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Vecchio 10-01-2016, 03:21   #1
Principiante
L'avatar di ErwinP
 

E' passato parecchio da quando ho scritto qui l'ultima volta.
Da allora sono cambiate una montagna di cose.
Ma sento di voler condividere con voi un pensiero sull'ispirazione

In questi mesi ho messo fine a una relazione che non andava già da un po' e la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'ormai innegabile evidenza di essermi presa una cotta davvero forte per una persona che non mi vedrà mai in quel modo.
Ecco, erano più di quattro anni che non provavo la sensazione di impotenza che prende chi sa di amare senza speranza. Sento i giorni scivolarmi via, la notte non dormo, in testa ho un chioso fisso. Eppure, da quando ho realizzato questo amore impossibile ho anche realizzato che erano quattro anni che non facevo le cose sentendole così tanto. E' una sensazione difficile da spiegare... sentire della buona musica e sentirla davvero o guardare un quadro e interiorizzarlo davvero o andare al cinema da sola a vedere un film che ti piace e uscirne davvero piena. Sensazioni quasi fisiche, non so se mi spiego.
Sensazioni che finché vivevo un rapporto sereno, felice - come era, fino a qualche tempo fa - avevo accantonato.
Sono sempre stata una scrittrice fin da bambina: lettere, storie, diari, poesie. Non scrivevo più da anni e ora non riesco a trattenermi.
Mi sembra di essermi svegliata da un anestesia totale. Di aver riconnesso dei cavi scollegati. Di aver indossato di nuovo gli occhiali perfetti per me. Scegliete pure la metafora che preferite.

Quello che mi chiedo è se per sentire davvero bisogna per forza stare male. Se per avere l'ispirazione bisogna in qualche modo vivere tormentati. Voi cosa ne pensate?
Vi lascio una poesia di Montale che non riesco a smettere di leggere:

L'angosciante questione
se sia a freddo o a caldo l'ispirazione
non appartiene alla scienza termica.
Il raptus non produce, il vuoto non conduce,
non c'è poesia al sorbetto o al girarrosto.
Si tratterà piuttosto di parole
molto importune
che hanno fretta di uscire
dal forno o dal surgelante.
Il fatto non è importante. Appena fuori
si guardano d'attorno e hanno l'aria di dirsi:
che sto a farci?


Perdonatemi l'essere stata sconclusionata forse, sono pur sempre le due di notte.
Ringraziamenti da
cancellato13248 (10-01-2016), Hor (10-01-2016), Scarlet88 (10-01-2016), Suicitazzo (10-01-2016), ultranoia (10-01-2016)
Vecchio 10-01-2016, 20:22   #2
Intermedio
L'avatar di Incenso
 

Il problema è se sia possibile o meno ridurre, nella sublimazione, lo spostamento.
Secondo me sì: col tempo.
Vecchio 14-01-2016, 19:53   #3
Principiante
L'avatar di ErwinP
 

Guardando ai più grandi artisti in ogni campo, molti di loro presentavano evidenti segni di disagio interiore e confusione. Non può essere un caso.
Secondo me nei rari momenti in cui si riesce a vedere "la vita in rosa" è inevitabile che l'ispirazione scompaia: si ha il cervello impegnato in mille altri progetti, non si ha il tempo - proprio fisicamente parlando - per fermarsi a pensare in solitudine.
Anche gli antichi credevano che i nati con addosso l'humor nero fossero persone fondamentalmente inadatte al lavoro, alle relazioni e alla vita ma almeno dotate della creatività.
Sarebbe bello capire come mai e quale sia la causa quale l'effetto, cioè: è la malinconia a portare una maggiore sensibilità e quindi l'ispirazione o al contrario è una sorta di ispirazione intrinseca a te a portarti a guardare il mondo iper-ragionando e quindi alla malinconia?

A parte questo, il limite tra la malinconia produttiva e la depressione che porta ad annullarsi non so esattamente quale sia. E ammetto di temere anche io che a volte questo stare male sia in qualche modo ricercato proprio per provare questi sentimenti forti.

Incenso, non ho proprio capito cosa hai scritto ma se ti va di spiegarmelo meglio sono molto interessata

Forse sto solo uscendo di testa
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