|
|
|
|
|
|
|
|
09-07-2018, 18:43
|
#2
|
Esperto
Qui dal: Apr 2018
Messaggi: 653
|
grazie per averlo condiviso e lo condivido anche se con un -ma- perchè ci sono tanti fattori a rendere possibile un successo, qualunque esso sia. Parlando del successo personale quelli come noi partono con punti in meno e la vera domanda è; come continuare a perseverare nel raggiungere il successo dopo tutti i nostri fallimenti?
|
|
09-07-2018, 18:49
|
#3
|
Esperto
Qui dal: May 2018
Ubicazione: Genova
Messaggi: 2,698
|
Sono abbastanza d'accordo sul fatto che sia in parte anche questione di atteggiamento mentale.
Quando si ha un obiettivo è molto importante capire quali sono le azioni che possono avvicinarci ad ottenerlo e quali ci allontanano e agire di conseguenza.
Per obiettivi più complessi...però ovviamente non basta solo l'azione...ma entrano anche in gioco altri fattori che non sono controllabili dal singolo.
|
|
09-07-2018, 20:00
|
#4
|
Avanzato
Qui dal: Nov 2016
Messaggi: 420
|
Ho letto.
Ma, dipende anche da quello che si vuole far succedere.
Quelli che buttarono la bomba su Nagasaki ebbero successo; ma
era meglio se non succedeva.
Non sono favorevole al successo individuale.
Meglio l'uguaglianza.
|
|
09-07-2018, 20:41
|
#5
|
Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,449
|
Quote:
Originariamente inviata da Gio.solo
grazie per averlo condiviso e lo condivido anche se con un -ma- perchè ci sono tanti fattori a rendere possibile un successo, qualunque esso sia. Parlando del successo personale quelli come noi partono con punti in meno e la vera domanda è; come continuare a perseverare nel raggiungere il successo dopo tutti i nostri fallimenti?
|
Secondo me è una questione di risorse. Ogni fallimento le consuma, e a furia di fallire si finisce consumati. La ricostruzione delle proprie risorse deve quindi diventare una priorità.
|
|
10-07-2018, 13:30
|
#6
|
Esperto
Qui dal: Sep 2013
Ubicazione: Infinitamente nel tuo pensiero.
Messaggi: 3,181
|
Il successo è ottenere le cose che vogliamo?
Bene e se non ci riusciamo per deficit o per altre circostanze cosa siamo perdenti.
Il successo è fatto per gente che riesce a farcela e ben venga, per gli altri già la parola successo è demoralizzazione.
Personalmente trovo mille interpretazioni a questa parola.
|
|
10-07-2018, 15:52
|
#7
|
Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
|
Non mi ha illuminato per nulla
Avesse almeno fatto un esempio concreto di come "far succedere le cose"... il titolo mi sembra fuorviante.
|
|
10-07-2018, 16:13
|
#8
|
Banned
Qui dal: Jul 2012
Messaggi: 25,977
|
Quote:
Originariamente inviata da Noriko
Il successo è ottenere le cose che vogliamo?
Bene e se non ci riusciamo per deficit o per altre circostanze cosa siamo perdenti.
Il successo è fatto per gente che riesce a farcela e ben venga, per gli altri già la parola successo è demoralizzazione.
Personalmente trovo mille interpretazioni a questa parola.
|
Esatto.
Hai le sfighe?Colpa tua.
Ma vaff
|
|
10-07-2018, 17:40
|
#9
|
Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,449
|
Quote:
Originariamente inviata da Noriko
Il successo è ottenere le cose che vogliamo?
Bene e se non ci riusciamo per deficit o per altre circostanze cosa siamo perdenti.
Il successo è fatto per gente che riesce a farcela e ben venga, per gli altri già la parola successo è demoralizzazione.
Personalmente trovo mille interpretazioni a questa parola.
|
Già il fatto di stabilire delle differenziazioni tra ragioni giustificate o no per ottenere il proprio personale successo è un primo passo verso il fallimento.
Perché, in fondo, chissenefrega. Se il mio successo personale in questo preciso istante è riuscire a non dare il pacco agli amici e uscire nuovamente con loro dopo un lungo isolamento, il fatto che non ci riesca perché mi sento troppo depresso oppure perché non mi sto "impegnando abbastanza" è irrilevante ai fini del risultato.
Qualunque sia il motivo il risultato è che l'uscita coi miei amici "non è successa".
Poi, ragionare sulle cause può avere senso a posteriori per valutare eventuali correttivi e migliorativi. Se è stata la depressione potrebbe aver senso fissare appuntamento con uno psichiatra, se non mi sono impegnato abbastanza magari potrebbe servire una riflessione su quanto davvero desiderassi la tal cosa, se non sono uscito perché troppo in ritardo magari la prossima volta val la pena organizzarsi prima, se troppo in ansia forse non era il caso di bere 5 caffé; se la sfida era troppo ardua va valutata l'ipotesi di abbassare l'asticella, la prossima volta mi darò come obiettivo quello di pulirmi la tazzina del caffé dopo averla usata. Eccetera.
Il tutto per ricondurre il processo da un'ottica di "colpevolezza", come dice claire, a un'ottica di "responsabilità", cioé di controllo delle nostre decisioni.
Il fatto duro da accettare Noriko, è che il "successo", nel senso del verbo in participio passato, "succede" in continuazione. Che noi lo vogliamo o meno.
Quanti su questo forum si lamentano o si sono lamentati del fatto che oramai è troppo tardi, oppure oramai certi errori sono irrimediabili, eccetera eccetera?
Non è un "successo" anche quello? Certo non è il successo che desideriamo noi. Tanto vale provare a far succedere le cose che vogliamo. O no?
Poi chiaramente tutto questo discorso va a cadere se uno si trova comodo nel crogiolamento della deresponsabilizzazione. Parlare di colpe (dandole sempre ad eventi, circostanze ed attori esterni da noi) è comodo per evitare di mettersi in discussione.
Più controintuitivamente, è comodo perfino dar colpe a noi stessi, nel momento in cui allontanano la presa di responsabilità.
Se per esempio nella situazione di sopra, dopo non esser riuscito a raggiungere il mio "successo" nell'uscire con gli amici, mi colpevolizzo e mi dico di essere un depresso evitante senza speranza, questo controintuitivamente mi esime dalla responsabilità di invidividuare una soluzione attiva; cosa diversa dal dire "ho la depressione e soffro di disturbo evitante", frase che subito mi porta a domandarmi "come posso risolvere questa condizione?".
|
|
10-07-2018, 17:47
|
#10
|
Banned
Qui dal: Jun 2017
Ubicazione: Italia
Messaggi: 537
|
Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l'ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto
cit - Micheal Jordan
il successo nella vita è il non sentire il fallimento
|
|
10-07-2018, 18:35
|
#11
|
Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 3,334
|
Quote:
Originariamente inviata da ricotta27
il successo nella vita è il non sentire il fallimento
|
... o non sentire il bisogno di avere successo.
|
|
10-07-2018, 20:08
|
#12
|
Esperto
Qui dal: Sep 2013
Ubicazione: Infinitamente nel tuo pensiero.
Messaggi: 3,181
|
@Marco.Russo .
Secondo me dire hai la depressione e il disturbo evitante ti devi attivare lo stesso, è sbagliato perché controsenso.
La depressione è l'annullamento della volontà altrimenti non si chiamerebbe così.
Ovviamente chi è depresso va dai medici o dallo psicologo e chissà cos'altro ma se nonostante tutto continua a stare male senza intravedere un futuro di scelte importanti, sfido allora ad avere il coraggio di dirgli alzati e cammina.
Capisco molto bene quello che dici ma le persone provano un po' tutte le strategie per non stare immobili e le continueranno a provare, nel frattempo è dannoso sentirsi dire "tu non ti attivi abbastanza" perché secondo me non è vero.
Grazie comunque Marco.Russo per la tua opinione.
|
|
10-07-2018, 20:48
|
#13
|
Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,449
|
Quote:
Originariamente inviata da Noriko
@Marco.Russo .
Ovviamente chi è depresso va dai medici o dallo psicologo e chissà cos'altro
|
Mica tanto ovviamente! Andare dal medico o psicologo è già un modo di "attivarsi". Parlando per esperienza personale, mi ci è voluto parecchio tempo e sforzo per farlo.
Chiaro che dipende dalla gravità della depressione. Se uno è proprio catatonico allora non c'è niente che possa fare di suo. A quel punto si deve solo sperare che ci sia qualcuno in grado di prendersi carico della questione, che sia un parente o un amico o i servizi sociali.
Ma ovviamente un post come il mio non è e non potrebbe mai esser rivolto a casi così gravi, giacché chi è affetto da un livello di disfunzionalità tanto elevato probabilmente non è in grado neanche di alzarsi dal letto, figuriamoci di leggere un post su FS. Cerchiamo di relativizzare le cose!
Quote:
Originariamente inviata da Noriko
nel frattempo è dannoso sentirsi dire "tu non ti attivi abbastanza" perché secondo me non è vero.
|
E son d'accordo. Il punto è che non ho detto questo, né penso sia il messaggio dell'articolo linkato!
|
Ultima modifica di Da'at; 10-07-2018 a 20:51.
|
11-07-2018, 07:29
|
#14
|
Avanzato
Qui dal: Nov 2016
Messaggi: 420
|
Il successo non è altro che la giustificazione dell'ingiustizia sociale.
Ci sono i poveri?
E' colpa loro.
A questo serve l'ideologia del successo personale; una costruzione
puramente metafisica, così come metafisico è il singolo individuo, che
serve unicamente allo scopo di giustificare il potere delle classi dominanti.
"Si meriti un uomo....Poichè ciascuno si merita ogni cosa, ogni cosa che fu
accumulata nei tesori dei faraoni, e ciascuno non si merita nulla, nemmeno
un pezzo di pane quando ha fame. Non abbiamo forse noi mangiato mentre
un altro moriva di fame? Possiamo essere puniti per questo? Possiamo essere
premiati per aver avuto la forza di morire di fame mentre un altro mangiava?
Nessuno si merita una punizione; nessuno si merita un premio. Liberate la vostra mente dall'idea del meritare e comincerete a diventare capaci di pensare".
(Citazione di Odo in "I reietti dell'altro pianeta" di Ursula K, Le Guin).
Marco Russo, liberati dall'idea del merito e del successo. Comincia a pensare.
|
|
11-07-2018, 08:03
|
#15
|
Esperto
Qui dal: Jan 2012
Ubicazione: £
Messaggi: 8,111
|
Il successo alle volte è basato sul compromesso, su regole deleterie, arrivare a fare azioni moralmente dubbie che giustificano il compromesso, insomma, il mezzo che giustifica il fine ultimo, la strada per il successo è lastricata di cadaveri, molti perdono la stima di se e iniziano a fare uso e abuso di sostanze varie ma, è ovvio che dei cadaveri che sono sotto il "red carpet" del successo se ne parli poco. (Meglio essere dei poveri sfigati come alcuni di noi che farsi bruciare lungo la strada del "successo", affermazione).
|
|
11-07-2018, 08:48
|
#16
|
Esperto
Qui dal: Jan 2018
Ubicazione: Milano
Messaggi: 1,060
|
Quote:
Originariamente inviata da Marco.Russo
Già il fatto di stabilire delle differenziazioni tra ragioni giustificate o no per ottenere il proprio personale successo è un primo passo verso il fallimento.
Perché, in fondo, chissenefrega. Se il mio successo personale in questo preciso istante è riuscire a non dare il pacco agli amici e uscire nuovamente con loro dopo un lungo isolamento, il fatto che non ci riesca perché mi sento troppo depresso oppure perché non mi sto "impegnando abbastanza" è irrilevante ai fini del risultato.
Qualunque sia il motivo il risultato è che l'uscita coi miei amici "non è successa".
Poi, ragionare sulle cause può avere senso a posteriori per valutare eventuali correttivi e migliorativi. Se è stata la depressione potrebbe aver senso fissare appuntamento con uno psichiatra, se non mi sono impegnato abbastanza magari potrebbe servire una riflessione su quanto davvero desiderassi la tal cosa, se non sono uscito perché troppo in ritardo magari la prossima volta val la pena organizzarsi prima, se troppo in ansia forse non era il caso di bere 5 caffé; se la sfida era troppo ardua va valutata l'ipotesi di abbassare l'asticella, la prossima volta mi darò come obiettivo quello di pulirmi la tazzina del caffé dopo averla usata. Eccetera.
Il tutto per ricondurre il processo da un'ottica di "colpevolezza", come dice claire, a un'ottica di "responsabilità", cioé di controllo delle nostre decisioni.
Il fatto duro da accettare Noriko, è che il "successo", nel senso del verbo in participio passato, "succede" in continuazione. Che noi lo vogliamo o meno.
Quanti su questo forum si lamentano o si sono lamentati del fatto che oramai è troppo tardi, oppure oramai certi errori sono irrimediabili, eccetera eccetera?
Non è un "successo" anche quello? Certo non è il successo che desideriamo noi. Tanto vale provare a far succedere le cose che vogliamo. O no?
Poi chiaramente tutto questo discorso va a cadere se uno si trova comodo nel crogiolamento della deresponsabilizzazione. Parlare di colpe (dandole sempre ad eventi, circostanze ed attori esterni da noi) è comodo per evitare di mettersi in discussione.
Più controintuitivamente, è comodo perfino dar colpe a noi stessi, nel momento in cui allontanano la presa di responsabilità.
Se per esempio nella situazione di sopra, dopo non esser riuscito a raggiungere il mio "successo" nell'uscire con gli amici, mi colpevolizzo e mi dico di essere un depresso evitante senza speranza, questo controintuitivamente mi esime dalla responsabilità di invidividuare una soluzione attiva; cosa diversa dal dire "ho la depressione e soffro di disturbo evitante", frase che subito mi porta a domandarmi "come posso risolvere questa condizione?".
|
Quello che dici riguardo alla responsabilità che ognuno ha nel raggiungere il proprio successo è vero, ma solo parzialmente secondo me. Ti linko il discorso di Macchiavelli sulla fortuna, magari ti può interessare, è un pezzo abbastanza breve --> https://letteritaliana.weebly.com/il...a-fortuna.html
|
Ultima modifica di E. Scrooge; 11-07-2018 a 08:51.
|
11-07-2018, 13:30
|
#17
|
Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,449
|
Quote:
Originariamente inviata da Aliquis
Il successo non è altro che la giustificazione dell'ingiustizia sociale.
Ci sono i poveri?
E' colpa loro.
A questo serve l'ideologia del successo personale; una costruzione
puramente metafisica, così come metafisico è il singolo individuo, che
serve unicamente allo scopo di giustificare il potere delle classi dominanti.
"Si meriti un uomo....Poichè ciascuno si merita ogni cosa, ogni cosa che fu
accumulata nei tesori dei faraoni, e ciascuno non si merita nulla, nemmeno
un pezzo di pane quando ha fame. Non abbiamo forse noi mangiato mentre
un altro moriva di fame? Possiamo essere puniti per questo? Possiamo essere
premiati per aver avuto la forza di morire di fame mentre un altro mangiava?
Nessuno si merita una punizione; nessuno si merita un premio. Liberate la vostra mente dall'idea del meritare e comincerete a diventare capaci di pensare".
(Citazione di Odo in "I reietti dell'altro pianeta" di Ursula K, Le Guin).
Marco Russo, liberati dall'idea del merito e del successo. Comincia a pensare.
|
Assolutamente contrario, il tuo, te lo dico senza offesa alla persona, è un discorso da falliti, da rassegnati.
Anche perché nel mio thread si vuole scardinare lo stereotipo che indica nel successo l'acquisizione di una condizione (status) di desiderabilità riconosciuta dalla massa. Per me è più successo quello di una persona che piena di compassione e desiderio di aiutare gli altri riesce a realizzare la sua ambizione di lavorare nel sociale, che quello di un Vacchi qualsiasi che si fa foto tra fighe e yacht non perché lo voglia davvero, ma perché l'unica cosa che desidera è l'approvazione altrui.
|
|
11-07-2018, 13:36
|
#18
|
Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,449
|
Quote:
Originariamente inviata da E. Scrooge
Quello che dici riguardo alla responsabilità che ognuno ha nel raggiungere il proprio successo è vero, ma solo parzialmente secondo me. Ti linko il discorso di Macchiavelli sulla fortuna, magari ti può interessare, è un pezzo abbastanza breve --> https://letteritaliana.weebly.com/il...a-fortuna.html
|
Non so cosa intendi con "responsabilità parziale", per me uno o è responsabile o non lo è, al netto delle pur innegabili talvolta responsabilità altrui.
Sul pezzo da te linkato avevo scritto qualcosa di simile, ben 6 anni fa.
https://fobiasociale.com/credete-nel...16/#post706808
La fortuna (e di converso la sfiga) possono e anzi debbono essere gestite. Non credo sia un caso che le persone che si considerano maggiormente "di successo" si percepiscano mediamente più fortunate.
Come diceva un famoso spot, "luck is an attitude".
|
|
11-07-2018, 14:10
|
#19
|
Esperto
Qui dal: Jan 2018
Ubicazione: Milano
Messaggi: 1,060
|
Quote:
Originariamente inviata da Marco.Russo
Non so cosa intendi con "responsabilità parziale", per me uno o è responsabile o non lo è, al netto delle pur innegabili talvolta responsabilità altrui.
Sul pezzo da te linkato avevo scritto qualcosa di simile, ben 6 anni fa.
https://fobiasociale.com/credete-nel...16/#post706808
La fortuna (e di converso la sfiga) possono e anzi debbono essere gestite. Non credo sia un caso che le persone che si considerano maggiormente "di successo" si percepiscano mediamente più fortunate.
Come diceva un famoso spot, "luck is an attitude".
https://www.youtube.com/watch?v=aKuOk-8KsZ0
|
Sì, la pensiamo allo stesso modo. Quello che volevo sottolineare era però l'importanza di riconoscere i limiti della nostra volontà. In parte il destino delle persone è inevitabilmente governato dal caso: l'abilità, l'impegno e il talento da soli non bastano. Per farla breve: "aiutati che Dio ti aiuta", ma se Dio non ti aiuta rimani nella cacca egualmente.
|
Ultima modifica di E. Scrooge; 11-07-2018 a 21:16.
|
11-07-2018, 16:48
|
#20
|
Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,449
|
Ho imparato proprio in questi ultimi anni, e anche grazie a questo stesso forum, a relativizzare l'importanza della volontà. Spesso l'incoraggiamento a ricorrere ad essa è un tentativo di reprimere istanze inconsce di cui invece bisognerebbe semmai raggiungere maggior consapevolezza.
Tuttavia non condivido la dicotomia volontà/caso. Prendere atto del caso è un fatto sì troppo scontato. Perché il caso c'è, ma c'è per chiunque. E' dove si può agire che si può far la differenza, non certo dove non si ha alcun controllo.
Secondo me invece bisogna considare una terza via, quella della consapevolezza. La quale ci può, a volte, indicare una direzione agibile (quindi accessibile dalla volontà che possediamo in quel preciso momento, date le congiunture della situazione). Ad esempio l'esempio che facevo a Noriko: non "sforzarsi" di fare una cosa che proprio non si è in grado, per disturbi alla sfera psichica, di fare; ma prendere atto di possedere tali disturbi e rivolgersi a chi può aiutarci a superarli.
Ciò detto, rimane il caveat che non sempre esiste una direzione agibile, lo so bene avendo sperimentato la cosa in prima persona. In certi drammatici casi val la pena provare a riposarsi, lasciando per quanto possibile che altri si prendano cura di noi.
Poi vabbé se vogliamo analizzare la sfiga in ogni sua possibile sfaccettatura qualcuno mi potrebbe tirare fuori il caso di quello che non ha nessuno, non ha nessuna risorsa, non sa a chi rivolgersi e non ha le forze di farlo, ecc. Faccio notare che, per quanto ci si possa dispiacere per casi simili, se non si è in quella situazione pensare a certi casi ipotetici e rari è sovente un modo per bypassare la sfida derivante dal proprio agibile.
|
|
|
|
|
| |
| |