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Vecchio 30-08-2009, 04:14   #1
Principiante
L'avatar di chiara.85
 

Ciao a tutti ragazzi, io vi presento la storia del mio ragazzo così magari qualcuno di voi mi può aiutare a capire di più. Premetto che io stessa non rientro nella categoria delle persone completamente normali, vengo da un'adolescenza non proprio felice (timidezza cronica ma superata, oggi posso dire del tutto) e da una storia di anoressia e bulimia (superata al 90% dato che da queste bestie non si guarisce mai del tutto, impari solo a tenerle sotto controllo). Comunque non son qui per parlare di me ma del mio ragazzo-36 anni di cui 20 passati con questo mostro chiamato panico; da quando aveva 12 anni ha avuto i primi attacchi e da allora non sono mai andati via, con alti e bassi paurosi. Il brutto è che io lo conosco solo da un anno e anche se so ormai prevedere i suoi stati d'animo, ecc...vorrei aiutarlo a migliorare la sua situazione oltre a stargli vicino durante i momenti critici. I suoi problemi derivano da una profonda insicurezza e fobia sociale di fondo. Fa un lavoro un pò particolare (pilota) per cui si trova ad avere a che fare con persone diverse tutti i gg, in aereo, in hotel, in giro x il mondo. Il problema non sta nei confronti di chi rimarrà x lui uno sconosciuto ma nei confronti dei colleghi o amici di amici, anche al di fuori del lavoro. Non può prendere un autobus né stare a pranzo né tutte le cose che le persone normali fanno coi conoscenti xchè gli vengono degli attacchi paurosi. Così si imbottisce di pastiglie (benzodiazepine x ora nulla di più forte), con gli effetti che voi ben sapete. E' una persona diversa, sempre intrattabile, nervoso con la famiglia, con me, le uniche persone con cui non ha questo problema. Io lo so che non è così, che ha una sensibilità di fondo pazzesca altrimenti non avrebbe questa malattia, che malattia non è, che gli fa vivere questa pseudovita. però a volte non so come relazionarmi con lui, non vede fine a questa cosa dato che sn passati 20 anni senza soluzioni definitive, è disperato e molte volte dice che sarebbe meglio farla finita. Io sto cercando di fargli cambiare prospettiva, di far sì che pensi un pò di più a sé (si sente perennem in colpa e prova vergogna nei confronti degli altri), e se ne freghi pian pianino della maledetta impressione che hanno gli altri ma è dura. Qualcuno mi racconta la sua esperienza in merito se simile?? su cosa posso fare per stargli vicino su come può migliorare almeno un pò la situazione. Sto cercando anche di fargli smettere le pastiglie ma chi lo sa. Sono disperata mi sento impotente. Un bacio a tutti
Vecchio 30-08-2009, 10:15   #2
Banned
 

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Originariamente inviata da chiara.85 Visualizza il messaggio
vorrei aiutarlo a migliorare la sua situazione oltre a stargli vicino durante i momenti critici
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Originariamente inviata da chiara.85 Visualizza il messaggio
mi sento impotente.
purtroppo lo sei impotente

gli attacchi di panico li conosco (putroppo) molto bene, avendone sofferto per un paio di annetti

in tutta franchezza ti dico che te non puoi fare assolutamente nulla, puoi solo stargli vicino, farlo sentire meno solo, ma di concreto puoi fare ben poco

come ben poco possono fare le medicine (che però purtroppo ora è difficile fargli smettere in quanto assuefatto mentalmente e fisicamente)

dal panico io sono uscito avendo preso coscienza delle cause ignote che lo scatenavano ed avendo imparato a razionalizzare quel terrore irrazionale che mi assaliva durante una crisi... non ci sono altre strade... mai preso farmaci...

devo invece metterti in guardia per il fatto che una persona che soffre di panico tende ad aggrapparsi agli altri, col rischio di trascinarli a fondo insieme a lui... non devi permetterlo mai...

il consiglio per il tuo ragazzo è di intraprendere un percorso terapeutico cognitivo comportamentale...

purtroppo però di solito queste terapie sono molto efficaci se applicate d'urto contro i primi attacchi, 20 anni sono tanti... i meccanismi mentali che scatenano la crisi sono assorbiti e cronicizzati... non ti nascondo che è dura...

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Originariamente inviata da chiara.85 Visualizza il messaggio
Fa un lavoro un pò particolare (pilota) per cui si trova ad avere a che fare con persone diverse tutti i gg, in aereo, in hotel, in giro x il mondo. Così si imbottisce di pastiglie (benzodiazepine x ora nulla di più forte), con gli effetti che voi ben sapete.
spiace dirlo ma il lavoro del tuo ragazzo è incompatibile con un DAP, se viene a galla che ne soffre e soprattutto che fa uso di diazepinici verrebbe immediatamente sollevato dall'incarico...

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Originariamente inviata da chiara.85 Visualizza il messaggio
e molte volte dice che sarebbe meglio farla finita.
a meno che non ci sia una depressione associata, stai tranquilla che uno che soffre di panico non riuscirebbe mai a fare un gesto del genere...

Ultima modifica di stewie; 30-08-2009 a 10:18.
Vecchio 30-08-2009, 15:56   #3
Esperto
L'avatar di ramo
 

Ho sofferto anch'io di attacchi di panico per un breve periodo, ma ne sono uscito.
La paura dell'attacco spesso innesca il meccanismo che porta all'attacco vero e proprio. Io ho trasformato questa paura in rabbia: guardavo in ''faccia'' il panico mentre stava per arrivare, e lo insultavo letteralmente, ripetendomi che io ero più forte. Inoltre ho preso piena consapevolezza che è solo un momento passeggero, e non è pericoloso. In questo modo ho sostituito i pensieri catastrofici, con un atteggiamento di distacco.
E' utile respirare a fondo e mettersi sdraiati con le gambe in alto, in modo da portare più ossigeno al cervello. In genere ci si calma in fretta.
Se il tuo ragazzo vuole risolvere il problema deve farlo a livello psicologico, come ti ha consigliato stewie.
Cerca di stargli vicino durante gli attacchi, la sola presenza di una persona conosciuta rassicura un po'.
Vecchio 30-08-2009, 16:07   #4
Principiante
L'avatar di chiara.85
 

Ti ringrazio infinitamente per i consigli ed il supporto. Per la questione lavoro essendo io un'assistente di volo so chiaramente a cosa andrebbe incontro se tutti sapessero, ma mai e poi mai rivelerei una cosa del genere, anche se in verità sono spesso tentata di farlo coi suoi familiari visto che sn l'unica persona ad esserne a conoscenza. Vorrei tanto che si facesse aiutare e non avesse paura di sembrare debole e strano o malato come dice lui. Ma la strada è lunga e più ho a che fare con questo suo problema più capisco che è difficile. So che mi vuole bene veramente ma appunto come dici tu a volte mi sento un'infermiera, impotente però perchè più di stargli vicino a parole (fisicamente non posso perchè gli attacchi gli vengono subito prima di andare a lavoro e solo in quelle occasioni) non so cosa fare. Mi sto informando pure riguardo alle alternative mediche visto che alterna momenti di stanchezza e calma, in cui con me è tranquillo, a momenti di nervosismo e intrattabilità (dopo aver preso ste medicine per lo più). Mi fa piacere parlare con chi condivide o ha condiviso queste cose, almeno mi da un pò di conforto capire un pò di più con cosa ho a che fare. Secondo te potrebbe aiutare il cambiamento di ambiente o lavoro o rimarrebbe il problema? Lui dice che non cambierebbe nulla ma io son convinta che staccarsi dalla famiglia e dalla situazione attuale gioverebbe magari con un taglio netto. Ti ringrazio tanto ancora!
Vecchio 30-08-2009, 16:11   #5
Principiante
L'avatar di chiara.85
 

Grazie mille anche a te dei consigli ramo, cercherò di stargli vicino il più possibile. Che brutta bestia questo panico, trasforma le persone a dir poco. Un bacio
Vecchio 30-08-2009, 19:38   #6
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Originariamente inviata da chiara.85 Visualizza il messaggio
Secondo te potrebbe aiutare il cambiamento di ambiente o lavoro o rimarrebbe il problema? Lui dice che non cambierebbe nulla ma io son convinta che staccarsi dalla famiglia e dalla situazione attuale gioverebbe magari con un taglio netto. Ti ringrazio tanto ancora!
gli attacchi di panico non arrivano mai per caso... sono il campanello d'allarme che ci manda l'organismo che qualcosa a livello inconscio non va...

dietro c'è sempre qualcosa... un lutto irrisolto, una esperienza traumatica, un rapporto conflittuale, una situazione pesante da gestire, un fallimento sul lavoro, bassa autostima etc etc etc

il problema è (anche) individuare la causa scatenante e cercare di rimuoverla...

non conoscendo il suo passato, cosi su due piedi non si può affermare se farebbe bene ad allontanarsi dalla famiglia... potrebbe essere positivo come ininfluente...

anche se un po tardi, forse dei colloqui con uno specialista terapeuta potrebbero almeno indicare la strada da seguire...
Vecchio 01-09-2009, 10:04   #7
Esperto
L'avatar di animaSola
 

stewie quanto tempo ci hai impiegato a prendere coscienza delle cause?

a me sembra di girare sempre in tondo e nn trovare mai la soluzione...
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