"La casa nel Bosco".
"La storia della famiglia di Palmoli non è solo il racconto di un bosco, di una casa fatiscente o di una scelta estrema. È il sintomo di qualcosa che il capitalismo produce da decenni: la disgregazione del legame sociale, la solitudine organizzata, l’illusione che la salvezza passi attraverso la fuga individuale.
Il “ritorno alle origini” che oggi affascina tanti - il parto in casa, il rifiuto dei vaccini, l’istruzione domestica come alternativa alla scuola pubblica, l’autosufficienza totale come risposta al mondo - non nasce fuori dal capitalismo.
Ne è un effetto.
Quando il welfare arretra, quando la sanità pubblica si sgretola, quando la scuola viene impoverita, quando le istituzioni perdono credibilità, il capitalismo offre un’unica soluzione: arrangiati.
Cura te stessa.
Educa da sola i tuoi figli.
Costruisciti un piccolo mondo privato e difendilo dal resto della società.
È l’illusione più potente del neoliberalismo: trasformare l’individuo in un’isola, convincerlo che sottrarsi alla collettività sia emancipazione, non abbandono.
Ma la libertà individuale, quando diventa fuga, smette di essere libertà e diventa privatizzazione dei diritti.
E così adulti benestanti, colti, perfettamente attrezzati per vivere nel mondo, si convincono che la soluzione sia scomparire dal mondo.
Che il bosco sia più giusto della scuola.
Che l’autosufficienza sia meglio della comunità.
Che basti sottrarsi al sistema per non farne parte.
Ma anche questa è un’illusione capitalista: l’idea che ci si possa salvare da soli, che il mondo esterno sia un fastidio, che la collettività sia un ostacolo, che la cura sia un fatto privato.
Il problema non è il bosco.
Il problema è che il bosco, in questa fase storica, diventa la risposta individuale a un fallimento collettivo.
E diventa pericoloso quando l’individualismo assoluto schiaccia i diritti dei bambini: scuola, relazione, cura, sicurezza, futuro. Nel capitalismo, anche l’infanzia rischia di diventare proprietà.
Margaret Atwood lo ha visto chiaramente. Nel Racconto dell’ancella, la retorica del “naturale” non libera: disciplina. Il parto senza anestesia, il rifiuto della medicina, l’idealizzazione della purezza non riportano al passato buono: riportano a un passato dove chi è vulnerabile paga un prezzo altissimo.
Quello che chiamiamo “ritorno alla natura” è spesso un’altra forma della stessa logica capitalista.
Non è ribellione.
È una ritirata che lascia il sistema intatto e scarica il costo sui più fragili: sui bambini, sui poveri, sulle minoranze, su chi non può scegliere dove vivere né in quale mondo crescere.
La verità è che non si esce dal capitalismo scappando nel bosco.
Si esce dal capitalismo ricostruendo i legami, difendendo la scuola pubblica, la sanità pubblica, i diritti sociali, la collettività.
Tutto ciò che questo sistema ci ha insegnato a considerare un peso.
Non sempre si torna alla natura.
Molto spesso si torna indietro.
E in questo ritorno all’individuo isolato, c’è tutta la forza regressiva del capitalismo contemporaneo."
Il che non significa che non abbia degli appunti, che ora non specifico.
Ma quantomeno é una riflessione più che sensata.