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Vecchio 07-07-2020, 19:57   #1
Principiante
 

Cari amici “iperidrotici” e non, vi scrivo per aiutarmi a fare il punto della mia situazione, ma sono sicuro che sarà simile a quella di molti altri. Sarò lungo, ma sono fatto così, mi piace andare nel dettaglio, solo così si può capire. Spero di non annoiarvi troppo.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita” diceva il Poeta. Più o meno mi trovo lì, una maturità che ormai è diventata piena (37 anni) e mi impone un bilancio di affetti, progetti, successi e insuccessi. Tra le novità degli ultimi anni direi sicuramente che c’è l’iperidrosi, associata a una certa dose di fobia sociale. È la prima volta che ci ragiono di fronte ad altri.

Riavvolgiamo il nastro. L’iperidrosi non viene fuori dal nulla, è ovvio. Il primo ricordo che ho dell’imbarazzo nel sudare risale al “segno della pace” che ci si scambia in chiesa. Quando stava per arrivare il momento da bambino asciugavo il palmo della mano sul pantalone prima di porgerla. Altro flash: l’orale dell’esame di maturità. Gran caldo, improvvida maglia beige, tensione, marcati aloni sotto le ascelle. Poi, devo dire, nulla. Gli anni dell’università sono stati di gran lunga i migliori della mia vita. Tutto mi veniva semplice, dai rapporti personali agli esami. Superando una certa timidezza che avevo negli approcci con l’altro sesso (e aiutato anche da un ambiente universitario tranquillo e aperto, al contrario di un liceo classista e ingessato), ho avuto le prime relazioni e poi incontrato una ragazza intelligente e bella che amo e adoro tutt’oggi, il mio lavoro è stato apprezzato dai professori, in famiglia tutto andava bene, ho incontrato nuovi amici e il rapporto con quelli del liceo – quelli veri, che per me ci saranno sempre e io ci sarò per loro – era splendido.
Dopo la laurea le cose cambiano. Sono andato in Inghilterra per un master annuale finanziato dalla mia regione e non mi sono trovato bene. Non ero a Londra, ma in una tranquilla, noiosa cittadina del nordest. Sono abituato ad esprimermi con una certa proprietà di linguaggio e l’incapacità di farlo in inglese mi fece chiudere molto; non fu solo questo, ovviamente, ma anche una certa difficoltà ad espormi in ambienti nuovi (in realtà con chi mi conosce bene sono socievole, quello che si può dire un “compagnone”). Portai comunque a termine il corso, ma ebbe dei costi emotivi molto alti: piangevo quasi tutti i giorni, stavo chiuso in camera un sacco di tempo. Non avere accesso a internet, per un qualsiasi motivo, mi turbava profondamente, perché non mi dava la possibilità di sentire la mia ragazza, anche lei molto dipendente da me. Mi sentivo staccato dal mio mondo e ho scoperto molti miei limiti sociali. Cominciai a perdere i capelli. Non credo di poter dire che si sia trattato di un periodo di depressione clinica, ho conosciuto un sacco di gente da tutte le parti del mondo, mi sono anche divertito, ma ho sentito che qualcosa si era incrinato in me. Non so, io la chiamo la sindrome del pesce nel barile. Nella mia piccola realtà tutto era pieno, gioioso, felice, ma una volta in mare aperto tendevo a vedere pericoli, a sentirmi giudicato e inadatto.
Torno a casa, poi vinco un concorso e riparto per un nuovo percorso di ricerca triennale, stavolta in una regione del nord Italia. Io provengo da una regione insulare, quindi diciamo che in questo periodo torno casa 3-4 volte l’anno e la mia ragazza viene a trovarmi di rado, perché siamo entrambi spiantati. Stavolta mi trovo meglio sicuramente, coltivo amicizie vere, tuttora vive, e mi sento apprezzato anche nel mio lavoro. Diciamo che qui ricomincia qualche sparuto flash di iperidrosi: il ricordo più netto è quello di un convegno in cui non devo intervenire, ma parlando con altre ragazze che fanno il dottorato come me mi agito, mi rendo conto di sudare, metto su una giacca grigia per nascondere un po’ e l’alone arriva pure lì. Non mi era mai successo ed ero molto imbarazzato. Ero quasi offeso col mio corpo per il tradimento! Appena terminato il dottorato torno di nuovo dai miei perché mia madre subisce un incidente che la rende invalida al 100%, necessita di assistenza continua e insorge per lei una patologia neurologica degenerativa. Anche se posso viaggiare meno, strappo alcuni discontinui contratti all’università e affronto periodi di disoccupazione in cui devo continuare a lavorare per pubblicare e rimanere nel giro. In corrispondenza di uno di questi periodi devo portare a termine un lavoro particolarmente gravoso che mi fa stare molto a casa dei miei e devo dire che la mia autostima (diciamo abbastanza alta in precedenza) accusa un colpo molto forte, perché mi sembra sempre più che ciò che faccio non valga niente e non mi porti a niente. Continuo a tenere lezioni e conferenze, ma il rapporto con gli altri diventa sempre più forzato e la sudorazione diventa un problema. Inizialmente vestire di bianco o di nero sembra essere sufficiente, ma le sensazioni diventano sgradevoli. Tenere le braccia abbassate, sentire le gocce che scendono sulla schiena e contorcersi per cercare di non farle andare sulla camicia…tutte cose che sono sicuro alcuni di voi conoscono bene. All’inizio, dopo aver letto qua e là, per le ascelle usavo un antitraspirante. Risultato modesto, ma la compensativa sul tronco mi pareva accentuata e socialmente molto più imbarazzante. Pian piano devo ingegnarmi a trovare soluzioni nell’abbigliamento sempre più ricercate, finché mi rendo conto che d’estate riesco a sentirmi tranquillo solo con una certa marca di polo ideata per affetti da iperidrosi (che purtroppo non sono una bellezza, mentre mi è sempre piaciuto vestire con un certo gusto). Idem per i momenti pubblici, come lezioni e conferenze, in cui uso camicie della stessa marca pregando di non sudare troppo sul fondo della sedia, soprattutto se di plastica.

Finora sento di essermela cavata, ma vorrei cambiare direzione. Mi rendo conto che l’iperidrosi, nonostante il mio sforzo di condurre una vita “normale”, ha colonizzato quasi tutti gli spazi fuori casa (anche in casa, anzi, se rispondo a mail seccanti o parlo al telefono etc.) e condiziona in parte la mia vita. Per esempio, mi piacerebbe sposarmi, ma l’idea di mettere in piedi il carrozzone per poi vivere il giorno nel terrore di presentarmi di fronte a tutti come una spugna strizzata mi fa accantonare il progetto su due piedi ed è un peccato. Ma chi me lo fa fare se non mi godo il momento? Non ne ho mai parlato con nessuno, neppure con la mia compagna (da qualche anno viviamo insieme). Non trovo mai il momento (lo so, non lo voglio mai trovare…) e vedo che non si rende conto che c’è un problema, il che paradossalmente mi rassicura. L’effetto “spugna strizzata” mi sarà capitato nell’intimità in quei 4-5 momenti di défaillances che sono stati talmente sporadici e fisiologici negli anni (magari pure innescati – non causati – da condizioni di caldo medio o intenso) da non averla certo portata a realizzare la portata del problema. Me ne accorgo quando con leggerezza mi fa notare che qualcuno che vediamo in giro è sudato e io le dico “che vuoi farci?!?”. Mi capirebbe senza difficoltà, perché è una persona molto sensibile, ma è quasi come se volessi proteggere l’immagine che ha di me. Questo è uno dei miei problemi: sono sempre gentile, tranquillo, bilanciato, lucido con gli altri (e, soprattutto, non voglio deluderli), anche se dentro di me sono agitato e in preda all’ansia. Riesco a controllarmi così bene che mi pare che l’iperidrosi sia l’unico messaggio che il corpo riesce a inviarmi per segnalarmi che, probabilmente, c’è un problema; solo che ormai anche mettere un piede fuori di casa per la mia mente e il mio corpo è diventato un pericolo, qualcosa che dovrebbe farmi fuggire, rintanare, ma mi oppongo al fatto che le cose debbano andare così. Cerco infatti di continuare la mia vita, ma tutto diventa più pesante e meno naturale, e provo un po’ di nostalgia per il vecchio me stesso.

Ecco la mia presentazione e vi ringrazio per lo spazio offerto. Ho scelto questo forum perché mi pare che abbia un approccio olistico al problema, collegandolo alla fobia sociale e non estrapolandolo dal contesto in cui si manifesta. Inizialmente mi sono imbattuto in qualche topic a partire da ricerche su google e, finalmente, complice l’estate che porta i nodi al pettine, ho deciso di iscrivermi. Vorrei aprire un topic per descrivere più nel dettaglio la situazione e chiedere qualche consiglio specifico, appena mi sarà possibile. Ciao a tutti!

Ultima modifica di Creonte_; 07-07-2020 a 19:58. Motivo: revisione
Vecchio 13-07-2020, 00:55   #2
Super Moderator
L'avatar di Loner
 

Benvenuto nel forum


Ti invito, come nuovo utente, a leggere
Vecchio 13-07-2020, 19:49   #3
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

benvenuto
Vecchio 13-07-2020, 20:03   #4
Banned
 

Benvenuto..beh hai avuto una bella vita direi e anche una compagna che ti ama..ti auguro di risolvere questo problema
Vecchio 13-07-2020, 20:26   #5
Principiante
 

Vi ringrazio per il benvenuto.
Leggendo altri topic temevo di aver descritto troppo apertamente gli aspetti che ritengo positivi della mia vita e che ciò potesse indurre qualche giustificata critica. Ho solo scritto di getto e mi scuso in anticipo nel caso non abbia usato il giusto registro. In effetti, nei tanti topic ho notato una sofferenza, in tutte le forme da noi espresse, che merita grande rispetto. Cerchiamo tutti di non mollare!
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