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14-02-2017, 15:28
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#101
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Esperto
Qui dal: Apr 2011
Ubicazione: Ovest Alpi
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Originariamente inviata da syd_77
Si, di questa nuova situazione economica bisogna farsene una ragione, anche se non tutti vivono l'impoverimento e quindi anche il confronto col prossimo non sempre ci mette alla pari.
C'è anche da considerare il fattore relazionale, le generazioni povere di un tempo quantomeno riuscivano a fare rete sociale, oggi un giovane con pochi soldi e che non è una scheggia nei rapporti sociali e sentimentali c'è il rischio che rimanga isolato (cosa che una volta non succedeva, o al limite accadeva in casi molto rari, tipo il matto del paese o le persone nei manicomi) con la conseguenza di vedere la propria vita come un fallimento totalizzante.
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Beh si l'aspetto relazionale è cambiato parecchio, purtroppo il benessere cambiato profondamente le relazioni, in particolar modo nei paesi e nelle città medio-piccole... da una società "comunitaria" e solidale si è passati ad una società profondamente egoista ed individualista, ognuno pensa a sè stesso e certi valori molto importanti in passato si sono azzerati...
la solitudine la fa da padrona, mentre un tempo era rarissimo che una persona fosse sola (tutti comunque si facevano una famiglia, e i pochi che rimanevano soli facevano comunque appoggio sulla famiglia d'origine oppure sulla comunità...
Comunque per il resto sono d'accordo con Svalvolato, se facciamo un paragone con il resto del mondo ( considerando che i poveri, in assoluto, sono circa 3 miliardi di persone) o con un'epoca antecedente alla seconda guerra mondiale, siamo ancora decisamente fortunati.. quando siamo disperati o tristi dovremmo ricordarci anche di questo.. spaziare i propri orizzonti (anche temporali) per rendersi conto che c'è chi sta e chi stava molto peggio di noi (almeno da punto di vista del benessere economico)
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14-02-2017, 19:43
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#102
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Avanzato
Qui dal: Nov 2016
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Originariamente inviata da alto87
Avvenimenti come questo sono non altro che l'ennesima conferma di un fallimento totale del nostro sistema, che ai più, nel contesto di tante giovinezze vissute in famiglie benestanti e dedite alla trasmissione del deleterio ideale rampantista stile eterni anni '80, appariva come indefettibilmente libero, indipendentista e moralmente appagante. Invece è fallito e il fallimento lo stiamo vivendo ogni giorno, in modo ormai anche troppo logoro, e soprattutto lo stiamo pagando integralmente noi tendenzialmente coetanei a questo ragazzo. Il sistema è fallito semplicemente perché era impensabile, a chi l'ha impostato e ne ha basato, forgiato il pensiero delle generazioni future, immaginarsi di poterlo semplicemente replicare nelle medesime dimensioni da li ai futuri 20, 30, 40 anni o anche per sempre. Per tanti simili coetanei di questo ragazzo, i 30 anni rappresentano uno spartiacque anche simbolico, magari dopo anni di sofferenze e problemi interni(e chi è in questo sito ne sa qualcosa), in cui giustamente ci si convince dell'assoluta necessità di una svolta in positivo. Invece questo sistema è ed è stato talmente diabolico, nell'ipocrisia generale di tante formazioni sociali che ci hanno convintamente esortato a seguirlo, che sei costretto a studiare fino a 25 anni e da lì ai 29 (fine apprendistato) ti giochi buona parte di un certo ideale di vita. Se ti va male, dopo 30 anni di un determinato indirizzo vitale e in prospettiva auspicabilmente professionale, sei finito. Questo sistema qui, ormai, si è trasformato in una giungla del "si salvi chi può" in cui non esiste più il concetto di comunità, in uno sfinimento perdurante di consequenziale individualismo. Io credo che se fino a qualche anno fa, invece che predicare il costante verbo dell'eterna crescita illusoria, anche in tanti contesti familiari in cui non si capisce bene il motivo i figli avrebbero dovuto avere un futuro "migliore"di quello dei genitori(che poi "migliore" cosa significa in termini oggettivi??..), si fosse predicato un sano, utile e costruttivo ridimensionamento delle aspettative, staremmo tutti molto meglio. La colpa non è nostra, è dei distruttivi influssi che abbiamo ricevuto da tutti in giovinezza. Mi sovviene spesso, in questo periodo, l'idea che se tutti boicottassimo il sistema lavorativo degli assessment basato sull'analisi psicologica del soggetto pure per rispondere al telefono e ci trasferissimo in massa nelle campagne a vivere di sana pastorizia e senza scopo di lucro alcuno, non solo ci riapproprieremmo del significato vero delle nostre esistenze, ma ci prenderemmo una sacra rivincita contro il disumano ideale omologativo di massa che, alla luce dei fatti, ha fatto il suo tempo...Ed è strano come negli anni 60, ad esempio, c'era la convinta ed intrinseca volontà che per accaparrarsi una determinata forma di benessere bisognasse emigrare al ben più aitante sistema di vita cittadino o da "lavoro terziario", mentre adesso che è conclamato come solo un cosciente passo indietro possa salvare il nostro futuro, non si avverta questa questa tendenza, oppure se la esterni vieni catalogato come un folle anacronistico..
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Originariamente inviata da M.me Adelaide
E chi dice che non ha provato e riprovato? Non s'è mica arreso alla prima difficoltà.
Proprio perché sono fisiologista penso che la vita in sé non abbia alcun valore. Siamo solo delle "macchine" che sopravvivono. Quindi siamo noi che diamo un senso alla vita e hai nostri sforzi. Se perdiamo tutto o non riusciamo a raggiungere nulla allora non ha senso vivere.
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Bè Adelaide, mi sembra una concezione meccanicistica. Non siamo solo "macchine". Abbiamo una coscienza, sentimenti, sensibilità. Queste qualità non sono separabili da quella che tu definisci una "macchina". Nè sono separabili dall' ambiente in cui viviamo. Questo ragazzo è stato ucciso dall'ambiente in cui viviamo. Era un grande, lo dimostra quello che ha scritto. E lo abbiamo perso. Come disse un altro suicida, Heminghwaj, "ogni uomo che muore mi diminuisce, perchè io faccio parte dell'umanità. La campana suona anche per noi".
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14-02-2017, 20:44
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#103
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Banned
Qui dal: Dec 2016
Ubicazione: nebbia
Messaggi: 2,355
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Originariamente inviata da M.me Adelaide
Mi sa che non hai capito cosa intendevo -.-'
Siamo macchine, ma fatte in modo da avere una coscienza, certo, e dei sentimenti. Proprio per questo motivo abbiamo bisogno di darci uno scopo, e senza di questo non riusciamo ad esistere. Lo scopo non è insito in noi alla nascita, non è già dato. Ce lo diamo noi. Di nostro, di default, siamo solo macchine, il resto ce lo creiamo noi. Ma senza il resto non ce la facciamo, rimaniamo apatici e senza energie.
Il ragazzo non è stato ucciso dalll'ambiente, semplicemente lui si è ritenuto incompatibile.
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Parlavo oggi con alcuni dei loro scopi. Per loro e' normale inseguire ogni attivita' al limite delle proprie possibilita'. C'e' gente che ha un chiodo fisso nei propri hobby e nel lavoro. Spendono cifre elevate per rincorrere quelle che si potrebbero definire vanita', corbellerie ecc... Alla domanda, perche' butti via tutto quando ancora funziona? E' nuovo, e' costato migliaia o decine di migliaia di euro, perche'? Risposta: perche' ci si stufa di tutto, si ha bisogno di tenere impegnata la mente nella propria passione o fissazione. Per questi e' normale cambiare tutto perche' stufa; dalle donne, alle biciclette, alle automobili ecc... Bisogna aggiornarsi, sfuggire alla monotonia, alla routine.
E' difficile dargli torto, anche a me sembra un insulto alla miseria, ai valori cristiani, alla ragionevolezza. Eppure pur di rompere l' assenza di scopi sono pronti a cercare il brivido e la novita' ovunque. Anche a rischiare la pelle sfracellandosi facendo uno sport estremo. E mentre li guardi sbigottito, loro guardano te come un'ameba un poveraccio che non sa vivere.
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14-02-2017, 21:01
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#104
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Avanzato
Qui dal: Nov 2016
Messaggi: 491
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No, non sono d'accordo Adelaide.
Non abbiamo bisogno di darci uno scopo.
Lo scopo lo abbiamo già incorporato in noi quando si nasce.
Lo scopo è di essere felici, non solo individualmente, ma collettivamente.
Nessuno di noi è un'isola.
Il ragazzo non si è ritenuto incompatibile. E' la società che condanna gli individui alla sofferenza estrema. Uccidersi non è facile. Se lo ha fatto, è perchè la paura di sopravvivere è diventata superiore a quella della morte. Viviamo in un mondo che si basa sulla morte. Nessuno dovrebbe essere incompatibile con il mondo in cui è nato. Questa società è pericolosa. Se ha ucciso lui può uccidere chiunque di noi. (lo disse Mao Tse Tung dopo il suicidio della signorina Chao, costretta a sposare un uomo che non amava).
E io aggiungo, in riferimento ad altri interventi fatti sopra, che l'individualismo è un cancro.
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14-02-2017, 21:19
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#105
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Esperto
Qui dal: Mar 2011
Messaggi: 1,986
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Per me un mondo dove c'è gente che si suicida ha dei problemi grossi alla base. Non so bene quali ma penso risiedano a livello di come la società "costruisce" le persone
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14-02-2017, 21:21
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#106
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Esperto
Qui dal: Oct 2014
Messaggi: 3,395
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Comunque leggevo che la lettera potrebbe essere falsa scritta dalla fidanzata o una roba simile
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14-02-2017, 21:38
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#107
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Esperto
Qui dal: Sep 2008
Messaggi: 652
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No, la vicenda è vera, io abito in zona
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14-02-2017, 22:19
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#108
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Banned
Qui dal: Apr 2014
Ubicazione: NO
Messaggi: 4,011
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Quote:
Originariamente inviata da Clend
Per me un mondo dove c'è gente che si suicida ha dei problemi grossi alla base. Non so bene quali ma penso risiedano a livello di come la società "costruisce" le persone
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Eh, appunto. Mi sembra un ragionamento proprio basilare.
Se si creano sentimenti capaci di soverchiare l'istinto di autoconservazione (che non è propriamente qualcosa di "moderato") significa che qualcosa non quadra a livello generale. Parliamo tra l'altro di società dove i bisogni fondamentali legati alla sopravvivenza vengono soddisfatti - non ci si ammazza per non soffrire più su di un lato puramente fisico : per scampare alla fame, alla sete o al freddo.
La gente non diviene depressa e non si ammazza per sport, in un qualche modo ci deve arrivare a quel risultato.
Che poi sia il singolo a manifestare una debolezza quando arriva a questi estremi è ovvio; però non vedo perchè questo debba sollevare dal farsi carico di queste fragilità individuali. Perchè la fragilità divenga una colpa del singolo e non lo sia invece l'incapacità di creare un tessuto sociale in cui questa fragilità possa trovare una forma di integrazione e realizzazione personale come per le altre persone.
A me pare che il tema poi sia sempre quello del darwinismo sociale : ok fare andare avanti i migliori. Ma di chi " perde" perchè non in grado di giocare secondo le regole di questa società ( che non ha scelto lui alla nascita) che si deve fare ?
A me frega anche un cazzo di quanto sono bravi i singoli individui che spiccano rispetto alla massa : lo sono davvero ? Buon per loro, vanno avanti, si costruiscono la loro vita, magari realizzano pure i propri sogni.
Di tutti gli altri ne parliamo o continuiamo a nasconderci dietro una concetto di meritocrazia che diviene sempre più simile alla selezione naturale ?
Se non ce la fanno riteniamo davvero giusto che si ficchino in culo tutti i loro sogni, aspettative ed ideali, si facciano la loro vita fatta di sopravvivere con lavori usuranti e malpagati ( quando e se ci sono) e si "accontentino" ?
Si può pure rispondere di sì : che così va il Mondo, che questa è la Natura, che chi è più debole in fondo soccombe etc etc.
Sarebbe anche un punto di vista funzionale, in effetti. C'è un determinato sistema --> c'è lo scarto di quel determinato sistema.
Chi non ce la fa si merita di crepare o vivere di merda. Punto.
A me, personalmente, fa girare i coglioni come pale di un elicottero tutta 'sta retorica che mira all'individualismo e non all'analisi della condizione collettiva di vita. Al " tu pensa a farti i cazzi tuoi e farcela tu", al sogno americano, al self-made man e via discorrendo.
Gradirei un mondo dove uno può avere una vita dignitosa senza dover sempre competere come una bestia per tutto; cazzo siamo esseri umani dotati di raziocinio, morale e strumenti adatti ma ancora non riusciamo ad affrancarci da una logica che sembra uscita dalla mente di un primate della giungla e mai evolutasi anch'essa.
Comunque, colpa dei singoli e tutto ma i fatti reali sono che a " farcela" sono sempre meno persone : in questo Paese la ricchezza si redistribuisce nelle mani di pochi, i posti di lavoro validi vanno a diminuire, la disoccupazione ad aumentare e la gente sotto o nei pressi della soglia di povertà aumenta.
Così come aumenta l'incidenza delle nevrosi nel mondo occidentale.
Ma chiaramente si fa prima a delegare la responsabilità sui singoli che non ce la fanno ad adattarsi e competere secondo logiche sempre più assurde; piuttosto che dire che 'sti singoli saltano fuori perchè c'è una situazione generale che spinge chi è più debole (che poi debole, in questo contesto, è proprio un termine di merda - tra l'altro) a farsi fuori sul serio pur di sfuggire all'assurdità in cui finisce a vivere.
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Ultima modifica di The_Sleeper; 14-02-2017 a 22:23.
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14-02-2017, 22:56
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#109
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Avanzato
Qui dal: Jun 2016
Messaggi: 304
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Quote:
Originariamente inviata da The_Sleeper
Eh, appunto. Mi sembra un ragionamento proprio basilare.
Se si creano sentimenti capaci di soverchiare l'istinto di autoconservazione (che non è propriamente qualcosa di "moderato") significa che qualcosa non quadra a livello generale. Parliamo tra l'altro di società dove i bisogni fondamentali legati alla sopravvivenza vengono soddisfatti - non ci si ammazza per non soffrire più su di un lato puramente fisico : per scampare alla fame, alla sete o al freddo.
La gente non diviene depressa e non si ammazza per sport, in un qualche modo ci deve arrivare a quel risultato.
Che poi sia il singolo a manifestare una debolezza quando arriva a questi estremi è ovvio; però non vedo perchè questo debba sollevare dal farsi carico di queste fragilità individuali. Perchè la fragilità divenga una colpa del singolo e non lo sia invece l'incapacità di creare un tessuto sociale in cui questa fragilità possa trovare una forma di integrazione e realizzazione personale come per le altre persone.
A me pare che il tema poi sia sempre quello del darwinismo sociale : ok fare andare avanti i migliori. Ma di chi " perde" perchè non in grado di giocare secondo le regole di questa società ( che non ha scelto lui alla nascita) che si deve fare ?
A me frega anche un cazzo di quanto sono bravi i singoli individui che spiccano rispetto alla massa : lo sono davvero ? Buon per loro, vanno avanti, si costruiscono la loro vita, magari realizzano pure i propri sogni.
Di tutti gli altri ne parliamo o continuiamo a nasconderci dietro una concetto di meritocrazia che diviene sempre più simile alla selezione naturale ?
Se non ce la fanno riteniamo davvero giusto che si ficchino in culo tutti i loro sogni, aspettative ed ideali, si facciano la loro vita fatta di sopravvivere con lavori usuranti e malpagati ( quando e se ci sono) e si "accontentino" ?
Si può pure rispondere di sì : che così va il Mondo, che questa è la Natura, che chi è più debole in fondo soccombe etc etc.
Sarebbe anche un punto di vista funzionale, in effetti. C'è un determinato sistema --> c'è lo scarto di quel determinato sistema.
Chi non ce la fa si merita di crepare o vivere di merda. Punto.
A me, personalmente, fa girare i coglioni come pale di un elicottero tutta 'sta retorica che mira all'individualismo e non all'analisi della condizione collettiva di vita. Al " tu pensa a farti i cazzi tuoi e farcela tu", al sogno americano, al self-made man e via discorrendo.
Gradirei un mondo dove uno può avere una vita dignitosa senza dover sempre competere come una bestia per tutto; cazzo siamo esseri umani dotati di raziocinio, morale e strumenti adatti ma ancora non riusciamo ad affrancarci da una logica che sembra uscita dalla mente di un primate della giungla e mai evolutasi anch'essa.
Comunque, colpa dei singoli e tutto ma i fatti reali sono che a " farcela" sono sempre meno persone : in questo Paese la ricchezza si redistribuisce nelle mani di pochi, i posti di lavoro validi vanno a diminuire, la disoccupazione ad aumentare e la gente sotto o nei pressi della soglia di povertà aumenta.
Così come aumenta l'incidenza delle nevrosi nel mondo occidentale.
Ma chiaramente si fa prima a delegare la responsabilità sui singoli che non ce la fanno ad adattarsi e competere secondo logiche sempre più assurde; piuttosto che dire che 'sti singoli saltano fuori perchè c'è una situazione generale che spinge chi è più debole (che poi debole, in questo contesto, è proprio un termine di merda - tra l'altro) a farsi fuori sul serio pur di sfuggire all'assurdità in cui finisce a vivere.
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Discorso ineccepibile secondo me, ma la società siamo noi, i forti e i deboli fanno parte della stessa medaglia che è l'umanità (e la società), come il bene e il male, il giorno e la notte ecc.
L'evoluzione di come è strutturata la società non è cambiata granché rispetto al passato, è una gerarchia piramidale, e per sovvertirla ci vuole un'evoluzione umana nel profondo.
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14-02-2017, 23:52
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#110
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Banned
Qui dal: Apr 2014
Ubicazione: NO
Messaggi: 4,011
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Quote:
Originariamente inviata da M.me Adelaide
Boh. Francamente non riesco a vederla così. E certamente non perché sono tra quelli che ce l'hanno fatta. Anzi, direi senza ombra di dubbio che appartengo alla categoria degli scarti del sistema. Sono sola, ho un lavoro usurante e poco pagato, senza garanzie e sotto ai miei titoli.
Eppure non vedo la situazione così tragica, rispetto alla società. Non riesco a dar la colpa alla società per il nulla in cui sono. E io già mi ritengo morta da un bel po'. Sopravvive solo l'obbligo di vivere.
Ma manco do la colpa a me.
Non vedo obblighi alla felicità, da parte della società. Per come la vedo io se un posto non mi piace me ne vado. Ora non posso andarmene quindi aspetto le condizioni per potermene andare. Ma rimane che non riesco a dare le colpe alla società.
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Usciamo pure dal concetto di colpa o non colpa, che non è che sia poi il più adatto.
Ed usciamo pure dal parlarne in chiave individuale, altrimenti non si può fare un discorso ad ampio respiro per forza di cose, poichè non si può materialmente misurare quanto sia il singolo a determinare o meno la propria situazione individuale ( io, per me, non saprei determinarlo - ad esempio).
Io guardo i dati concreti : la distribuzione della ricchezza non procede nel verso giusto, il numero delle nevrosi rilevate aumenta nlla cosìdetta società sviluppata, altri fenomeni come disoccupazione giovanile etc sono sotto gli occhi ( a livello numerico proprio, non a sensazioni) di tutti.
Ergo, qualcosa non funziona. Poi si può parlare in termini di colpa o meno, il punto rimane che a livello complessivo questo stato delle cose non produce risultati positivi.
Capirei se complessivamente ci fosse stata una migliore redistribuzione della ricchezza (che è il punto che mi preme più di tutti), una diminuzione delle psicopatologie eccetera. Poi ogni tanto salta fuori qualcuno che si suicida o sviluppa problemi mentali seri.
Rimane comunque uno schifo, però se non altro si può dire che a livello sistemico si marcia nella direzione giusta. Credo sia un po' quello che è accaduto nelle epoche passate ( tra periodi di regresso e non), fino ad un certo punto della Storia.
Sarebbe pure utopico credere che ci sia la possibilitò di un Mondo in cui tutti sono realizzati e felici.
Qui però si marcia quasi nella direzione opposta ormai; ergo non mi pare ci sia poi molto da questionarsi se le cose vanno bene così o meno.
Ripeto : è un discorso a livello sistemico. Di ricondurlo al caso individuale, al particolare, me ne frega relativamente. Perchè poi entrano in gioco troppi elementi per cui scaricare sul singolo la colpa diviene semplice; o comunque rimanere in quell'atteggiamento di "non è colpa di nessuno.. quindi non facciamo un cazzo" ( italian style, molto).
Non mi interessa dare la colpa alla società per la condizione in cui si trova il singolo; non mi pare altrettanto sensato dare la colpa al singolo se non ce la fa ad adattarsi alla società - poichè non l'ha scelta e non ha scelto lui quali sono i criteri con cui deve competere. Sarebbe un po' una situazione alla cornuto e mazziato, no ?
La colpa, se c'è, a livello sociale è quella di accettare questo stato delle cose rincorrendo una visione individualista piuttosto che collettiva. Incoraggiandola fino, a furia di parlare di meritocrazia e successo dei singoli.
Visione che alla lunga si sta dismostrando fallimentare, perchè mantiene il benessere- anche mentale - che si produce nelle mani di sempre meno persone (se il risultato fosse stabile o in espansione positiva, sarebbe giustificabile).
Io non so se il mio malessere è unicamente colpa mia, quanto e se la società c'entra qualcosa. La logica mi suggerisce che a livello individuale sia un insieme delle due cose e che a livello complessivo qualcosa che a livello sociale è andatto a gentili donzelle ci sia sicuramente.
Perchè di queste forme di malessere non ve ne è mancanza o sono casi rari che vanno a scomparire, il contrario.
Per quello che mi riguarda io posso pure meritarmi pienamente di finire col divenire un suicida e la società non avere nulla a che fare con questo se analizzo la mia vita; ma vale pure per tutti gli altri che non ce la fanno ?
Senza poi contare il considerare che qua parliamo di Mondo Occidentale, in sostanza. Il quale da quando si è dato il via al fenomeno della globalizzazione fonda il suo benessere sullo sfruttamento di quell'altra parte di Mondo che vive davvero in condizioni precarie.
se poi vogliamo infilarci in mezzo anche la questione ambientale rincariamo la dose ancora di più
Quote:
Originariamente inviata da Tragicomico
Discorso ineccepibile secondo me, ma la società siamo noi, i forti e i deboli fanno parte della stessa medaglia che è l'umanità (e la società), come il bene e il male, il giorno e la notte ecc.
L'evoluzione di come è strutturata la società non è cambiata granché rispetto al passato, è una gerarchia piramidale, e per sovvertirla ci vuole un'evoluzione umana nel profondo.
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Sì, appunto.
In effetti parlare di società come di un'entità separata dai singoli è errato.
Null'altro è che l'insieme delle scelte che si decide di portare avanti in (larga) maggioranza rispetto ai vari temi.
Ci siamo scelti di attenerci ancora, e nonostante tutte le evidenze ed i progressi, ad una logica individualista e competitiva; pace, paghiamone lo scotto.
Però per me rimane quasi " disumano" accettarla passivamente, tanto finchè non sono io quello con le pezze al culo o che vive nel Terzo Mondo va ancora ancora bene.
Come sovvertirla ?
Non lo so, è una lotta coi mulini a vento. Neanche si riesce ad avere una visione unitaria a livello di classe, figurarsi. C'è alcuni a cui questo stato delle cose sta bene, lo trovano giusto, naturale.
Altri l'opposto. Altri ancora, la maggioranza, magari riconosce che non è il massimo ma poi, in sostanza, se ne frega e ci si adatta perchè " così va il Mondo" e tocca campare in un qualche modo.
Qualcuno cerca di passare dalla posizione due alla tre, non ci riesce e dispera, magari si ammazza.
Ma va bene così, suppongo. Toccherà aspettare si sprofondi ben bene nella m.... prima di prendere provvedimenti e valutare diversamente la questione anche a livello istituzionale.
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15-02-2017, 13:48
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#111
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Principiante
Qui dal: Oct 2016
Messaggi: 3
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Sensibilita'+Nobili ideali=tribolazione.Sembra e potrebbe essere il Manifesto del disadattatamento.Peccato per i genitori.Avrebbe potuto aspettare la loro dipartita? Chissa'...Quel che conta piu'd'ogni altro fatto e' la serenita' in cio' che si fa...Se dice che sentiva di poter fare gesti peggiori...chi puo' dire...
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15-02-2017, 13:56
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#112
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Esperto
Qui dal: Oct 2010
Ubicazione: Sanremo (o meglio un paesino vicino)
Messaggi: 1,205
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ieri leggevo commenti sulla pagina di spinoza, in difesa del ragazzino che si è buttato dalla finestra per la perquisizione della finanza in casa sua. mi ha amareggiato quasi l'assoluzione per questi comportamenti e il pregiudizio verso il ragazzo che si è ucciso ad Udine. sarà un segno dei tempi.......
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15-02-2017, 15:50
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#113
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Banned
Qui dal: Jun 2014
Ubicazione: Via Lattea
Messaggi: 19,112
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Non c'entra niente ma qualche anno fa mi son letto le statistiche dei suicidi in Scozia durante il secolo scorso tra i giovani uomini e mi pare che il picco si sia registrato durante la chiamata alle armi della seconda guerra mondiale, in effetti quando si è già depressi per i fatti propri e si viene pure chiamati a combattere in terre lontane non è che sia il massimo, comunque mi pare che col passare del tempo non ci sia stato un aumentare di suicidi ma il trend rimane sempre collegato ad eventi particolari, insomma non è che col passare del tempo la gente si ammazza di più perché la società fa più schifo ma è un trend che si alza e si abbassa in base a crisi economiche e guerre più che altro, poi ovviamente ci sono suicidi che avverrebbero anche in tempo di pace e benessere economico come quelli per depressione, alcolismo e cose del genere.
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10-03-2017, 20:59
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#114
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Esperto
Qui dal: Sep 2016
Messaggi: 2,707
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Mai suicidarsi, fino a che c'è vita, c'è speranza
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19-09-2017, 22:18
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#115
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Intermedio
Qui dal: Aug 2017
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 259
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Quote:
Originariamente inviata da Alakazam
http://www.lastampa.it/2017/02/07/it...jJ/pagina.html
"Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi.
Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.
Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.
Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.
Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.
A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.
Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione.
Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.
Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno.
Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie.
Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri.
Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.
Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.
Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.
P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto."
(Spero non aver violato il regolamento).
Devo dire che in una certa accezione mi rispecchio molto in ciò che dice.
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Io rispetto il pensiero ma non sono d'accordo per certi versi , io disoccupata ci sono stata e forse ci tornerò ancora non lo so però non credo che la vita abbia un valore solo se c'e' il lavoro , credo che che il lavoro sia tutto per avere un posto nella società ma non è tutto per avere un posto nel mondo .
Ci sono altri stili di vita alternativi e tante cose da apprezzare nella vita , è vero che si tende a volere il massimo dalla propria esistenza e il massimo è riuscire a fare parte della società e a contarne qualcosa per essa , ma nulla è dovuto , non è scontato che si riesca nella vita ad arrivare in alto , ci si prova ma non è detto , l'epoca in cui viviamo è veramente difficile e non bisogna farsi del male se non si riesce , si trova un modo per vivere decentemente senza anche un lavoro . Io posso capire chi pensa al suicidio solo se non ha i soldi per mangiare , e non ha aiuti esterni , ma non credo nel suicidio autorizzato dal non sentirsi realizzati nella vita , in questo caso non lo giustifico , anche se rispetto appieno le versioni delle altre persone , ognuno ha il suo modo di ragionare.
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Ultima modifica di tonna12; 19-09-2017 a 22:21.
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19-09-2017, 23:22
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#116
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Banned
Qui dal: Sep 2011
Messaggi: 2,149
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porca miseria, mi sa che questa lettera me la porterò dentro. continua girarmi in testa, sopratutto la sua rabbia asciutta.
se non fosse stata la lettera di un suicida sarebbe stato un testo meraviglioso. era brillante acuto e calmo.
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20-09-2017, 00:31
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#117
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Banned
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Milano
Messaggi: 14,748
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ma è per come ti trattano gli altri quando non hai lavoro anche, cioè ok non lavori e ti senti già un fallito di tuo, poi ci pensano anche gli altri a dirti milioni di volte eh ma a questa età dovresti averlo (io a Natale con i parenti!) oppure come mai hai così poche esperienze, ti fanno sentire sempre inferiore e inutile. Ogni giorno devi fare i conti con questi atteggiamenti, grazie a questa società merdosa che vede l'uomo solo in base a quanto produce e è utile, e ti viene voglia di morire e questo ti condiziona ogni ambito della vita, anche la sfera sociale
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20-09-2017, 01:53
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#118
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Esperto
Qui dal: Jul 2013
Messaggi: 911
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Nei giorni successivi alla pubblicazione della lettera in molti forum frequentati in gran parte da "normaloni", mi ricordo che il ragazzo fu ricoperto da sfottò e insulti.
Che schifo. In quel periodo la mia misantropia è schizzata alle stelle.
Avrei preso questi stronzi e li avrei messi a vivere in quelle condizioni per vedere quanto tempo sarebbero riusciti a resistere.
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