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Vecchio 27-05-2008, 13:03   #1
Esperto
L'avatar di Chioccioccolata
 

Come si fa a portare avanti i rapporti con una persona in maniera tale da potersi poi denifire amici?So che è una domanda idiota,ma mi sono resa recentemente conto che non ho proprio idea di come si fa,concretamente.E con ciò non intendo il "dove" trovar persone(in un bar,in un circolo culturale ecc),dico proprio il processo,le tappe,i passi da fare.
Mentre di solito per le persone è una cosa naturale,per me a questo punto diventa necessariamente una cosa artificiosa,da costruire come un progetto o un piano d'azione.

Questo deriva sia dalla mia incapacità di essere disinvolta con le persone e dalla mia inesperienza nei rapporti umani,sia dal fatto che,intellettualmente,considero l'amicizia appunto come un qualcosa che non può che nascere naturalmente:questa condizione mi porta quindi a non muovermi affatto in tal senso,ma se continuo così,sempre confidando solo in un rapporto che nasca spontaneamente,rimarrò ferma dove sono.

Con la mia migliore amica,insomma la persona che per me rappresenta il concetto più alto di amicizia,la storia è nata così:avevamo 10 anni,e sia io che lei eravamo già sociofobiche in erba inconsapevoli,non socializzavamo con gli altri bambini,eravamo sdegnose e solitarie ecc.Ci conoscevamo poco,solo qualche parola e occhiata scambiate;io un pomeriggio,spinta da un desiderio senza nome,con una determinazione insolita per me e nonostante l'ansia e il batticuore che mi sconvolgevano,convinsi mia nonna a portarmi a casa sua:ci dicemmo "ciao",cominciammmo a giocare e da allora non abbiamo smesso più.

Ecco,questo è per me diventare amici spontaneamente,ma se aspetto che accada ancora una cosa così sto fresca.Quindi lo domando a voi:come si fa?quali sono i passi, movimenti,gli atteggiamenti da intraprendere quando individui un possibile amico?E voi avete il mio stesso impedimento?
Vecchio 27-05-2008, 13:37   #2
Esperto
 

Anch'io ho difficoltà a coltivare le amicizie, soprattutto sul lungo termine. Magari rido e scherzo volentieri con una persona per parecchio tempo, ci divertiamo, facciamo cose assieme e tutto il resto ma non riesco ad entrarci in confidenza e prima o poi mi allontano io, perchè non mi sento in grado di aprirmi. Succede che più mi trovo bene a ridere e a scherza, più sono portato a non essere me stesso e a farmi vedere forte e sicuro, quando sotto sono pieno di paure. Quando arriva il momento di portare l'amicizia ad un livello superiore, di aprirsi e confidarsi con l'altro, non riesco a togliere l'immagine di persona sicura che ho dato e mi vergogno a mostrare il vero me stesso. Preferisco quindi tagliare i ponti ed evitare. Ho perso anche alcune persone bellissime in questo modo.
Vecchio 27-05-2008, 15:54   #3
Esperto
L'avatar di vetro
 

Avere un amico non significa vivere costantemente in funzione della sua presenza.Coltivare il rapporto di amicizia ma senza renderlo pressante.
Ed infine il vero amico è quello che c'è quando hai bisogno di una parola di conforto.Quello che quando sei in un momento di difficolta' non si allontana ma ti sta vicino.
Vecchio 27-05-2008, 16:03   #4
Esperto
L'avatar di Who_by_fire
 

Anch'io ho sempre avuto il tuo stesso problema.
E anche questo: in qualunque gruppo di persone io mi sia inserito, ho sempre notato che il tempo medio di ''avvicinamento intimo'' (ossia la quantità di tempo che trascorre in media per un gruppo di persone che si trovano in una medesima condizione esteriore tra quando sono perfetti sconosciuti a quando possono concepire di confidare agli altri alcune proprie sensazioni interiori non-stereotipate) è di circa un mese, al più qualche mese per gli altri, mentre invece per me è di circa tre o quattro anni. Cioè, quando gli altri già da alcuni anni formano un gruppo affiatato e condividono esperienze e 'passioni' e si invitano reciprocamente tra loro..............ecco che spunto io e che comincio vagamente a rendermi conto che sono stato (o mi sono) quasi completamente escluso da così tanto tempo e comincio a notare che sarebbe bello cominciare ad avvicinarmi a loro. Ma per loro sono (quasi) un estraneo, uno che per mesi e mesi non si è mai avvicinato perché evidentemente -penseranno loro- non voleva avvicinarsi.
Il fatto è anche che, quando i loro avvicinamenti cominciano ad avere luogo (dopo qualche mesetto di conoscenza impersonale), quando ''scatta quella cosa che fa partire l'amicizia'' io non me ne accorgo. E rimango escluso. O forse gli altri fanno istintivamente in modo di non rendermi partecipe alla cosa a causa della mia non elevata abilità sociale.

Comunque, mi sembra di aver capito alcune cose:

1) se vuoi interagire con delle persone devi fare delle cose con loro, e, se possibile, cominciare a farle da subito dopo poco che le conosci, quando l' ''avvicinamento'' sta cominciando.
Fare delle cose insieme e quindi avere (piccoli o grandi) obbiettivi comuni crea empatia.
Non bisogna lasciar passare troppo tempo: le interazioni sociali normali hanno i loro tempi 'fisiologici' da rispettare; una volta passati quei tempi, un avvicinamento verrebbe percepito come 'innaturale' o in qualche modo 'sospetto': gli altri penserebbero ''come mai questo/a qui comincia ad interessarsi adesso? C'è qualcosa di strano''.
Comunque, non è mai troppo tardi: a volte anche un avvicinamento ''tardivo'' si può riuscire a farlo percepire ''non sospetto'' se ci si impegna.



2) non aspettare che siano gli altri a contattarti e a proporre cose da fare, ma, compatibilmente con la tua necessità di tranquillità e solitudine, cerca di suggerire a volte qualche occasione sociale concreta.
Questo, lo so, è particolarmente difficile nel caso di gruppi già formati, in cui noi siamo l' ''estraneo'', l' ''altro''.

Per esempio, chioccioccolata, potresti riallacciare subito i contatti con la gente che hai incontrato ai raduni, non ha importanza se lo fai dopo qualche settimana, l'importante è che tu non lo faccia dopo sei mesi [ma forse lo stai già facendo, no?].

3) quando all'interno di un gruppo (non necess già di amici) a cui sei presente nasce una conversazione su qualcosa, esprimi la tua opinione con modestia e coraggio, senza aver paura di essere giudicata dagli altri. Non esprimere la propria opinione è un modo per comunicare ''io non sono iportante, non consideratemi''; esprimere la propria opinione è un punto di partenza per acquisire dignità in un gruppo.

4) non basta essere fisicamente presenti all'interno di un gruppo di persone per essere considerati esistenti da parte di quel gruppo.
Sai quante volte sono stato presente a certe attività svolte da '' ''amici'' '' e mi sentivo un cadavere o un fantasma!!
Bisogna esserci comunicando la propria presenza, la propria dignità.

5) le interazioni sociali, in essenza, sono recite. Impara quindi a recitare bene te stessa (il che, beninteso, non significa mentire, né esagerare). Chi non recita, perché non sa reciatre o perché si rifiuta di recitare, per quanto possa sembrare non politically correct dirlo, è brutalmente tagliato fuori.
Recitare bene se stessi [in modo verbale o non-verbale] è un/il modo per esistere all'interno di un gruppo. Non basta, ripeto, la sola presenza fisica.
Vecchio 27-05-2008, 16:08   #5
Esperto
L'avatar di vetro
 

Quote:
tsevrah
Ho ritenuto che nel contesto di questo post non ci stava per niente la mia battuta(innocua e non offensiva).Saluti.
Vecchio 27-05-2008, 16:22   #6
Esperto
L'avatar di Chioccioccolata
 

Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
Anch'io ho sempre avuto il tuo stesso problema.
E anche questo: in qualunque gruppo di persone io mi sia inserito, ho sempre notato che il tempo medio di ''avvicinamento intimo'' (ossia la quantità di tempo che trascorre in media per un gruppo di persone che si trovano in una medesima condizione esteriore tra quando sono perfetti sconosciuti a quando possono concepire di confidare agli altri alcune proprie sensazioni interiori non-stereotipate) è di circa un mese, al più qualche mese per gli altri, mentre invece per me è di circa tre o quattro anni. Cioè, quando gli altri già da alcuni anni formano un gruppo affiatato e condividono esperienze e 'passioni' e si invitano reciprocamente tra loro..............ecco che spunto io e che comincio vagamente a rendermi conto che sono stato (o mi sono) quasi completamente escluso da così tanto tempo e comincio a notare che sarebbe bello cominciare ad avvicinarmi a loro. Ma per loro sono (quasi) un estraneo, uno che per mesi e mesi non si è mai avvicinato perché evidentemente -penseranno loro- non voleva avvicinarsi.
Il fatto è anche che, quando i loro avvicinamenti cominciano ad avere luogo (dopo qualche mesetto di conoscenza impersonale), quando ''scatta quella cosa che fa partire l'amicizia'' io non me ne accorgo. E rimango escluso. O forse gli altri fanno istintivamente in modo di non rendermi partecipe alla cosa a causa della mia non elevata abilità sociale.
Oh,questa sono io!
Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
Per esempio, chioccioccolata, potresti riallacciare subito i contatti con la gente che hai incontrato ai raduni, non ha importanza se lo fai dopo qualche settimana, l'importante è che tu non lo faccia dopo sei mesi [ma forse lo stai già facendo, no?].
Non so come fare,e poi mi vergogno e ho paura di dare fastidio.
Comunque grazie per i tuoi consigli,era questo ciò che intendevo.
Vecchio 27-05-2008, 16:35   #7
Esperto
L'avatar di Who_by_fire
 

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Vecchio 27-05-2008, 18:08   #8
Intermedio
 

Quote:
Originariamente inviata da bardamu
Anch'io ho difficoltà a coltivare le amicizie, soprattutto sul lungo termine. Magari rido e scherzo volentieri con una persona per parecchio tempo, ci divertiamo, facciamo cose assieme e tutto il resto ma non riesco ad entrarci in confidenza e prima o poi mi allontano io, perchè non mi sento in grado di aprirmi. Succede che più mi trovo bene a ridere e a scherza, più sono portato a non essere me stesso e a farmi vedere forte e sicuro, quando sotto sono pieno di paure. Quando arriva il momento di portare l'amicizia ad un livello superiore, di aprirsi e confidarsi con l'altro, non riesco a togliere l'immagine di persona sicura che ho dato e mi vergogno a mostrare il vero me stesso. Preferisco quindi tagliare i ponti ed evitare. Ho perso anche alcune persone bellissime in questo modo.
Identica e precisa cosa. Ho perso delle persone a cui tenevo e che tenevano a me per la fobia sociale. Ho paura quando mi sento scoperta, anche perchè le mie insicurezze sono piuttosto evidenti agli altri. Quindi taglio i contatti. In alcuni casi ho addirittura vergogna di rivederle queste persone...
Con gli sconosciuti ho meno problemi, mi sento a mio agio più facilmente.. ma finisce che ci lego e quindi ricomincia sempre la stessa storia. Forse la soluzione sarebbe smetterla di cercare di sembrare diversa a tutti i costi (facile a parole).
Vecchio 27-05-2008, 18:20   #9
Esperto
L'avatar di dottorzivago
 

Io considero un amico quando con lui sono al 100% me stesso, di conseguenza gli chiedo tutto e non ho timori.

Secondo me non ci sonmo passaggi, è una cosa "a pelle".

Purtroppo ho amici che o sono fidanzati o fanno parte della loro comitiva, viovendo distanti (decine di km,non di piu) e conoscendo la mia vita passata non mi chiamano alla classica "cena" che ho rifiutato da 4 anni a questa parte.Uno si dovrebbe autoinvitare.....ma non è semplice.

Poi ci sono i "possibili amici" quelli che "a pelle" ti sembrano adatti....anche qui non è facile organizzare un uscita e prendere questa iniziativa ...... io non ho vita sociale giovanile che propongo? DI conseguenza sarei ansioso e farei la figura del fesso....
Vecchio 27-05-2008, 18:37   #10
Esperto
L'avatar di fuxia82
 

da quando avevo sei anni ho sempre avuto lo stesso gruppo di amicizie.
come mi ha detto che la mia psich, mi ero creata una seconda famiglia, un "club" con delle precise regole da rispettare.
non avendole rispettate, sono stata sbattuta fuori dal club e ora mi ritrovo da sola.
nessuno delle vecchie conoscenze si è mai più fatto sentire dopo il mio abbandono.
ora mi sono resa conto che ho sbagliato strategia: il fatto di avere questa piccola cerchia di amicizie mi ha impedito di fare nuove conoscenze (perchè magari le nuove persone non piacevano e quindi non potevano essere ammesse al ''club'')
ora, superando molti ostacoli dovuti alle mie paure (ad esempio la paura di guidare), sto cercando lentamente di rifarmi una vita contando solo su me stessa.
rifarsi delle amicizie dopo aver passato vent'anni con le stesse persone è davvero difficile ma spero di farcela.
Vecchio 27-05-2008, 19:34   #11
Esperto
L'avatar di calinero
 

L'amicizia è il male
Vecchio 27-05-2008, 19:48   #12
Banned
 

per me l'amicizia vera non si cerca...nasce da sola...
è come cercare l'amore..non si cerca...quando arriva te ne accorgi perchè ti sbatte in pieno volto.
Inizi a conoscere una persona e in poco tempo scopri di avere motqa affinità.

Quando ero un 14enne era l'amicizia a cercare me : io semplicemente ero il ragazzo divertente e che sapeva come far passare i 15 minuti di noia con qualche stupidata e quindi 15 minuti qui e 15 lì e si finiva per passare ore e ore.

Oggi mi piace starmente defilato, tra me e me (sono un tantino solitario....insomma se non sento uno stimolo e un bisogno di aprirmi me ne sto volentieri tra i miei pensieri); dunque inizialmente si può incontrare un percorso ad ostacolI: un momento in cui apro le porte, faccio in modo di mettere a proprio agio l'altra persona, cerco un contatto fisico e psicologico e invece altri momenti in cui allontano molto e mi scopro pochissimo.
Risultato? creo così tanto un senso di stranezza/diversità (ma in senso buono) intorno a me che prima o poi sono gli altri a cercarmi...ergo io sto li a braccia incrociate ad aspettare

Insomma in fin dei conti non mi piace essere invadente, dunque magari un momento mi estroverso cerco il contatto,faccio battute per farti capire che ci sono, ma poi ritorno tra me e me (come per voler dire: so essere anche altro, ma sono anche questo e per scoprire l'altro devi essere tu il primo a volerlo).

Dunque la maggior parte delle mie conoscenze (degli ultimissimi anni) devo dire che le ho aspettate sulla soglia, mentre magari in passato senza mezzi termini cercavo continuamente un supporto, volevo avere la certezza di essere considerato importante e sentirmi al centro.

Oggi le persone che considero più amiche sono quelle che sanno abbastanza di me, ma che sanno allo stesso tempo che per quanto le amo ho una parte di me che non rivelo volentieri a nessuno (e la parte più introversa, più "poetica"); sono quelle che non hanno paura di chiedermi, ma che sanno che possono aspettarsi un "no" (pur sapendo allo stesso tempo che al 99,99% la mia risposta per loro sarà sempre sì); che sanno che se pure preferisco tenere certe cose per me se sentono il bisogno di chiedere per capire meglio sono disposto a rispondere.

Quello che cerco io nei miei amici semplicemente è la fiducia,il rispetto,la stima, l'amore e la semplicità
Vecchio 27-05-2008, 21:49   #13
Esperto
L'avatar di Chioccioccolata
 

Quote:
Originariamente inviata da Chioccioccolata
Come si fa a portare avanti i rapporti con una persona in maniera tale da potersi poi denifire amici?
quali sono i passi, movimenti,gli atteggiamenti da intraprendere quando individui un possibile amico?E voi avete il mio stesso impedimento?
Questa era la domanda che ho posto.Questa,non altro.
Quote:
Originariamente inviata da calinero
L'amicizia è il male
Non mi interessa questo tipo di opinione,non ha nulla a che fare con la mia domanda.
Vecchio 27-05-2008, 22:06   #14
Esperto
L'avatar di calipero
 

Quote:
Originariamente inviata da Chioccioccolata
Non mi interessa questo tipo di opinione,non ha nulla a che fare con la mia domanda.
tipa pratica la cioccolata

se vuoi degli amici devi essere pronta a fare sacrifici e a rimanere delusa
ciò che dai ricevi, e di solito ciascuno ha gli amici che si merita
tabbastano come perle di saggezza? :lol:
Vecchio 28-05-2008, 11:58   #15
Esperto
L'avatar di Chioccioccolata
 

A me servono consigli pratici,non constatazioni generali. :P
Comunque mi riesce anche molto difficile partecipare alla vita di una persona prima che questa diventi amica,ma in effetti è anche difficile che diventi amica se io non partecipo...
E il fatto di dover procedere alla cieca mi disturba non poco.
Vecchio 28-05-2008, 13:43   #16
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Chioccioccolata
A me servono consigli pratici,non constatazioni generali. :P
Comunque mi riesce anche molto difficile partecipare alla vita di una persona prima che questa diventi amica,ma in effetti è anche difficile che diventi amica se io non partecipo...
E il fatto di dover procedere alla cieca mi disturba non poco.
Due sole cose, ma entrambe difficili:

- il tuo affetto dev'essere sincero: stimi l'altra persona, ti piace a tutto tondo nonostante i suoi difetti, non cerchi la sua presenza solo per colmare dei tuoi vuoti, se al posto suo ci fosse qualcun'altro non sarebbe la stessa cosa. Sacrificarti per questa persona, anche nelle piccole cose, non ti pesa. Desideri che questa persona sia felice.

- riuscire a trasmettere l'affetto: imparare il linguaggio delle emozioni, tradurle in gesti che l'altra persona possa capire e sentire. "Spiegare l'affetto" non funziona quasi mai, lo sto capendo recentemente a mie spese. Far sentire l'altra persona considerata e cercata. Farle capire che la pensi, che ti chiedi come sta e che t'interessa quello che dice, pensa e fa nella vita. Più che le grosse spiegazioni, sono i piccoli gesti sinceri che fanno sentire all'altro l'affetto.

Se queste cose sono presenti poi sta all'altro fare lo stesso...
Vecchio 28-05-2008, 14:13   #17
Esperto
L'avatar di HurryUp
 

Quote:
Originariamente inviata da bardamu
- riuscire a trasmettere l'affetto: imparare il linguaggio delle emozioni, tradurle in gesti che l'altra persona possa capire e sentire. "Spiegare l'affetto" non funziona quasi mai [...]

Se queste cose sono presenti poi sta all'altro fare lo stesso...
C'è da augurarsi che funzioni sempre di più.
"Se questa cosa è presente"... non stiamo parlando di una cosa facile, certo, se il fobico la considera una cosa solo formale allora sì che deve capirne invece l'importanza. Ma se l'intenzione di avere questa abilità c'è, e anche lo sforzo, secondo me meriterebbe di essere premiato anche prima di averle raggiunte (anche perchè poi diventerebbe più facile).
Vecchio 28-05-2008, 14:35   #18
Principiante
L'avatar di Simba_e_Dany
 

Quote:
Originariamente inviata da Chioccioccolata
...
E voi avete il mio stesso impedimento?
Credo di far e di aver sempre fatto molta fatica ad avere degli amici (...non che mi interessi molto averne però...) a causa, prima di tutto, come ci si potrebbe facilmente aspettare da un utente di questo forum, della forte ansia che sperimento in situazioni sociali (...non manca mai anche se, a volte, forse non si nota...) ma non solo, è anche vero che sono una persona estremamente diffidente (...soprattutto nei confronti degli esseri umani...), quando conosco qualcuno comincio a star costantemente "in guardia" (...soprattutto se ho a che fare con dei maschi dato che, per mia esperienza, so che sono i più inclini all'aggressività...): il problema è che, perchè io possa giungere a sentirmi abbastanza sicuro e ad abbassarla, possono passare anche degli anni (...non molto tempo fa, discutendone col mio terapeuta, dicevo che <<...è come se tenessi un'arma sempre puntata contro la gente, come farebbe un'ipotetico esploratore che, in India o non so dove, si trovasse inaspettatamente di fronte ad una tigre, con la differenza che io, di una qualsiasi tigre, già mi fiderei molto più che di un qualsiasi essere umano. Le tigri possono ferire nella carne, non nell'animo...>>.). Dipende dall'effetto che, quella persona, mi fa...alcune mi inducono a svelarmi più facilmente, altre meno, altre ancora per niente. Poi c'è l'evidente fatto che sono di pochissime parole (...soprattutto con chi, volendo oppure no, mi spinge a chiudermi e/o che conosco poco...) e, in passato, per questa mia caratteristica, ho cominciato a venir sistematicamente evitato da chi ne era, ormai, fin troppo stanco (...annoiato...). Non lo biasimo. Insomma...credo sia tutto legato alla mia sensibilità ed ai segni che si porta addosso.
Vecchio 28-05-2008, 14:35   #19
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da HurryUp
Quote:
Originariamente inviata da bardamu
- riuscire a trasmettere l'affetto: imparare il linguaggio delle emozioni, tradurle in gesti che l'altra persona possa capire e sentire. "Spiegare l'affetto" non funziona quasi mai [...]

Se queste cose sono presenti poi sta all'altro fare lo stesso...
C'è da augurarsi che funzioni sempre di più.
"Se questa cosa è presente"... non stiamo parlando di una cosa facile, certo, se il fobico la considera una cosa solo formale allora sì che deve capirne invece l'importanza. Ma se l'intenzione di avere questa abilità c'è, e anche lo sforzo, secondo me meriterebbe di essere premiato anche prima di averle raggiunte (anche perchè poi diventerebbe più facile).
Si certo, ci si dovrebbe venire incontro a vicenda, come il sogno di un'unità linguistica...se ognuno avesse la competenza passiva di ogni lingua, continuando a parlare la sua, ci si capirebbe tutti.
Anche fra fobici però non funziona quasi mai lo spiegare razionalmente i propri sentimenti, ne ho avuto diverse conferme in questo forum...è proprio una questione di canali diversi: le spiegazioni logiche appartengono alla parte razionale conscia, le emozioni e i sentimenti (e i gesti che le scatenano) a qualcosa di più profondo e inconscio.
Un discorso in cui ti spiego i motivi per i quali ti voglio bene, anche se sincero, è un qualcosa che appartiene ad un canale diverso e agisce su parti diverse di noi, rispetto ad una carezza, un abbraccio o uno sguardo tenero.
Vecchio 28-05-2008, 14:48   #20
Esperto
L'avatar di HurryUp
 

Quote:
Originariamente inviata da bardamu
Si certo, ci si dovrebbe venire incontro a vicenda, come il sogno di un'unità linguistica...se ognuno avesse la competenza passiva di ogni lingua, continuando a parlare la sua, ci si capirebbe tutti.
Anche fra fobici però non funziona quasi mai lo spiegare razionalmente i propri sentimenti, ne ho avuto diverse conferme in questo forum...è proprio una questione di canali diversi: le spiegazioni logiche appartengono alla parte razionale conscia, le emozioni e i sentimenti (e i gesti che le scatenano) a qualcosa di più profondo e inconscio.
Un discorso in cui ti spiego i motivi per i quali ti voglio bene, anche se sincero, è un qualcosa che appartiene ad un canale diverso e agisce su parti diverse di noi, rispetto ad una carezza, un abbraccio o uno sguardo tenero.
Anch'io me ne sono accorgo e continuo ad accorgermi.
Ma la mia ipotesi è che la diffusione del mezzo di comunicazione verbale di internet potrebbe avere l'effetto, a lungo termine, di allenare le menti sempre di più alla meta-comunicazione.
Infatti la comunicazione extra-verbale risulta svantaggiata, al massimo si potranno inventare nuove faccine, ma sarà sempre l'aspetto verbale a prevalere, quindi i cervelli saranno sempre più allenati ad analizzare la parte verbale dei discorsi, e chi scrive sarà sempre più stimolato ad affinare la sua espressività verbale.
Ma ci vorranno ancora lunghe epoche di flaming-wars, guerre di trolls, confusioni dialettiche, prima che le persone lo capiranno, ma non credo che comunque sia irragionevole la mia ipotesi: non è mai stata provata una comunicazione come quella dei forum sulla popolazione media, che influisca in modo così diretto sull'uomo comune, non possiamo quindi sapere che effetto farebbe, la veste dello scettico non donerebbe a nessuno.

Nel presente però sono d'accordo con te: la meta-comunicazione è inattuabile.
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