. Quindi proprio per egoismo camuffato da altruismo vogliamo fare il bene per gli altri. Pretendendo in questo pure la perfezione.
Non dico che sia il tuo caso,non lo posso sapere, ma è sicuramente il mio e da quello che scrivi le dinamiche potrebbero essere simili.




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Originariamente inviata da M.me Adelaide Visualizza il messaggio
Poi agire anche se non si può raggiungere la perfezione. E che sarà mai se per una volta siamo mediocri pure noi? Le persone sono tutte più o meno mediocri. Qualcuno eccelle in qualcosa, ma nella maggior parte delle cose apparteniamo tutti a una dignitosissima media. E va bene così.

E agire anche se non si arriva alla fine. Siano pure incompiuti. E pure qui: tutti lo sono. Tutti iniziano le cose pure senza finirle. Intanto inizio, poi vediamo come va.
Stai scrivendo ciò che scriverebbe una persona normale,con un pensiero normale. Noi non siamo normali. Ciò che per i normali è normale, per noi è un parto filosofico gemellare.
Vecchio 30-01-2016, 18:32   #10
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Originariamente inviata da syd_77 Visualizza il messaggio
La tua considerazione è validissima, ma allora la domanda è "come mai non si vuole agire, come mai non vogliamo cambiare?" "Essendo la depressione solo una difesa, e ci può stare, come mai vogliamo rimanere fermi?"
Intanto non dico che la depressione sia completamente una difesa di questo tipo.

Per rispondere alla tua domanda direi innanzitutto che cambiare fa paura a tutti. Lasci comunque una cosa che conosci e in cui ti senti sicuro, anche se ci stai male, per una cosa che ancora non sei e che quindi è incerta.
Poi noi abbiamo il problema di esporci agli altri: ci da fastidio essere osservati mentre agiamo in generale e ancora di più mentre attuiamo un cambiamento(questa è la mia esperienza).
Attuarlo, oltretutto, è comunque solo un tentativo,per cui si aggiunge la paura del fallimento per noi inammissibile.
Ringraziamenti da
Keith (30-01-2016)
Vecchio 30-01-2016, 21:14   #11
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Originariamente inviata da M.me Adelaide Visualizza il messaggio





Già...però magari ripeterselo serve a qualcosa...ci proviamo almeno...
Certo ci mancherebbe,bisogna.
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