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Vecchio 27-05-2009, 15:13   #1
Esperto
L'avatar di muttley
 

Ricordo di essere stato un bravo guagliuncello soddisfatto della propria miseria esistenziale fino all'età di circa 20 anni. La mia nicchia personale era un mondo fittizio di idoli cartacei, personaggi irradiati da un monitor e discorsi estratti da pagine di libri. Fumetti, tv e libri erano appunto i capisaldi di questo cantuccio in cui amavo crogiolarmi per sfuggire agli attacchi veementi dell'ansia. A parte quei momenti in cui c'era da temere qualcosa (compiti in classe, esami, riunioni forzate coi parenti) mi consideravo tutto sommato un ragazzo tranquillo e di poche pretese, sazio di una non-vita che lo portava a tenersi in disparte da quella folle giostra che è il mondo fuori dalle pareti di casa.

Poi qualcosa è successo, il giocattolo si ruppe e l'ingranaggio si inceppò: dapprincipio fu l'interesse per le ragazze a generare in me i primi germi di frustrazione, susseguentemente si aggiunse l'osservazione della vita altrui, delle dinamiche sottese ai rapporti interpersonali che avevo sempre ignorato nonché dalla constatazione delle enormi difficoltà e sforzi che avrei dovuto mettere in atto per allinearmi agli standard esistenziali dei "normali". Cercare di capire cosa poteva funzionare per rendersi interessanti agli occhi delle ragazze mi portò a sviscerare minuziosamente discorsi, atteggiamenti, sguardi e ogni altro appunto che avrebbe potuto permettermi di recuperare anni e anni di non vissuto. Lo shock iniziale fu enorme: gli altri si muovevano con disinvoltura in labirinti di cui conoscevano a menadito il percorso...e come da titolo, la frustrazione causata dal non capire, dal non afferrare i taciti meccanismi della socialità non tardò a presentarsi. Ho passato almeno 2 anni e mezzo (dal momento in cui iniziai ad accarezzare l'idea di relazionarmi con l'altro sesso al momento in cui trovai la fidanzata) a svegliarmi ogni mattina con un senso di nausea e oppressione alla bocca dello stomaco perché non sapevo come fare, non capivo come muovermi e il futuro mi appariva incerto e scevro di opportunità.

A ciò bisogna aggiungere l'azione nefasta e proibizionista dei miei genitori (soprattutto di mia madre) che vedevano ogni mio tentativo di riscatto come ostacolo alla carriera universitaria, al fatto di vivere in un paesino microbico sprovvisto di stimoli e opportunità relazionali appaganti. In questo quadro desolante non potevo avere fiducia in me stesso, pur con tutta la buona volontà di questo mondo sapevo che sarei stato sfavorito da un contesto svantaggioso. Iniziai a magnificare la vita di città, i grossi numeri, le possibilità di selezione infinite dei grandi centri urbani...e intanto viaggiavano la fantasia e l'immancabile frustrazione.

A distanza di anni non sono ancora riuscito ad ottenere quel sollievo e quelle soddisfazioni conseguibili solo col raggiungimento di certi obiettivi, tuttavia i tempi dell'immane frustrazione e del rancore eterno sono lontani. Non ho potuto vivere i miei 20 anni, sempre per colpa del summenzionati genitori, in ogni caso ebbi la fortuna di conoscere una persona che mi volle bene, seppur a modo suo (ovvero in maniera passionale e melodrammatica, lontano dai canoni che una persona diplomatica e amante del quieto vivere come il sottoscritto si era prefissato) e di riuscire a laurearmi (in ogni cosa la fortuna gioca sempre un ruolo anche marginale). In più il processo di continua autoanalisi a cui vado sottoponendomi, mi sta insegnando a scardinare quei presupposti di indispensabilità che da sempre costituiscono la base di ogni frustrazione. In sostanza sono più sereno, anche se non ho ancora trovato quello che cerco (cit.).

Ho notato che la maggioranza dei nuovi iscritti al forum ha un'età oscillante tra i 20 e i 25 anni, ovvero il periodo universitario, quando si avverte con maggior forza l'inconciliabilità del vivere appartati con la realizzazione di certi desideri. Tutti vorremmo avere una persona che ci voglia bene al proprio fianco, attività appaganti e soddisfazioni a lungo termine, ma non possiamo realizzare nulla di tutto questo se non confidiamo un po' negli altri e non diamo loro la possibilità di entrare nelle nostre vite. Ovviamente non dobbiamo fidarci di tutti, ma il tempo dell'isolamente prima o poi deve avere fine.
L'adolescenza è forse l'ultimo rimasuglio di un'età "dorata", in cui il chiudersi a riccio può ancora essere considerata una condizione giustificabile dalla giovane età, dal "tanto c'è tempo" e "sono ancora giovane, posso farcela in qualsiasi momento". Ma quando si esce dal letargo, ci si accorge che la volontà da sola non basta, servono anche gli altri.

Spero che chi si sente frustrato ora possa non esserlo più in futuro o, al limite, esserlo un po' di meno (compreso il sottoscritto).
Vecchio 27-05-2009, 15:20   #2
Esperto
L'avatar di claudioqq
 

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Spero che chi si sente frustrato ora possa non esserlo più in futuro o, al limite, esserlo un po' di meno (compreso il sottoscritto).
Mah, visto che la tua situazione da come la descrivi è molto migliore della mia dovrei sentirmi più frustrato e non di meno. Ma siccome non sono un tipo che si fa prendere dall'invidia diciamo che rimane tel quel. Praticamente hai descritto la mia esistenza, paesino microbico compreso e fidanzata esclusa.
Vecchio 27-05-2009, 15:32   #3
Esperto
L'avatar di wootz
 

In parte condivido, anche se mi sono chiuso per altri motivi la sensazione è più o meno quella. Ora sto iniziando a non sopportarlo più...
Vecchio 27-05-2009, 17:41   #4
Avanzato
L'avatar di Vento-del-Sud
 

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Ho notato che la maggioranza dei nuovi iscritti al forum ha un'età oscillante tra i 20 e i 25 anni, ovvero il periodo universitario, quando si avverte con maggior forza l'inconciliabilità del vivere appartati con la realizzazione di certi desideri. Tutti vorremmo avere una persona che ci voglia bene al proprio fianco, attività appaganti e soddisfazioni a lungo termine, ma non possiamo realizzare nulla di tutto questo se non confidiamo un po' negli altri e non diamo loro la possibilità di entrare nelle nostre vite. Ovviamente non dobbiamo fidarci di tutti, ma il tempo dell'isolamente prima o poi deve avere fine.
Ma non è che ti senti frustrato ora perchè hai riposto troppe aspettative nel mondo universitario, fantasticando sugli ambienti accademici nord-europei o statunitensi?A prescindere dall'isolamento, che nel contesto universitario si rivela ancor più controproducente e deleterio rispetto al solito (perchè i genitori di una certa età sono convinti dell'esatto contrario?), la realtà universitaria italiana è ben diversa da quella idealtipica che ci propinano i mass-media e che tanta presa ha sul diciottenne fresco di diploma che ambisce a conquistare il mondo. Magari questo argomento non c'entra niente con il tuo topic, o magari può essere davvero un fattore esogeno di frustrazione...
Vecchio 27-05-2009, 18:30   #5
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Ricordo di essere stato un bravo guagliuncello soddisfatto della propria miseria esistenziale fino all'età di circa 20 anni. La mia nicchia personale era un mondo fittizio di idoli cartacei, personaggi irradiati da un monitor e discorsi estratti da pagine di libri. Fumetti, tv e libri erano appunto i capisaldi di questo cantuccio in cui amavo crogiolarmi per sfuggire agli attacchi veementi dell'ansia. A parte quei momenti in cui c'era da temere qualcosa (compiti in classe, esami, riunioni forzate coi parenti) mi consideravo tutto sommato un ragazzo tranquillo e di poche pretese, sazio di una non-vita che lo portava a tenersi in disparte da quella folle giostra che è il mondo fuori dalle pareti di casa.

Poi qualcosa è successo, il giocattolo si ruppe e l'ingranaggio si inceppò: dapprincipio fu l'interesse per le ragazze a generare in me i primi germi di frustrazione, susseguentemente si aggiunse l'osservazione della vita altrui, delle dinamiche sottese ai rapporti interpersonali che avevo sempre ignorato nonché dalla constatazione delle enormi difficoltà e sforzi che avrei dovuto mettere in atto per allinearmi agli standard esistenziali dei "normali". Cercare di capire cosa poteva funzionare per rendersi interessanti agli occhi delle ragazze mi portò a sviscerare minuziosamente discorsi, atteggiamenti, sguardi e ogni altro appunto che avrebbe potuto permettermi di recuperare anni e anni di non vissuto. Lo shock iniziale fu enorme: gli altri si muovevano con disinvoltura in labirinti di cui conoscevano a menadito il percorso...e come da titolo, la frustrazione causata dal non capire, dal non afferrare i taciti meccanismi della socialità non tardò a presentarsi. Ho passato almeno 2 anni e mezzo (dal momento in cui iniziai ad accarezzare l'idea di relazionarmi con l'altro sesso al momento in cui trovai la fidanzata) a svegliarmi ogni mattina con un senso di nausea e oppressione alla bocca dello stomaco perché non sapevo come fare, non capivo come muovermi e il futuro mi appariva incerto e scevro di opportunità.

A ciò bisogna aggiungere l'azione nefasta e proibizionista dei miei genitori (soprattutto di mia madre) che vedevano ogni mio tentativo di riscatto come ostacolo alla carriera universitaria, al fatto di vivere in un paesino microbico sprovvisto di stimoli e opportunità relazionali appaganti. In questo quadro desolante non potevo avere fiducia in me stesso, pur con tutta la buona volontà di questo mondo sapevo che sarei stato sfavorito da un contesto svantaggioso. Iniziai a magnificare la vita di città, i grossi numeri, le possibilità di selezione infinite dei grandi centri urbani...e intanto viaggiavano la fantasia e l'immancabile frustrazione.

A distanza di anni non sono ancora riuscito ad ottenere quel sollievo e quelle soddisfazioni conseguibili solo col raggiungimento di certi obiettivi, tuttavia i tempi dell'immane frustrazione e del rancore eterno sono lontani. Non ho potuto vivere i miei 20 anni, sempre per colpa del summenzionati genitori, in ogni caso ebbi la fortuna di conoscere una persona che mi volle bene, seppur a modo suo (ovvero in maniera passionale e melodrammatica, lontano dai canoni che una persona diplomatica e amante del quieto vivere come il sottoscritto si era prefissato) e di riuscire a laurearmi (in ogni cosa la fortuna gioca sempre un ruolo anche marginale). In più il processo di continua autoanalisi a cui vado sottoponendomi, mi sta insegnando a scardinare quei presupposti di indispensabilità che da sempre costituiscono la base di ogni frustrazione. In sostanza sono più sereno, anche se non ho ancora trovato quello che cerco (cit.).

Ho notato che la maggioranza dei nuovi iscritti al forum ha un'età oscillante tra i 20 e i 25 anni, ovvero il periodo universitario, quando si avverte con maggior forza l'inconciliabilità del vivere appartati con la realizzazione di certi desideri. Tutti vorremmo avere una persona che ci voglia bene al proprio fianco, attività appaganti e soddisfazioni a lungo termine, ma non possiamo realizzare nulla di tutto questo se non confidiamo un po' negli altri e non diamo loro la possibilità di entrare nelle nostre vite. Ovviamente non dobbiamo fidarci di tutti, ma il tempo dell'isolamente prima o poi deve avere fine.
L'adolescenza è forse l'ultimo rimasuglio di un'età "dorata", in cui il chiudersi a riccio può ancora essere considerata una condizione giustificabile dalla giovane età, dal "tanto c'è tempo" e "sono ancora giovane, posso farcela in qualsiasi momento". Ma quando si esce dal letargo, ci si accorge che la volontà da sola non basta, servono anche gli altri.

Spero che chi si sente frustrato ora possa non esserlo più in futuro o, al limite, esserlo un po' di meno (compreso il sottoscritto).
ke ne dici di un paradiso.......irlandese
Vecchio 27-05-2009, 18:31   #6
Esperto
L'avatar di JohnReds
 

Io ringraziare il destino che mi fatto iniziare a lavorare un annetto fa, perché mi ha aperto gli occhi, purtroppo e per fortuna...purtroppo perché ho avuto un risveglio traumatici che non so se ha causato più problemi o benefici, per fortuna perché ora so cosa vuol dire farsi il chiul e venire pagati un tozzo di pane

..
..

Secondo me bisognerebbe iniziare a lavorare a 15 anni e a 20 riprendere a studiare, perché a quel punto ho capito com'è dura e preziosa la vita, mi do una svegliata e la smetto di fare il perdigiorno.

Ultima modifica di JohnReds; 27-05-2009 a 23:54.
Vecchio 27-05-2009, 18:32   #7
Esperto
L'avatar di muttley
 

Quote:
Originariamente inviata da icek Visualizza il messaggio
ke ne dici di un paradiso.......irlandese
Un oasi di pace immersa nel verde a pochi km dal centro cittadino? (cit.)
Vecchio 27-05-2009, 18:35   #8
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Un oasi di pace immersa nel verde a pochi km dal centro cittadino? (cit.)
ma certo...
Vecchio 27-05-2009, 20:21   #9
Esperto
L'avatar di calinero
 

solo un lavoro fulltime a tempo indeterminato può salvarti

ps ma lo sai che i rancorosi sono riusciti in tutto ciò in cui tu hai fallito? :p
Vecchio 27-05-2009, 23:43   #10
Esperto
L'avatar di muttley
 

Quote:
Originariamente inviata da calinero Visualizza il messaggio
solo un lavoro fulltime a tempo indeterminato può salvarti

ps ma lo sai che i rancorosi sono riusciti in tutto ciò in cui tu hai fallito? :p
Cioè farsi arrestare?
Vecchio 28-05-2009, 00:06   #11
Banned
 

Trovare un posto fisso è solo il primo passo, e non è nemmeno il più difficile (cit.)

Ultima modifica di MoonwatcherIII; 28-05-2009 a 00:59.
Vecchio 28-05-2009, 00:07   #12
Esperto
L'avatar di calinero
 

dillo a muttley
Vecchio 28-05-2009, 00:18   #13
Esperto
L'avatar di muttley
 

Il posto fesso è il male (cit.)
Vecchio 28-05-2009, 00:19   #14
Esperto
L'avatar di calinero
 

la precarietà è per chi non vuole assumersi responsabilità (rima)
Vecchio 28-05-2009, 00:20   #15
Esperto
L'avatar di muttley
 

Ma la precarietà la decidono dall'alto, quelli come Emma Marcegaglia e compagnia. E poi io preferisco parlare di flessibilità, che è un'altra cosa.
Vecchio 28-05-2009, 00:20   #16
Esperto
L'avatar di claudioqq
 

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Ma la precarietà la decidono dall'alto, quelli come Emma Marcegaglia e compagnia. E poi io preferisco parlare di flessibilità, che è un'altra cosa.
A loro basta che sei flessibile fino a 90 gradi
Vecchio 28-05-2009, 00:22   #17
Esperto
L'avatar di calinero
 

la flessibilità è solo a senso unico, e non è il senso del lavoratore
Vecchio 28-05-2009, 00:24   #18
Esperto
L'avatar di muttley
 

I padroni sono contrari al posto fisso perchè va contro i loro interessi, vorrebbero precarizzare l'intera classe lavoratrice. Se sei per il posto fesso non puoi essere dalla parte dei padroni, ergo sei un sovversivo
Vecchio 28-05-2009, 00:25   #19
Esperto
L'avatar di calinero
 

il segreto è diventare (come) i padroni
Vecchio 28-05-2009, 00:27   #20
Esperto
L'avatar di muttley
 

Bisogna essere estroversi abbestia per diventare come i padroni. Riunioni, ricevimenti, pranzi, cene, viaggi, camere d'hotel, conferenze, tradimenti, corna...
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