Secondo il mio modo di concepire la realtà, tutti gli eventi apparentemente caotici e episodi tragici nascono dal fatto che tutti gli esseri coscienti della natura devono convergere, per una necessità sempre più matematica, ad uno stato ontologico di unione che annulli ogni sensazione di disgiunzione, di separazione io/non-io. Nell'intreccio delle relazioni umane, osservate non solo a livello esteriore, ma anche a livello di azioni-reazioni psicologiche, questa convergenza, nel corso del suo sviluppo, dovrà necessariamente passare anche per delle tappe pesanti. Infatti se dovessimo pensare a come sarebbe un processo di convergenza che porti ogni essere a riconoscersi, dopo un lungo cammino, in un solo essere con ciò che prima considerava esterno a lui, non solo intellettualmente, ma in ogni espressione del proprio essere, a sentirsi fuso con gli altri in ogni minima sensazione fisica e psichica, intanto lo penseremmo come un processo lungo e contorto (data la complessità degli intrecci delle relazioni umane e la varietà delle specie animali e vegetali), inoltre lo penseremmo come dotato anche di capitoli pesanti e dolorosi, data la natura turbolenta di certe passioni umane e l'abitudine umana a rimuoverle così da rendere necessarie esperienze pesanti per fare i conti con sè stessi.
Come gli urti in dinamica generano energie che generano forze che fanno evolvere un sistema in un certo stato, così anche gli urti dei mondi della percezione, di tipo psicologico, hanno l'effetto di indurre particolari riflessioni, particolari stati d'animo che trasformano l'individuo. Sono come dei semi gettati nella coscienza per far nascere nell'individuo il desiderio di fondersi con tutto ciò che sente estraneo a lui, e che quindi esclude dal dominio del suo essere. Se potessimo avere tutte le informazioni sulla realtà, insomma, credo che scopriremmo, per ogni evento, molteplici significati, molteplici ragioni e finalità che non avremmo sospettato prima, e non riusciremmo a trovare un evento che sia ingiustificato, che sia imprevisto, qualcosa che non abbia una sua giusta ragione di esistenza.
Con questo non voglio dire che sia sbagliato ribellarsi, ma solo che l'ultimo stato di coscienza, quello che raccoglie il significato di qualunque esperienza a seguito di un'analisi globale che tiene conto di tutte le variabili in gioco, non può essere che una constatazione di leggittimità, ineluttabilità e giustificabilità di ogni evento in relazione agli altri.
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