Provo a dire la mia.
Secondo me esistono tante storie, persone e fobie sociali differenti.
Ognuno di noi vive e ha vissuto a modo suo e, pertanto, affronta il mondo con un sentire e dei processi mentali unici.
Esistono dei fobici concentrati soltanto su loro stessi? Con un atteggiamento del tipo 'io sento, io provo, io vedo soltanto il mio'? Sicuramente.
Allo stesso tempo, però, esistono fobici più ricettivi nei confronti del mondo esterno.
L'empatia, di base, si sviluppa con l'osservazione e l'ascolto fin da piccoli. Per qualcuno è un procedimento semplice, naturale, e l'esperienza fa il resto.
In altri casi, invece, si tratta sempre di una forma di osservazione ma più "ruvida". Si osserva il mondo e si sviluppa una forte empatia che aiuta a prevenire situazioni poco piacevoli. Succede, ad esempio, in famiglia quando un membro è capace di rendere turbolente le giornate con il proprio umore. Osservandolo e mettendosi nei panni dell'altro, nel tempo, si trovano dei dettagli ricorrenti, le emozioni diventano più nitide e, da esterni, si possono stabilire dei pattern e dei collegamenti. Il problema non si risolve, ma capirlo e percepirlo nel modo giusto aiuta a prevenire passi falsi.(mi sono spiegata? Il ragionamento mi è chiaro in testa, ma non so se lo sto spiegando bene). Poi questo modo di sentire viene riproposto anche fuori dalla famiglia, diventa parte della persona.
Certo, per qualcuno è proprio più complicato. A volte lo stress crea un muro, una divisione e preclude l'ascolto. In altri casi il problema è mirato e riguarda alcuni disturbi specifici, malattie relative al cervello (neurodegenerative) o traumi.
Però, salvo nei casi più complessi, la situazione può migliorare. L'empatia può essere appresa anche da adulti.