La morte mi ha cambiato l'esistenza più e più volte.
Partendo con un lutto vicino in un età in cui non avevo ancora nemmeno ben chiara l'idea dell'ineluttabile fine di tutti noi, figuriamoci così vicino. Ha proprio cambiato il mio modo di essere e di pormi alla vita, niente mai più spensieratezza, ottimismo o gioia.
Poi per un po' la scura signora con la falce mi ha lasciato in pace (non troppo, 6/7 anni), finché un giorno suona il cellulare e mi dicono che un grande amico di scuola, che purtroppo non sentivo da anni, se n'è andato in uno stupido incidente. Tante vecchie conoscenze fuori dalla chiesa al mattino, lacrime e bestemmie, senso di vuoto, ma il mio dolore era ovattato dall'impotenza di fronte a tutto questo. Vedevo solo tanta ipocrisia, anche mia, di essere li a disperarsi a fare le condoglianze, quando magari non lo vedevi da anni o lo conoscevi a malapena. Ma per convenzione, perché si fa così, perché è buona educazione, dovevi esserci. Dopo quell'esperienza ho smesso, per quanto possibile, di andare ai funerali.
Nel corso di tanti anni poi non sono mancati altri lutti, ma quelli che mi hanno ancora segnato ulteriormente sono tutti i nonni, uno dei quali ho trovato io morto nel letto, dopo qualche giorno che non si sentiva e accidenti a me se non sarei potuto andare a trovarlo una volta in più, probabilmente non sarebbe cambiato nulla, ma sarei riuscito a lasciarmi un po' più in pace.
La ciliegina sulla torta ormai è di un anno e mezzo fa, un amico più giovane stroncato da un malore improvviso. Cosa che mi ha distrutto totalmente e ancora oggi non mi va di pensare.