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28-07-2010, 17:37
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#1
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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questi estratti mi dipingono a pennello. e secondo me sono veramente
decisivi alla comprensione.
Quote:
(per l'introverso...)
"Qualunque dimensione di vita – interiore, relazionale, sociale, culturale – che non viene vissuta come espressiva del proprio essere, vale a dire sottesa da una partecipazione emotiva appagante, diventa facilmente noiosa, frustrante, deprimente.
...
In realtà il sistema di ricerca negli introversi ha come obiettivo l’organizzazione graduale di un’esperienza di vita che, nel complesso delle sue manifestazioni, porti ad un benessere profondo, quieto, duraturo. Tale obiettivo è piuttosto elevato,e per ciò richiede in genere parecchio tempo e grande impegno: in misura minimale, esso non può essere raggiunto se non tra i 25 e i 30 anni.
...
Il benessere interiore che gli introversi sono “destinati” a raggiungere non ha nulla a che vedere con la felicità intesa comunemente. Un soggetto introverso può conseguirlo anche portando avanti un’introspezione rigorosa che lo pone di fronte alle sue contraddizioni, immergendosi in riflessioni e studi assolutamente inquietanti, coltivando affetti impegnativi e profondi, dedicandosi ad attività sociali altruistiche, interessando di problemi inerenti il bene comune (politica, ecologia), ecc.
...
Gli introversi, insomma, sembrano programmati o “costretti” – vogliano o no – per conseguire uno stato di benessere a raggiungere la massima profondità possibile nella conoscenza di sé, dell’umano e del mondo, e ad agire, dentro di sé e nel rapporto con gli altri, testimoniando un bisogno radicale di umanizzazione, di “superamento” dell’esistente.
Non si stenta a capire che una programmazione del genere pone grossi problemi di ordine pratico.
Essa, infatti, essendo poco o punto compatibile con l’adattamento istituzionale, comporta la necessità di trovare la propria strada, di scavarla e di tracciarla nel mentre la si percorre. Si tratta di una fatica immane, che richiede, oltre ad un’intuizione dei propri bisogni vocazionali, grande determinazione, impegno e disciplina. È un po’ come risalire una corrente piuttosto che abbandonarsi ad essa.
Il vincolo genetico dell’introversione permette di capire in che senso l’individuazione introversa ha un significato diverso rispetto all’autorealizzazione estroversa. Questa, infatti, è vincolata agli obiettivi posti dalla realtà sociale e ha come fine di raggiungere uno status confermato dagli altri (e se possibile invidiato).
L’individuazione introversa, viceversa, prescinde dal giudizio sociale: rappresenta una sorta di dovere che il soggetto ha nei propri confronti prima ancora che nei confronti degli altri. Il tu devi, in questo caso, a differenza di quanto avviene di solito negli estroversi, è una “vocazione”, eufemismo che sta per un vincolo genetico a cui occorre (o è consigliabile) rispondere anche indipendentemente dalle conferme sociali.
Tale dovere, per fortuna, non comporta che raramente la necessità di operare scelte di vita anticonformiste, trasgressive, devianti od estreme. La sua realizzazione, però, è imprescindibile dall’obbligo di percorrere la propria strada per fedeltà a se stessi prima ancora che per conseguire un inserimento e una conferma sociale. Il problema è che quella strada non è istituzionalizzata: appartiene alle indefinite possibilità di essere legate alla libertà umana, e va tracciata e percorsa."
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28-07-2010, 17:59
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#2
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Banned
Qui dal: Feb 2008
Messaggi: 796
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Riflessione consolatoria solo in parte. Saremmo praticamente obbligati raggiungere un livello di consapevolezza superiore pena l'infelicità perenne.
Ho dei dubbi sul fatto che la poca apertura al mondo esterno e il conseguente scarso confronto/scontro con realtà a noi "aliene" insito nell'introversione possa portare ai risultati di cui sopra, se non in rari casi. Uno su mille ce la fa (se va bene).
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28-07-2010, 18:01
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#3
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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secondo me non hai capito la riflessione. :/
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28-07-2010, 18:28
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#4
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Banned
Qui dal: Jul 2009
Messaggi: 2,912
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Io non mi sento così.
Non sento di dover trovare una mia strada per raggiungere l'appagamento.
Non sento neppure di dover ricevere apprezzamento da tutti, comeun estroverso.
Dopo aver trovato una propria strada che succede? Solitamente questa strada per l'introverso sarà comunque una strada che prevede solitudine. Alla fine saremo sempre soli, è questo che mi fa girare le balle.
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28-07-2010, 19:17
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#5
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,761
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Quote:
Originariamente inviata da LordDrachen
questi estratti mi dipingono a pennello. e secondo me sono veramente
decisivi alla comprensione.
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Posso affermare la stessa cosa.
Unico appunto:
Quote:
L’individuazione introversa, viceversa, prescinde dal giudizio sociale: rappresenta una sorta di dovere che il soggetto ha nei propri confronti prima ancora che nei confronti degli altri. Il tu devi, in questo caso, a differenza di quanto avviene di solito negli estroversi, è una “vocazione”, eufemismo che sta per un vincolo genetico a cui occorre (o è consigliabile) rispondere anche indipendentemente dalle conferme sociali.
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Il mio "processo di individuazione" lo voglio completare in totale libertà ed autonomia, ma una volta raggiunto non potrei fare a meno di desiderare una conferma sociale, senza di essa mi sentirei incompleto e solo.
Quote:
Tale dovere, per fortuna, non comporta che raramente la necessità di operare scelte di vita anticonformiste, trasgressive, devianti od estreme. La sua realizzazione, però, è imprescindibile dall’obbligo di percorrere la propria strada per fedeltà a se stessi prima ancora che per conseguire un inserimento e una conferma sociale. Il problema è che quella strada non è istituzionalizzata: appartiene alle indefinite possibilità di essere legate alla libertà umana, e va tracciata e percorsa."
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Molto bello e vero questo passo!
Quote:
Originariamente inviata da Solo97
Riflessione consolatoria solo in parte. Saremmo praticamente obbligati raggiungere un livello di consapevolezza superiore pena l'infelicità perenne.
Ho dei dubbi sul fatto che la poca apertura al mondo esterno e il conseguente scarso confronto/scontro con realtà a noi "aliene" insito nell'introversione possa portare ai risultati di cui sopra, se non in rari casi. Uno su mille ce la fa (se va bene).
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No. Le frasi consolatorie non credo proprio che possano appartenere all'autore del libro.
Certo non tutti gli estroversi riusciranno a realizzarsi, molti rimarranno allo stato di abbozzo , non riusciranno mai a afferrare il loro vero io.
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28-07-2010, 20:51
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#6
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 65,154
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Essa, infatti, essendo poco o punto compatibile con l’adattamento istituzionale, comporta la necessità di trovare la propria strada, di scavarla e di tracciarla nel mentre la si percorre. Si tratta di una fatica immane, che richiede, oltre ad un’intuizione dei propri bisogni vocazionali, grande determinazione, impegno e disciplina. È un po’ come risalire una corrente piuttosto che abbandonarsi ad essa.
L’individuazione introversa, viceversa, prescinde dal giudizio sociale: rappresenta una sorta di dovere che il soggetto ha nei propri confronti prima ancora che nei confronti degli altri. Il tu devi, in questo caso, a differenza di quanto avviene di solito negli estroversi, è una “vocazione”, eufemismo che sta per un vincolo genetico a cui occorre (o è consigliabile) rispondere anche indipendentemente dalle conferme sociali.
Questi sono i due passi in cui mi rispecchio di più. Purtroppo non credo di avere abbastanza determinazione per andare controcorrente e adempiere ai doveri che io sento di imporre a me stesso (anche per un innato perfezionismo e per sfuggire ai sensi dicolpa da esso creati), prima ancora che essi vengano richiesti dall'esterno.
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19-09-2010, 18:51
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#7
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,761
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Riporto in evidenza questo topic per dare la possibilità, a qualcuno che non l'ha ancora fatto, di riconoscersi nelle parole di Anepeta.
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19-09-2010, 20:51
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#8
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Ubicazione: Near Rome
Messaggi: 11,532
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Piuttosto condivisibile, d'altronde è abbastanza ovvio che per l'introverso la componente SOGGETTO sia di gran lunga più importante della componente OGGETTO, cioè mondo esterno.
Non sò se il termine del processo di individuazione diverga realmente tra intro ed estro o se arrivati a quel punto sono concetti che vengono trascesi, però a mio avviso il giudizio sociale diventa non più condizionante a quel punto.
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19-09-2010, 21:41
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#9
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Messaggi: 1,078
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mah......traltro io conoscevo uno ke ci stava in cura ma nn mi pare abbia fatto kissà che progressi....
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19-09-2010, 21:58
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#10
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Esperto
Qui dal: Jul 2008
Messaggi: 4,959
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Beh alla fine non dice una cosa tanto strana.
L'estroverso basta che si guardi intorno e trova nei coetanei e nella società, fatta su misura per lui, i modelli per essere se stesso.
L'introverso non ha una società fatta su misura per lui, però cerca intorno a se i modelli di comportamento, ma l'inadeguatezza di tali modelli gli crea un sacco di casini.
Quindi il lavoro mastodontico che si trova di fronte è quello di rigettare tutto ciò che lo fa stare male (più o meno l'intero ordinamento sociale) e crearsene uno fatto a posta per lui. Che culo
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19-09-2010, 22:04
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#11
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,761
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Quote:
Originariamente inviata da JohnReds
Beh alla fine non dice una cosa tanto strana.
L'estroverso basta che si guardi intorno e trova nei coetanei e nella società, fatta su misura per lui, i modelli per essere se stesso.
L'i ntroverso non ha una società fatta su misura per lui, però cerca intorno a se i modelli di comportamento, ma l'inadeguatezza di tali modelli gli crea un sacco di casini.
Quindi il lavoro mastodontico che si trova di fronte è quello di rigettare tutto ciò che lo fa stare male (più o meno l'intero ordinamento sociale) e crearsene uno fatto a posta per lui. Che culo
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Già. Mi ricordo che Anepeta parlava anche del disagio dell'introverso che è costretto a vivere nel caotico mondo della città, il rumore è un'aggressione costante e continua alla sua più intima natura, che ha bisogno di pace e tranquillità per vivere.
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20-09-2010, 09:07
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#12
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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in realtà credo che anche gli estroversi abbiano la loro parte introversa (piccola ma presente) ugualmente schiacciata. ed anche alcuni aspetti della parte femminile del maschio sono schiacciati (non ovviamente i tratti matrizzati che sono invece predominanti).
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20-09-2010, 09:31
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#13
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,761
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Quote:
Originariamente inviata da LordDrachen
in realtà credo che anche gli estroversi abbiano la loro parte introversa (piccola ma presente) ugualmente schiacciata. ed anche alcuni aspetti della parte femminile del maschio sono schiacciati (non ovviamente i tratti matrizzati che sono invece predominanti).
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Lo credo anch'io. Anche la timidezza ritengo, è una componente del carattere di tutte le persone; essa si può manifestare in alcune situazioni specifiche per gli estroversi, nella generalità della vita sociale per i timidi.
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20-09-2010, 09:35
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#14
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Ubicazione: Near Rome
Messaggi: 11,532
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Quote:
Originariamente inviata da LordDrachen
in realtà credo che anche gli estroversi abbiano la loro parte introversa (piccola ma presente) ugualmente schiacciata. ed anche alcuni aspetti della parte femminile del maschio sono schiacciati (non ovviamente i tratti matrizzati che sono invece predominanti).
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A sentire Jung gli introversi hanno spinte inconsce estroverse che compensano la parte intro cosciente ed il contrario per gli estro.(detto in maniera molto semplificata)
La parte maschile e femminile, intesi come principi, sono ugualmente presenti in entrambi i sessi ed andrebbero integrate ed usate entrambe.
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Ultima modifica di Myway; 20-09-2010 a 09:37.
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20-09-2010, 10:24
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#15
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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al di la della giusta critica al modello sociale.
al di la del tentativo legittimo e giusto di sganciamento dal conformismo comportamentale che ci induce ad estrovertirci o a ricalcare modelli socializzanti manieristici (le buone maniere di cui parla Risé non sono un tratto introverso, ma una risposta spesso sbagliata che l'introverso interiorizza ed enfattizza).
al di la di questo, dicevo, bisogna anche sganciarsi dal giudizio morale di quelli che consideriamo superficiali. loro in fondo sono quello che sono, come lo siamo noi.
pretendere di essere scelti o apprezzati in base a qualità che non piacciono è un errore.
in fondo noi guardiamo il culo delle ragazze come fanno loro.
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20-09-2010, 10:54
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#16
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
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Messaggi: 11,532
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Quote:
Originariamente inviata da LordDrachen
al di la della giusta critica al modello sociale.
al di la del tentativo legittimo e giusto di sganciamento dal conformismo comportamentale che ci induce ad estrovertirci o a ricalcare modelli socializzanti manieristici (le buone maniere di cui parla Risé non sono un tratto introverso, ma una risposta spesso sbagliata che l'introverso interiorizza ed enfattizza).
al di la di questo, dicevo, bisogna anche sganciarsi dal giudizio morale di quelli che consideriamo superficiali. loro in fondo sono quello che sono, come lo siamo noi.
pretendere di essere scelti o apprezzati in base a qualità che non piacciono è un errore.
in fondo noi guardiamo il culo delle ragazze come fanno loro.
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Il fatto è che specie tra i 18 ed i 30 anni si viene apprezzati in funzione di tutta una serie di cose vrso le quali noi introversi siamo carenti, amicizie, ragazze , estrosità varie ecc.
E' un periodo in cui è facile richiudersi in se stessi al max livello, non è un'età favorevole per noi, anche perchè difficilmente a 18/20 anni si è stati in grado di sviluppare un'individualità piuttosto forte.
A mio avviso preso atto di questo si deve cercare di completare al meglio il proprio percorso interiore, per "risbucare" fuori , dopo i 25/30 anni ben costruiti ed in rampa di lancio ad un'età in cui molti sono ormai in fase discendente.Certo il risbucare fuori non comporterà il poter fare tutto il percorso ordinario a livello sociale, avremo altre situazioni, fatte più di qualità che di quantità, altri passatempi e diversivi ,differenti dalla media degli altri ma non per questo meno interessanti.
Il rischio è che non si riesca mai a completare il proprio percorso, magari perchè l'attrattiva verso i modelli classici è troppo forte e ci distoglie da ciò che dovremmo fare, ed alla fine non saremo nè carne nè pesce.
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Ultima modifica di Myway; 20-09-2010 a 11:00.
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21-09-2010, 21:49
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#17
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Principiante
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 87
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...ho letto poco tempo fa tutto il libro di Anepeta sull'introversione e davvero mi ritrovo al massimo in tutte le sue analisi... ve lo consiglio caldamente. per il resto, che dire, io credo che sia importante come dice lui prendere consapevolezza della nostra natura e valorizzarci, penso sia veramente la chiave di svolta accettare la propria natura per poi poter vivere meglio, senza vittimizzarci continuamente e sentirci messi in disparte. Certo è più semplice a dirsi che a farsi... ma bisogna provarci.
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22-09-2010, 08:03
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#18
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Banned
Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 495
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a me sembrano molte chiacchiere, l'esperienza di vita mi dice che non ho mai conosciuto un introverso che stia semplicemente in pace con se stesso, altro che benessere interiore, profondo, duraturo e pure quieto... sti cazzi, forse quando ci si isola dal mondo, ma dopo un po' subentra la depressione...
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22-09-2010, 10:00
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#19
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
Messaggi: 1,868
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perché uno dovrebbe essere in pace con se stesso?
la conflittualità interiore è un tratto dell'introversione, non può essere curato.
è così e basta.
questa conflittualità può portare alla depressione oppure può essere accettata
e in questo modo si può cercare di coglierne i lati migliori.
la conflittualità può portare a creatività, ad esempio.
d'altro canto quali sono le alternative? piangere su se stessi o estrovertirsi?
mi sembra che le alternative siano molto peggio.
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22-09-2010, 13:12
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#20
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Banned
Qui dal: Jan 2009
Messaggi: 495
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Quote:
Originariamente inviata da LordDrachen
perché uno dovrebbe essere in pace con se stesso?
la conflittualità interiore è un tratto dell'introversione, non può essere curato.
è così e basta.
questa conflittualità può portare alla depressione oppure può essere accettata
e in questo modo si può cercare di coglierne i lati migliori.
la conflittualità può portare a creatività, ad esempio.
d'altro canto quali sono le alternative? piangere su se stessi o estrovertirsi?
mi sembra che le alternative siano molto peggio.
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se accetti la tua conflittualità e smetti di piangere su te stesso vuol dire che sotto sotto sei in pace con te stesso, ti accetti per come sei. Cmq queste sono vuote parole di cui gli psicologi si riempiono la bocca.
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