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Vecchio 30-05-2016, 23:40   #1
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L'avatar di Gnar
 

Ciao a tutti,

Bazzicando sul web ho trovato svariati riferimenti a questa forma di anientamento di un partner per l'altro. Ciò che ho trovato scritto su siti tipo http://www.maldamore.it/ rispecchia molto alcuni meccanismi che sono solito mettere in atto all'interno di una relazione. Tuttavia sembrerebbe che tale tipo di "patologia" non abbia trovato, in campo scientifico, riscontro unanime.

Spesso mi chiedo se si tratti veramente di una patologia oppure, più semplicemente, un modo di impostare la vita sentimentale proprio di alcune persone. Alcuni sostengono si tratti di una malattia dalla quale è necessario guarire per poter vivere delle relazioni sane, ma a me l'idea non piace granchè... Mi piacerebbe piuttosto trovare una persona che condivida quello che io vedo come grande senso di devozione, lealtà, interesse, cura, affetto e sostentamento reciproco (e chi più ne ha più ne metta).

Voi che ne pensate?
Ringraziamenti da
SabbiaBlu (31-05-2016)
Vecchio 31-05-2016, 00:20   #2
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L'avatar di Ogard
 

Io ho vissuto una relazione con una persona che si è comportata in questo modo e ti posso assicurare che la relazione non può durare poiché non ci sono i requisiti necessari per instaurare la relazione stessa. Cercare di arrivare alla realizzazione personale attraverso una relazione sentimentale è controproducente.. bisogna diventare indipendenti e forti così da essere in grado di vivere e non di accontentarsi di sopravvivere.
Due persone forti fanno una relazione forte, se anche uno dei due è debole e troppo dipendente dall'altro, beh, fa colare a picco entrambi.
Vecchio 31-05-2016, 00:32   #3
Esperto
L'avatar di Weltschmerz
 

Più che una patologia mi sembra una dinamica relazionale.

Una malsana dinamica relazionale.
Non è amore, è una relazione soffocante (perché sta sempre lì a controllare), risentita, colpevolizzante (perché il partner trascura sé stesso per TE) e annullante (si vuole fondere con TE).
Vecchio 31-05-2016, 02:21   #4
Intermedio
L'avatar di Gnar
 

Beh, non è detto che sia così tremenda come cosa... Forse lo dico perché non mi è mai capitato di stare con una persona così ma, se l'altra persona mi vuol stare incollata dov'è il problema? Certo se diventa così forte che l'altra persona non studia/lavora più ecco che li può essere problematico, per lei più che altro ma, nel mio caso, non è mai stato così forte anzi, nello studio riuscivo meglio, ero più motivato. Certo magari i miei hobby venivano meno, non mi interessavano più così tanto e, certe volte (persone un po' tignosette ne ho avute) avrei voluto avere il tempo per mettere un po' a posto casa o reinstallare quel maledetto sistema operativo. Ma quel che mi è più pesato erano le critiche - se non mi lasci il tempo di pulire perché mi vuoi tutto per te è ovvio che avrò casa sporca - non l'appiccicume in se.
Vecchio 31-05-2016, 08:57   #5
XL
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L'avatar di XL
 

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Ciao a tutti,

Bazzicando sul web ho trovato svariati riferimenti a questa forma di anientamento di un partner per l'altro. Ciò che ho trovato scritto su siti tipo http://www.maldamore.it/ rispecchia molto alcuni meccanismi che sono solito mettere in atto all'interno di una relazione. Tuttavia sembrerebbe che tale tipo di "patologia" non abbia trovato, in campo scientifico, riscontro unanime.

Spesso mi chiedo se si tratti veramente di una patologia oppure, più semplicemente, un modo di impostare la vita sentimentale proprio di alcune persone. Alcuni sostengono si tratti di una malattia dalla quale è necessario guarire per poter vivere delle relazioni sane, ma a me l'idea non piace granchè... Mi piacerebbe piuttosto trovare una persona che condivida quello che io vedo come grande senso di devozione, lealtà, interesse, cura, affetto e sostentamento reciproco (e chi più ne ha più ne metta).

Voi che ne pensate?
Hai ragione, è una questione di preferenze, a me comunque una persona che non riesce a star lontana da me neanche un po' inizia in genere a farmi star male ed inizio a sentir soffocante la cosa, anche se la persona mi piace e le voglio bene. Non è tanto la dipendenza in sé per me il problema, è quando l'altro quasi quasi inizia a sentire che se non ci sono io a testimoniare che esiste sente di non esistere che mi fa star male perché poi mi farà sentire in colpa ogni qual volta mi allontano per occuparmi di altro. Ecco questa cosa qua mi mette a disagio.
Non è una questione poi di forza o cose del genere, io non la metterei su questo piano. Può capitare in una relazione che uno dei due sia più in gamba dell'altro a far certe cose ma non è detto che non si stia bene comunque secondo me.
Però quando una persona proprio non riesce ad organizzare i propri spazi e il proprio tempo ogni qual volta è assente l'altro, diventa davvero pesante per me da sopportare.
Forse è vero, è solo una preferenza mia e non una malattia. Poi penso che in generale questi modi di fare e di interagire non sono vere e proprie malattie, capita solo poi che ci sono poi poche persone che apprezzino questi atteggiamenti.

Chiamare "malattie" questi disagi che hanno a che fare con certe preferenze ed interazioni sociali conflittuali non è stata una mossa teorica molto pulita e trasparente secondo me. C'era bisogno di un'etichetta negativa che poteva esser riconosciuta come oggettivamente negativa e si è pensato bene di usare questo termine qua presente in ambito medico.

Non è che una persona che ruba o ha comportamenti antisociali risulta malata davvero di qualcosa da cui vorrebbe guarire sicuramente e se non si convince a tornare sulla "retta via" questo vuol dire che proprio non vuol guarire (ed è perciò a maggior ragione matta). Quel che risulta vero oggettivamente è solo questo: a me e ad altri non sta bene che si comporti in certi modi e cerchiamo di contrastare questi atteggiamenti e comportamenti. Può capitare poi che questo gruppo inizi a chiamare "malato" questo comportamento facendo uso di un'analogia o una metafora (ma tenendo ben presente che è una metafora). In seguito qualche signore in camice bianco (che risulta d'accordo con questo gruppo qua) ha pensato bene di far divenire l'espressione metaforica qualcosa che risulta vero letteralmente, ed il gioco è fatto, è venuta fuori una malattia vera e propria che viene riconosciuta in un manuale diagnostico.

Ma è come credere che l'inquinamento sia una malattia vera e propria solo perché qualcuno ha usato una metafora dicendo che "il nostro pianeta è malato"! Ma la terra non è un organismo, non può ammalarsi proprio! Scambiare le metafore per espressioni vere letteralmente produce solo una gran confusione.
Mica poi gli effetti globali dell'inquinamento li si studierà a medicina per questo! E nemmeno che la terra intera diverrà un singolo paziente di un medico specifico! Che poi sia misurabile quanto è inquinato un fiume e cose del genere, di nuovo, non rappresenta una prova a favore del fatto che abbiamo a che fare con una malattia vera e propria.

Secondo me tutta la psichiatria ha prodotto solo una grandissima confusione. I comportamenti e i modi di fare devianti possono produrre disagio in diverse persone, lo ammetto, ma supporre che questi risultino malattie vere e proprie finisce con lo snaturare la realtà effettiva dei fatti che consiste poi semplicemente in certi conflitti tra tipi di persone che vogliono vivere in modi diversi che risultano incompatibili.
Come poi si dovranno risolvere questi conflitti e se pure li si risolverà non è un problema medico.
Può essere che rimangono aperti comunque, non è che poi se le cose restano così (conflittuali) allora vuol dire che c'è qualche persona che risulta malata.

Ultima modifica di XL; 31-05-2016 a 10:33.
Vecchio 31-05-2016, 08:59   #6
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Non so come sia per chi la subisce,per chi la vive è bruttissima,rovina tutto.
Vecchio 31-05-2016, 09:34   #7
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Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
Non so come sia per chi la subisce,per chi la vive è bruttissima,rovina tutto.
Secondo me dipende molto da chi si ha a fianco. E' vero: io a volte sono arrivato a sentirmi un po' succube e, a un certo punto, ho reagito sbrigliandomi - e rompendo il rapporto - ma è anche vero che, in quei casi, di norma era l'altra persona a esigere proprio, al di la di pretese assurde, una disparità di trattamento che era inaccettabile. Cose della serie: "No, tu con lui non esci!" (una sera di quelle in cui lei non poteva uscire) quando poi pretendeva di uscire con chi le pareva. Penso che se mi avesse trattato alla pari, le cose sarebbero andate diversamente. Anche perchè era piuttosto gelosa e desiderosa di un rapporto esclusivo all'inizio, percui vi avevo visto una notevole "potenzialità" dato che sembrava simile a me ma, mentre io sono sempre stato equo (vorrei una cosa da te quindi mi comporto in modo ancor più ligio e senza che mi si debba dir nulla) lei non lo è mai stata. Pretendeva di avere, senza dare nulla.

Ma ho sempre il dubbio d'esserle venuto a noia per il fatto di averla messa al centro di tutto (sebbene determinate cose, tipo quella del mio amico, non le ho mai accettate). Alla fine sembrava semplicemente avesse perso interesse.
Vecchio 31-05-2016, 10:39   #8
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Originariamente inviata da Gnar Visualizza il messaggio
a un certo punto, ho reagito sbrigliandomi - e rompendo il rapporto
Qui già non è più dipendenza affettiva, uno/a con la dipendenza affettiva non riesce a farlo.
Vecchio 31-05-2016, 10:58   #9
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Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Qualsiasi tratto patologico può essere ego sintonico (non causare sofferenza) o ego distonico (causare sofferenza).
All'inizio per me non era un problema (anche perchè, nel mio caso, la "dipendenza" si acuisce man mano, nel tempo - mi affeziono molto, per dirla in modo meno ipocondriaco) poi lo è stato dal momento in cui lei sembrava non avere più interesse per me e pretendere che accettassi cose che sapeva, o avrebbe dovuto sapere, non avrei potuto sostenere. A un certo punto sono arrivato a provare vergogna per me stesso (per le condizioni che ero arrivato ad accettare, anche se per poco più di un giorno) e mi sono ritirato.
Vecchio 31-05-2016, 13:43   #10
XL
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Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Qualsiasi tratto patologico può essere ego sintonico (non causare sofferenza) o ego distonico (causare sofferenza).
Questo però credo possa valere solo per un'osservazione superficiale, andando più in profondità le cose sono collegate, dunque se uno si vive piacevolmente qualcosa (che siano relazioni o altro) in maniera oggettivamente patologica comunque proverà infelicità (o minore felicità) causata anche da quello.
La persona che gode nel mettere in atto i suoi rituali ossessivo-compulsivi non è in una situazione diversa da chi invece soffre nel farlo, semplicemente la prima soffrirà (o sarà meno felice) in altro modo, ma sempre a causa della sua ossessività.
Secondo me non si può fare neanche questo. Non si può rintracciare una singola causa quando poi accade qualcosa di sgradevole. Per esempio, supponiamo che un oggetto viaggi ad una certa velocità, urti contro una lastra sottile e la lastra in seguito alla collisione si rompa. Supponiamo che l'evento sgradevole da evitare sia la rottura della lastra.

Ora chiediamoci: il comportamento o il modo di essere di quale oggetto ha causato la rottura?

A domande del genere si può rispondere in moltissimi modi.

Si potrebbe far variare la durezza dell'oggetto che urta contro la lastra e mostrare che se fosse stato di gommapiuma la lastra così non si sarebbe rotta. Sostenendo che è stata questa caratteristica a causare la rottura si attribuisce la responsabilità dell'accaduto ad una proprietà di questo oggetto qua, ma si può ragionare anche in altri modi e sostenere che la lastra si è rotta perché era la lastra a non essere abbastanza spessa e resistente e viceversa in quest'altro caso l'oggetto responsabile dell'accaduto, che andrebbe modificato, poi diviene la lastra.
Un'altra risposta alternativa può consistere nel sostenere che erano la posizione e velocità relative che hanno causato l'evento rottura. Ecco, si possono far variare moltissime cose e dedurre poi che in casi del genere la rottura non ci sarebbe stata.

In generale è nell'insieme che tutta una situazione ne causa una successiva, non si possono distinguere elementi singoli o oggetti specifici che risultano singolarmente responsabili e uniche cause dell'accaduto, a meno che non siamo noi ad imporre che tutto il resto non può variare in alcun modo: in questo caso subito si trova l'unico responsabile, ma lo si trova per definizione. La responsabilità morale non è qualcosa che risulta scientificamente e oggettivamente attribuibile secondo me, ci sono diversi modi incompatibili tra di loro nell'attribuire la responsabilità di certi effetti al comportamento di questo o quell'agente. Rappresenta sempre qualcosa che viene stipulato e in tal senso si può anche essere in disaccordo, non abbiamo veramente a che fare con singole cause oggettive che risultano rintracciabili, di singole cause oggettive, come ho mostrato prima, ce ne sono praticamente infinite se non si vuol prendere in considerazione come causa proprio tutta la situazione precedente.

Ultima modifica di XL; 31-05-2016 a 14:31.
Vecchio 31-05-2016, 20:26   #11
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L'avatar di Gnar
 

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Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Il fatto che solo in alcuni momenti si manifesti con chiarezza e causi disagio non significa che in altri momenti non stia avendo degli effetti che possono essere banalmente quello di provare meno soddisfazione dalla relazione di quella che potresti provare.
Mah guarda... A me sembrava di starci bene, io ero contento malgrado i numerosi attriti. Lei ogni tanto ti metteva in gabbia con determinati giochetti.

Scena tipica

Lei si annoia e esordisce: "Dai facciamo qualcosa!"
Io un po' stanco dopo un intensa giornata di lavoro rispondo: "Guarda stasera sono un po' stanco, fosse per me rimarrei qui accoccolato accanto a te sul divano ma se ti va di fare qualcosa dimmi, mi bevo un caffè e ti seguo"
E lei: "Ah non lo so... Dai facciamo qualcosa!"
E io: "Mhm... Cinema?"
E lei: "No non mi va... Dai facciamo qualcosa!"

Eccetera, fino all'incazzo di lei...
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