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07-03-2025, 18:18
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#21
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Avanzato
Qui dal: Feb 2019
Messaggi: 351
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Zero, anzi in parte autoriferito dato che nel mio caso ho avuto molti alti e bassi purtroppo
(Tra parentesi: colgo l'occasione per scusarmi se in alcuni messaggi che ho scritto ricorrono in modo ossessivo discorsi a tema routine ma è un tarlo mio dovuto a vissuti giovanili di inconstanza)
Penso la cosa migliore, potendo tornare indietro sarebbe stato creare meno conflitti e portare a casa la giornata in modo più equilibrato
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Ultima modifica di rogues; 07-03-2025 a 19:16.
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07-03-2025, 18:35
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#22
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,317
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Quote:
Originariamente inviata da varykino
Però o diventi un animale da soma o resti quel che sei , nn e' che ci siano tante altre alternative , per quello loro ti dicono , stufo di stare così?
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Io non sono stufo di stare in un modo sono stufo del fatto che c'è un incastro e se l'incastro nulla lo scastra, il fatto d'esser stufo rimane!!!
A me è proprio questo discorso retorico che mi fa girare le scatole. Uno comunica che anche scegliendo la cosa meno peggiore in questo ventaglio di alternative non si starà bene né oggi né mai, e questi pensano che facendoti oscillare sull'altra alternativa si risolve qualcosa?
Sono stufo di una situazione e si traduce la mia comunicazione a cazzo con un "sei stufo di stare così?".
Ma io non mi sono lamentato di un mio stare in un modo, mi sono lamentato di una situazione di merda!
Se io comunico "sono stufo che varykino si comporti così", sono stufo di qualcos'altro non di come mi sento, comunico un esser stufo di altro e loro cercano di tradurlo in un esser stufo di altra roba, quando io indico qualcosa di specifico.
A me è questo che mi fa incazzare.
Voglio parlare con qualcuno di quel che mi disturba e questi vogliono tradurlo a forza in un autodisturbo, una scelta sbagliata e altre stronzate, quando io non gliel'ho chiesto da nessuna parte di fare 'sta cosa?
Una persona che sta dalla mia parte dovrebbe capire che finché varykino si comporta a cazzo io non sto bene e va contro il mio interesse, poi se chi parla con me vuole occupare altre posizioni che le occupi, ma non è la mia parte.
Comunque è un esempio, di te e come ti comporti non me ne frega nulla, fai quello che ti pare non mi arrechi più di tanto disturbo.
La mia scelta meno peggiore già l'ho fatta nel contesto e non sto bene comunque perché c'è una mancanza, e se la testa di cazzo di terapeuta con cui parlo per esprimermi e comunicare questa cosa, ed avere a che fare con almeno un cretino che finga di capirmi, non riconosce che c'è questo buco, questo si va a posizionare dove vuole, più o meno dove stanno altri interlocutori che "non vogliono ascoltarmi davvero" e con cui non si può instaurare nessun dialogo, ma non sta dalla mia parte.
Io comunque da loro non voglio quasi niente, vorrei solo qualcuno con cui parlare che mi capisca, e capirmi non significa necessariamente che devo cambiare e "star meglio" tramite un indottrinamento in cui mi convinco che le loro puttanate sono valide.
A me infastidisce quando delle persone dicono di lavorare per il mio interesse e poi fanno pressioni contro questo interesse. Devono capire cosa mi fa star meglio davvero, e non mi pare gli voglia entrare bene in testa nonostante io comunichi abbastanza chiaramente. Se io dico "per star meglio avrei bisogno di guadagnare senza fare questo e quell'altro", e loro vedono che manca questa cosa (come magari lo vedo bene anche io), devono ficcarselo bene in testa che se c'è questa mancanza bene non sto! Poi se vogliono occupare altre posizioni per cui "no ma va bene così, puoi star bene anche così, lavorando così e colà", che le occupino, ma non è la mia, e facendo questo dimostrano soltanto che non vogliono riconoscere e capire quello di cui io mi lamento, vogliono tradurlo a cazzi loro, non vogliono manco ascoltarmi davvero.
Il terapeuta deve scegliere da che parte stare, se continua a credere che il mio interesse è un altro va in conflitto col mio vero interesse, quello che ho comunicato esplicitamente e che non vuole riconoscere davvero.
Alla fine il genitore fa lo stesso, fa pressioni perché pensa che il vivere bene sia un altro, ma questo vivere bene che ha in testa il genitore va in conflitto col tuo, e la realtà una sola è, non c'è spazio per tutto, se il resto lo impedisce questo tuo vivere bene, resta l'impedimento. Anche il genitore deve scegliere da che parte stare, vuole sostenere i miei interessi o andarci contro? Che scelga, ma non sostenga che mi ha compreso nel fare questa scelta, siamo contro e basta.
Per questo credo che questo giochetto così come stava in piedi coi genitori sta in piedi anche con i terapeuti, non vedo perché se non ci fidiamo dei nostri genitori dovremmo fidarci di questi sconosciuti.
Se il mio star male equivale proprio al fatto che le alternative mi stanno strette, ripetermi che le alternative queste sono e forse sto meglio scegliendo l'altro corno del dilemma, perché cazzo dovrebbe sbloccare la situazione e farmi sentire meglio?
A me pare che non si voglia manco afferrare la mancanza di cui mi sto lamentando.
Vai da loro nella speranza che qualcuno ti capisca e la comprenda questa cosa, e trovi l'ennesimo cretino che fa finta di non capire.
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Ultima modifica di XL; 07-03-2025 a 19:48.
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07-03-2025, 19:36
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#23
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Esperto
Qui dal: Aug 2012
Ubicazione: Banned
Messaggi: 18,385
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vabbè cmq nn è che i terapeuti come i genitori so tutti uguali , nel senso magari uno se ne passa 20 di merda e poi c è effettivamente quello che capisce cosa intendi e vuoi , cioè per carità manco io ho fiducia nel prossimo e nei terapeuti ma sarebbe un po stupido dire che so tutti uguali , tutti stronzi etc.... l unica roba sicura è che è per gente che c ha dei soldi da "investire" in ste cose , perchè ormai curarsi è diventato un investimento che qualcuno puo permetterselo e altri no . almeno i terapeuti se c hai i soldi puoi cambiarli e daje e daje prima o poi uno giusto ci sarà , i genitori no nn puoi cambiarli
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07-03-2025, 19:39
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#24
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Esperto
Qui dal: Aug 2012
Ubicazione: Banned
Messaggi: 18,385
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Quote:
Originariamente inviata da XL
Per questo credo che questo giochetto così come stava in piedi coi genitori sta in piedi anche con i terapeuti, non vedo perché se non ci fidiamo dei nostri genitori dovremmo fidarci di questi sconosciuti.
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si questo appunto per estremizzare le cose e farle capire si puo dire che se c hai dei genitori che ti seviziano è difficile liberartene , se c hai un terapeuta di merda te ne vai.
e quindi in alcuni casi è pure piu probabile che il terapeuta sia meglio del genitore in quanto a fiducia , dipende sempre dalla situazione.
considerando tutte le varianti dei casi nn è detto che un genitore è piu affidabile di un terapeuta , almeno nn sempre
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07-03-2025, 19:55
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#25
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Messaggi: 981
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Bisognerebbe superare un tabù culturale molto radicato, specialmente in Italia, ed ammettere che talvolta non é solo che li abbiamo delusi, ma ai nostri genitori sta proprio sulle palle quello che siamo diventati e quello che facciamo. Insomma, c’é una certa reciprocità.
Mi ricollego all’altro thread sottolineando, nei limiti del possibile, l’importanza di rendersi ad un certo punto autonomi economicamente e per le esigenze pratiche. Anche se é un percorso di sofferenza credo che questo porti ad una revisione di molte cose, non che spariscano per magia ma si mette l’accento su altro. Il rancore e il dolore restano ma non é tutto bianco o nero, possono anche convivere in modo ambivalente con empatia (si lo so, questa parola…) e gratitudine per altre cose.
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Ultima modifica di Teal; 07-03-2025 a 21:40.
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07-03-2025, 21:53
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#26
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Esperto
Qui dal: Aug 2022
Messaggi: 4,615
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Quote:
Originariamente inviata da Teal
Bisognerebbe superare un tabù culturale molto radicato, specialmente in Italia, ed ammettere che talvolta non é solo che li abbiamo delusi, ma ai nostri genitori sta proprio sulle palle quello che siamo diventati e quello che facciamo
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Il vero tabù, per me, è la sacralità dovuta/imposta verso i propri genitori&famiglia, quando non sono altro 2 persone che si sono incontrate ed hanno deciso malauguratamente di procreare; 2 teste di kazzo, come tante altre ce ne sono al Mondo. Col trattamento speciale verso di loro che il cattolicesimo vorrebbe/imporebbe, mi ci pulisco le terga.
Padri, madri, fratelli, sorelle, nonne/i, zî, zie, cugini/e...se sono delle merde umane non devono ricevere trattamenti di favore. Non li ho scelti io quei parenti: me li hanno imposti.
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07-03-2025, 21:57
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#27
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Esperto
Qui dal: Sep 2015
Ubicazione: Tír na nÓg
Messaggi: 14,212
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Se io uscissi per strada e mi mettessi a insultare una persona a caso, o a picchiarlo, verrei portato in tribunale, magari mi farebbero anche un TSO. Se lo facessi con un bambino rischierei il linciaggio per strada.
Se lo fa un genitore al figlio partono i ragionamenti tipo "anche i genitori sono esseri umani", "tutti sbagliano", "bisogna capire", "bisogna guardare avanti", e poi ci sono pure quelli che dicono che in fondo sono "metodi educativi".
Ragioniamo un po' su questa differenza.
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07-03-2025, 22:12
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#28
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Messaggi: 981
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Quote:
Originariamente inviata da cuginosmorfio
Il vero tabù, per me, è la sacralità dovuta/imposta verso i propri genitori&famiglia, quando non sono altro 2 persone che si sono incontrate ed hanno deciso malauguratamente di procreare; 2 teste di kazzo, come tante altre ce ne sono al Mondo. Col trattamento speciale verso di loro che il cattolicesimo vorrebbe/imporebbe, mi ci pulisco le terga.
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E infatti ho parlato di reciprocità, ammettendo che l’amore parentale purtroppo non é scontato (anche se le hanno messe al mondo ‘ste creature) come non lo é quello dei figli.
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07-03-2025, 22:59
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#29
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Esperto
Qui dal: Sep 2022
Messaggi: 981
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Quote:
Originariamente inviata da Hor
Se io uscissi per strada e mi mettessi a insultare una persona a caso, o a picchiarlo, verrei portato in tribunale, magari mi farebbero anche un TSO. Se lo facessi con un bambino rischierei il linciaggio per strada.
Se lo fa un genitore al figlio partono i ragionamenti tipo "anche i genitori sono esseri umani", "tutti sbagliano", "bisogna capire", "bisogna guardare avanti", e poi ci sono pure quelli che dicono che in fondo sono "metodi educativi".
Ragioniamo un po' su questa differenza.
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Prendo spunto dal tuo intervento e lo quoto per una riflessione che però non é una risposta ad esso.
La violenza é sempre violenza, non c’é dubbio. Che la percezione sociale (e pure legale) della sua pratica in contesto famigliare sia molto cambiata negli ultimi decenni é, per fortuna, vero.
In pratica: mio nonno mollava sberloni a mio padre, lo chiamava somaro, se prendeva un bel voto gli diceva che ‘aveva fatto la metà del suo dovere’ e tutto questo veniva considerato ‘normale’ qualche decennio fa, oggi non lo sarebbe più. Non lo giustifico e lo ritengo sbagliato, ha fatto i suoi danni, ma ci si fa i conti, lo si analizza e contestualizza e si va avanti, che non vuol dire dimenticare o banalizzare. Ma fanno parte delle zavorre che ci portiamo dietro nella vita quasi tutti.
Se poi si tratta di cose più gravi allora uno può cercare giustizia anche a distanza di anni.
Immagino che però nel thread ci si riferisca più che altro ad un atteggiamento costantemente svalutante, che in effetti può essere la versione moderna di certe pratiche. Ma chiudersi solo nel rancore, riversarvi tutta la colpa e non provare a rifletterci su non ha mai portato a niente.
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08-03-2025, 07:42
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#30
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,317
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Quote:
Originariamente inviata da varykino
si questo appunto per estremizzare le cose e farle capire si puo dire che se c hai dei genitori che ti seviziano è difficile liberartene , se c hai un terapeuta di merda te ne vai.
e quindi in alcuni casi è pure piu probabile che il terapeuta sia meglio del genitore in quanto a fiducia , dipende sempre dalla situazione.
considerando tutte le varianti dei casi nn è detto che un genitore è piu affidabile di un terapeuta , almeno nn sempre
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Non è proprio verissimo che sono tutti diversi. Tutti i terapeuti pensano che il disagio lo sblocchi facendo qualcosa tu. In questo sono tutti uguali. Io terapeuti che ascoltano soltanto e che prima o poi non tentano di appiopparti colpa o responsabilita e sono con te contro tutto il resto, non ne vedo, tentano di andare a parare sempre a questo.
Certi aspetti li hanno in comune, io eccezioni in tal senso non ne ho trovate, le ho cercate leggendo i loro manuali, ma non le ho trovate e non ne vedo.
Ragionano come hai ragionato tu all inizio "le opzioni queste sono... Scegli", come se scegliendo qualcosa si risolve il malcontento di cui mi lamento. Non pensano che magari è proprio il ventaglio di scelte che risulta stretto, no questa ipotesi va rifiutata a monte.
Comunque io provo ad educarli, so che non ci sono terapeuti fatti come vorrei, e l unica cosa da fare è prenderne uno e cambiarlo. Ho bisogno di un tipo di relazione e mi sa che devo provare a forzarla anche con loro. Non vedo che differenza c è tra un insieme di persone il cui comportamento mi disturba e una relazione con un terapeuta solo che vuole imporre pure lui le regole riguardo a come funziona la terapia e cosa dovrebbe farmi bene in un ventaglio di scelte limitato.
O riesce questa cosa o rimane comunque un conflitto di fondo pure con loro perché il loro spazio rimane angusto come quello che trovo fuori.
Mi è capitato di leggere questo trafiletto in una pagina facebook per caso... E più o meno è quello che avverto io...
"La libertà oltre il dualismo: Adorno e la critica alla scelta prescritta
Nella sua opera "Minima moralia", Theodor Adorno ci offre una delle più penetranti riflessioni sulla natura della libertà: "La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta." Questa affermazione, nella sua apparente semplicità, racchiude uno dei nuclei fondamentali del pensiero critico adorniano e dell'intera Scuola di Francoforte.
Adorno ci invita a riconsiderare profondamente cosa significhi essere liberi nella società contemporanea. La vera libertà, ci suggerisce, non risiede nell'esercizio di una scelta all'interno di opzioni predeterminate, il "bianco o nero", ma nella capacità di riconoscere e rifiutare l'imposizione stessa di questo falso dualismo. È un invito a sviluppare quella che potremmo chiamare una "libertà di secondo ordine": non la semplice libertà di scegliere, ma la libertà di mettere in discussione il contesto stesso della scelta.
Questa concezione della libertà si intreccia con la critica adorniana all'industria culturale e alla razionalità strumentale della società capitalista avanzata. In un mondo dove le opzioni di vita, pensiero e consumo sembrano sempre più standardizzate e predefinite, la vera libertà diventa un atto di resistenza intellettuale. È il rifiuto di accettare come naturali o inevitabili le categorie attraverso cui il sistema sociale ci invita a percepire la realtà.
"Minima moralia", scritta durante l'esilio americano di Adorno negli anni '40, riflette il suo confronto con una società dove il consumismo e l'omologazione culturale avanzavano rapidamente. La sua critica, però, trascende il contesto storico specifico per parlare alla condizione umana nella modernità. L'affermazione sulla libertà ha una qualità aforistica che condensa anni di riflessione filosofica e sociologica in una formula memorabile e profonda .
Adorno non si limita a teorizzare, ma ci propone un atteggiamento esistenziale. La libertà diventa un esercizio di negazione determinata, un rifiuto consapevole che apre nuovi spazi di possibilità. Non è una libertà meramente negativa, ma generativa nella sua capacità di spezzare le dicotomie imposte.
La forza di questa riflessione sta nella sua capacità di risvegliare in noi una consapevolezza critica che va oltre la semplice scelta tra alternative date. È un invito a quella che Adorno, insieme a Horkheimer, chiamava "dialettica negativa": un pensiero che non si accontenta di muoversi all'interno dei parametri esistenti, ma che lavora costantemente per superarli, ampliando così lo spazio della libertà autentica."
La famiglia è solo un pezzo dell'incastro, c'è un incastro ben più grande, loro si fermano a questo, e non mi sta bene.
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Ultima modifica di XL; 08-03-2025 a 10:45.
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