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Vecchio 19-06-2015, 07:57   #1
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Come mai la socialità vi spaventa? La desiderate? Credete sia superflua? Credete occorra un benessere interiore prima di socializzare?
Vecchio 19-06-2015, 08:14   #2
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

a me non spaventa, cioè mi spaventa nel senso che non voglio finirci dentro rischiando la morte per noia e fatica
e poi non sopporto i doveri, salutare, chiamare chiaccherare bere cose mangiare pizze ridere quando non fanno ridere regalare cose ricevere cose regalate doversi giustificare per tutto (non vieni? perchè? ma fatti i ca]]i tuoi -_-) dare consigli per forza

tutto questo lo affronterei solamente se fossi miliardario e potessi non lavorare, a quel punto avrei intere giornate libere e potrei dedicarne 3 a settimana per esplicare questi doveri, il resto lo userei per riprendermi
purtroppo lavorando ho solo due giorni liberi a settimana e proprio non riuscirei a sprecarli con gente sacrificando i miei spazi

oppure potrei solo nel caso in cui tutti sti qui vivessero nel mio condominio, in tal caso ottimizzeri i tempi, ma sarebbe un incubo in quanto non potrei più avere privacy, non potrei mai negarmi a meno di non barricarmi in casa e tirar giù le tapparelle
Vecchio 19-06-2015, 08:18   #3
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Come mai dici che la socialità è un dovere? Ad esempio... secondo te avere una ragazza è un dovere?
Vecchio 19-06-2015, 08:23   #4
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

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Originariamente inviata da Fluviale Visualizza il messaggio
Come mai dici che la socialità è un dovere? Ad esempio... secondo te avere una ragazza è un dovere?
nel momento in cui ce l'hai vorrei vedere non lo fosse, io non la tratterei certo come uno straccio, e questo implicherebbe tutta una serie di doveri...


ed infatti è pieno il mondo di uomini dallo sguardo triste e perso che vagano col carrellone all'ikea dietro a lei che salta dal reparto cucina alla scelta del colore del copriletto

cioè il sabato pomeriggio, capisci???
per me è troppo, non sono così motivato per superare certi ostacoli

Ultima modifica di Inosservato; 19-06-2015 a 08:25.
Vecchio 19-06-2015, 08:28   #5
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Originariamente inviata da Inosservato Visualizza il messaggio
nel momento in cui ce l'hai vorrei vedere non lo fosse, io non la tratterei certo come uno straccio, e questo implicherebbe tutta una serie di doveri...


ed infatti è pieno il mondo di uomini dallo sguardo triste e perso che vagano col carrellone all'ikea dietro a lei che salta dal reparto cucina alla scelta del colore del copriletto

cioè il sabato pomeriggio, capisci???
Capisco! Ma ci sono vari motivi per cui le persone portano a termine i doveri sociali! Prima di tutto, perché dopo il dovere, c'è sempre un piacere.

Con la fidanzata questo piacere è più evidente (c'è quello erotico, c'è una forte condivisione) però la fidanzata non è un essere mistico, quindi molte cose parecchio ganze si possono tirare fuori dai rapporti con mille e mille altre persone.
Vecchio 19-06-2015, 10:45   #6
Esperto
 

L uomo è un animale "sociale" :/. In teoria dovrebbe quindi essere "obbligato" a socializzare
Vecchio 19-06-2015, 10:50   #7
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A me spaventa il fatto di esserne sopraffatta, annichilita. Gli estroversi tendono a proiettare sugli altri il proprio "io", ciò comporta pensieri del tipo "esisto solo se sto con gli altri "(ovviamente anche gli estroversi hanno bisogno di tempo da soli, ma questo tempo è spesso limitato ) un'estroverso rinchiuso in una stanza da solo per giorni (anche con degli svaghi a disposizione) non avrebbe su chi "proiettare il proprio io" subendo un'annichilimento totale della propria personalità. La persona sperimenterà a quel punto sintomi tipici di una "fuga dissociativa", non riconoscendo più se stesso e dissociandosi lentamente dalla realtà a meno che non si metta a parlare con il muro proiettando su di esso il proprio "io".

L'introverso invece non proietta il proprio io sugli altri, lo proietta interiormente, ciò comporta pensieri del tipo "esisto solo se sto con me stesso" (anche l'introverso ha bisogno di tempo con gli altri ma questo è limitato come nel caso degli estroversi).
Un'introverso costretto per giorni a stare senza sosta in compagnia di altre persone, senza la possibilità di potersi isolare e "ricaricare", sperimenterebbe la stessa "fuga dissociativa" dell'estroverso costretto a stare solo. Non si riconoscerebbe più, sperimentando anche sensazioni di tipo psicotico del tipo "gli altri mi rubano l'energia, stando con gli altri non mi sento più me stesso". Ovviamente l'introverso costretto a prolungati periodi "in compagnia" può ricorre a degli stratagemmi a differenza dell'estroverso da solo, può per esempio, anche se in compagnia, "estraniarsi nella propria mente" questo fa si che l'introverso raramente impazzisca se costretto a prolungati periodi in compagnia di altre persone(magari appare taciturno o poco socievole) al contrario dell'estroverso costretto alla solituine che quasi sicuramente impazzirebbe.

(l'introverso impazzirebbe per solitudine solo dopo lunghi periodi e non per mancanza di altre persone su cui proiettare il proprio io, ma per mancanza di "stimoli" sensoriali e intellettivi/emotivi)

Io sperimento queste sensazione quando sono costretta alla socialità prolungata e molto intessa (stare con molte persone ecc) mi sento "non più me stessa" come se dovendo proiettare la mia personalità, i miei pensieri esternamente "li perdessi". Con tre quattro, persone non sperimento questo, ma in feste con duecento invitati per esempio si, "non capisco più niente" e non percepisco più i miei pensieri. Ecco cosa mi spaventa, questa sensazione di "annichilimento."

E poi temo anche un pò il giudizio altrui, siccome sono introversa e tendo a quel "estraniarmi" di cui sopra dopo un pò, penso di non essere all'altezza di intrattenere altre persone che magari mi giudicherebbero troppo chiusa e noiosa.

Ultima modifica di cancellato16177; 19-06-2015 a 11:09.
Vecchio 19-06-2015, 11:01   #8
Esperto
L'avatar di varykino
 

non mi spaventa , è noioso , non so cosa ci sia di cosi esaltante da essere la seconda roba che cita la gente dopo il sesso come il top sulla terra

la roba peggio cmq del socializzare e stare in mezzo alla gente secondo me è che vogliono sempre qualcosa da te , ma non danno mai niente .... uno finisce per fare l'intrattenitore di folle annoiate .... perchè è pieno di gente vuota che socializza .
Vecchio 19-06-2015, 11:02   #9
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

Allora, io ho una personalità fortemente insicura. Della socialità temo anzitutto il giudizio altrui; e più in generale, essendo la socialità una forma di esposizione, temo di dimostrare (agli altri e a me stesso) la mia incapacità.

Comunque, ho grande bisogno del contatto con gli altri. Sì sono introverso, ma questo non vuol dire che io non senta il genuino bisogno di condivisione. Nella mia vita ho bisogno di legami famigliari, ho bisogno di amici veri, e forse avrò bisogno di relazioni sentimentali (il fatto che non non ne percepisca grande bisogno ora è probabilmente nient'altro che uno schermo difensivo che sto usando).
Vecchio 19-06-2015, 11:05   #10
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Il giudizio che consegue all'esposizione,soprattutto pratica e prestazionale.Ma anche fisica e verbale, (quest'ultima un po' meno delle altre).
Perchè?Perché ho la fobia sociale e sono evitante.

Ultima modifica di claire; 19-06-2015 a 11:07.
Vecchio 19-06-2015, 11:08   #11
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Originariamente inviata da DarkRose90 Visualizza il messaggio
A me spaventa il fatto di esserne sopraffatta, annichilita. Gli estroversi tendono a proiettare sugli altri il proprio "io", ciò comporta pensieri del tipo "esisto solo se sto con gli altri "(ovviamente anche gli estroversi hanno bisogno di tempo da soli, ma questo tempo è spesso limitato ) un'estroverso rinchiuso in una stanza da solo per giorni (anche con degli svaghi a disposizione) non avrebbe su chi "proiettare il proprio io" subendo un'annichilimento totale della propria personalità. La persona sperimenterà a quel punto sintomi tipici di una "fuga dissociativa", non riconoscendo più se stesso e dissociandosi lentamente dalla realtà a meno che non si metta a parlare con il muro proiettando su di esso il proprio "io".

L'introverso invece non proietta il proprio io sugli altri, lo proietta interiormente, ciò comporta pensieri del tipo "esisto solo se sto con me stesso" (anche l'introverso ha bisogno di tempo con gli altri ma questo è limitato come nel caso degli estroversi).
Un'introverso costretto per giorni a stare senza sosta in compagnia di altre persone, senza la possibilità di potersi isolare e "ricaricare", sperimenterebbe la stessa "fuga dissociativa" dell'estroverso costretto a stare solo. Non si riconoscerebbe più, sperimentando anche sensazioni di tipo psicotico del tipo "gli altri mi rubano l'energia, stando con gli altri non mi sento più me stesso". Ovviamente l'introverso costretto a prolungati periodi "in compagnia" può ricorre a degli stratagemmi a differenza dell'estroverso da solo, può per esempio, anche se in compagnia, "estraniarsi nella propria mente" questo fa si che l'introverso raramente impazzisca se costretto a prolungati periodi in compagnia di altre persone(magari appare taciturno o poco socievole) al contrario dell'estroverso costretto alla solituine che quasi sicuramente impazzirebbe.

(l'introverso impazzirebbe per solitudine solo dopo lunghi periodi e non per mancanza di altre persone su cui proiettare il proprio io, ma per mancanza di "stimoli" sensoriali e intellettivi/emotivi)

Io sperimento queste sensazione quando sono costretta alla socialità prolungata e molto intessa (stare con molte persone ecc) mi sento "non più me stessa" come se dovendo proiettare la mia personalità, i miei pensieri esternamente "li perdessi". Con tre quattro, persone non sperimento questo, ma in feste con duecento invitati per esempio si, "non capisco più niente" e non percepisco più i miei pensieri. Ecco cosa mi spaventa, questa sensazione di "annichilimento."
La tua opinione è interessante. Però secondo me non è esattamente così.
Una persona, diciamo estroversa, sicuramente gioirà della compagnia degli altri. Su questo punto sono d'accordo.
Tuttavia, la solitudine condiziona negativamente chiunque, estroversi ed introversi. Da un lato chi è introverso brama questa solitudine perché estremamente focalizzato e dedito al proprio mondo interiore, ma d'altra parte ne risente negativamente se tale solitudine è prolungata (non a caso noi "soli" siamo finiti su questo forum e non siamo certo gioiosi e gaudenti).

Inoltre, a mio parere, chi è estroverso non proietta il proprio io sugli altri: anzi, assimila l'io degli altri senza percepirlo come una minaccia. Come può qualcuno uscire con 10, 20 persone contemporaneamente? Perché trova qualcosa di interessante e nuovo in ciascuno di loro, che è esterno a sé, ma è comunque apprezzabile. Invece, quando si è introversi, si tende ad essere spaventati dall'io degli altri, si ha paura che il proprio mondo interiore venga risucchiato dal mondo degli altri, quando invece questo pensiero è spesso disfunzionale. Si può essere noi stessi ed ammirare e percepire chi ci circonda, perché sappiamo che gli altri ci tengono in considerazione e noi badiamo a noi stessi.
Ringraziamenti da
Blue Sky (19-06-2015)
Vecchio 19-06-2015, 11:10   #12
Esperto
L'avatar di Sickle
 

mi spaventa l'idea di dover per forza interagire con le persone... nella società di oggi bisogna per forza parlare, parlare, e ancora parlare!... anche nel lavoro! oggi in quasi tutti i lavori bisogna parlare con clienti, colleghi, capi, rispondere al telefono... che schifo!
Ringraziamenti da
cancellato16177 (19-06-2015)
Vecchio 19-06-2015, 11:11   #13
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Quote:
Originariamente inviata da varykino Visualizza il messaggio
non mi spaventa , è noioso , non so cosa ci sia di cosi esaltante da essere la seconda roba che cita la gente dopo il sesso come il top sulla terra

la roba peggio cmq del socializzare e stare in mezzo alla gente secondo me è che vogliono sempre qualcosa da te , ma non danno mai niente .... uno finisce per fare l'intrattenitore di folle annoiate .... perchè è pieno di gente vuota che socializza .
Il fatto che giudichi la socializzazione come qualcosa di noioso... può essere nocivo. Nel senso. Credi che qualsiasi rapporto interpersonale sia noioso?
Vecchio 19-06-2015, 11:13   #14
Esperto
L'avatar di varykino
 

Quote:
Originariamente inviata da Fluviale Visualizza il messaggio
Il fatto che giudichi la socializzazione come qualcosa di noioso... può essere nocivo. Nel senso. Credi che qualsiasi rapporto interpersonale sia noioso?
molti lo sono , non tutti vabbè , ma secondo me molti.
Vecchio 19-06-2015, 11:14   #15
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

Quote:
Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
Il giudizio che consegue all'esposizione,soprattutto pratica e prestazionale.Ma anche fisica e verbale, (quest'ultima un po' meno delle altre).
Perchè?Perché ho la fobia sociale e sono evitante.
ecco...
Vecchio 19-06-2015, 11:18   #16
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Quote:
Originariamente inviata da varykino Visualizza il messaggio
molti lo sono , non tutti vabbè , ma secondo me molti.
Ma come mai sono noiosi? Cosa c'è di noioso?
Vecchio 19-06-2015, 11:21   #17
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Quote:
Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
Il giudizio che consegue all'esposizione,soprattutto pratica e prestazionale.Ma anche fisica e verbale, (quest'ultima un po' meno delle altre).
Perchè?Perché ho la fobia sociale e sono evitante.
Ma le persone non stanno lì, fisse, a cercare di giudicare il prossimo. Se lo fanno non sono generalmente persone molto felici, e probabilmente sperimentano il tuo stesso problema. Chi giudica esplicitamente, spesso teme di essere giudicato: questo perché? Perché mette i valori del sé e dell'oggetto di fronte ai valori degli altri. I valori sono universali: se uno giudica la bellezza più importante della misericordia, giudicherà tutti, compreso se stesso, in base a ciò.

Quindi non mi porrei il problema dell'essere giudicati, visto che chi giudica è affetto da un comportamento disfunzionale. In generale in un rapporto sociale le persone mettono di fronte i valori dell'altro (generosità, rispetto, ascolto, accettazione ecc. ) a quelli del sé e dell'oggetto, quindi tutto fila liscio, in teoria.
Vecchio 19-06-2015, 11:25   #18
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Quote:
Originariamente inviata da Fluviale Visualizza il messaggio
Ma le persone non stanno lì, fisse, a cercare di giudicare il prossimo. Se lo fanno non sono generalmente persone molto felici, e probabilmente sperimentano il tuo stesso problema. Chi giudica esplicitamente, spesso teme di essere giudicato: questo perché? Perché mette i valori del sé e dell'oggetto di fronte ai valori degli altri. I valori sono universali: se uno giudica la bellezza più importante della misericordia, giudicherà tutti, compreso se stesso, in base a ciò.

Quindi non mi porrei il problema dell'essere giudicati, visto che chi giudica è affetto da un comportamento disfunzionale. In generale in un rapporto sociale le persone mettono di fronte i valori dell'altro (generosità, rispetto, ascolto, accettazione ecc. ) a quelli del sé e dell'oggetto, quindi tutto fila liscio, in teoria.
Non è che ho deciso io di pormi il problema perché una mattina mi sono svegliata e ho deciso di farmi rovinare la vita dalla paura del giudizio.
Dici"non mi porrei",come fosse frutto di una scelta.

E spieghi cose che so, che sanno tutti i fobici.Ma sapere che la gente non passa la vita a fissarti non ti toglie la FS.
Non si guarisce con le consapevolezze.
Anzi si sta più male perché ci si sente stupidi

Ultima modifica di claire; 19-06-2015 a 11:34.
Ringraziamenti da
Sappy (21-06-2015)
Vecchio 19-06-2015, 11:26   #19
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

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A me spaventa il fatto di esserne sopraffatta, annichilita. Gli estroversi tendono a proiettare sugli altri il proprio "io", ciò comporta pensieri del tipo "esisto solo se sto con gli altri "(ovviamente anche gli estroversi hanno bisogno di tempo da soli, ma questo tempo è spesso limitato ) un'estroverso rinchiuso in una stanza da solo per giorni (anche con degli svaghi a disposizione) non avrebbe su chi "proiettare il proprio io" subendo un'annichilimento totale della propria personalità. La persona sperimenterà a quel punto sintomi tipici di una "fuga dissociativa", non riconoscendo più se stesso e dissociandosi lentamente dalla realtà a meno che non si metta a parlare con il muro proiettando su di esso il proprio "io".

L'introverso invece non proietta il proprio io sugli altri, lo proietta interiormente, ciò comporta pensieri del tipo "esisto solo se sto con me stesso" (anche l'introverso ha bisogno di tempo con gli altri ma questo è limitato come nel caso degli estroversi).
Un'introverso costretto per giorni a stare senza sosta in compagnia di altre persone, senza la possibilità di potersi isolare e "ricaricare", sperimenterebbe la stessa "fuga dissociativa" dell'estroverso costretto a stare solo. Non si riconoscerebbe più, sperimentando anche sensazioni di tipo psicotico del tipo "gli altri mi rubano l'energia, stando con gli altri non mi sento più me stesso". Ovviamente l'introverso costretto a prolungati periodi "in compagnia" può ricorre a degli stratagemmi a differenza dell'estroverso da solo, può per esempio, anche se in compagnia, "estraniarsi nella propria mente" questo fa si che l'introverso raramente impazzisca se costretto a prolungati periodi in compagnia di altre persone(magari appare taciturno o poco socievole) al contrario dell'estroverso costretto alla solituine che quasi sicuramente impazzirebbe.

(l'introverso impazzirebbe per solitudine solo dopo lunghi periodi e non per mancanza di altre persone su cui proiettare il proprio io, ma per mancanza di "stimoli" sensoriali e intellettivi/emotivi)

Io sperimento queste sensazione quando sono costretta alla socialità prolungata e molto intessa (stare con molte persone ecc) mi sento "non più me stessa" come se dovendo proiettare la mia personalità, i miei pensieri esternamente "li perdessi". Con tre quattro, persone non sperimento questo, ma in feste con duecento invitati per esempio si, "non capisco più niente" e non percepisco più i miei pensieri. Ecco cosa mi spaventa, questa sensazione di "annichilimento."

E poi temo anche un pò il giudizio altrui, siccome sono introversa e tendo a quel "estraniarmi" di cui sopra dopo un pò, penso di non essere all'altezza di intrattenere altre persone che magari mi giudicherebbero troppo chiusa e noiosa.
Davvero interessante, rifletterò su questo post.
L'unica cosa che penso si possa appuntare è che non per forza la vita richiede all'introverso di esporsi alla socialità in modo traumatico e continuo. Tu parli di socialità prolungata, e in effetti in quel caso anch'io non mi sentirei più me stesso, non avrei modo per ricaricare. Mi vengono in mente situazioni come la gita di scuola o una vacanza, dove sei a contatto con qualcuno ininterrottamente. Però nella vita normale, certo c'è il lavoro, certo ci possono essere le occasioni sociali, però quel pò di tempo per stare da soli si può ritagliare. Penso che la grande sfida per un introverso sia riuscire a farsi bastare quel ritaglio di tempo... oltre ovviamente a trovare del buono anche nella socialità perché non è detto che sia per forza un trauma.
Vecchio 19-06-2015, 11:29   #20
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Originariamente inviata da Fluviale Visualizza il messaggio
La tua opinione è interessante. Però secondo me non è esattamente così.
Una persona, diciamo estroversa, sicuramente gioirà della compagnia degli altri. Su questo punto sono d'accordo.
Tuttavia, la solitudine condiziona negativamente chiunque, estroversi ed introversi. Da un lato chi è introverso brama questa solitudine perché estremamente focalizzato e dedito al proprio mondo interiore, ma d'altra parte ne risente negativamente se tale solitudine è prolungata (non a caso noi "soli" siamo finiti su questo forum e non siamo certo gioiosi e gaudenti).

Inoltre, a mio parere, chi è estroverso non proietta il proprio io sugli altri: anzi, assimila l'io degli altri senza percepirlo come una minaccia. Come può qualcuno uscire con 10, 20 persone contemporaneamente? Perché trova qualcosa di interessante e nuovo in ciascuno di loro, che è esterno a sé, ma è comunque apprezzabile. Invece, quando si è introversi, si tende ad essere spaventati dall'io degli altri, si ha paura che il proprio mondo interiore venga risucchiato dal mondo degli altri, quando invece questo pensiero è spesso disfunzionale. Si può essere noi stessi ed ammirare e percepire chi ci circonda, perché sappiamo che gli altri ci tengono in considerazione e noi badiamo a noi stessi.
L'introverso è un essere umano esattamente come l'estroverso e necessità di stimoli emotivi/intellettivi (parlare, scambiarsi opinioni, gesti d'affetto, confidarsi, avere rapporti sessuali, ridere) solo che l'estroverso ne ha più necessità e con più continuità nel tempo, perché proietta se stesso sugli altri e solo così capisce se stesso, si riconosce, capisce i propri pensieri. Un estroverso per esempio può non sapere cosa sta pensando finché non dice a voce quello che sta pensando o può non sapere cosa sta provando finché non riversa sugli altri i propri sentimenti mentre, l'introverso invece, può anche se sta da solo sapere cosa sta pensando (dare una forma ai propri pensieri) o sapere cosa sta provando.

Per farti un esempio un'estroverso preferirà studiare in compagnia o partecipare ad una lezione perché così riuscirà a capire meglio quello che sta studiando, attraverso la "proiezione e condivisione dei propri pensieri". Un'introverso può provare una sensazione di "annullamento" se proietta fuori i propri sentimenti, può temere che questi suoi sentimenti possano essere esposti al ridicolo o temere "di non percepirli più con la stessa intensità" quindi preferisce tenerli per se o condividerli con pochi "eletti". Sempre l'introverso può pensare che i propri pensieri(processi logici), che sono suoi e preziosi, se esposti all'opinione degli altri possano perdere di valore o essere screditati, sebbene abbia, come tutti, piacere nel condividere il prorpio punto di vista, lo condivide però solo con pochi eletti, se riesce a trovarli. Questa è la differenza tra estroverso e introverso. L'introverso teme di perdere se stesso se "espone" il proprio mondo interiore e quindi lo custodisce con maggiore gelosia dell'estroverso, che invece ha la forte necessità di portare fuori quello che ha dentro per capirsi.

Ultima modifica di cancellato16177; 19-06-2015 a 11:35.
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