Purtroppo il punto dove si va a colpire, parliamoci chiaro, è il disagio.
Anche se si è inseriti in una situazione scolastica o lavorativa il disagio può rimanere evidente, e credo che poi le varie critiche e commenti convergano lì.
Nel momento in cui, pur muovendoci, manteniamo quello stato di disagio ingarbugliabile, la sensazione può essere un senso di ingraditudine.
Quando, dentro a quel disagio, ci si ferma e si abbandonano i luoghi della produttività (non saprei come chiamarli), la sensazione diventa un senso di colpa.
Nel mio caso, credo che finché non si sbroglia il disagio, qualsiasi critica o commento mi giungerà come una ulteriore conferma della mia inadeguatezza.
Nel periodo in cui lavoravo (è durata veramente poco) non andava molto bene, capitava a volte che uscissi in lacrime, e la persona a me più vicina in quel momento in seguito mi disse: "tu non sai cosa significa lavorare, quello è un lavoro stagionale e il capo è un amico di tuo zio, io sì che etc. etc."
Quella stessa persona poi mi diede anche il consiglio di licenziarmi, per fortuna
Ma anche lì, credo che mi licenziai perché mi sentii legittimata dalle sue parole (era più un ordine che un consiglio rotfl).
In effetti c'è anche questo, che avrei dovuto mettere in conto nella discussione: io ho paura che il mio pensiero scompaia, quando lo accosto a quello di un altro.
È come se io fossi troppo fragile da non saper mantenere fermo il mio pensiero, quindi quando sto vicino a qualcuno ho poi bisogno di fuggire un momento.
Mettiamola così, questo disagio mi rende sempre criticabile, perché — ad es. — se non mi curo, per un altro è plausibile che sia per il mio disagio, se non mi muovo, se non mi impegno, etc etc.
In realtà, se il disagio non fosse tale, sarei semplicemente una ragazza pigra e sciatta, non una disagiata che non è in grado di prendersi cura di sé.
Non so se mi spiego.
Nel senso che
non è il disagio a farmi andare in giro vestita o meno in un certo modo, ma se mi vesto male o ho dei brutti capelli o sono immobile perché non trovo una strada nella realtà, queste cose agli occhi altrui possono apparire come cose da correggere, e il fatto che io viva un disagio diventa un po' il movente che consente le critiche e non consente a me di rispondere.
Unito a ciò c'è la questione del sentirsi sopraffatti dal pensiero altrui.
Comunque è un abuso di parole il mio
Mi scuso per il thread, ma credo sia solo un mettere in parole quel sentirsi tanto vulnerabili e sbagliati per via di una situazione di immobilità, e per non saper "usare il corpo nella maniera appropriata"
Mi vergogno molto : (