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Gioia e responsabilità
Mi sono accorto, o almeno così mi sembra, che una parte della mia apatia, del mio seppur leggero, ma persistente stato depressivo, è una risposta ad un sentimento di gioia.
Mi spiego: senza nulla togliere al fatto che il mio stato depressivo sia dovuto, ai miei fallimenti, al mio senso di inadeguatezza, al mio giudicare me stesso per gli errori del passato(cosa che dovrò superare) e alla mia solitudine ecc, oggi come oggi mi rendo conto che la stanchezza mentale e l'apatia sono anche una sorta di difesa dalla gioia. Infatti da un gioioso ci si aspetta che agisca, che combini qualcosa. Un gioioso non ha scusanti, o meglio, gli altri non gli danno scusanti, il triste e depresso invece si. Ecco che allora per non subire la pressione esterna, mi sale la stanchezza mentale e l'apatia tipica di un leggero stato depressivo. Ho paura di essere(di mostrarmi) gioioso per paura di dovermi assumere delle responsabilità. Questo perchè gli altri non capiscono che essere gioioso non è sufficiente ad essere efficiente e funzionale. Uno può avere una gioia intrinseca e continuare ad avere tutti i problemi relazionali e distimici del mondo. Poi aggiunge l'apatia come difesa, in modo inconscio naturalmente, ma ultimamente me ne sto rendendo conto in quanto ad un piccolo germoglio di gioia si associa un piccolo rifiuto dello stesso, una piccola paura. Per ora penso che sia importante conservare quel piccolo germoglio senza pretendere che dia frutti rapidamente, altrimenti lo uccido sicuramente. E' meglio che si radichi per bene, così magari una volta diventato una pianta radicata potrà dare qualche risultato. Ad una piccola gioia associare solo piccole azioni, un passo di poco troppo lungo distruggerebbe tutto. Qualcuno ha sensazioni o esperienze simili? Forse ho scritto una banalità, magari è una cosa che potrebbe dirmi o confermarmi qualunque terapeuta, ma non ci sono ancora andato. |
Re: Gioia e responsabilità
Quello che dici non è affatto banale. Ma dovresti pensare che quando si è in uno stato di gioia diventa tutto più facile e non si sentono la fatica e il peso della responsabilità. Certo, bisogna comunque prendere decisioni e questo implica volontà, ma non c'è più quella pesantezza "drammatica" che ci frena...
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Re: Gioia e responsabilità
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Coraggio>accettare la gioia>aumenta il coraggio>aumenta la gioia>... Solo che al primo punto ti frena il pensiero sabotante... |
Re: Gioia e responsabilità
Atteggiamento tipico dell'evitante.
Ci vuole coraggio per dire "sto bene". Unica cosa che posso dire è che questo non può essere una scusa per distruggere un giorno quello che hai creato il giorno prima. Hai detto di associare a una piccola gioia piccole azioni, ecco è giusto fare così. |
Re: Gioia e responsabilità
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Se mi mostro gioioso devo agire, o meglio "loro" pensano che potrei agire, o meglio io credo che loro credono che potrei agire:pensando:. Perchè bisogna sempre vedere quanto di tutto ciò è realtà e quanto nella nostra testa. D'altra parte la gioia è proprio il motore per l'azione, e non mostrarla equivale un po' a reprimerla. Tenere i progressi un po' nascosti però va bene, perchè se poi ti viene veramente chiesto più di quanto tu possa fare è un guaio: va a finire che un piccolo progresso viene rovinato. Quindi è una situazione veramente ambigua. La soluzione vera sarebbe probabilmente aprirsi completamente agli altri in modo che nessuno pretenda più di quanto è possibile,ma è utopia. |
Re: Gioia e responsabilità
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Re: Gioia e responsabilità
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Però fare le cose in ritardo è sempre meglio che non fare nulla, è una frase banale ma per una persona evitante è particolarmente vera. Quindi il punto di partenza è che i piccoli miglioramenti vanno fatti e sono importanti. Poi rimane la questione che dicevi, di nasconderli un po'. E' giusto farlo, ma con equilibrio, perché come pure tu hai detto non mostrare la gioia equivale in parte a reprimerla. Quindi insomma ci vuole un bilanciamento tra le due cose, entrambe giuste. |
Re: Gioia e responsabilità
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Re: Gioia e responsabilità
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E' possibile che proprio a causa dell'insicurezza che ci impedisce di fare il nostro bene, crediamo di non essere egoisti,invece semplicemente non siamo capaci di esserlo. Quindi proprio per egoismo camuffato da altruismo vogliamo fare il bene per gli altri. Pretendendo in questo pure la perfezione. Non dico che sia il tuo caso,non lo posso sapere, ma è sicuramente il mio e da quello che scrivi le dinamiche potrebbero essere simili. Quote:
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Re: Gioia e responsabilità
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Per rispondere alla tua domanda direi innanzitutto che cambiare fa paura a tutti. Lasci comunque una cosa che conosci e in cui ti senti sicuro, anche se ci stai male, per una cosa che ancora non sei e che quindi è incerta. Poi noi abbiamo il problema di esporci agli altri: ci da fastidio essere osservati mentre agiamo in generale e ancora di più mentre attuiamo un cambiamento(questa è la mia esperienza). Attuarlo, oltretutto, è comunque solo un tentativo,per cui si aggiunge la paura del fallimento per noi inammissibile. |
Re: Gioia e responsabilità
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