Salve a tutti. È di nuovo periodo di esami (sessione estiva) e scrivo perché ultimamente sono in una condizione di forte ansia e stress. Ne dubito, ma forse alcuni si ricorderanno di un mio thread in cui lamentavo lo stesso problema durante la prima sessione (sono al primo anno), ma stavolta la situazione è decisamente più intensa e seria e ho avuto diverse crisi di pianto e anche di rabbia. Immagino che un po' d'ansia sia normalissima in situazioni del genere, ma ultimamente sono arrivato a picchi mai conosciuti in vita mia - in certi momenti ho avuto paura che mi sarei autodistrutto. Decisamente non ho intenzione di fare una vita del genere, magari non sopravvivrei neppure molto.
Non riesco a dormire, o meglio il mio corpo mi avverte che è stanco, ma la mia mente gli impedisce di riposare. Sono paralizzato dai sensi di colpa ed è come se sentissi di non meritare una notte di sonno. Sono sotto quest'influsso proprio mentre scrivo questo post. L'ansia è legata alla forte paura di fallire gli esami, e anche dalla mole di studio che mi aspetta e che mi sembra insormontabile. Durante il giorno non riesco a studiare come vorrei perché ogni volta che ci penso mi assale la paura di sbagliare, di non capire, di avere poco tempo a disposizione e di dover fare tutto in fretta; e perciò mi capita di cazzeggiare inutilmente, cercando di non pensarci.
Gran parte del problema è dovuta anche alla sensazione di aver fatto una scelta universitaria sbagliata. Spesso penso di aver fatto solo una scelta sicura (studio ingegneria) e non qualcosa che possa piacermi e che assecondi le mie vere inclinazioni. Ma la "sicurezza" è un concetto molto importante e radicato in me. Se dovessi abbandonare, sentirei di aver sprecato un anno prezioso della mia vita, di essere invecchiato inutilmente, e lo percepirei come un fallimento, specie considerato che economicamente dipendo dai miei genitori e non ho una reale alternativa.
Insomma, paura e incertezza mi aspettano qualunque passo io faccia. Se non rinunciassi, dovrei scontrarmi con la realtà che esami e studi saranno sempre più complicati, specie in una facoltà così ardua, e a quel punto mi autodistruggerei davvero.
Al momento mi sento privo di ogni direzione, prigioniero delle mie scelte. Mi sento una creatura inetta, debole, senza coraggio né iniziativa. Quasi indegno di essere umano. A volte penso che la vita sia troppo "dura" da vivere, troppo "un dovere" e in un momento di forte tristezza ho persino detto a mia madre che volevo morire. Non lo penso davvero, ma mi dispiace di averlo detto perché credo che la situazione stia avendo un effetto un po' pesante anche sui miei. Lei continua a dire di rilassarmi, di stare tranquillo, e mi rassicura. Eppure eccomi qua, ancora sveglio all'una di notte, che mi autoimpongo di stare sveglio.
La situazione comunque non è sempre così tragica, a volte mi sento effettivamente tranquillo e sicuro di me. Il problema è che quegli attimi sono brevi e molto meno "reali" delle preoccupazioni che ho di solito - mi sembra di stare evitando i miei problemi.
Non sono mai stato da uno psicologo, ma mi chiedo se possa aiutarmi a fare chiarezza nella faccenda. In parte ne dubito, perché finirei per raccontare mille versioni diverse del mio dilemma, afflitto come sono dall'indecisione, e poi mi vergogno molto all'idea di dover delegare a qualcun altro il compito di fare delle scelte di vita per me. Non fraintendetemi, so bene che non è questo che accadrebbe, ma a volte mi sento così diviso che mi sembra l'unica opzione possibile, che qualcuno scelga forzatamente al mio posto.
Che ne dite, potrebbe aiutarmi? E se dovessi provare, come ci si organizza? In base a che cosa decidere se sarà una seduta e via, o un appuntamento fisso per qualche tempo? Mi scuso se la domanda forse è stupida, ma non ho esperienza con questo argomento.