Penso che sarebbe un disastro assoluto, come lo sarebbe un fobico con degli estroversi (a me è capitato e volevo semplicemente morire).
Io penso che si applichi il trito e ritrito - ma non per questo non valido - problema dell'allenamento. Se la difficoltà è zero o pari alle nostre capacità non si progredisce, se è maggiore delle nostre capacità idem, solo in una ristretta finestra di difficoltà appena superiori alle capacità si riesce a progredire.
Credo che la metafora sia abbastanza evidente da non necessitare spiegazioni. Per giunta, oltre a mancare lo stimolo a uscire dal proprio guscio, succederebbero cose raccapriccianti perché il sociofobico medio tende a non chiarire immediatamente un problema ma a interiorizzarlo. Quindi, una forchetta orientata nel verso sbagliato per puro caso, senza intenzione, potrebbe venire presa come mancanza di riguardo e generare risentimento se non cose anche peggiori. OK, esempio a cavolo ma credo di aver reso l'idea.
In sostanza vedo questi due ordini di grossi problemi che renderebbero la convivenza fra sociofobici nel migliore dei casi utile a NON riuscire a evolversi. Non dico che finirebbe male, perché l'eccezione esiste sempre: potrebbe scattare quell'atmosfera rilassata che sbloccherebbe problematiche in certi individui. Ma penso che parlando in media sia diverso, e boh, non saprei. Se io dovessi condividere degli spazi potrei morire quindi non mi pronuncio.
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