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Vecchio 11-04-2016, 17:02   #21
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Originariamente inviata da datip Visualizza il messaggio
È il mio artista preferito da anni. In quest'ultimo periodo l'album che prediligo è quello intitolato "Café de la Paix". Battiato in quegli anni mostrava più spiccatamente le sue inclinazioni orientaleggianti e mistiche. A mio avviso stava benissimo con la barba. Ho trovato particolarmente affascinante il concerto che tenne negli anni Novanta a Baghdad. Ho apprezzato molto la scelta dei brani e, tra le altre cose, lì cantò in versione araba la meravigliosa canzone "L'ombra della luce".



Anche a me piace molto la produzione mistica di battiato, con elementi di sufismo, buddismo, quarta via ecc....qua un dialogo tra lui e juri camisasca


Ultima modifica di Myway; 11-04-2016 a 17:09.
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datip (11-04-2016), minunmaailmass (11-04-2016)
Vecchio 11-04-2016, 18:10   #22
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Sul finire dell'anno 1972, viene pubblicato il secondo album di Franco Battiato: "Pollution"



Un album che vedrà una riduzione dell'elettronica rispetto all'album precedente, in favore di strumentazioni più rock, ma un contemporaneo aumento qualitativo della stessa.
È l'album di maggior successo del periodo sperimentale di Battiato, capace di raggiungere con "Areknames" il 10° posto in classifica nei mesi successivi alla pubblicazione.
Anche quest'album, è dedicato al libro "Il mondo nuovo" di Aldous Huxley.
Le tematiche trattate riguardano i rischi ambientali derivanti dall'eccessivo inquinamento.

Il disco si apre con il valzer "Storielle del bosco viennese" di Strauss, sul quale si inserisce la voce di Battiato recitante un testo che, seppur criptico, riesce, con la domanda: "Ti sei mai chiesto quale funzione hai?", a trasmettere un certo esistenzialismo di fondo.

Un botto, un'esplosione, introduce la seconda traccia: "31 Dicembre 1999". Un riff di chitarra elettrica, un piano quasi demoniaco e i vocalizzi di Battiato, danno vita ad un'atmosfera catastrofica. La sensazione di disastro imminente cresce sempre di più, quando un altro botto, uguale a quello iniziale, conclude tutto.

Si arriva quindi alla terza traccia: "Areknames". Questa è la traccia più famosa dell'album, ma anche la più controversa per quanto riguarda il significato del testo. Dopo una breve introduzione elettronica, la melodia cambia divenendo tappeto ideale per l'inserimento della voce di Battiato. Il testo, assolutamente oscuro, sembra avere un significato solo se letto al contrario o anagrammato, dando vita a varie interpretazioni. Alcuni ipotizzano riferimenti alla messa nera, altri a concetti riguardanti il misticismo, altri ancora al mito del diluvio universale. In ogni caso, il modo in cui viene cantato, conferisce al testo una certa efficacia sonora. Superata la parte cantata, la traccia riprende la melodia iniziale, stavolta interpretata con delle chitarre elettriche, per poi concludersi.

La quarta traccia, "Beta", inizia con degli stranianti suoni di VCS3, che dopo poco inizieranno ad alternarsi con la voce, altrettanto straniante, di Battiato. Il testo presenta evidenti riferimenti a "Il mondo nuovo". Superata la parte iniziale, si introduce una parte interamente strumentale, caratterizzata da un riff di basso accompagnato da pianoforte, sui quali si inseriscono voci femminili e vocalizzi di Battiato filtrati tramite il VCS3. La traccia si conclude con "La Moldava" di Smetana, sulla quale Battiato canta un testo ancora esistenzialista, come successo ne "Il silenzio del rumore".

"Plancton", la quinta traccia, si apre con dei rintocchi elettronici sui quali si inseriscono da subito la chitarra, e gli immancabili vocalizzi di Battiato. Nella parte centrale, Battiato inizia a cantare. Il testo sembra descrivere una catastrofe dovuta all'inquinamento a causa della quale l'uomo fu costretto a vivere sotto il mare, trasformandosi in una nuova forma di vita subacquea. Superata questa parte, la melodia cambia trasformandosi in una sorta di ballo popolare tipicamente mediterraneo, per poi sfumare verso la conclusione.

La sesta traccia, "Pollution", viene introdotta dai suoni delle onde del mare, sui quali lentamente e progressivamente interviene una chitarra elettrica, che porterà ad una nuova linea melodica accompagnata da cori e tastiere sempre più drammatici. All'improvviso irrompe il VCS3, che copre, ma non del tutto, la melodia principale, per poi sfumare lasciando spazio alla voce di Battiato. Il testo, assolutamente non-sense, recita la formula della portata di un condotto, a regime permanente. Subito dopo, le chitarre elettriche esplodono in una melodia molto rock, per poi sfumare sovrastate da suoni subacquei. Inizia la parte finale della traccia dove, accompagnato da un riff di chitarra più rilassato, Battiato canta un testo ancora non-sense, che cita gli atomi di idrogeno, gli ioni isofoto ed altro, prima di riprendere a cantare della portata del condotto. La traccia si conclude nuovamente sovrastata da suoni subacquei.

La settima, ed ultima traccia, "Ti sei mai chiesto quale funzione hai?", inizia collegandosi ai suoni subacquei finali di Pollution, sui quali si introduce una melodia che sembra musica sacra. Dopo poco tempo, Battiato inizia a piagnucolare, dapprima timidamente, e poi sempre più disperatamente, mentre in sottofondo si possono udire delle bombe in caduta dal cielo, in una tipica atmosfera post-apocalittica. La catastrofe è avvenuta, la musica è finita, ed il pianto di Battiato porta disagio nell'ascoltatore, che rimane disorientato ed in un certo senso insoddisfatto, con la voglia di saperne di più (una scelta che sembra voluta).

Un album assolutamente geniale, sia per le trovate sonore, che per quelle testuali, che per quelle concettuali.
I suoni elettronici appaiono molto più elaborati e superiori rispetto a quelli di "Fetus", pubblicato solo pochi mesi prima.
La maggior presenza di strumentazioni rock risulta positiva, aggiungendo la giusta ricchezza ai brani.
L'unica pecca, è la mancanza di collegamento tra i vari testi, che già, di per sé, appaiono oscuri.
Se si considera la tematica ambientale trattata nell'album, la comprensione risulta più facile, ma comunque poco chiara in molti punti.

Ultima modifica di Strange Man; 12-04-2016 a 11:47.
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Hor (11-04-2016), minunmaailmass (11-04-2016), Slint (11-04-2016)
Vecchio 11-04-2016, 18:27   #23
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Originariamente inviata da Myway Visualizza il messaggio
Poco tempo fa ho visto su sky il documentario "le nostre anime", parla molto del suo periodo sperimentale, anche con immagini inedite di quel periodo....
Avrei voluto vederlo, ma poi l'ho snobbato credendo che parlasse solo del suo ultimo album/raccolta, che si chiama appunto "Le nostre anime".
Ora mi hai incuriosito troppo, dovrò andare a scaricarlo da qualche parte (lol).

Ultima modifica di Strange Man; 11-04-2016 a 18:48.
Vecchio 11-04-2016, 18:32   #24
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Originariamente inviata da Strange Man Visualizza il messaggio
Avrei voluto vederlo, ma poi l'ho snobbato credendo che avrebbe parlato solo del suo ultimo album/raccolta, che si chiama appunto "Le nostre anime".
Ora mi hai incuriosito troppo, dovrò andare a scaricarlo da qualche parte (lol).
NOno , parla di tutta la sua carriera, i film che ha diretto, i suoi studi mistici ecc, molto interessante...
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Strange Man (13-04-2016)
Vecchio 11-04-2016, 22:29   #25
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Originariamente inviata da Myway Visualizza il messaggio
NOno , parla di tutta la sua carriera, i film che ha diretto, i suoi studi mistici ecc, molto interessante...
Ok, ho appena finito di scaricare il secondo episodio, stasera vedrò questo
Vecchio 12-04-2016, 12:56   #26
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Oggi parlerò di "Foetus", la versione inglese di "Fetus".


Seconda copertina (IMMAGINE FORTE): http://www.estatica.it/bundles/estat...ato_foetus.gif

L'album è stato registrato nel 1974, ma pubblicato soltanto nel 1999.
La prima copertina è quella utilizzata nel CD pubblicato nel 1999.
La seconda copertina è invece quella che avrebbe dovuto essere utilizzata nel 1974.

Quest'opera risulta interessante non tanto per i contenuti, quanto per la storia che lo caratterizza, e che ha portato alla mancata pubblicazione nel 1974.
Secondo la storia (o forse leggenda), pare che il produttore di Frank Zappa, dopo aver ascoltato "Pollution", fosse rimasto impressionato a tal punto da definire, ad una riunione con altri discografici, il disco come "L'opera di un genio".
Questo destò l'interesse della Island Records, che si mise in contatto con la Bla Bla Records (l'etichetta discografica alla quale apparteneva Battiato), chiedendo una versione in inglese del suo primo album, "Fetus".
Così, Battiato partì verso l'Inghilterra, dove incontrò Frank Zappa in persona che, a quanto pare, gli regalò un paio di scarpe alate con su scritto: "Al miglior musicista che conosca".
Dopo aver registrato un provino, tuttavia, l'album non fu concluso. Esistono due versioni dei fatti in merito.
Per la prima versione, Battiato ebbe un incidente automobilistico, e decise quindi di tornare in Italia, non riuscendo a concludere l'opera. Per la seconda versione, la Island rimase delusa dagli adattamenti inglesi dell'opera, e dal forte accento di Battiato, decidendo quindi di aspettare l'uscita di "Clic" per poi pubblicare qualcosa basata su quest'ultimo (come effettivamente succederà).
Che sia vera la prima o la seconda versione, "Foetus" comunque non fu pubblicato, se non nel 1999, all'insaputa di Battiato.

Per quanto riguarda i contenuti, l'album è praticamente identico a "Fetus", con i testi adattati in inglese.
Le uniche tracce ad essere differenti sono, "Phenomenology", nella quale la parte dove Battiato canta le due equazioni del DNA, viene sostituita da una parte interamente costituita da vocalizzi (praticamente gli stessi di "Beta"), ed "Energy", dove è stata tagliata la parte iniziale dove si sentono parlare i bambini.

In effetti, gli adattamenti inglesi risultano un po' forzati e la voce di Battiato poco adatta, e questo dà credito alla seconda versione dei fatti sulla mancata pubblicazione.
Tuttavia, a livello sonoro, si nota un netto miglioramento della qualità, probabilmente dovuto alle maggiori possibilità della Island rispetto a quelle della Bla Bla.
Un album che comunque merita un ascolto, anche solo per curiosità (in particolare per "Phenomenology").

Ultima modifica di Strange Man; 13-04-2016 a 09:59.
Vecchio 12-04-2016, 15:31   #27
Esperto
L'avatar di Takkuri
 

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Prego, per me è sempre un piacere parlare di Battiato.
Lo avevo intuito
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Strange Man (12-04-2016)
Vecchio 14-04-2016, 14:53   #28
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Dopo "Foetus", la versione inglese di "Fetus", oggi voglio parlarvi di un altra opera dai contorni oscuri.
Si tratta del 45 giri "La convenzione/Paranoia", pubblicato nel 1972.



Il disco, essendo un 45 giri, si compone di soli due brani, quelli riportati nel titolo.
È stato pubblicato dopo "Fetus", ma prima di "Pollution", del quale anticipa alcuni concetti.
A quanto pare, di questo 45 giri esiste una seconda versione, diversa in alcuni frangenti, utilizzata per scopi promozionali, e caratterizzata da un'etichetta arancione.



Della prima versione (a mio parere più bella), esiste solo l'incisione su vinile, mentre la seconda versione è stata rimasterizzata e inclusa nell'album CD "La convenzione", pubblicato nel 2002.

La prima traccia, "La convenzione", si apre con il solito VCS3, accompagnato da chitarre elettriche e percussioni. La melodia ricorda un rock pischedelico quasi metal, mentre la voce di Battiato appare decisa, con toni tendenzialmente acidi. Il testo può essere considerato come il prologo della catastrofe descritta in "Plancton", quinta traccia di "Pollution".

La seconda traccia, "Paranoia", si apre con una chitarra che ricalca una melodia psichedelica. Battiato inizia a cantare, con voce accomodante e sussurata, descrivendo quella che sembra una situazione di paranoia. La voce diventa progressivamente sempre più acida, con il testo che assume contorni pseudo-hippie, per poi esplodere in un rabbioso urlo ecologista. Non si capisce fino a che punto questa traccia sia ironica.

Un'opera molto interessante, non tanto per i brani, quanto per la modernità delle melodie, che potrebbero tranquillamente essere considerate come molto più recenti.
Inoltre, il testo de "La convenzione" risulta molto utile per la comprensione del testo di "Plancton", e quindi, dell'intera ambientazione di "Pollution", che invece appariva alquanto oscura.
Vecchio 21-04-2016, 19:45   #29
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Nel 1973, Franco Battiato pubblica il suo terzo album: "Sulle corde di Aries"



Un album che segna una netta inversione di tendenza rispetto ai precedenti lavori, con un radicale passaggio da sonorità progressive pop e rock, a sonorità più sperimentali, etniche ed orientaleggianti.
L'album si può considerare come il preludio di ciò che diverrà Battiato, a partire dalla svolta pop del 1979 (con "L'era del cinghiale bianco").

L'album si apre con "Sequenze e frequenze", una lunghissima traccia di oltre 16 minuti, che occupa l'intera prima facciata del disco. Dopo un inizio fatto di suoni distorti e vocalizzi, la traccia vira verso una melodia elettronica dall'ispirazione mediterranea, sulla quale Battiato canta quelle che sembrano reminiscenze del suo passato. Superata questa prima fase, inizia la sperimentazione vera e propria. Su una base sempre elettronica, sopraggiungono percussioni dal sapore etnico ed una mandola, che dopo poco verrà sovrastata da tastiere, le quali conferiscono un ritmo quasi ballabile alla melodia. Improvvisamente irrompe una chitarra elettrica, che ripete ossessivamente la stessa nota, mentre le tastiere contribuiscono a mantenere il ritmo, assumendo forme che ricordano i suoni di uno xilofono. In sottofondo, le voci dei soprani Rosella Conz e Jutta Nienhaus, filtrate al VCS3. La traccia prosegue, basandosi sull'alternanza tra gli strumenti, e sulla scomparsa/riapparizione della mandola, delle tastiere e delle voci, fino alla fine, dove il resto degli strumenti sfumano lasciando come unico strumento conclusivo la tastiera/xilofono.

La seconda traccia, "Aries", si apre con i soliti suoni di VCS3, che rimandano a sonorità quasi da kosmische musik. Dopo l'introduzione, irrompono le percussioni etniche, mentre i suoni del VCS3 assumono una forma tipicamente esotica, accompagnati da una chitarra attenta a non sovrastare gli altri strumenti. Sopraggiungono i vocalizzi di Battiato, ad accompagnare la melodia, mentre lentamente si fa spazio un sassofono, sempre più insistente e fibrillante, che continua fino a diventare l'elemento conclusivo della traccia.

Si arriva alla terza traccia, "Aria di rivoluzione". Su un morbido accompagnamento di VCS3, dal sapore arabeggiante, Battiato canta un testo che, nel ricordo di suo padre, ha come argomento il tema della guerra. Sopraggiunge, accompagnata da violoncello, la voce del soprano Jutta Nienhaus, che recita una poesia contro la guerra, "Genossen, wer von uns wäre nicht gegen den Krieg?" di Wolf Biermann. La traccia prosegue con lo stesso andamento per una volta ancora, dopodiché, mentre il soprano continua a recitare, irrompono le solite percussioni, ed il violoncello inizia a sfumare lasciando posto ad un clarino. Ancora una volta, lentamente si fanno spazio dei sassofoni, che si affiancano al resto degli strumenti fino al termine della traccia.

La quarta, ed ultima traccia, "Da oriente ad occidente", si apre con quello che sembra un flauto, filtrato al VCS3. Battiato inizia a cantare, su un letto di suoni dal gusto quasi "desertico", accompagnati da chitarra. Il testo, alquanto oscuro, sembra avere ancora a che fare con delle reminiscenze personali di Battiato. Superata questa fase, inizia uno spostamento ideologico da sonorità occidentali, a sonorità orientali, come il titolo della traccia, del resto, suggerisce. Si parte dall'oboe, dalle trombe e dalla mandola, per arrivare alle percussioni indiane, al sitar ed al laud, che formano una melodia dalle parti collegate incredibilmente bene. In 4 minuti si passa dall'Europa all'Asia, senza nemmeno rendersene conto. La traccia termina lasciando come elemento conclusivo il solo sitar.

Un album molto particolare, dalla comprensione non complessa, ma nemmeno facile.
Inizia ad intravedersi il talento compositivo di Battiato, e lo si capisce dalla ricchezza, e dalla varietà, delle sonorità, e dalla coesione tra gli strumenti.
Non a caso, Battiato conobbe, durante il periodo della registrazione, il compositore tedesco Karlheinz Stockhausen, che lo indusse a studiare la teoria musicale.

Non è il mio album preferito del periodo sperimentale di Battiato, ma è sicuramente un capolavoro.
Alcune idee, come l'inizio di "Sequenze e frequenze", o di "Aries", verranno sviluppate meglio in "Clic", a mio parere il vero capolavoro di quel periodo.

Ultima modifica di Strange Man; 22-04-2016 a 00:15.
Ringraziamenti da
Hor (21-04-2016)
Vecchio 21-04-2016, 20:21   #30
Esperto
L'avatar di berserk
 

Ancora grazie per i tuoi post,so benissimo l'impegno che c'è dietro questo cose
Ringraziamenti da
Strange Man (22-04-2016)
Vecchio 21-04-2016, 20:26   #31
Esperto
L'avatar di Ragazzo30
 

È uno dei pochi artisti capaci di farmi riflettere e al tempo stesso rilassare ascoltandolo. Il cantautorato di una volta, imperitura gloria
Ringraziamenti da
Strange Man (22-04-2016)
Vecchio 22-04-2016, 00:17   #32
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Originariamente inviata da berserk Visualizza il messaggio
Ancora grazie per i tuoi post,so benissimo l'impegno che c'è dietro questo cose
Grazie a te, mi fa molto piacere.

Ultima modifica di Strange Man; 13-02-2017 a 02:19.
Vecchio 18-05-2016, 00:37   #33
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Nel 1974, Franco Battiato pubblica il suo quarto album: "Clic".



L'album segna il definitivo passaggio di Battiato a sonorità minimali ed avanguardiste.
Dell'album fu pubblicata anche una versione dedicata al mercato inglese, per conto della "Island Records".
Tuttavia, nella versione inglese, soltanto 3 delle 7 tracce della versione italiana, verranno incluse ("No U Turn", "Propiedad Prohibida" e "I cancelli della memoria", tradotta come "Gates of memory").

La prima traccia, "I cancelli della memoria", si apre con dei suoni dilatati, che formano un'atmosfera celestiale, minimale, ma ricca di valore espressivo. A poco a poco, l'atmosfera inizia a venire disturbata da quelli che sembrano vocalizzi femminili, ma che in realtà si evolveranno, rivelando di essere i suoni di un sax. Sempre in modo non invadente, arriva una tastiera, che suona "Pe Loc", terzo atto delle "Danze popolari rumene" di Béla Bartók. L'atmosfera va in crescendo, lasciando presagire una svolta, che effettivamente arriva, ma in modo inaspettato, con un riff di basso dal ritmo sostenuto, che si affianca, ma non sovrasta, l'atmosfera di suoni preesistente. Insieme al basso, entra in scena una tastiera "cristallina" che contribuisce a mantenere l'atmosfera "mistica", mentre in sottofondo irrompe una chitarra elettrica, attenta a non coprire gli altri strumenti. A questo punto, la tastiera inizia a farsi più insistente e fibrillante, mentre gradualmente si fanno spazio delle percussioni, che, allo stesso modo, spariscono in poco tempo. La tastiera inizia a sfumare, mentre i suoni iniziali, che accompagnano tutto il brano, ritornano in primo piano, sfumando a loro volta e concludendo la traccia verso il nulla.

Brevi e secchi sospiri, distorsioni di chitarra elettrica, dita che grattano il microfono, voci che parlano in modo indistinguibile, lastre di metallo scosse: è l'inizio di "No U Turn", un inizio molto sperimentale, visti gli "strumenti" utilizzati. Dopo l'introduzione, il brano inizia a prendere forma con l’ingresso del sintetizzatore, che dà vita ad una base minimale e "sognante", mentre Battiato inizia a cantare quello che sembra un testo di una qualche lingua orientale, ma che in realtà è italiano rovesciato. Il testo rovesciato risulta criptico, ma appare comunque come una sorta di critica politica (anticipando brani tipo "Bandiera bianca"). Superata la prima parte, entra in scena la tastiera "cristallina", mentre Battiato continua a cantare, ma questa volta nel verso giusto. Il testo, autobiografico, è questa volta, volutamente, non criptico, e racconta le vecchie paure superate, le vecchie realtà distrutte, la consapevolezza che Battiato raggiunge realizzando lucidamente di aver superato il passato, un passato al quale non vorrà più ritornare (come il titolo della traccia lascia intendere). La traccia sfocia gradualmente verso un tripudio di cornamuse sintetizzate elettronicamente, che costituiranno l'elemento conclusivo della traccia. Da notare la trovata di inserire un testo al contrario, in una traccia chiamata "No U Turn", che significa: "Vietata l'inversione di marcia". Questo sarà l'unico brano ad avere un testo dell'album, ed anche l'ultimo del periodo sperimentale di Battiato.

La terza traccia, "Il mercato degli dei", riprende il filo da dove è stato lasciato da "I cancelli della memoria". Solita base di suoni eterei, questa volta accompagnati esclusivamente da un pianoforte, rilassato, ma gradualmente sempre più agitato. Circa a metà traccia, il brano muta leggermente forma, proseguendo comunque sulla scia precedente, per poi arrivare alla "drammatica" conclusione, il cui compito è affidato al solo pianoforte. A mio parere, questa è il brano meno riuscito dell’opera.

"Rien ne va plus: Andante" è la quarta traccia dell'album. Rumori di passi aprono il brano, poi brevi intrusioni di sintetizzatore ed un campanello che suona: si entra nel vivo dell’azione. Voci che parlano in francese accompagnate da un trombone, applausi accompagnati da violini distorti, innesti di pianoforte qua e là e risate da "nobildonne". Ci si trova nella tipica atmosfera da casinò raffinato, come il titolo della traccia lasciava intuire. Vocalizzi femminili stupiti, ancora risate (le stesse di prima, messe al rovescio) e, per finire, Battiato che tenta di eseguire il "Valzer op. 64 n. 1" di Chopin, sbagliando, e lasciandosi andare ad un'imprecazione: "Merde", detta in francese, per rimanere all'interno del contesto raffinato. Brano molto interessante, Battiato è riuscito a ricreare un'atmosfera unendo pezzi di suoni diversi tra di loro, in una sorta di "collage" sonoro. Non si capisce quanto la traccia sia seria, e quanto sia scherzosa.

Avanguardia elettronica portata ai massimi livelli: è "Propiedad Prohibida", quinta traccia dell'album. Rintocchi dilatati, percussioni che si trasformano in battiti elettronici, e quindi, l'irruzione di un turbinio di tastiere, rigorosamente elettroniche, che formano una melodia "potente" e ricca. La traccia prosegue così fino circa alla metà, quando entra in scena quello che sembra uno strumento a metà tra una tromba ed un sax, ma che in realtà è la voce di Battiato filtrata al VCS3 (alcuni ipotizzano dica, ripetutamente: "Orbita rotante"). Sopraggiunge un violino, dapprima in sottofondo, per poi guadagnare sempre più spazio e passare aggressivamente in primo piano, mentre allo stesso modo ritorna la melodia iniziale, che sfuma, concludendo il brano.

Sesta traccia, "Nel cantiere di un'infanzia". Sicuramente la traccia più inquietante dell'album, si apre con delle distorsioni elettroniche, alle quali, di tanto in tanto, si aggiungono delle voci di bambini, che sembrano parlare in una lingua orientale, ma è soltanto una geniale trovata di Battiato. Ascoltando le voci al contrario, infatti, si capisce che i bambini parlano in italiano (come nel caso di "No U Turn"), ma è sorprendente sentire uno di loro dire: "Mirko, loro sentono turco", come succede ascoltando il brano nel verso giusto (il turco è, effettivamente, una lingua orientale). La traccia prosegue così fino alla parte finale, quando l'atmosfera assume contorni più macabri con l'entrata in scena di flauti distorti, mentre i bambini iniziano a cantare in coro, ad un ritmo ripetitivo ed ossessivo. A questo punto, la tensione viene parzialmente smorzata dall'irruzione di tastiere elettroniche che suonano una melodia dal tono più "leggero". La traccia si avvia alla conclusione, con le tastiere che sfumano verso dei sospiri elettronici. Da notare come tutta la traccia, ascoltata al contrario, risulti più ascoltabile e coerente, da un punto di vista musicale. Ad esempio, oltre alle voci, anche i sospiri elettronici finali, se ascoltati al contrario, assumono un aspetto più comprensibile, ricordando dei rintocchi di campana.

Settima, ed ultima, traccia, "Ethika fon Ethica". Anche questa è una traccia-collage, ma in questo caso, Battiato vuole simulare una sorta di "radio-zapping". Così la traccia passa attraverso "Scrivimi" di Nino Fontana, "’A cartulina ‘e Napule" di Gilda Mignonette, la "Marcia trionfale" dell’Aida di Verdi, "Faccetta nera", un discorso di Mussolini e tanto altro. Per finire, Battiato ci augura la buonanotte, in tono ironico, quasi a voler schernire i soliti programmi serali, mentre l’inno di Mameli conclude la traccia.

Questo album è, a mio modo di vedere, il capolavoro del Battiato sperimentale.
Da un punto di vista musicale, "I cancelli della memoria" rappresenta, secondo me, l’apice comunicativo, espressivo e qualitativo forse dell’intera carriera di Battiato (e non a caso, è il mio brano preferito in assoluto).
L’album è ricco di trovate geniali, come la parte di testo al contrario di "No U Turn", che risulta incredibilmente coerente, da un punto di vista musicale, con la parte di testo che si ascolta nel verso giusto, "Nel cantiere di un’infanzia", che sembra essere stata incisa interamente al contrario o ancora, i due collage sonori (sui quali, avrà sicuramente inciso l’incontro con Stockhausen).
"Propiedad Prohibida" viene utilizzata da svariati anni come sigla del TG2 dossier.
È insomma, un album completo, ricercato ed attento ai minimi dettagli.
Anche da un punto di vista tecnico, è realizzato in modo ineccepibile (con i limiti delle strumentazioni dell’epoca).

Ultima modifica di Strange Man; 18-05-2016 a 19:58.
Vecchio 14-06-2016, 15:17   #34
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Nel 1975, Franco Battiato conclude "M.elle le "Gladiator"", il suo quinto album e l'ultimo pubblicato sotto l'etichetta discografica "Bla Bla".



Il disco comprende solamente tre tracce, due delle quali sono costituite unicamente dagli estratti di una giornata passata ad improvvisare con l'organo del Duomo di Monreale.

Curiosa la storia su come Battiato abbia ottenuto di poter suonare nel Duomo. Pare che, dopo essere rimasto impressionato dalla maestosità dell'organo a canne, si sia presentato dal custode spacciandosi per un importante compositore palermitano che, dopo essere emigrato in America, aveva ottenuto un grande successo. Così, gli fu concesso di registrare per circa 3 ore, dopo le quali fu mandato via dal custode, colpevole di star disturbando il riposo pomeridiano del vescovo.

La prima traccia, "Goutez et Comparez", dura 13 minuti. I primi 8 minuti si rifanno al concetto di collage introdotto nel precedente "Clic", così si passa attraverso suoni di telegrafi, canti popolari, prove microfono, lamenti, telegiornali "finti", distorsioni di sintetizzatore e molto, troppo, altro. Infatti, se i primi 2 minuti risultano interessanti, ben collegati e quasi orecchiabili, i restanti 6 non sono altro che un progressivo, e fine a se stesso, spiattellamento di suoni a caso, esclusa la parte finale con il telegiornale "finto". Superata la parte "collage", iniziano 2 minuti di improvvisazioni al sintetizzatore, che dà vita ad una melodia dal tono leggero, ingannevole preludio alla parte conclusiva: 3 minuti di improvvisazioni all'organo, sui quali Battiato vocalizza, in un'atmosfera ricca di tensione musicale. La traccia si conclude improvvisamente, in modo inaspettato.

"Canto fermo" è la seconda traccia. Costituita interamente dai suoni dell'organo, è dedicata all'amico Riccardo Mondadori, scomparso in quel periodo. L'inizio è fatto di suoni stridenti e privi di accompagnamento, secchi, "solitari". A poco a poco, il brano inizia a farsi più omogeneo e melodioso, per poi mutare forma verso il malinconico finale. Il brano sembra quasi un riempitivo, un collegamento alla traccia successiva, "Orient effects".

Costituita anch'essa unicamente dagli estratti delle improvvisazioni all'organo, "Orient effects" è la traccia conclusiva dell'album, della durata di 12 minuti. Il brano sembra dividersi in quattro parti. La prima parte fa da introduzione, in un crescendo di suoni sempre più insistenti, che sfumano quando l'organo inizia a divenire sempre più agitato. La seconda parte, che vede un inizio molto simile a quello della prima parte, si sofferma di più sulla parte centrale, dando vita ad un'atmosfera mistica e meditativa, che sfuma gradualmente, e questa volta, in modo non agitato. La terza parte, come succede in "Goutez et Comparez", ha un aspetto più calmo e rilassato, ma soltanto per ingannare l'ascoltatore mentre arriva la quarta parte, il teso e drammatico epilogo.

L'album, seppur molto interessante dal punto di vista concettuale, pecca a mio parere di ingenuità nella gestione dei tempi. "Goutez et Comparez" sarebbe potuta durare 7 minuti, e sarebbe stata più efficace. Stesso discorso per "Orient effects", dove la parte centrale dura davvero troppo, finendo con l'annoiare l'ascoltatore. Tuttavia, con un paio di ascolti si riesce a sopportare la noia e l'istinto di staccare tutto, concedendo quindi la possibilità di soffermarsi sulle parti interessanti dell'opera, che ci sono eccome.
L'album rappresenta l'ultimo sprazzo di "melodia" del periodo sperimentale di Battiato, poiché nei successivi, dopo il passaggio alla "Dischi Ricordi", si verificherà un passaggio totale all'avanguardia minimalista.
Vecchio 10-08-2016, 12:53   #35
Banned
 



Maledizione, che declino .
Vecchio 23-08-2016, 23:42   #36
Esperto
L'avatar di gwynplaine87
 

ho amato molto la sua musica, anche il suo "essere"...da qualche tempo non riesco più ad ascoltarlo e lui mi è diventato antipatico quasi...mi da ai nervi ....del resto...tutto cambia per noi che siamo siamo solo di passaggio
Vecchio 27-05-2017, 12:30   #37
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Originariamente inviata da deepblue Visualizza il messaggio
..
Lol, in effetti per poco non mandò in fallimento la Dischi Ricordi a causa di questo "scherzo", ma se non sbaglio in un'intervista ha ammesso che più che uno scherzo la sua voleva essere una provocazione, voleva dimostrare che con i giusti agganci e conoscenze si sarebbe potuto pubblicare di tutto, anche al costo di far rischiare il fallimento a una casa discografica
Ringraziamenti da
cancellato17092 (27-05-2017)
Vecchio 27-05-2017, 12:47   #38
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Di recente è mancato pure il maestro Giusto Pio, grande violinista... è il tizio che suona il violino all'inizio del video:

Ringraziamenti da
Strange Man (27-05-2017)
Vecchio 31-05-2017, 15:49   #39
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L'avatar di Myway
 

Molte son state le collaborazioni di battiato tra musica e parole...: camisasca, giuni russo, alice, sgalambro.
Vecchio 31-07-2018, 20:45   #40
Hor
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