Rientrato stamattina alle cinque, dopo una sera di alcoolismo da ultratrentenne. Ho mischiato un po’ troppo bevute e stanchezza di una settimana pesante di lavoro, ho quasi perso i sensi. Gli altri mi chiedevano, ma stai bene?
Mi sveglio alle undici, non riprendo più sonno nonostante fossi a pezzi. Mi guardo allo specchio, sono pallido, zigomi appuntiti e guance scavate dalla depressione. Faccio colazione.
Il pomeriggio devo andare a vedere mio nipote giocare a pallone. Sono mesi se non anni che non ci andavo più, l’ho già deluso troppe volte, questa volta metto da parte il disagio e vado.
Arrivato al campetto è stato come mettere piede nel mondo di quelli che contano, vivono, servono a qualcosa. Padri con i figli, nonni e nonne che chiacchierano, vita ovunque. Travolto da tutto ciò, penso al respiro, a tenere la schiena dritta e continuo a camminare per trovare i miei genitori, devo agganciarmi a loro prima che decida di defilarmi come spesso faccio, dove cavolo sono. Ho gli occhiali da sole, nascondono abbastanza bene le occhiaie.
Cazzo, ci sono anche gli suoceri di mia sorella che non vedo da anni, cazzo. Sanno di me, di che fine ho fatto, delle cazzate che ho fatto, del nulla che sono da anni. Sono a disagio io e lo sono loro, non sanno che dirmi. Come stai? Bene grazie e voi? Sono felice di rivedervi.
Ho imparato a mentire, a sorridere, a lasciare scivolare tutto via e dire che è tutto ok, che il lavoro va bene, che la casa dove sto mi piace, è una bella zona sai, comoda ai negozi e altri servizi.
Eccoli in campo, questi ragnetti di dieci anni dalle gambe veloci e affogati in queste magliette a strisce che saranno due tre taglie più di loro, forse è normale siano così, boh.
In ogni squadra c’è almeno una femminuccia, che poi sono le migliori in campo, pazzesco. Sarà che si sviluppano prima e sono mediamente più alte dei maschietti in campo ma fanno delle giocate incredibili, dribblano, difendono, fanno gol. Che bellezza vedere questa integrazione, mi commuovo un po’ ma ci sono gli occhiali che fanno da guardia e non lasciano trasparire nulla. Chissà se in Cina o Russia giocano anche le donne così senza problemi, visto che molto probabilmente tra qualche decennio vivremo con i loro standard applicati.
È stato un pomeriggio in cui ho toccato l’atmosfera della vita vera, per un po’ ho dimenticato di non averne una mia, ci sono stato dentro e ho condiviso. Bello.
Sono contento per mio nipote. Piccola peste ti voglio bene, bravo gioca a calcio, fatti gli amichetti di infanzia e non mollarli, cresci nei modi e ritmi giusti, non pensare a stronzate che i grandi possono metterti in testa, mi hanno già fottuto a me. Nel mondo adulto contano le relazioni, devi vivere come la maggior parte degli altri così bella vita adulta non sarai solo e poi avrai dei figli cui poter tramandare tutto questo.
Mia sorella mi racconta che domani sicuramente si beccherà una nota perché hanno battuto la squadra in cui giocano dei suoi compagni di classe, quando ci sono sti scontri diretti il giorno dopo bisticciano e si pizzicano, che scasso le faide pure in quinta elementare.
Rientro a casa, ho un po’ una crisi, sono solo Dio santo, piango, che cazzo vivo, non sarei dovuto nascere, sarebbe stato tutto a posto. Se non altro oggi non l’ho fatto per tutta la giornata.
Faccio cena, prendo le gocce, scrivo la giornata qua sopra.
Domani devo andare via per lavoro, non sarò ancora al 100% visto il sabato sera che ho passato. Ma probabile che tra qualche mese non ce l’avrò più, il lavoro, nel culo proprio.