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Vecchio 02-03-2009, 15:06   #1
Esperto
L'avatar di piocca
 

In questi giorni sto riflettendo per una cosa:

Sono giunta a concludere che io non sarò mai felice perchè sono allergica alla felicità....

in situazioni dove si ride, dove anche io stessa rido e scherzo, mi sento a disagio, non riesco a metabolizzare la gaiezza del momento come tutti gli altri....
l'uomo è in continua ricerca della felicità, ma io no....non la voglio raggiungere affatto...per me è troppo...in certi casi in cui qualcuno potrebbe dire che sono felice, poi arrivo persino a sentirmi stanca, quasi prosciugata....perchè per me l'essere felici è uno sforzo, una tensione ....

A me basta e avanza, per sentirmi serena e in pace con me stessa, l'assenza di tribolazioni, la mancanza di qualcosa per cui soffrire e stare in ansia....

Cosa ne pensate?
Vecchio 02-03-2009, 15:12   #2
Avanzato
L'avatar di mark010
 

Quote:
Originariamente inviata da piocca
in situazioni dove si ride, dove anche io stessa rido e scherzo, mi sento a disagio, non riesco a metabolizzare la gaiezza del momento come tutti gli altri....
A volte capita anche a me probabilmente perche' tanto so che prima o poi la felicita' finisce e tutto torna come prima

Quote:
Originariamente inviata da piocca
A me basta e avanza, per sentirmi serena e in pace con me stessa, l'assenza di tribolazioni, la mancanza di qualcosa per cui soffrire e stare in ansia....
Sarebbe un buon risultato arrivarci
Vecchio 02-03-2009, 15:17   #3
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da piocca
la gaiezza
hai ascoltato a sanremo "Luca era gay" di Povia? :P

comunque piocchettina anche x me è un po' simile...

cioè gli altri devono stare x forza a sghignazzare e dire cazzate x sentirsi felici insieme...lo era anche x me un tempo così...

ora? ora x essere "sereno" mi accontento di avere la persona davanti a me...guardarla negli occhi...ed essere felice solamente x il fatto che ci si sta guardando e si è lì a 2 metri l'uno dall'altra...

senza x forza dover stare 4 ore a raccontarsi cazzate e cazzatine passando 4 ore a ridere...

cioè...boh...volendo io di cazzatine ne potrei anche fare (magari molte storie da dire non ne ho).....però...però pur non volendo ho un atteggiamento un po' trasandato (ma che tende a far ridere...un po' da ragazzo che si diverte a fare la parte di quello fuori dal mondo/strano), se non penso qualche battutina con giochi di parole, allusioni mi viene...

però...però...io mi fermo lì...sono felice se la gente sorride perchè mi ritiene "buffo" x il mio atteggiamento, modo di fare, parlare, agire...

sono contento se faccio venire un sorrisino perchè nel discorso magari faccio una mezza battutina divertente...

però...però gli altri pur di ridere stanno 4 ore a fissarsi su una parola (come bimbi delle elementari) ripetendola e continuandoci a ridere sopra...

io? a me forse mi viene da ridere la prima volta...ma forse....poi stop...

e infatti quando nel gruppo mi accorgo che continuano a ridersela x la stessa cazzata x diversi minuti mi sento a disagio....come se dovrebbe essere giusto continuare a ridere...
Vecchio 02-03-2009, 15:30   #4
Avanzato
L'avatar di donaldo
 

Quote:
Originariamente inviata da piocca
In questi giorni sto riflettendo per una cosa:

Sono giunta a concludere che io non sarò mai felice perchè sono allergica alla felicità....

in situazioni dove si ride, dove anche io stessa rido e scherzo, mi sento a disagio, non riesco a metabolizzare la gaiezza del momento come tutti gli altri....
l'uomo è in continua ricerca della felicità, ma io no....non la voglio raggiungere affatto...per me è troppo...in certi casi in cui qualcuno potrebbe dire che sono felice, poi arrivo persino a sentirmi stanca, quasi prosciugata....perchè per me l'essere felici è uno sforzo, una tensione ....

A me basta e avanza, per sentirmi serena e in pace con me stessa, l'assenza di tribolazioni, la mancanza di qualcosa per cui soffrire e stare in ansia....

Cosa ne pensate?
Ti capisco perfettamente. l'essere allergici alla felicità è anche nella mia indole...tutto dipende dal fatto che non si è raggiunto un equilibrio con noi stessi per cui tutto ci provoca tensione....lo so è una sensazione orribile non riuscire a gioire ed essere sereni anche quando ce ne sarebbe motivo.
Tendiamo ad avere una falza sensazione di serenità solo quando siamo lontani dai problemi e dalle situazioni che ci inducono emozioni...non so se chiamarla paura di vivere irresponsabilità oppure guscio protettivo.
Vecchio 02-03-2009, 16:09   #5
Avanzato
L'avatar di Shamrock
 

Quote:
Originariamente inviata da piocca
In questi giorni sto riflettendo per una cosa:

Sono giunta a concludere che io non sarò mai felice perchè sono allergica alla felicità....

in situazioni dove si ride, dove anche io stessa rido e scherzo, mi sento a disagio, non riesco a metabolizzare la gaiezza del momento come tutti gli altri....
l'uomo è in continua ricerca della felicità, ma io no....non la voglio raggiungere affatto...per me è troppo...in certi casi in cui qualcuno potrebbe dire che sono felice, poi arrivo persino a sentirmi stanca, quasi prosciugata....perchè per me l'essere felici è uno sforzo, una tensione ....

A me basta e avanza, per sentirmi serena e in pace con me stessa, l'assenza di tribolazioni, la mancanza di qualcosa per cui soffrire e stare in ansia....

Cosa ne pensate?
forse perchè vedi tutte le occasioni per essere felice come qualcosa di strano, come qualcosa che non ti appartiene ,qualcosa di "sbagliato", perchè non le hai vissute pienamente , non conosci il vero significato di essere felice e hai paura di "rischiare"...

questa è una mia interpretazione di come la sto' vivendo personalmente...
Vecchio 02-03-2009, 16:25   #6
Avanzato
 

Premessa: io quando leggo un libro solitamente sottolineo sempre le parti più interessante e poi se ho molto tempo libero me le scrivo su un file in modo da poterle leggere in ogni istante.

Finita la premessa rispondo al tuo felicità...no grazie con un riassunto di un capitolo del libro innamorati di te di Tiberio Faraci...



Ci sono momenti della nostra vita in cui le cose sembrano voltarsi contro il nostro volere. Improvvisamente affiora un disagio che spesso neanche comprendiamo e che può diventare proprio per questo motivo più difficile da gestire.
A volte è solo un senso di inadeguatezza e il non sentirsi capaci di reagire fa sembrare tutto più complicato. Così lasciarsi andare appare la scelta più facile. In queste occasioni invece e basilare scuotersi e riuscire ad analizzare la situazione.
Cosa posso fare io per migliorare questa situazione? Se le risposte che ne conseguono saranno adeguate, sarà abbastanza semplice arrivare a capire che cosa ci abbia condotto in quel “luogo ostile di non facilità”. Sensi di colpa? Bassa autostima? Tutto può cambiare. Tutto è raggiungibile.
In effetti a volte può essere che in quel determinato momento o periodo potremmo non avere la forza ne la voglia per eseguire quello che sentiamo necessario. Tuttavia, se trovassimo la motivazione per fare anche un solo piccolo gesto nella direzione giusta, ci troveremmo a stupirci di ciò che potremmo raccogliere, a volte con un minimo impegno.

Il 90% dell’infelicità presente nella nostra vita ce la creiamo da soli e ci impegniamo costantemente per mantenerla cosi. E’ tutto nelle nostre mani. Ho sentito più volte la testimonianza di persone che si accorgevano di aver vissuto nella gioia solo quando avevano smesso di poterlo fare. “Non ci mancava davvero nulla”. Se non ti mancava davvero nulla perché ti impegni cosi tanto a difendere la malinconia invece dell’allegria? Fa che questo serva da esperienza, non e necessario bagnarci nel vittimismo e macerarci nel rimpianto: la tua vita diventa perfetta se ti innamori di te.

La paura di essere felici agisce su tre livelli e purtroppo e sufficiente che solo uno di questi venga contattato per sabotare il progetto.
  • - il primo livello agisce sulla convinzione inconscia dell’ “Io non merito”. Le disapprovazioni parentali, degli insegnanti, degli adulti in generale ci hanno, a volte, regalato questa brutta considerazione invalidante e triste.
  • - Il secondo livello e rappresentato dall’ “Io sarò punito”. Anche in questo caso le disapprovazioni parentali ci hanno in insegnato che se da bambini volevamo ancora marmellata perché ci rendeva felici averne di più e ci veniva negata, avevamo due scelte: accettare che ne avevamo avuta abbastanza ed entrare nella sensazione di carenza (tornado al primo livello) oppure se eravamo più determinati e ci avvicinavamo troppo a quella che per noi rappresenta la felicità malgrado il divieto, incorrere (se scoperti) nella punizione.
  • - L’altro “filtro” per allontanarci dalla felicità è “Io temo la felicità” (perché non la conosco). Nell’inconscio la credenza è: ”Posso cavarmela nella carenza e nel non amore, perché sono riuscito a farlo fino ad oggi. Ma se raggiungo la felicità che non conosco, cosa potrà accadermi?”.

Non scegliamo la paura quindi, ma con amore cogliamo, anche nella crisi, l’occasione per inventarci nuove possibilità. In ogni caso, quando siamo in crisi, se lo vorremo, potremo spostare i nostri limiti, risolvere il nostro conflitto o accettarlo: “Come posso io, vedere questo in maniera positiva?” E ecco che anche nel dolore siamo sostenuti a diventare migliori, magari proprio quella persona che volevamo essere.

“Mai è cosi buio come prima che faccia l’alba.”
Vecchio 02-03-2009, 16:30   #7
Principiante
L'avatar di Joker2
 

Quote:
A me basta e avanza, per sentirmi serena e in pace con me stessa, l'assenza di tribolazioni, la mancanza di qualcosa per cui soffrire e stare in ansia....

Cosa ne pensate? Smile
Forse potrebbe bastare anche a me. Ma in qualche modo non accetto di non poter fare di più.

Non mi stupisco, di solito, di non riuscire a stare sempre bene con gli altri. Periodacci a parte (bere e via ) tendo a non digerire bene la logica di gruppo (specie se "sembra", come spesso capita, che vada a bene a tutti), e allo stesso tempo evito di imporre troppo la mia personalità per non sembrare snobboso...cosa che se mi ci metto mi riesce anche bene.

Sono anche sommamente pigro, per cui se posso evitare di fare qualcosa che credo faticoso (lavorare...?) lo evito facilmente, non importa quanto possa farmi star bene. D'altra parte, di una cosa sono abbastanza sicuro:si ragiona meglio sulla felicità quando si è, o si è stati, felici. Di certo è più facile pensare di non averne bisogno o di non poterci mai arrivare, se lo si fa quando si vede ancora tutto nero.
Vecchio 02-03-2009, 18:27   #8
Principiante
 

Scusa piocca ma sei felice dove sei felice, non dove sono felici gli altri...
Vecchio 02-03-2009, 18:33   #9
Principiante
L'avatar di zeon
 

la felicità nn esiste x noi uomini...xkè la felicità è vivere senza fare altro e noi nn lo facciamo.dobbiamo x forza contornare la vita di cose finte.quindi la penso un po come te piocca.
Vecchio 03-03-2009, 13:10   #10
Principiante
L'avatar di Social
 

[quote="mark010"]
Quote:
Originariamente inviata da piocca
in situazioni dove si ride, dove anche io stessa rido e scherzo, mi sento a disagio, non riesco a metabolizzare la gaiezza del momento come tutti gli altri....
A volte capita anche a me probabilmente perche' tanto so che prima o poi la felicita' finisce e tutto torna come prima

Gia...non sappiamo gioire in quel momento che stiamo gia pensando che finirà...
Vecchio 05-03-2009, 17:14   #11
Esperto
L'avatar di jack10
 

qualk anno fa studiai Baudelaire e me lo ricordo ancora perchè lo portai all'esame di maturità, lui dice in pratica che noi viviamo di attimi... la felicità sostanzialmente non esiste, noi uomini siam tutti eternamente insoddisfatti, la felcità è solo temporanea, mai eterna...

La cosa buona sarebbe far in modo che gli attimi felici sia maggiori rispetto a quelli infelici...
Vecchio 05-03-2009, 17:22   #12
Principiante
L'avatar di zeon
 

"L'uomo oscilla tra noia e dolore, la felicità è il punto di massima accelerazione del pendolo..." Schopenhauer
Vecchio 05-03-2009, 19:55   #13
Avanzato
L'avatar di tristizia
 

anche io mi sono accorta che ho una sorta di blocco quando si tratta di felicità. Appena vedo che sto un po' più tranquilla mi chiedo quanto durerà e quindi comincio a essere tesa, poi ansiosa fino a arrivare al panico vero :? è un circolo vizioso del cavolo... però non è detto che non saremo mai felici - o almeno in pace con noi stessi - no? l'importante è non buttarsi troppo giù (senti da che pulpito viene la predica :lol: )
Vecchio 05-03-2009, 19:55   #14
Esperto
 

quotissimo...



Quote:
Originariamente inviata da piocca
In questi giorni sto riflettendo per una cosa:

Sono giunta a concludere che io non sarò mai felice perchè sono allergica alla felicità....

in situazioni dove si ride, dove anche io stessa rido e scherzo, mi sento a disagio, non riesco a metabolizzare la gaiezza del momento come tutti gli altri....
l'uomo è in continua ricerca della felicità, ma io no....non la voglio raggiungere affatto...per me è troppo...in certi casi in cui qualcuno potrebbe dire che sono felice, poi arrivo persino a sentirmi stanca, quasi prosciugata....perchè per me l'essere felici è uno sforzo, una tensione ....

A me basta e avanza, per sentirmi serena e in pace con me stessa, l'assenza di tribolazioni, la mancanza di qualcosa per cui soffrire e stare in ansia....

Cosa ne pensate?
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