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18-04-2008, 16:48
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#1
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: In the clouds...
Messaggi: 1,185
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Scusate se apro questa discussione, non vorrei risultare antipatica o polemica, però troppo spesso su questo sito sento pronunciare parole come “perché non sono figo” “sembro uno sfigato”, “non sono abbastanza trendy o figo per piacere ad una ragazza” ecc.
Per me non si supereranno mai certe insicurezze se i timidi stessi sono poi quelli che in primis si autodefiniscono sfigati solo perché affetti da insicurezza o privi di una certa autostima. È come darsi la zappa sui piedi!! :?
Per me è molto pericoloso questo pensiero strisciante che a volte mi pare aleggi qui, e cioè legato all’idea che il mondo si divida in due categorie: chi ci sta dentro e chi è sfigato.
Io, sin da piccolissima, sono sempre stata molto timida, molto dubbiosa sul mio valore, sempre in preda ad una forte autocritica, sensibilissima ad ogni evento, ma anche acuta, capace di vedere lì dove i miei più spigliati compagni “fighi” non riuscivano a vedere, anche perché abituata dalla mia famiglia ad affrancarmi da certi modelli culturali di massa ecc. Diciamo che ho avuto un’educazione un po’ particolare, forse troppo estremista, per certi versi, per certe scelte…
Forse per i miei compagni sarò potuta anche rientrare nella categoria degli “sfigati”, nella misura in cui non ci tenevo più di tanto a vestire alla moda o non mi facevo coinvolgere nei deliri collettivi per cantanti (ai mei tempi le compagne impazzivano per i take that), o altro.
Ho sempre coltivato autonomamente da tutto e tutti i miei gusti, la mia personalità e soprattutto ho sempre pensato con la mia testa. Certo, a scuola non ero affatto una leader, ma nemmeno posso affermare di essere stata una gregaria. Non mi facevo influenzare dal pensiero della maggioranza e questo coraggio – secondo la me stessa di oggi che guarda a quel passato – valeva molto di più di tutta l’arroganza delle persone convinte di essere “In”.
Ricordo persino che alla gita scolastica a Londra del V anno delle superiori, dato che trovavo i miei compagni stupidotti e immaturi, piuttosto che andarmene in giro con loro nel pomeriggio di libertà, ho preferito girare la città da sola. Che senso di liberazione, di smemoramento, di assoluta possiblità di essere qualsiasi cosa, al di là dell’incassellamento della tua persona in stupide categorie!! Per i miei compagni ero forse un’asociale o una “sfigata” come si dice qua, ma dal MIO PUNTO DI VISTA io ero una persona autonoma e libera da certi luoghi comuni, seppur timida, riservata ecc.
Ecco, sta tutta qui la differenza: nella diversa interpetazione dei fatti della realtà, che ci possono portare ad etichettare certi comportamenti come segno di forza o debolezza, a seconda della prospettiva da cui si guarda alla stessa cosa.
Gli altri, anzi, diciamo un certo tipo di persone, mi avranno anche potuto considerare o mi potranno anche tuttora considerare sfigata perché sempre in preda alle insicurezze o perché pronta a fare le cose da sola, ma io non accetto affatto la divisione del mondo in due sciocche categorie. E’ sfigato, chi, per primo, accetta che questa categoria esista, e che anzi crede che esistano categorie in grado di descrivere compiutamente e incasellare semplicisticamente gli esseri umani.
Se vogliamo quindi proprio dare una definizione di sfigato esso al massimo può essere colui che vorrebbe essere come non è (sicuro, bello brillante), convinto della validità di quei modelli, ma non ci riesce. Per questo che odio il personaggio di Briget Jones, che rappresenta pienamente il ptototipo della persona insicura, che si sente tale perché non conforme ad un certo modello: zitella, grassa, goffa ecc. Per me si è zitelle solo se si abbraccia volontariamente (o incosciamente) quella mentalità maschilista per cui una donna sola è da deridere e da biasimare e da considerare incompleta senza una figura maschile accanto. L’uomo invece – secondo tale prospettiva – è solo scapolo, non “zitello”!!
Riflettevo anche come la tv commerciale non voglia far altro che forgiare un immaginario collettivo alquanto “malato” e distorto, proponendo modelli di uomini e donne assai deprimenti, innalzati però all’unico modello possibile ed immaginabile, cancellando dalla faccia della terra tutta l’immensa varietà di tipi umani e stili di vita esistenti.
Proporre dei modelli culturali a senso unico per prima cosa genera un forte senso di inadeguatezza verso la persona comune, che si sentirà sempre indietro rispetto a questi, e svilupperà la convinzione che per risolvere tale inadeguatezza sia necessario comprare oggetti (o meglio feticci), in grado di renderlo più simile a quell’”archetipo perfetto di uomo e di donna”.
Seconda cosa – e ben più grave – è che con la costruzione di un immaginario così tirannico e univoco, vada proprio contro a quella che è la meraviglia e la unicità dell’essere umano, cioè alla sua possibilità di auto-determinarsi e di scegliere cosa essere a partire dal senso di possibilità che gli è proprio….
Sono proprio tali sciocche costruzioni culturali a portare le persone verso perentorie classificazioni: ad esempio, qui in Italia, viene recepito negativamente (ad esempio) il viaggiare da soli, è un’azione che viene ricondotta “all’area semantica” della “sfigataggine”, quando, per me, il saperlo fare denota indipendenza, coraggio e spirito di iniziativa (mi fa tanta tenerezza e simpatia il protagonista del film “Into the wild”…non so se lo avete visto…).
Insomma, penso che il primo passo da fare - prima di incominciare a superare le proprie paure - sia quello di liberarsi da certe “incrostrazioni culturali” che spesso soggiacciono al fondo di ogni insicuro… bisogna poi ripartire dalla riscoperta delle proprie esigenze profonde, cercando di decifrare cosa veramente vogliamo dalla vita, al di là delle nostre paure immobilizzanti, al di là del desiderio di compiacere gli altri pur di essere accettati….
Non so, io la vedo così; il primo passo verso l’autostima è il rispetto di se stessi e l’indipendenza, non vi pare??
Se ho voluto esprimere tutto ciò è perché in reaoltà parteggio per tutti i timidi e i vari Charli brown sparsi per il globo terrestre! :wink:
Un saluto
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18-04-2008, 17:29
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#2
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Esperto
Qui dal: Apr 2008
Ubicazione: un'eiaculazione
Messaggi: 1,347
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secondo il pensiero comune (parlo della fascia d'età 13-25 più o meno), ke ovviamente è opinabile ma non venitemi a dire ke non è così e non prendetela come una presa per il culo, poikè riporto soltanto delle considerazioni generali ke nn rispekkiano la mia opinione, quindi non avventatevi su di me come un branco di lupi sull'agnellino ferito,
lo sfigato è colui ke :
nn veste alla moda
non è esteticamente piacevole
è in sovrappeso o obeso
non esce di casa
non ha amici
non ha una ragazza
è vergine
è timido
non beve il sabato sera
non ha il makkinone
è calvo
ha i denti gialli
ha gli okkiali spessi
la pensa diversamente dagli altri
viene skifato dal sesso opposto
non ha tanti soldi
è legato a ideali ridicolizzati dai mass media ( amore famiglia ecc ecc)
si comporta in modo gentile
non è arrogante
è basso o troppo alto
non è prestante fisicamente
non passa le giornate a pianificare lo sballo della serata con gli amici
ki ha difetti fisici
poi in genere le ragazze classificano come sfigato ki non rientra nei propri canoni estetici, ma questo è un altro discorso......
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18-04-2008, 17:38
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#3
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Banned
Qui dal: Dec 2007
Messaggi: 1,145
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sta canzone e bellissima, un classicone.di una poesia e di una profondità modesti contando che la canta quel minkione di leone di lernia.l'ho gia postata un milione di volte, ma la riposto.merita. :cry:
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18-04-2008, 20:28
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#4
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Esperto
Qui dal: Apr 2008
Ubicazione: un'eiaculazione
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Quote:
Originariamente inviata da NightVision
PERO' se c'e' qualcuno che considera sfigato colui verso il quale la natura non è stata benevola come con gli altri,voglio vederlo in faccia perchè trovo agghiacciante questa cosa..... ma non me ne stupisco piu di tanto .....
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eh purtroppo esiste anke certa gente
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18-04-2008, 20:55
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#5
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,411
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Il significato di una parola è il risultato di una mediazione sociale fra le varie caratteristiche che a quella parola vengono assegnate dalla gente. E' quindi il risultato di un patto linguistico stipulato fra le varie parti.
Il significato della parola sfigato, secondo l'uso corrente e secondo la fascia d'età giovane è più o meno l'insieme delle caratteristiche citate da 88, nient'altro. Chi dice cose tipo: "per me gli sfigati sono coloro che considerano da sfigati tali caratteristiche in una persona" in realtà sta cercando di ridefinire il termine, secondo i suoi personali auspici verso la società. Sta dicendo "vorrei che le conseguenze negative dell'appartenere alla categoria degli sfigati toccassero a chi vede in certe caratteristiche dei difetti". Facendo ciò, cerca di far passare l'idea di "discriminare chi discrimina". E' giusto usare la discriminazione per condannare la discriminazione stessa? Sarebbe secondo me meglio abbandonare totalmente l'uso delle terminologie che non si condividono, piuttosto che cercare di cambiar loro referente, mantenendone però l'effetto. Non mi piace la parola sfigato e preferisco svelare il significato nascosto "chi da dello sfigato a qualcuno è una persona superficiale", piuttosto che auspicare che coloro che danno dello sfigato al prossimo vengano in futuro additati come sfigati da altri, che magari in futuro verranno a loro volta additati e così via...
E' un'idea forse di non facile intuizione, ma importante. Il linguaggio che usiamo condiziona pesantemente l'evolversi della società, anche se data la sua natura e i suoi tempi di evoluzione è difficile accorgersene.
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18-04-2008, 21:46
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#6
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,953
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Voler essere come gli altri senza cercare di capire come si vuole essere.
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19-04-2008, 09:36
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#7
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
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Quote:
Originariamente inviata da bardamu
Il significato di una parola è il risultato di una mediazione sociale fra le varie caratteristiche che a quella parola vengono assegnate dalla gente. E' quindi il risultato di un patto linguistico stipulato fra le varie parti.
Il significato della parola sfigato, secondo l'uso corrente e secondo la fascia d'età giovane è più o meno l'insieme delle caratteristiche citate da 88, nient'altro. Chi dice cose tipo: "per me gli sfigati sono coloro che considerano da sfigati tali caratteristiche in una persona" in realtà sta cercando di ridefinire il termine, secondo i suoi personali auspici verso la società. Sta dicendo "vorrei che le conseguenze negative dell'appartenere alla categoria degli sfigati toccassero a chi vede in certe caratteristiche dei difetti". Facendo ciò, cerca di far passare l'idea di "discriminare chi discrimina". E' giusto usare la discriminazione per condannare la discriminazione stessa? Sarebbe secondo me meglio abbandonare totalmente l'uso delle terminologie che non si condividono, piuttosto che cercare di cambiar loro referente, mantenendone però l'effetto. Non mi piace la parola sfigato e preferisco svelare il significato nascosto "chi da dello sfigato a qualcuno è una persona superficiale", piuttosto che auspicare che coloro che danno dello sfigato al prossimo vengano in futuro additati come sfigati da altri, che magari in futuro verranno a loro volta additati e così via...
E' un'idea forse di non facile intuizione, ma importante. Il linguaggio che usiamo condiziona pesantemente l'evolversi della società, anche se data la sua natura e i suoi tempi di evoluzione è difficile accorgersene.
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Infatti, personalmente, non ho mai pensato di “risemantizzare” il termine di sfigato, riutilizzandolo al fine di discriminare chi per primo ha iniziato a discriminare…
“sfigato” è una parola che semplicemente non mi piace e non mi appartiene, punto. Mi è antipatica anche nella misura in cui richiama - nella sua etimolgia (s-figa-to: cioè, “chi è senza figa”) - l’idea implicita che l’essere privo di donne o di successo nel campo sessuale sia necessariamente spia di “insuccesso” nella vita, fonte di disapprovazione generale e quindi inevitabile motivo di esclusione sociale.
Dicevo soltanto che chi continua ad utilizzare tale termine pure su questo forum - magari parlando di se stesso - rivela inconsciamente una sottomissione a quei codici culturali rispetto ai quali si avverte egli stesso inadeguato.
A questo punto, la prima vera mossa saggia da fare sarebbe appunto quella di affrancarsi da certi codici culturali e comunicativi e dall’uso di parole che – appunto – rivelano ancora l’appartenenza ad un modo di pensare che non farà altro che perpetuare il proprio senso di esclusione e frustrazione.
Ciao
Ps: mi sono altrettanto antipatici termini introdotti dalla mentalità americana come “vincente” e “perdente”. Ma si vince o si perde rispetto a cosa? La vita vista da questa prospettiva, assume tanto l’aspetto di una competizione feroce…
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19-04-2008, 09:45
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#8
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
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Quote:
Originariamente inviata da 1798Leopardi_the_best1837
secondo il pensiero comune (parlo della fascia d'età 13-25 più o meno), ke ovviamente è opinabile ma non venitemi a dire ke non è così e non prendetela come una presa per il culo, poikè riporto soltanto delle considerazioni generali ke nn rispekkiano la mia opinione, quindi non avventatevi su di me come un branco di lupi sull'agnellino ferito,
lo sfigato è colui ke :
nn veste alla moda
non è esteticamente piacevole
è in sovrappeso o obeso
non esce di casa
non ha amici
non ha una ragazza
è vergine
è timido
non beve il sabato sera
non ha il makkinone
è calvo
ha i denti gialli
ha gli okkiali spessi
la pensa diversamente dagli altri
viene skifato dal sesso opposto
non ha tanti soldi
è legato a ideali ridicolizzati dai mass media ( amore famiglia ecc ecc)
si comporta in modo gentile
non è arrogante
è basso o troppo alto
non è prestante fisicamente
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ki ha difetti fisici
poi in genere le ragazze classificano come sfigato ki non rientra nei propri canoni estetici, ma questo è un altro discorso......
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Bè, caro Giacomo leopardi....a questo punto potresti raccontarci un po' tu come hai vissuto la tua vita "da sfigato ante-litteram", isolato in quel brutto "natio borgo selvaggio", malaticcio e con la schiena piuttosto arcuata, rifiutato persino dal suo più grande amore, Fanny Targioni Tozzetti.... :wink:
Ovviamente scherzo, non darei mai dello "sfigato" ad uno dei miei pensatori preferiti...altro che "omo sfigato"...pagherei pur di tornare indietro nel passato e poter conoscere un genio come Leopardi, un uomo capace di comprendere fino in fondo la sua epoca e di superarla addirittura per sensibilità !!!!
Altro che sfigato, con gobba e occhi cisposi.... 8O
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19-04-2008, 16:04
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#9
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,306
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Quote:
Originariamente inviata da clizia
Scusate se apro questa discussione, non vorrei risultare antipatica o polemica, però troppo spesso su questo sito sento pronunciare parole come “perché non sono figo” “sembro uno sfigato”, “non sono abbastanza trendy o figo per piacere ad una ragazza” ecc.
Per me non si supereranno mai certe insicurezze se i timidi stessi sono poi quelli che in primis si autodefiniscono sfigati solo perché affetti da insicurezza o privi di una certa autostima. È come darsi la zappa sui piedi!! :?
Per me è molto pericoloso questo pensiero strisciante che a volte mi pare aleggi qui, e cioè legato all’idea che il mondo si divida in due categorie: chi ci sta dentro e chi è sfigato.
Io, sin da piccolissima, sono sempre stata molto timida, molto dubbiosa sul mio valore, sempre in preda ad una forte autocritica, sensibilissima ad ogni evento, ma anche acuta, capace di vedere lì dove i miei più spigliati compagni “fighi” non riuscivano a vedere, anche perché abituata dalla mia famiglia ad affrancarmi da certi modelli culturali di massa ecc. Diciamo che ho avuto un’educazione un po’ particolare, forse troppo estremista, per certi versi, per certe scelte…
Forse per i miei compagni sarò potuta anche rientrare nella categoria degli “sfigati”, nella misura in cui non ci tenevo più di tanto a vestire alla moda o non mi facevo coinvolgere nei deliri collettivi per cantanti (ai mei tempi le compagne impazzivano per i take that), o altro.
Ho sempre coltivato autonomamente da tutto e tutti i miei gusti, la mia personalità e soprattutto ho sempre pensato con la mia testa. Certo, a scuola non ero affatto una leader, ma nemmeno posso affermare di essere stata una gregaria. Non mi facevo influenzare dal pensiero della maggioranza e questo coraggio – secondo la me stessa di oggi che guarda a quel passato – valeva molto di più di tutta l’arroganza delle persone convinte di essere “In”.
Ricordo persino che alla gita scolastica a Londra del V anno delle superiori, dato che trovavo i miei compagni stupidotti e immaturi, piuttosto che andarmene in giro con loro nel pomeriggio di libertà, ho preferito girare la città da sola. Che senso di liberazione, di smemoramento, di assoluta possiblità di essere qualsiasi cosa, al di là dell’incassellamento della tua persona in stupide categorie!! Per i miei compagni ero forse un’asociale o una “sfigata” come si dice qua, ma dal MIO PUNTO DI VISTA io ero una persona autonoma e libera da certi luoghi comuni, seppur timida, riservata ecc.
Ecco, sta tutta qui la differenza: nella diversa interpetazione dei fatti della realtà, che ci possono portare ad etichettare certi comportamenti come segno di forza o debolezza, a seconda della prospettiva da cui si guarda alla stessa cosa.
Gli altri, anzi, diciamo un certo tipo di persone, mi avranno anche potuto considerare o mi potranno anche tuttora considerare sfigata perché sempre in preda alle insicurezze o perché pronta a fare le cose da sola, ma io non accetto affatto la divisione del mondo in due sciocche categorie. E’ sfigato, chi, per primo, accetta che questa categoria esista, e che anzi crede che esistano categorie in grado di descrivere compiutamente e incasellare semplicisticamente gli esseri umani.
Se vogliamo quindi proprio dare una definizione di sfigato esso al massimo può essere colui che vorrebbe essere come non è (sicuro, bello brillante), convinto della validità di quei modelli, ma non ci riesce. Per questo che odio il personaggio di Briget Jones, che rappresenta pienamente il ptototipo della persona insicura, che si sente tale perché non conforme ad un certo modello: zitella, grassa, goffa ecc. Per me si è zitelle solo se si abbraccia volontariamente (o incosciamente) quella mentalità maschilista per cui una donna sola è da deridere e da biasimare e da considerare incompleta senza una figura maschile accanto. L’uomo invece – secondo tale prospettiva – è solo scapolo, non “zitello”!!
Riflettevo anche come la tv commerciale non voglia far altro che forgiare un immaginario collettivo alquanto “malato” e distorto, proponendo modelli di uomini e donne assai deprimenti, innalzati però all’unico modello possibile ed immaginabile, cancellando dalla faccia della terra tutta l’immensa varietà di tipi umani e stili di vita esistenti.
Proporre dei modelli culturali a senso unico per prima cosa genera un forte senso di inadeguatezza verso la persona comune, che si sentirà sempre indietro rispetto a questi, e svilupperà la convinzione che per risolvere tale inadeguatezza sia necessario comprare oggetti (o meglio feticci), in grado di renderlo più simile a quell’”archetipo perfetto di uomo e di donna”.
Seconda cosa – e ben più grave – è che con la costruzione di un immaginario così tirannico e univoco, vada proprio contro a quella che è la meraviglia e la unicità dell’essere umano, cioè alla sua possibilità di auto-determinarsi e di scegliere cosa essere a partire dal senso di possibilità che gli è proprio….
Sono proprio tali sciocche costruzioni culturali a portare le persone verso perentorie classificazioni: ad esempio, qui in Italia, viene recepito negativamente (ad esempio) il viaggiare da soli, è un’azione che viene ricondotta “all’area semantica” della “sfigataggine”, quando, per me, il saperlo fare denota indipendenza, coraggio e spirito di iniziativa (mi fa tanta tenerezza e simpatia il protagonista del film “Into the wild”…non so se lo avete visto…).
Insomma, penso che il primo passo da fare - prima di incominciare a superare le proprie paure - sia quello di liberarsi da certe “incrostrazioni culturali” che spesso soggiacciono al fondo di ogni insicuro… bisogna poi ripartire dalla riscoperta delle proprie esigenze profonde, cercando di decifrare cosa veramente vogliamo dalla vita, al di là delle nostre paure immobilizzanti, al di là del desiderio di compiacere gli altri pur di essere accettati….
Non so, io la vedo così; il primo passo verso l’autostima è il rispetto di se stessi e l’indipendenza, non vi pare??
Se ho voluto esprimere tutto ciò è perché in reaoltà parteggio per tutti i timidi e i vari Charli brown sparsi per il globo terrestre! :wink:
Un saluto
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io continuo a ripeterlo. Si può essere timidi si può essere sicuri (si può essere l'uno e l'altro o nessuno delle due cose).
L'etichetta di sfigato/leader è appunto un'etichetta.
Ripeto io nei miei ultimi anni sono cambiato molto rispetto al ragazzino 14enne estroverso, ho acquisito volendo molti caratteri da "potenziale sfigato" (oddio addirittura ho coniato sto termine...), dalla sensibilità, all'estroversone nell'esprimere a volte i miei pensieri, dalle poesie,dal rifiutarsi di andare da un punto in poi in disco (in 1 anno le volte in cui vado si possono contare sulle punte di una mano mozzata e se lo faccio è per non lasciare i miei amici e/o costringergli sempre a rinunciare).
Io sono quello che si veste con una camicia,una t-shirt, un jeans (comprati a 10€ a testa) e se ti va bene è così altrimenti mi metto pure una gonna e il rossetto e siamo contenti uguale
Eppure sfigato non è la parola che mi rappresenta. Anzi direi che in quanto a carisma sono la persona + influente all'interno di un gruppo se solo mi va di uscire dal mio angolino e sono sicuramente il più rispettato.
Perchè?Perchè so far valere le mie debolezze e i miei punti di vista della vita.
Non vesto griffato? L'unico scemo sei tu che butti i soldi per della stoffa firmata.
Non vado in disco? Chi mi chiede il motivo prende la risposta al volo. Le persone le voglio guardare in faccia, poterle avvicinar eliberamente e poter riuscire a sussurrar eper essere comunque capito; voglio poter stare 2 minuti in silenzio abbracciati o a guardarci in faccia senza la musica assordante sotto e 4 idioti che fanno i fighetti da tutte le parti (che ti vien voglia di farli sfigurare davanti a tutti)
Sono a volte timido/introverso/sensibile? Lo ammetto senza problemi e ci rido su facendoci battute su battute e allo stesso tempo in altrettanti momenti so far valare la mia ed esprimere i miei sentimenti a 4 occhi. (so passare da timidezza a sicurezza...anzi la mia introversione mi rende ancora + sicuro).
Chi mi conosce sa che ormai 99 a 100 preferisco una storia seria ad una ragazzata; pretendo l'amore per poter pensare ad una relazione sessuale seria, sono mantenuto (da bravo bamboccione :P...i nquanto studio ancora al liceo e il tmepo di lavorare è praticamente nullo) e mi ritrovo a fine settimana mantenuto da amici/e (ovviamente prima o poi restituisco anche con gli interessi e li presto a mia volta senza problemi);
sono silenzioso (l'esatto opposto di qualche anno fa) --> so far ridere, so scherzare, esprimo i miei sentimenti senza problemi (con toni seri o spiritosi), ma preferisco tenere una parte di me sempre nel mio silenzio.
non sono brad pitt, mi ritrovo a dover gironzolar ein bici per la città e al max a prendere in prestito la macchina di mia madre se è libera, al sabato sera bevo moderatamente (giusto 1 drink o 2 se mi va altrimenti amen).
Sfigato semplicemente oggi è chi accetta per mancanza di autostima di essere etichettato (da idioti) così.
Se uno oggi osasse dire al sottoscritto "sfigato" perchè non vado in disco o a volte appaio silenzioso e pensieroso lo demolirei verbalmente facendolo sfigurare (e sarei io a far apparire sfigato il tipo in questione per la sua superficialità e immaturità).
Sfigato lo è (purtroppo) chi ha talmente così poca autostima che vede nel suo carattere/vissuto qualcosa che può esser emesso alla gogna dall'altro.
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19-04-2008, 17:47
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#10
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
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Quote:
Originariamente inviata da giova88
Sfigato semplicemente oggi è chi accetta per mancanza di autostima di essere etichettato (da idioti) così.
Sfigato lo è (purtroppo) chi ha talmente così poca autostima che vede nel suo carattere/vissuto qualcosa che può esser emesso alla gogna dall'altro.
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Mah,
non è nemmeno una cosa da condannare la mancanza di autostima nell'altro, perchè credimi, è una sofferenza molto forte non riuscire a credere in se stessi e te lo dice una che sin da piccola ha avuto enormi blocchi e problemi di autostima, e questo perchè, in primis, la fiducia non mi veniva elargita proprio dalle persone con cui ero a più stretto contatto e che avrebbero dovuto offrire quel supporto morale per una crescita equilibrata e serena.
Le persone che difettano di autostima non necessraiamente mancano di personalità o di rispetto di sè, bada bene a non confondere le due cose!
Ad es io non ho mai cercato l'approvazione degli altri tentando di rincorrere a tutti i costi il modus vivendi della maggioranza (che non mi apparteneva), perchè mancare di autostima non vuol dire essere necessariamente privi di dignità personale.
Anzi, la dignità te la conquisti nelle lotte giornaliere, nel momento in cui cerchi di costruire quella solidità interiore da sempre mancante e che nessuno ti ha mai dato ( e che gli altri spesso hanno ricevuto naturalmente da bambini).
Cmq anche se gli altri subodorassero questa mancanza di fiducia in se stessi non gli dà affatto il diritto di trattare il prossimo come l'essere più abietto o insignificante di questa terra....ma non bisognerebbe guardare con disprezzo nemmeno se ci si trovasse di fronte a persone che, per debolezza, accettano di essere strumentalizzate e sottomesse. In fondo, se lo fanno, è per essere accettate....vabbè, il discorso si fa lungo e contorto...
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19-04-2008, 18:04
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#11
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Esperto
Qui dal: Nov 2007
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Messaggi: 1,852
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"sfigato" è un termine entrato di prepotenza nel linguaggio comune, e che nn ha una traduzione facile.
Rappresenta infatti un concetto abbastanza astratto che allo stesso tempo catalizza molti concetti negativi...a seconda del contesto dove il termine viene usato. Il primo significato del termine, il più innocuo, è quello di SFORTUNATO.
Chi fora per strada può dire "Son proprio sfigato"...
Purtroppo, nella maggior parte dei casi questo termine ha una valenza mooolto più negativa e viene usato per indicare individui impacciati, timidi o cmq con scarsa abilità sociale. Quindi in tal caso sta per TONTO; STUPIDO; ASOCIALE; NON ALLINEATO ALLA MASSA.
Es. di questa seconda accezione: ma ne stavo in un bar con un mio amico ed una mia amica....ad un certo punto il mio amico mi fa "Domenica prox nn posso andare allo stadio, vuoi il mio abbonamento??" ed io "Ti ringrazio, ma nn mi interessa andare allo stadio".
La mia "amica" a qsto punto ha sentenziato "Che sfigato": tranquilla, serafica...implacabile.
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19-04-2008, 18:18
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#12
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,306
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Quote:
Originariamente inviata da clizia
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Originariamente inviata da giova88
Sfigato semplicemente oggi è chi accetta per mancanza di autostima di essere etichettato (da idioti) così.
Sfigato lo è (purtroppo) chi ha talmente così poca autostima che vede nel suo carattere/vissuto qualcosa che può esser emesso alla gogna dall'altro.
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Mah,
non è nemmeno una cosa da condannare la mancanza di autostima nell'altro, perchè credimi, è una sofferenza molto forte non riuscire a credere in se stessi e te lo dice una che sin da piccola ha avuto enormi blocchi e problemi di autostima, e questo perchè, in primis, la fiducia non mi veniva elargita proprio dalle persone con cui ero a più stretto contatto e che avrebbero dovuto offrire quel supporto morale per una crescita equilibrata e serena.
Le persone che difettano di autostima non necessraiamente mancano di personalità o di rispetto di sè, bada bene a non confondere le due cose!
Ad es io non ho mai cercato l'approvazione degli altri tentando di rincorrere a tutti i costi il modus vivendi della maggioranza (che non mi apparteneva), perchè mancare di autostima non vuol dire essere necessariamente privi di dignità personale.
Anzi, la dignità te la conquisti nelle lotte giornaliere, nel momento in cui cerchi di costruire quella solidità interiore da sempre mancante e che nessuno ti ha mai dato ( e che gli altri spesso hanno ricevuto naturalmente da bambini).
Cmq anche se gli altri subodorassero questa mancanza di fiducia in se stessi non gli dà affatto il diritto di trattare il prossimo come l'essere più abietto o insignificante di questa terra....ma non bisognerebbe guardare con disprezzo nemmeno se ci si trovasse di fronte a persone che, per debolezza, accettano di essere strumentalizzate e sottomesse. In fondo, se lo fanno, è per essere accettate....vabbè, il discorso si fa lungo e contorto...
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ma se per quello pure io ho vissuto i miei alti e bassi.
Però il ragionamento che ho sempre fatto io (salvo pochissimi momenti d'eccezione) è sempre stato: posso starti sullo stomaco, puoi odiarmi, ma te chi credi di essere per distruggere la mia autostima?
Anche tu fossi la Bellucci con la testa di Einstein e Leopardi messi insieme.
Nella vita ho sentito pure io la mia persona minata proprio da quelle persone che dovevano aiutarmi e far aumentare la mia autostima eppure non ho mai abbassato la testa fino a sprofondare (e se qualche volta l'ho fatto è perchè sono stato io il primo ad essere stanco di dovermi mettere in gioco).
Ti dirò: un mio vecchio amico era considerato il classico "sfigato" (se non che piano piano io mi sono avvicinato a lui addossandomi anche le sue "non colpe" che gli venivano attribuite mettendolo in grande disagio).
Io l'ho apprezzato molto per il ragazzo che era e che è.
Però da 1 anno a questa parte ha fatto così fatica a sopportare quella pseudo etichetta da sfigato (che riusciva a cancellare quasi esclusivamente perchè gli altri lo vedevano in compagnia mia) che è stato disposto ad assoggettarsi per non essere vittima: vestiti firmati,sigarette,alcool per non sentirsi escluso,uscite la sera (che prima per lui erano rare e solo perchè io mi sforzavo di invogliarlo in ogni modo possibile) e qualche tentativo d'approccio 8qualcuno riuscito e altri no).
E' un discorso che ho fatto pure a lui in un paio di occasioni.
Non mi sento di condannarlo perchè ha deciso di conformarsi per essere accettato, mi spiace solo che pubblicament esi mostra per come in realtà (entrambi sappiamo) non sia.
Oggi arriva a dirmi "giova perchè non ti prendi pure tu una cintura o una t-shirt da 150 euro?"
Non lo condanno, ma,a parte il fatto che mi infastidisce il fatto che mi si cerca di addossare caratteri non miei,sinceramente mi spiace che debba costruirsi un personaggio forte fuori e debole dentro.
In realtà lui nel suo nuovo modo di porsi (fumo,alcool e vestiti firmati) nasconde solo tanta insicurezza (che magari gli altri non colgono, ma che io, conoscendolo e amando osservare bene la personalità delle persone so per certo che ha).
E mi spiace che così facendo lui è diventato per metà un altro prodotto della società.
Purtroppo è così.
Ho si ha abbastanza carattere da saper imporre la propria personalità (per quanto diversa e bizzarra), ho la tentazione di apparire agli altri come "il migliore di uno dei tanti" è grossa.
Non condanno, ma per me resta un segno di immaturità/debolezza.
Io per quanto possa avere aspetti deboli (e altri invece molto forti) preferisco convertire la devolezza i ncarattere (anzi nel mio carattere) e credo che questa sia la scelta più sensata.
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19-04-2008, 19:04
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#13
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Esperto
Qui dal: Nov 2007
Messaggi: 6,848
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Dato che anch'io potrei essere etichettato con questo termine, personalmente lo uso solo in modo apertamente scherzoso con qualche amico. Del tipo: qualcuno ha fatto una gaffe o non sta riuscendo a fare qualcosa ed io gli dico, con aria finto-seria: "...Che sfigato". Ma è un gioco scoperto.
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19-04-2008, 19:33
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#14
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,306
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Quote:
Originariamente inviata da paccello
Dato che anch'io potrei essere etichettato con questo termine, personalmente lo uso solo in modo apertamente scherzoso con qualche amico. Del tipo: qualcuno ha fatto una gaffe o non sta riuscendo a fare qualcosa ed io gli dico, con aria finto-seria: "...Che sfigato". Ma è un gioco scoperto.
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stesso discorso per me e comunque se lo faccio lo faccio su amici che so avere grande autostima di loro stessi e carattere e che prendono la cosa per semplice battuta
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20-04-2008, 01:16
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#15
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Principiante
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 42
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Originariamente inviata da NightVision
(cincinnawanditero)
(forse non sono figo)
(forse no)
(ma sono bello dentro)
(dentro)
(voi stranamente mi vivete
(come un solitario
(ma a me piace stare con la gente)
(io, per piacervi)
(mi epilerei)
(per tutto il santo giorno)
(come le balle)
(di un attore morto)
(oh oh oh oh oh oh)
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Questa mi è piaciuta, anche se non ho capito il titolo.
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20-04-2008, 10:04
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#16
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Esperto
Qui dal: Sep 2007
Ubicazione: Nord
Messaggi: 13,017
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Quote:
Originariamente inviata da -Lilly-
C'è chi freme x i "vincenti"..io ho un debole x quelli col caratteraccio..quelli che perdono il lavoro 10 volte in un giorno..che perdono sempre..mi sono simpatici a pelle!
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Anche io.Adoro le cause perse e combattere per essere,è troppo facile e banale stare con i vincenti.
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20-04-2008, 12:30
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#17
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,306
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Quote:
Originariamente inviata da -Lilly-
Ciao Clizia!
io mi considero una sfigata nel senso di imbranata ed inetta in molte cose.. ed è una realtà oggettiva.. poi le parole sono polisemiche..quindi io al termine sfigato attribuisco questo significato..che magari non è quello comune nè quello + corretto..
Per me è un termine a cui sono affezionata..mi fa venire in mente Paperino, il personaggio dei fumetti che mi ha sempre fatto più tenerezza...
C'è chi freme x i "vincenti"..io ho un debole x quelli col caratteraccio..quelli che perdono il lavoro 10 volte in un giorno..che perdono sempre..mi sono simpatici a pelle!
Cmq ti volevo dire anche che ho capito e condivido il senso del tuo post!
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ma paperiono è un mito :lol:
ed io amo chi nel bene e nel male sa essere se stesso/a e si accontenta di essere un "vincente" per se stesso e pochi altri anche con la "imbranataggine".
Insomma paperino sarà imbranato, ma con qui quo e qua sa fare i salti mortali...e pure con paperina :P
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23-04-2008, 13:28
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#18
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: In the clouds...
Messaggi: 1,185
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Quote:
Originariamente inviata da giova88
Ti dirò: un mio vecchio amico era considerato il classico "sfigato" (se non che piano piano io mi sono avvicinato a lui addossandomi anche le sue "non colpe" che gli venivano attribuite mettendolo in grande disagio).
Io l'ho apprezzato molto per il ragazzo che era e che è.
Però da 1 anno a questa parte ha fatto così fatica a sopportare quella pseudo etichetta da sfigato (che riusciva a cancellare quasi esclusivamente perchè gli altri lo vedevano in compagnia mia) che è stato disposto ad assoggettarsi per non essere vittima: vestiti firmati,sigarette,alcool per non sentirsi escluso,uscite la sera (che prima per lui erano rare e solo perchè io mi sforzavo di invogliarlo in ogni modo possibile) e qualche tentativo d'approccio 8qualcuno riuscito e altri no).
E' un discorso che ho fatto pure a lui in un paio di occasioni.
Non mi sento di condannarlo perchè ha deciso di conformarsi per essere accettato, mi spiace solo che pubblicament esi mostra per come in realtà (entrambi sappiamo) non sia.
Oggi arriva a dirmi "giova perchè non ti prendi pure tu una cintura o una t-shirt da 150 euro?"
Non lo condanno, ma,a parte il fatto che mi infastidisce il fatto che mi si cerca di addossare caratteri non miei,sinceramente mi spiace che debba costruirsi un personaggio forte fuori e debole dentro.
In realtà lui nel suo nuovo modo di porsi (fumo,alcool e vestiti firmati) nasconde solo tanta insicurezza (che magari gli altri non colgono, ma che io, conoscendolo e amando osservare bene la personalità delle persone so per certo che ha).
E mi spiace che così facendo lui è diventato per metà un altro prodotto della società.
Purtroppo è così.
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Ciao Giova,
questo bisogno di accettazione lo posso capire e giustificare in questo tuo amico perchè è ancora piccolo; in un certo senso è ancora racchiuso nel bozzolo adolescenziale e per questo ancora alla ricerca di una sua identità solida e di conseguenza più vulnerabile al bisogno di conferme sociali.
Ricordo che quando avevo io 16-21 anni, questo bisogno di approvazione da parte dei miei coetanei mi dava alquanto fastidio: mi sembrava come cedere ad un ricatto o ad una debolezza; annullare e umiliare se stessi pur di sentirsi parte di qualcosa.
Ora che sono più grande sono diventata più tollerante e accetto alcuni comportamenti, ma solo quando vedo che sono realmente specchio di un forte disagio e figlie di una determinata età (l'adolscenza).
Mi fa invece specie assistere a questa forsennata rincorsa di modelli sociali da parte di certi 30enni ( vedi la gente che anima il GF), che in quanto tali dovrebbero invece avere la maturità necessaria per opporsi a certi meccanismi o ricatti e possedere quella lucidità che gli faccia scorgere determinati atteggiamenti solo come una grande farsa.
Una delle poche volte in cui andai in discoteca in vita mia avevo solo 18 anni e rimasi molto colpita dal "gioco delle parti" a cui grandi e “piccini” incoscientemente si prestavano. Molti sembravano dover dimostrare quasi di fronte a se stessi (oltre che agli altri) di essere “gagliardi”, “fighi”, “spigliati”, “trendy” “piacenti” eppure, nel momento stesso in cui più si impegnavano per adeguarsi affannosamente a tale presunta normalità, apparivano invece ridicoli, robotici, meccanici nelle mosse, e nel tono di voce…ricordo che alcuni tizi ballavano compiaciuti fissandosi allo specchio, (in scomposti movimenti alquanto autoreferenziali!), cercando di scorgere di sottecchi, in quel pezzo di vetro, i segreti segni della loro appartenenza alla tribù di “chi sa stare al mondo”….
Per Lily: anch’io adoro Paperino, ma mi intenerisce più la “tontolaggine” ingenua di un Pippo o la malinconia del timido Charlie Brown…anch’io, come te, ho una propensione a parteggiare per gli sconfitti, ma sono sempre stata più coinvolta quando tale inettitudine era frammista ad un certa purezza d’animo…a volte Paperino scivola in una qual certa meschinità che lo rende di certo pèiù umano ma meno “innocente”…
Ps: come si postano le immagini??
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23-04-2008, 14:43
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#19
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 666
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Quote:
Originariamente inviata da clizia
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Originariamente inviata da giova88
Ti dirò: un mio vecchio amico era considerato il classico "sfigato" (se non che piano piano io mi sono avvicinato a lui addossandomi anche le sue "non colpe" che gli venivano attribuite mettendolo in grande disagio).
Io l'ho apprezzato molto per il ragazzo che era e che è.
Però da 1 anno a questa parte ha fatto così fatica a sopportare quella pseudo etichetta da sfigato (che riusciva a cancellare quasi esclusivamente perchè gli altri lo vedevano in compagnia mia) che è stato disposto ad assoggettarsi per non essere vittima: vestiti firmati,sigarette,alcool per non sentirsi escluso,uscite la sera (che prima per lui erano rare e solo perchè io mi sforzavo di invogliarlo in ogni modo possibile) e qualche tentativo d'approccio 8qualcuno riuscito e altri no).
E' un discorso che ho fatto pure a lui in un paio di occasioni.
Non mi sento di condannarlo perchè ha deciso di conformarsi per essere accettato, mi spiace solo che pubblicament esi mostra per come in realtà (entrambi sappiamo) non sia.
Oggi arriva a dirmi "giova perchè non ti prendi pure tu una cintura o una t-shirt da 150 euro?"
Non lo condanno, ma,a parte il fatto che mi infastidisce il fatto che mi si cerca di addossare caratteri non miei,sinceramente mi spiace che debba costruirsi un personaggio forte fuori e debole dentro.
In realtà lui nel suo nuovo modo di porsi (fumo,alcool e vestiti firmati) nasconde solo tanta insicurezza (che magari gli altri non colgono, ma che io, conoscendolo e amando osservare bene la personalità delle persone so per certo che ha).
E mi spiace che così facendo lui è diventato per metà un altro prodotto della società.
Purtroppo è così.
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Ciao Giova,
questo bisogno di accettazione lo posso capire e giustificare in questo tuo amico perchè è ancora piccolo; in un certo senso è ancora racchiuso nel bozzolo adolescenziale e per questo ancora alla ricerca di una sua identità solida e di conseguenza più vulnerabile al bisogno di conferme sociali.
Ricordo che quando avevo io 16-21 anni, questo bisogno di approvazione da parte dei miei coetanei mi dava alquanto fastidio: mi sembrava come cedere ad un ricatto o ad una debolezza; annullare e umiliare se stessi pur di sentirsi parte di qualcosa.
Ora che sono più grande sono diventata più tollerante e accetto alcuni comportamenti, ma solo quando vedo che sono realmente specchio di un forte disagio e figlie di una determinata età (l'adolscenza).
Mi fa invece specie assistere a questa forsennata rincorsa di modelli sociali da parte di certi 30enni ( vedi la gente che anima il GF), che in quanto tali dovrebbero invece avere la maturità necessaria per opporsi a certi meccanismi o ricatti e possedere quella lucidità che gli faccia scorgere determinati atteggiamenti solo come una grande farsa.
Una delle poche volte in cui andai in discoteca in vita mia avevo solo 18 anni e rimasi molto colpita dal "gioco delle parti" a cui grandi e “piccini” incoscientemente si prestavano. Molti sembravano dover dimostrare quasi di fronte a se stessi (oltre che agli altri) di essere “gagliardi”, “fighi”, “spigliati”, “trendy” “piacenti” eppure, nel momento stesso in cui più si impegnavano per adeguarsi affannosamente a tale presunta normalità, apparivano invece ridicoli, robotici, meccanici nelle mosse, e nel tono di voce…ricordo che alcuni tizi ballavano compiaciuti fissandosi allo specchio, (in scomposti movimenti alquanto autoreferenziali!), cercando di scorgere di sottecchi, in quel pezzo di vetro, i segreti segni della loro appartenenza alla tribù di “chi sa stare al mondo”….
Per Lily: anch’io adoro Paperino, ma mi intenerisce più la “tontolaggine” ingenua di un Pippo o la malinconia del timido Charlie Brown…anch’io, come te, ho una propensione a parteggiare per gli sconfitti, ma sono sempre stata più coinvolta quando tale inettitudine era frammista ad un certa purezza d’animo…a volte Paperino scivola in una qual certa meschinità che lo rende di certo pèiù umano ma meno “innocente”…
Ps: come si postano le immagini??
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Ciao clizia
si ma sti processi di accettazione personalmente mi danno parecchio fastidio nei "grandi" come nei "piccoli": cioè finchè si parla di ragazzini (12-14 anni posso capire), ma a 18-19-20 anni mi fa rimanere alquanto perplesso.
Anch'io le volte su cui sono andato in disco in una vita le conto sulle dita di una mano (ed esclusivamente su suppliche ) e certi modi di uniformarsi alla massa non mi sono mai piaciuti.
Io tanto silenzioso,imbranato e spiritoso/autoironico sono normalmente e tanto ho cercato di esserlo in quelle eccezionali occasioni in cui mi è capitato di unirmi alla combriccola e sinceramente sono felice di essere così.
Insomma a me personalmente non mi toccano comportamenti differenti (lascio vivere finchè non viene intralciata la mia strada), però tanti punti interrogativi rimangono
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23-04-2008, 15:26
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#20
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Esperto
Qui dal: Nov 2007
Messaggi: 6,848
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Quote:
Originariamente inviata da giova88
.......da 1 anno a questa parte ha fatto così fatica a sopportare quella pseudo etichetta da sfigato (che riusciva a cancellare quasi esclusivamente perchè gli altri lo vedevano in compagnia mia) che è stato disposto ad assoggettarsi per non essere vittima: vestiti firmati,sigarette
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Dover fumare, quindi qualcosa che fa oggettivamente male, per sentirsi/venire più accettati, è abb.tremendo a pensarci. Non ce l'ho col tuo amico eh, è un discorso generale.
Quote:
Originariamente inviata da clizia
.....accetto alcuni comportamenti, ma solo quando vedo che sono realmente specchio di un forte disagio e figlie di una determinata età (l'adolscenza).
Mi fa invece specie assistere a questa forsennata rincorsa di modelli sociali da parte di certi 30enni ( vedi la gente che anima il GF), che in quanto tali dovrebbero invece avere la maturità necessaria per opporsi a certi meccanismi o ricatti e possedere quella lucidità che gli faccia scorgere determinati atteggiamenti solo come una grande farsa.
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Verissimo....A me già dà fastidio vedere l'omologazione nei giovani, ma cazzarola, quando uno cresce dovrebbe maturare....Invece ho l'impressione che si fanno solo più esperienze, ma il maturare sia relativo. In un dato tipo di persone.
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