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Vecchio 12-07-2012, 22:00   #21
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Originariamente inviata da Inosservato Visualizza il messaggio
io non voglio stress, non voglio ansia, punto.

nel momento in cui trovo qualcosa per cui valga la pena sforzarsi lo faccio, a modo mio ma lo faccio....

certo che ad esempio avere degli amici o altro al momento è un ipotesi che non supera il desiderio di stare tranquillo ed in pace senza ansia ne stress....
ho capito. Io a differenza tua soffro molto la solitudine, quindi sono costretto a resistere allo stress e all'ansia, se non lo facessi subentrebbe la depressione.
Vecchio 12-07-2012, 22:00   #22
Esperto
L'avatar di recluso
 

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Ma nella chiacchera con altri utenti vien fuori che molte persone estremamente più DEP di me non solo non riescono a non evitare, si innervosiscono pure quando qualcuno (forse l'ho fatto pure io, senza accorgermene) dice loro di provare a far così o cosà.
E' come quando al depresso dici "dai sù, esci, divertiti, fai qualcosa". E' una presa in giro perchè si chiede al soggetto proprio quello che non riesce a fare e così gli si fa del male due volte.

Quote:
Che emozioni provate quando vi trovate in contesti dove evitate, cosa desiderate, se vorreste riuscire a non evitare più eccetera?
Frustrazione perché so cosa vorrei, so che evitando mi condanno all'infelicità, ma allo stesso tempo non posso farne a meno. Un po' come il tossico.
Inoltre avverto la paura per un pericolo imminente e evitare è come mettersi in salvo.

Quote:
Vorrei capirla bene questa cosa, perchè per me è molto difficile da afferrare, io sono andato avanti tutta la vita a farmi violenza da solo e perciò fare una cosa "forzandomi" mi risulta normale (stavo per scrivere semplice ma poi ho corretto, non lo è affatto, ogni violenza autoinflitta alla propria volontà è spossante).
Questa è la cosa giusta
Vecchio 12-07-2012, 22:35   #23
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Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
io sto cercando di sforzarmi di capire molti di voi, a volte mi posso anche incazzare ma cerco sempre di pensar bene delle persone, siamo tutti incasinati qui dentro (chi più chi meno) e quindi anche cose che ci feriscono magari l'altro le ha dette involontariamente. Bhe se ti fa piacere vedere qualcuno anche in circostanze non di gruppo, anche 1 a 1 se non tolleri uscite di gruppo, io ci sono, non so di dove sei ma se la cosa è ragionevolmente fattibile ci si organizza
perchè io esca con una persona devo averci creato del feeling già da prima e può succedere con una persona di una compagnia di amici (che non ho) o su internet, diciamo che è una forma di evitamento che mi pone condizioni impossibili da soddisfare per stringere amicizia con la gente...

ma infrangere queste regole vuol dire provare disagio e non mi va sinceramente, sto meglòio a casina
Vecchio 12-07-2012, 22:52   #24
Banned
 

Io credo di evitare perchè non mi sento mai veramente accettato. E' la paura del rifiuto che silente si manifesta. Poi stare con la gente non mi arreca disagio, non più, ma mi stressa.
Vecchio 12-07-2012, 23:18   #25
Esperto
L'avatar di dottorzivago
 

Io non so se sono ancora evitante.....il mio evitamento è sempre presente ma si le situazioni evitate sono diminuite....pero l'evitamento ha fatto posto alla solitudine. Prima evitavo, poi pian piano ho iniziato a rendermi conto che nn uscivo perchè non ho amici.

Oggi accetto tutti gli inviti, ma purtroppo sono pochissimi. Ultimemente ho provato anche a proporre ma i miei conoscenti sono troppo impegnati con i loro amici veri.

Come ho "risolto" il problema? Mi sono creato una serie di passatempi solitari che mi occupano il mio tempo libero.....nn so pero quanto durera ancora. Sono solo da 10 anni......posso dire che 5 anni sono stati di isolamento, 5 di solitudine
Vecchio 13-07-2012, 00:51   #26
Esperto
L'avatar di Kaline2
 

Io evito essenzialmente due tipi di cose, le situazioni nuove e le persone nuove e il tutto per paura di deludere eventuali aspettative altrui e soprattutto di non mostrarmi e non apparire come vorrei
Una volta che queste cose cessano di essere nuove, il carattere pessimo, silenzioso che ho rimane, ma non le evito più. Il problema è trovare il punto in cui decido a buttarmi nella cosa nuova, perchè riesco a trovare mille giustificazioni che mi auto creo e che mi trattengono dal farlo, e mi sembrano sempre tutte validissime.
Vecchio 13-07-2012, 02:05   #27
Esperto
L'avatar di canza
 

Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
Sicché, mi spiegate cos'è, per voi very-avoiding, il disturbo evitante?
Che emozioni provate quando vi trovate in contesti dove evitate, cosa desiderate, se vorreste riuscire a non evitare più eccetera?
Per quel che mi riguarda dividerei l'essere evitante in due parti:

1) Essere in una situazione da cui vorrei uscire.
2) L'immaginare di essere in una situazione che vorrei evitare prima di trovarmici sul serio.

Nel primo caso la sensazione che mi assale è di disagio con un forte desiderio di tornare nella mia "comfort zone". Comfort zone che tuttavia non è un granchè perchè in realtà c'è un desiderio di fondo di essere in grado di vivere "quelle" situazioni serenamente.

Nel secondo caso l'emozione dominante è l'ansia, che cresce quanto più immagino di ritrovarmi in una situazione di potenziale disagio.
Vecchio 13-07-2012, 08:22   #28
Esperto
L'avatar di barclay
 

Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
"io sono superiore agli altri" "gli altri non sono alla mia altezza e non mi capiranno mai" "io evito gli altri"
Il narcisismo non c'entra [lo so perché sono figlio di un narcisista]: il narcisista VUOLE essere al centro dell'attenzione e si butta a capofitto in tutte le situazioni che potrebberlo portarcelo, POI, quando non succede, s'incazza e si sente incompreso. Per un'evitante essere al centro dell'attenzione è il male.

Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
Sicché, mi spiegate cos'è, per voi very-avoiding, il disturbo evitante?
Molto di quello che ho letto nei post precedenti coincide con la mia esperienza, quindi mi limiterò a concentrarmi su un altro aspetto.
Il motivo per cui non riesci a capire le forme più gravi di DEP è che hai la testa piena di concetti propri della TCC, che non è in grado di spiegare tutti quei sintomi causati dal conflitto interiore, perché rifiuta di riconoscere che l'inconscio esiste. P.es. ci sono i blocchi mentali: quando un evitante non evita, la mente gli si svuota letteralmente, al punto che parlare diventa molto difficile, può sforzarsi quanto vuole di tirare fuori qualcosa di più di un monosillabo o di una frasetta di circostanza, ma è come mettere una pietra in uno spremiagrumi; questo non è il frutto di un pensiero disfunzionale, che è, per definizione, qualcosa di razionale ma di un'emozione molto profonda (inconscia). Non evitare scatena, in un evitante grave, la reazione “fight or fly” (combatti o scappa). C'è poi il problema dei messaggi non-verbali, che non vengono da un pensiero disfunzionale, ma dalla stessa paura profonda e trasmettono «Vattene» all'interlocutore anche quando si fa tutto il necessario per farlo rimanere. Ci sono gli attacchi di panico, che possono portare allo svenimento; un evitante non li sperimenta spesso proprio perché appena li sente arrivare (sensazione di mancanza d'aria, formicolio agli arti, dolori al petto, ecc.) si ritira, ma se insiste puoi star sicuro che li sperimenterà. Infine ci sono le somatizzazioni, che possono andare da un banale bruciore di stomaco a dolorosissimi crampi intestinali. Tutte queste manifestazioni dell'inconscio, che tali sono perché non riconducibili ad alcun pensiero razionale, interferiscono pesantemente con qualunque tentativo di socializzare.
--- EDIT ---
Ovviamente un comportamentista controbatterebbe che certe cose succedono perché c'è qualche pensiero disfunzionale non analizzato o che ripetendo certe esperienze ci si desensibilizza ed a questo punto io citerei questa esperienza…
Quote:
Originariamente inviata da barclay Visualizza il messaggio
lavoro col pubblico: probabilmente questo m'ha aiutato a vincere una parte dell'ansia nell'aver a che fare con gli altri, soprattutto gli sconosciuti, con i colleghi ho ancora problemi.
È la parte che rimane a far crollare tutto

Ultima modifica di barclay; 13-07-2012 a 08:38.
Vecchio 13-07-2012, 08:52   #29
Esperto
 

attualmente (leggasi negli ultimi 7-8 anni) evito proprio di avere una vita sociale. Il mio è un evitamento radicale, non sono singoli episodi. Sono bloccato in un circolo vizioso di cui ho già parlato:
http://www.fobiasociale.com/stallo-2...-3/#post764684

Tuttavia, anche quando ero relativamente inserito in un contesto sociale, da adolescente, ho evitato innumerevoli occasioni per avere relazioni sentimentali con ragazze, ho evitato uscite con amici, stavo prevalentemente in casa a studiare (anche se ritengo che non stessi in casa per studiare, ma studiavo perché stavo in casa). I motivi? La vita sociale mi metteva a disagio, non ero mai rilassato, ero sempre teso, mi comportavo come se avessi dovuto impressionare la gente, per me era una recita continua, per apparire interessante, "fico" soprattutto agli occhi delle ragazze; e anche quando ci riuscivo mi tiravo indietro all'ultimo terrorizzato. Ricordo benissimo che prima di andare a una festa (capitato pochissime volte) cominciavo ad avere ansia settimane prima, alla fine di una festa ricordo solo la sensazione di sollievo, laddove uno normale è dispiaciuto. Inoltre avevo, e ho ancora in parte un rapporto non idilliaco col mio aspetto fisico, e questo ha contato, mi ha fatto evitare uscite in piscina, al mare etc...
Insomma la casa era il mio rifugio.
Un'altra cosa che evito di fare, è di scegliere. Tendo sempre a non-scegliere, a tirare a campare per inerzia. E poi sicuramente altre cose che ora non ricordo.
Vecchio 13-07-2012, 09:35   #30
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A me l'evitamento si concretizza maggiormente nella ricerca del lavoro, la sola idea mi provoca ansia e panico (formicolio lungo la schiena, tremori, fiato corto, vi ritrovate con i sintomi?)
Vecchio 13-07-2012, 10:02   #31
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da barclay Visualizza il messaggio
Il narcisismo non c'entra [lo so perché sono figlio di un narcisista]: il narcisista VUOLE essere al centro dell'attenzione e si butta a capofitto in tutte le situazioni che potrebberlo portarcelo, POI, quando non succede, s'incazza e si sente incompreso. Per un'evitante essere al centro dell'attenzione è il male.
vorrei avere le tue certezze. Vedi Barclay, anche se il nomino del disturbo è lo stesso le sue dinamiche possono essere molto differenti (basta vedere il mio dep e il tuo dep).
c'è il narcisista che è convinto di essere superiore e parimenti è convinto che per questa sua superiorità non potrà mai essere capito. Vorrebbe essere al centro dell'attenzione, ma evita. E' anche un modo per non smentire le sue convinzioni (se si mettesse in confronto con le situazioni sarebbe costretto a ridimensionare la sua grandiosità: esempio personale: non studiavo per Analisi 1 altrimenti rischia di cadere il mio castello di convinzioni sulla mia presunta bravura in matematica, che alla fine si è rivelata fuffa, un residuo vestigiale di convinzioni macerate a lungo senza un confronto empirico, frutto di risultati discreti durante le medie e i primi anni di superiori).
Un narcisista potrebbe evitare ad esempio di partecipare a un corso di teatro per paura inconscia di non far sfigurare gli altri, come il narcisismo invece gli vorrebbe far credere. (come vedi qua ti smentisco sulla tua presunzione relativamente al mio non credere nell'inconscio)
Quote:
Originariamente inviata da barclay Visualizza il messaggio
Molto di quello che ho letto nei post precedenti coincide con la mia esperienza, quindi mi limiterò a concentrarmi su un altro aspetto.
Il motivo per cui non riesci a capire le forme più gravi di DEP è che hai la testa piena di concetti propri della TCC, che non è in grado di spiegare tutti quei sintomi causati dal conflitto interiore, perché rifiuta di riconoscere che l'inconscio esiste. P.es. ci sono i blocchi mentali: quando un evitante non evita, la mente gli si svuota letteralmente, al punto che parlare diventa molto difficile, può sforzarsi quanto vuole di tirare fuori qualcosa di più di un monosillabo o di una frasetta di circostanza, ma è come mettere una pietra in uno spremiagrumi; questo non è il frutto di un pensiero disfunzionale, che è, per definizione, qualcosa di razionale ma di un'emozione molto profonda (inconscia). Non evitare scatena, in un evitante grave, la reazione “fight or fly” (combatti o scappa). C'è poi il problema dei messaggi non-verbali, che non vengono da un pensiero disfunzionale, ma dalla stessa paura profonda e trasmettono «Vattene» all'interlocutore anche quando si fa tutto il necessario per farlo rimanere.
questa tua presunzione su di me e su la mia testa piena di concetti della TCC mi fa male, anche perché non è la prima volta che la leggo. Sarei curioso di capire come ti sei fatto queste idee. Dovremmo confrontarci a lungo, tu con me sei sempre sulle difensive, anche se cerco di esserti amico, e non riesco a capire dove ho sbagliato.
Su una cosa comunque ti dò ragione. Faccio fatica a concepire certi sintomi.
Ma la cosa è paradossale, perché certi sintomi li ho vissuti in prima persona.
Ho vissuto a lungo un senso di alienazione in cui tutte le parole delle persone si sovrapponevano al rumore, in una cacofonia di bisbiglii sconnessi e inintelleggibili. A lungo nei miei tentativi di non evitamento mi sentivo sempre più inadeguato a causa del fatto che non capivo niente di quello che le persone a me prossime dicevano.
Ma, come ho scritto in altri post, sto rendendomi conto di una cosa, che mi rende difficoltoso affrontare con sistematicità i miei problemi.
L'ho scritto in altri post, mi sento come il protagonista di Memento. Mi scordo, a livello emotivo, delle situazioni difficili che ho vissuto. Forse le rimuovo.
Se ci ripenso me le ricordo, ma le vivo distanti, in 3° persona. Come se le avesse vissute una persona esterna e mi avessero successivamente impiantato i suoi ricordi.
Il fight or fly è una sensazione che ho provato, ho razionalizzato e ho cercato di superare. Attualmente è una sensazione che non provo spesso, l'ultimo baluardo che sono riuscito a conquistare è la tolleranza nei confronti di un utilizzo eccessivo di cinesica (contatti gestuali), specialmente da parte di uomini. Al sud è più diffusa questo tipo di gestualità, ed essendo per lo più attorniato da colleghi immigrati dal sud, era un fastidio piuttosto frequente ed essere stato in grado di superarlo mi ha facilitato molto la vita.
Quote:
Originariamente inviata da barclay Visualizza il messaggio
Ci sono gli attacchi di panico, che possono portare allo svenimento; un evitante non li sperimenta spesso proprio perché appena li sente arrivare (sensazione di mancanza d'aria, formicolio agli arti, dolori al petto, ecc.) si ritira, ma se insiste puoi star sicuro che li sperimenterà. Infine ci sono le somatizzazioni, che possono andare da un banale bruciore di stomaco a dolorosissimi crampi intestinali. Tutte queste manifestazioni dell'inconscio, che tali sono perché non riconducibili ad alcun pensiero razionale, interferiscono pesantemente con qualunque tentativo di socializzare.
io ho dolori articolari fortissimi, perciò non ti credere di parlare con un baubau miciomicio che non sa di cosa stai parlando. Sono tutto uno scrocchiare di ossa perché a furia di stiracchiarmi tutte le mie articolazioni sono diventate "drogate" da questo genere di sovraestensioni, sicché mi devo stiracchiare anche quando sto bene e ho una certa preoccupazione per come passerò la vecchiaia.
Come ti ho già detto poc'anzi ho il difetto di dimenticarmi, quando sto bene, cosa provai quando stavo male (e viceversa), perciò spero tollererai certi miei interventi superficiali che sicuramente mi sono sfuggiti e sicuramente mi sfuggiranno ancora.
Quote:
Originariamente inviata da barclay Visualizza il messaggio
--- EDIT ---
Ovviamente un comportamentista controbatterebbe che certe cose succedono perché c'è qualche pensiero disfunzionale non analizzato o che ripetendo certe esperienze ci si desensibilizza ed a questo punto io citerei questa esperienza…

È la parte che rimane a far crollare tutto
ripetere certe esperienze ci si desensibilizza solo se si riesce a entrare in contatto con quella parte dell'inconscio che ci blocca.
A volte (spesso) il passaggio è automatico e quindi basta la ripetizione a rendere l'esperienza sempre meno traumatica, da cui il successo della tcc in numerosi casi. Altre volte invece il canale comunicativo con l'inconscio dev'essere aperto esplicitamente, e non è un processo triviale. Comunque alla fine di tutto, se si vuole, la riproposizione dell'esperienza negativa è fondamentale per riuscire a renderla sopportabile e in taluni casi persino neutra o positiva.
Vecchio 13-07-2012, 10:33   #32
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Mi vedo descritto alla perfezione dai seguenti post:

Quote:
Originariamente inviata da recluso Visualizza il messaggio
Frustrazione perché so cosa vorrei, so che evitando mi condanno all'infelicità, ma allo stesso tempo non posso farne a meno. Un po' come il tossico.
Inoltre avverto la paura per un pericolo imminente e evitare è come mettersi in salvo.
Quote:
Originariamente inviata da orse_vostre Visualizza il messaggio
io invece ho evitato per senso di inferiorita' e soprattutto per una sorta di paura del prossimo e delle cose in generale...
Quote:
Originariamente inviata da Kaline2 Visualizza il messaggio
Io evito essenzialmente due tipi di cose, le situazioni nuove e le persone nuove e il tutto per paura di deludere eventuali aspettative altrui e soprattutto di non mostrarmi e non apparire come vorrei
Quote:
Originariamente inviata da Manes Visualizza il messaggio
A me l'evitamento si concretizza maggiormente nella ricerca del lavoro, la sola idea mi provoca ansia e panico (formicolio lungo la schiena, tremori, fiato corto, vi ritrovate con i sintomi?)
... e ovviamente in tutti gli interventi di bunker e nel lungo post di barclay.
Poco da aggiungere, quando evito lo faccio perché mi sento morire nelle situazioni (anche banali) che mi fanno paura.
Purtroppo sono tante, ma è soprattutto il mio evitare in ambito lavorativo che mi fa pensare che finirò molto male.
Senza dubbio finirò male se continuo così.
Vecchio 13-07-2012, 11:03   #33
Esperto
L'avatar di barclay
 

Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
questa tua presunzione su di me e su la mia testa piena di concetti della TCC mi fa male, anche perché non è la prima volta che la leggo. Sarei curioso di capire come ti sei fatto queste idee. Dovremmo confrontarci a lungo, tu con me sei sempre sulle difensive, anche se cerco di esserti amico, e non riesco a capire dove ho sbagliato.
In realtà non ce l'ho con te ma con la TCC, che considero una scuola terapeutica che tende a minimizzare i problemi e colpevolizzare il paziente, soprattutto dopo aver letto un libro che ne illustrava tecniche e principi fondamentali. La presunzione in questione era dovuta al fatto che nei tuoi post usi spessissimo termini e ragionamenti propri di quella scuola terapeutica. Se ho capito male, mi scuso.
--- EDIT ---
Quote:
Un narcisista potrebbe evitare ad esempio di partecipare a un corso di teatro per paura inconscia di non far sfigurare gli altri, come il narcisismo invece gli vorrebbe far credere. (come vedi qua ti smentisco sulla tua presunzione relativamente al mio non credere nell'inconscio)
Questo non è il genere di narcisismo che conosco io: mio padre se ne frega altamente di far sfigurare gli altri, certe volte ci gode persino quando succede

Ultima modifica di barclay; 13-07-2012 a 14:18.
Vecchio 13-07-2012, 13:04   #34
Avanzato
 

Quote:
Originariamente inviata da bunker Visualizza il messaggio
provare disagio e non mi va sinceramente, sto meglòio a casina
E' anche il mo ragionamento molte volte. Diciamo che a volte soffro la solitudine, ma c'è anche da dire che ho inventato e invento tutt'ora motivi per non uscire o non andare da qualche parte, perchè mi sentirei troppo a disagio. Quindi si, molte volte sto proprio bene a casa mia.
Vecchio 13-07-2012, 13:05   #35
Avanzato
 

Quote:
Originariamente inviata da shady74 Visualizza il messaggio
Anch'io sono evitante... per me l'evitamento è sostanzialmente questo: io vorrei stare insieme agli altri ed avere una vita maggiormente sociale, ma quando sono con gli altri poi mi sento inadeguato, ho paura di intervenire troppo nei discorsi temendo di dire cavolate, o, come è successo, senza essere minimamente cagato (scusa l'espressione).
Quindi sento un senso di disagio che mi fa dire a me stesso: "Tu non sei adatto a stare con gli altri", "Anche chi dovrebbe essere come te ha molte più possibilità nei rapporti sociali", "Non hai la forza per cambiare" e questi pensieri ovviamente mi avviliscono.
Quindi mi ritrovo a non evitare (in genere) solo quelle situazioni in cui mi sento completamente a mio agio, o dove sono quantomeno presenti persone che ritengo amiche e che con la loro presenza mi rassicurano maggiormente.
Comunque ora sono un po' migliorato: prima evitavo senza se e senza ma, ora invece in alcune situazioni provo a "cimentarmi".
Si, ecco, così si capisce meglio come anch'io vivo questa cosa.
Vecchio 13-07-2012, 13:10   #36
Banned
 

Ho dei tratti da evitante....

Ho avuto molti alti e bassi diciamo.. dei periodi in cui il mio evitamento era fortissimo e sono rimasto chiuso in casa per mesi.. e periodi in cui uscivo molto (in realtà solo un periodo durato 6 mesi circa, dovuto ad alcuni sconvolgimenti della mia vita che mi hanno fatto "impazzire"..).

Nel periodo + acuto diciamo, non riuscivo ad entrare in un bar o in una focacceria per prendere merenda... delegavo qualcun altro se potevo o non ci entravo.

Ancora oggi in realtà ho molti problemi ad andare in luoghi che non conosco e non frequento abitualmente e se posso evito. Bar e luoghi molto frequentati li evito come la peste (però in panetteria, dal tabacchino o in posta riesco ad andare XD ).
Se, per qualsiasi ragione, non frequento i posti abituali, ecco che anch essi diventano "posti nuovi" in cui fatico ad andare..

Poi alle volte vado in posti frequentati (quasi sempre da solo comunque) ma mi devo sforzare MOLTO, e ho sempre un certo disagio e una forte ansia addosso, alle volte molto forte, altre volte meno.

Doversi sforzare, e molto, per fare le cose anche + semplici che per i + sono del tutto normali ed anzi piacevoli, è una costante tortura che mette a dura prova la mia psiche e le mie forze..
Per me è già un suicidio riuscire ad andare a lavoro tutti i giorni...

Inoltre non miglioro mai; se anche riesco a fare una cosa sforzandomi e vincendo i miei blocchi, la volta successiva in cui dovrò rifare la stessa cosa le mie paure e difficoltà si ripresenteranno tali e quali.

Ultima modifica di RhyenaN; 13-07-2012 a 13:38.
Vecchio 13-07-2012, 14:12   #37
Banned
 

Ma nessuno ha una paura, seppur inconscia del rifiuto? Di non essere accettato dagli altri?

A me sta "paura", mi fa passare la voglia, l'entusiasmo di avere rapporti sociali. Dalle persone mi aspetto sempre il peggio e vedo maggiormente negli altri la parte negativa invece delle virtù.

A parte i miei genitori non riesco a fidarmi di nessuno
Vecchio 13-07-2012, 14:21   #38
Esperto
L'avatar di barclay
 

Quote:
Originariamente inviata da Sampei80 Visualizza il messaggio
Ma nessuno ha una paura, seppur inconscia del rifiuto? Di non essere accettato dagli altri?
Nel mio caso c'è, ma discende dalla sensazione di inadeguatezza: rifiuto ed accettazione mi fanno paura ugualmente, ma quella del rifiuto è più “in superficie”.
Vecchio 13-07-2012, 15:53   #39
Esperto
L'avatar di Moonwatcher
 

Quote:
Originariamente inviata da barclay Visualizza il messaggio
In realtà non ce l'ho con te ma con la TCC, che considero una scuola terapeutica che tende a minimizzare i problemi e colpevolizzare il paziente
Secondo me il termine è sbagliato: non tende a colpevolizzare ma a responsabilizzare il paziente. Noi non siamo completamente responsabili delle nostre emozioni, e ci mancherebbe, ma lo siamo più di quanto solitamente ci appaia, e questo per me è un insegnamento giusto, anzi uno dei pochi insegnamenti della psicologia da cui abbia tratto una qualche utilità in termini di benessere emotivo. Poi ciascuno è libero di vedere le cose a suo modo.
Vecchio 13-07-2012, 15:57   #40
Esperto
L'avatar di rainbow
 

Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
A me da quando hanno diagnosticato il DEP si sono chiarite molte dinamiche, e paradossalmente già solo la diagnosi ha avuto un effetto terapeutico (so perché evitavo e so quali sono i pensieri disfunzionali da analizzare con estrema attenzione, pertanto sto evitando mooooolto meno).
Ma nella chiacchera con altri utenti vien fuori che molte persone estremamente più DEP di me non solo non riescono a non evitare, si innervosiscono pure quando qualcuno (forse l'ho fatto pure io, senza accorgermene) dice loro di provare a far così o cosà.
Sicché, mi spiegate cos'è, per voi very-avoiding, il disturbo evitante?
Che emozioni provate quando vi trovate in contesti dove evitate, cosa desiderate, se vorreste riuscire a non evitare più eccetera?

Vorrei capirla bene questa cosa, perchè per me è molto difficile da afferrare, io sono andato avanti tutta la vita a farmi violenza da solo e perciò fare una cosa "forzandomi" mi risulta normale (stavo per scrivere semplice ma poi ho corretto, non lo è affatto, ogni violenza autoinflitta alla propria volontà è spossante).
Mi vien da dire che molti di loro hanno preso la loro diagnosi come parte della loro identità... non come qualcosa da "rimediare"...
per me... beh è qualcosa di variabile..ci sono momenti in cui proprio non voglio sentir parlare nemmeno quella parte di me che mi dice di accettare di fare quella cosa o altro e altri momenti di cui sono estremamente grata di non cedere all'ansia o all'evitamento..
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