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22-11-2017, 10:05
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#1
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Banned
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 25,977
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Quanto pensate che il non essere stati accettati nell'infanzia e prima adolescenza dai gruppi di pari abbia determinato la vostra sociofobia?Io ci sto riflettendo.Ho memoria dell'eritrofobia fin dall'asilo,ma forse con un percorso adolescenziale diverso,senza traumi, avrei sviluppato maggior sicurezza e fiducia.Forse.
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22-11-2017, 10:58
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#2
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Roma
Messaggi: 28,113
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Non so, non ho avuto grossi rifiuti dai gruppi di amici, neanche venivo ricercato come una star di instagram.. diciamo una via di mezzo, come tanti.
L'unico cruccio è non essere mai stato accettato come persona, bensì per quello che facevo: il pagliaccio, le esagerazioni, le bevute, ma poi da quando in questi ultimi anni c'è stata la necessità e la volontà di comportarmi in modo normale ecco che sono iniziate la sociofobia, i rifiuti e l'isolamento.
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22-11-2017, 11:03
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#3
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Esperto
Qui dal: Mar 2016
Ubicazione: Como
Messaggi: 1,243
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In genere sono sempre stato io ad isolarmi. C'è stata una volta, intorno ai 20 anni, che però sono stato "rifiutato" dal gruppo, nel senso che mi hanno cacciato dalla compagnia che frequentavo, ma senza una spiegazione diretta: semplicemente non mi hanno più cercato...
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22-11-2017, 11:22
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#4
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Super Moderator
Qui dal: Jan 2015
Messaggi: 6,237
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il mio problema era ed è il fatto che abito molto isolato, quando andavo alle elementari e poi alle medie, i miei pari li vedevo solo mattina e poi il pomeriggio studiavo e stavo sempre a casa,se volevo incontrali dovevo chiedere ai miei di portarmici, ma non ero quel tipo di persona, ero estremamente timido già all'epoca, stavo più al sicuro tra le mura amiche.
Il peggio è arrivato quando andai alle superiori, che erano ancora più lontane
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22-11-2017, 14:25
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#5
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Esperto
Qui dal: Mar 2017
Messaggi: 2,906
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Sono sempre stato io a isolarmi in ogni modo possibile.
Ci sono stati dei periodi in cui ero più social o inserito nel gruppo, ma poi sono sempre seguiti crolli verticali dell'umore e, come risposta, isolamento totale.
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22-11-2017, 14:31
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#6
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Esperto
Qui dal: Sep 2015
Ubicazione: Tír na nÓg
Messaggi: 13,426
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Sono io che non ho mai accettato il gruppo dei pari, ne fuggivo, mi isolavo, o al più gestivo male i contatti umani con gli altri, facendoli fallire sulla breve o lunga distanza. E questo sin dalle elementari, con poche novità negli anni seguenti.
Il problema, ora lo so, veniva dalla famiglia disfunzionale in cui sono cresciuto. Fossi stato "accettato" e seguito come si deve in famiglia forse avrei avuto molti meno problemi col gruppo dei pari.
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22-11-2017, 14:44
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#7
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Esperto
Qui dal: Apr 2012
Ubicazione: Mulholland dr.(Roma)
Messaggi: 16,085
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Io son sempre stata introversa, ma da che ricordi ho spesso avuto gruppi o persone che mi volevano intorno.
Delle elementari ricordo amichetti che venivano a casa, alle medie cercavo di integrarmi nel gruppo in e comunque riuscivo.
Alle superiori, avevo un gruppetto di persone che vedevo. E' stato il bullismo nel mio caso, al liceo, che mi ha incupito, sotterrato l'autostima e reso diffidente e vogliosa di essere invisibile.
Quando cambiai scuola infatti ricordo che feci pochissime amicizie, ero solo rincuorata che non ci fossero prese in giro, ma tendevo a stare nel mio bozzolo senza farmi troppo notare.
Comunque, dai 18 fino ai 25 anni circa è stato un periodo pseudo estroverso. Non so come mai, ma riuscivo a vivere di rendita, vedendo amiche del liceo, amicizie ottenute tramite altre amicizie, anche un paio di comitive per alcuni anni , è stato il periodo del mio migliore amico e della mia migliore amica. All'università la cosa per un pò è rimasta, ho fatto altre amicizie, volute principalmente dall'altra parte.
E' come se anche non facendo nulla, qualcuno si volesse interessare a me nonostante il mio carattere burbero.
In seguito, ho cominciato a faticare a gestire tutti questi rapporti, ho chiuso alcune situazioni, ho diminuito le frequentazioni.
Ho capito che mi era più affine frequentare poche persone e solo perchè mi davano qualcosa, e non tutti indiscriminatamente anche se mi annoiavo.
Però col tempo, ho finito con l'annoiarmi anche delle persone interessanti.
A parte brevi periodi, non esco quasi più e non ho amici nel vero senso del termine.
La cosa non mi dispiace.
Son comunque rimasta problematica anche avendo avuto molte soddisfazioni in amicizia, almeno nel passato.
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22-11-2017, 14:48
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#8
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Esperto
Qui dal: Aug 2016
Ubicazione: Bologna
Messaggi: 8,118
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Quote:
Originariamente inviata da claire
Quanto pensate che il non essere stati accettati nell'infanzia e prima adolescenza dai gruppi di pari abbia determinato la vostra sociofobia?
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Questo ed altro l'hanno determinata.
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22-11-2017, 14:54
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#9
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Banned
Qui dal: Dec 2016
Ubicazione: nebbia
Messaggi: 2,265
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Da buon timido introverso mi sono autoescluso. Spesso
e volentieri le persone non sono affatto belle, buone
simpatiche e cordiali; tenerle a debita distanza mi
da maggiore sicurezza e serenita' mentale.
Essere accettato non e' mai stata una mia priorita'.
Accettato vuol dire poco o niente per chiunque secondo me.
La gente nel quotidiano mi pare non si preoccupi
di essere accettata; piuttosto di posizionarsi in vantaggio
all'interno del proprio gruppo che frequenta volente
o nolente. Tanto che si cambia lavoro, amici, fidanzata ecc...
allo scopo di posizionarsi meglio.
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22-11-2017, 14:55
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#10
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Esperto
Qui dal: Mar 2017
Messaggi: 2,906
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all'asilo forse non ero molto integrato, ho vaghi ricordi. Sicuramente non andavo d'accordo con gli altri maschi.
Alle elementari invece mi trovavo molto bene, c'era un gruppo di amici con cui stavamo sempre insieme, i cui rapporti con 2 di loro continuano ancora oggi, anche se molto diradati.
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22-11-2017, 21:26
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#11
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Esperto
Qui dal: Sep 2013
Ubicazione: Infinitamente nel tuo pensiero.
Messaggi: 3,181
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Essere accettata veramente come sono? Ammetto è quasi impossibile, forse dovrei fare la brillante come ha fatto a suo tempo Syd ma come lui ho deciso che non mi metterò una maschera.
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22-11-2017, 21:31
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#12
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Banned
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 25,977
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Grazie per le risposte.
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22-11-2017, 21:43
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#13
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Intermedio
Qui dal: Jun 2017
Ubicazione: 引きこもり
Messaggi: 133
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credo che se fossi riuscito a farmi accettare e quindi ad inserirmi le cose sarebbero cambiate così come la considerazione che ho di me.. quando non riesci ad inserirti cerchi di farti notare in tutti i modi e secondo me era quello che cercavo di fare allora ma facevo sempre la figura di quello strano e basta e poi alla fine ho capito che probabilmente non erano loro ma ero io che avevo qualcosa che non andava quindi ho preso le distanze ma ho tentato di stare in gruppo, fin dalle elementari (dell'asilo non mi ricordo niente).
credo che abbia inciso anche perchè dopo un pò o almeno alle medie ho cominciato a farmi le prime domande sul perchè non riuscissi ad essere come le altre persone e sul perchè le ragazzine che mi piacevano mi evitavano sempre quindi insomma lì è iniziata questa riflessione e niente poi con il tempo ho finito con l'isolarmi un paio d'anni più tardi
aggiungo un ultima cosa, ora che ci penso ho passato un buon 70% della mia vita cercando di farmi accettare..
ps:bel thread claire
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Ultima modifica di Harakiri; 22-11-2017 a 21:45.
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22-11-2017, 22:04
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#14
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,122
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Quote:
Originariamente inviata da claire
Quanto pensate che il non essere stati accettati nell'infanzia e prima adolescenza dai gruppi di pari abbia determinato la vostra sociofobia?Io ci sto riflettendo.Ho memoria dell'eritrofobia fin dall'asilo,ma forse con un percorso adolescenziale diverso,senza traumi, avrei sviluppato maggior sicurezza e fiducia.Forse.
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L'imprinting vero e proprio avviene in quegli anni in cui la tua sola unica cellula sociale è la famiglia. Quello che viene dopo può presentare condizioni favorevoli o sfavorevoli a seconda del caso, e si sa che la fortuna è una ruota che gira, ma non gira mai da una parte sola.
Quello che abbiamo percepito durante l'imprinting diventa la matrice del modo in cui ci autorappresentiamo e pensiamo di essere visti e percepiti dagli altri. Da lì in poi viene naturale operare una lettura selettiva di ciò che proviene dall'esterno: se qualcosa rispecchia il nostro pregiudizio, la eleviamo a conferma del nostro preconcetto, se invece lo smentisce tendiamo a ignorarla e riporla nel cassetto delle "eccezioni".
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22-11-2017, 22:14
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#15
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 136
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Alle elementari ero un boss nel mio quartiere e mi bastava quello.
Alle medie ho iniziato a capire che esistevano anche altre persone nel mio paese, alle quali non interessava nulla di me.
Alle superiori non parliamone, sono diventato invisibile.
Il tempo non ha fatto altro che allentare qualsiasi rapporto (mea culpa).
Fortunatamente ho sempre avuto compagnie di "amici" con cui uscire, anche se ho dovuto usare unghie e denti per non esserne escluso. In un'occasione è capitato, ma non so come, ho trovato forza e coraggio per aggregarmi ad un altro gruppo. Guardandomi dall'esterno, timido come sono, l'avrei ritenuto impossibile. In ogni caso se c'ero bene, se non c'ero bene lo stesso: una vita da attore NON protagonista.
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22-11-2017, 22:16
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#16
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 136
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
Quello che abbiamo percepito durante l'imprinting diventa la matrice del modo in cui ci autorappresentiamo e pensiamo di essere visti e percepiti dagli altri.
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22-11-2017, 22:16
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#17
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Banned
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 25,977
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Quote:
Originariamente inviata da muttley
L'imprinting vero e proprio avviene in quegli anni in cui la tua sola unica cellula sociale è la famiglia. Quello che viene dopo può presentare condizioni favorevoli o sfavorevoli a seconda del caso, e si sa che la fortuna è una ruota che gira, ma non gira mai da una parte sola.
Quello che abbiamo percepito durante l'imprinting diventa la matrice del modo in cui ci autorappresentiamo e pensiamo di essere visti e percepiti dagli altri. Da lì in poi viene naturale operare una lettura selettiva di ciò che proviene dall'esterno: se qualcosa rispecchia il nostro pregiudizio, la eleviamo a conferma del nostro preconcetto, se invece lo smentisce tendiamo a ignorarla e riporla nel cassetto delle "eccezioni".
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Lo sapevo,ti aspettavo.Per me invece non esiste solo la famiglia.Per quanto importante,anche altre esperienze in età molto giovane segnano.Non esistono solo i traumi famigliari.
Se una ragazzina di 12anni viene stuprata ma viene da una famiglia felice, cosa dirà?"Eh ma la gente è meravigliosa,come sto bene in società ,quello che mi è successo che vuoi che sia,è solo un'eccezione!"
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Ultima modifica di claire; 22-11-2017 a 22:18.
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22-11-2017, 22:16
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#18
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Esperto
Qui dal: Aug 2011
Ubicazione: Cintura di Castità
Messaggi: 8,067
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Penso che abbia influito a peggiorare una situazione già preesistente.. son sempre stata strana, mettevo a disagio i coetanei che non sapevano come comportarsi con me e quindi mi escludevano.. al max riuscivo a legare con una persona, ma per poco e mai robe "profonde".. alle elementari ancora mi invitavano a casa e feste varie, ma le altre femmine erano più "unite" tra di loro, io me ne stavo sempre in disparte ed era difficile che qualcuno mi parlasse.. poi alle medie hanno iniziato a escludermi veramente, robe del tipo che invitavano tutti tranne me ._. alle superiori poi lasciamo perdere
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22-11-2017, 22:18
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#19
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 136
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Quote:
Originariamente inviata da Harakiri
quando non riesci ad inserirti cerchi di farti notare in tutti i modi e secondo me era quello che cercavo di fare allora ma facevo sempre la figura di quello strano e basta
aggiungo un ultima cosa, ora che ci penso ho passato un buon 70% della mia vita cercando di farmi accettare
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idem
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22-11-2017, 22:20
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#20
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 11,589
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Io credo di essermi escluso in diversi casi da solo. Ricordo episodi in cui evitavo le situazioni, ma non ricordo molti casi palesi di rifiuto. Successivamente negli anni, anzi, reincontrando persone che erano state nella mia scuola, percepivo (grazie a una maggiore maturità) di non essere considerato una presenza sgradita.
Quindi sì, non ho avuto una vita sociale appagante nell'infanzia e giovane età, però la causa era più dentro che fuori di me.
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