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Vecchio 03-03-2019, 23:44   #1
XL
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Sono arrivato alla conclusione che spesso io non riesco a condividere qualcosa di significativo con l'altro mantenendo in piedi contemporaneamente una relazione con questo.

E' capitato di recente nell'ultima seduta di psicoterapia.

Volevo parlare del fatto che penso spesso al suicidio, che non sto bene, di certi problemi familiari, ma entro nella stanza e la psicoterapeuta esordisce con la frase "sono molto stanca, non ci vediamo la settimana prossima perché devo andare a trovare mia figlia a Roma"...
Come ho reagito alla cosa?

Ho iniziato a simulare un benessere che non c'era affatto dentro di me... Ma l'ho fatto già altre volte questo, lo faccio spesso per evitare che si vada nel solito ciclo in cui l'altra persona si arrabbia sempre di più e finisce col cacciarmi via.

Perché l'ho fatto? Perché penso sempre che per mantenere in piedi una qualsiasi relazione non si può esprimere quel che si ha dentro perché l'altro non vuole sentire mai davvero quel che mi passa per la testa quando risulta troppo disturbante ed intollerabile.

Ho pensato a queste cose rileggendo una cosa che avevo scritto molto tempo fa...

"Più ti avvicini agli altri, più ti devi allontanare da te stesso. Scrivo, perché scrivo, ma scrivere per comunicare è inutile. Ogni volta che voglio dire qualcosa, il messaggio non arriva a destinazione. Nessuno vuole o riesce ad ascoltare quel che voglio dire, perciò ho finito con il discorrere o lo scrivere da solo. Per trasmettere qualcosa si è sempre costretti ad indossare la maschera preferita dal pubblico, la maschera che non annoi, la maschera che non spaventi, rattristi o atterrisca, la maschera del buon umore, la maschera che sia capace di renderci attraenti. Ma a che serve divertire, se poi alla fine non riusciamo a dire ciò che vogliamo dire, se la nostra parola è lontana dal nostro essere, lasciando negli altri del nostro pensiero, appunto, solo una maschera?"

E così ho finito col parlare da solo, non provo nemmeno a condividerli certi pensieri.

Cos'ha a che fare la condivisione con l'amore?
Ecco secondo me è la base di ogni forma di amore, se manca questa c'è magari una relazione concreta, ma non si condivide quasi nulla.

Si discorre con una persona ma non si condivide il contenuto e la forma del discorso, e tenere un discorso così è ancora più insensato dell'avere una relazione sessuale con una prostituta, che almeno in un verso qualche piacere lo dà.

La non amabilità che sperimento, la sperimento anche a livello di quel che mi passa per la testa, non è solo esteriore, attacca anche quel che c'è dentro. Ho provato a condividere adesso qualcosa con voi, di quel che penso, visto che non riesco con la psicoterapeuta.

Mi sembra che là sia impossibile parlare di certe cose, perché per lei questi pensieri sono "parti non sane" e non dovrebbero esserci, ma qualcosa bisognerà pur farci con queste "parti non sane" visto che ci sono adesso, non le si può mica mettere sotto al tappeto perché disturbano.

E' una cosa che mi capita spesso, o si apre un conflitto con l'altro fino alla distruzione del legame (ed in genere non sono io a reciderlo), o devo cedere e nascondere queste parti.

Ultima modifica di XL; 03-03-2019 a 23:56.
Ringraziamenti da
Keith (04-03-2019), onisco (03-03-2019), SamueleMitomane (04-03-2019)
Vecchio 03-03-2019, 23:47   #2
Banned
 

Cambia terapeuta.
Ringraziamenti da
Kmp (04-03-2019), misantropico (04-03-2019), Moonwatcher (04-03-2019)
Vecchio 03-03-2019, 23:57   #3
XL
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Quote:
Originariamente inviata da Franz86 Visualizza il messaggio
Cambia terapeuta.
Ma non è un problema locale mi sa. Avrò a che fare sempre con esseri umani che non vogliono avere a che fare col brutto o col proprio fallimento. Uno psicoterapeuta che non riesce a curarti o a farti star meglio avrà a che fare sempre poi con queste cose, e come glielo si può spiegare che non ti potrà aiutare come immagina senza scaricarti addosso tutto?
Sarebbe una relazione frustrante per ogni psicoterapeuta una relazione in cui non ci sono progressi dal suo punto di vista. Uno psicoterapeuta è disposto a condividere qualcosa col paziente che "progredisce", non con quello che non riesce secondo certi parametri.

Ultima modifica di XL; 04-03-2019 a 00:15.
Vecchio 04-03-2019, 00:31   #4
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Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
La non amabilità che sperimento, la sperimento anche a livello di quel che mi passa per la testa, non è solo esteriore, attacca anche quel che c'è dentro. Ho provato a condividere adesso qualcosa con voi, di quel che penso, visto che non riesco con la psicoterapeuta.
Ma la terapeuta lo fa di mestiere, perchè non ti senti libero di parlare di certe cose e aprirti, come potrà aiutarti se non ti fidi di lei? Sei in terapia da poco tempo?

Quote:
Mi sembra che là sia impossibile parlare di certe cose, perché per lei questi pensieri sono "parti non sane" e non dovrebbero esserci, ma qualcosa bisognerà pur farci con queste "parti non sane" visto che ci sono adesso, non le si può mica mettere sotto al tappeto perché disturbano.
Se non avessi queste parti non sane non avresti neanche motivo di andare in terapia, o no? Non capisco il suo punto di vista.

Quote:
E' una cosa che mi capita spesso, o si apre un conflitto con l'altro fino alla distruzione del legame (ed in genere non sono io a reciderlo), o devo cedere e nascondere queste parti.
Questo invece lo capisco benissimo, hai paura che aprendoti gli altri possano avere una reazione ostile nei tuoi confronti. Beh, può essere vero se non scremi le persone con le quali hai a che fare, ovvio che certe cose non si possano dire a tutti.
Ma il terapeuta non è un amico, sta lì per aiutarti.
Ringraziamenti da
rogues (05-03-2019)
Vecchio 04-03-2019, 00:38   #5
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Ma non è un problema locale mi sa. Avrò a che fare sempre con esseri umani che non vogliono avere a che fare col brutto o col proprio fallimento. Uno psicoterapeuta che non riesce a curarti o a farti star meglio avrà a che fare sempre poi con queste cose, e come glielo si può spiegare che non ti potrà aiutare come immagina senza scaricarti addosso tutto?
Sarebbe una relazione frustrante per ogni psicoterapeuta una relazione in cui non ci sono progressi dal suo punto di vista. Uno psicoterapeuta è disposto a condividere qualcosa col paziente che "progredisce", non con quello che non riesce secondo certi parametri.
Beh ma se pensi tu alla frustrazione del terapeuta c'è un' inversione di ruoli mica da poco.

Se ti apri più sul forum che con il professionista allora è una perdita di tempo, o comunque è solo contatto umano, non è terapia.
Vecchio 04-03-2019, 00:45   #6
TM
Esperto
 

hai un punto di vista, in questo, davvero molto simile al mio. Ho finito i ringraziamenti, purtroppo. Secondo me un caso in cui il messaggio può arrivare a destinazione è quando è vuoto, irrilevante.
Io ti consiglieri di cambiare terapeuta.
Almeno "noialtri" abbiamo questo forum.
Se non fosse per canali di comunicazione come FS molto, a mio parere, andrebbe perso. È una valvola, certo non perfetta, ma almeno c'è. Buona fortuna XL
Vecchio 04-03-2019, 00:53   #7
Banned
 

non me ne intendo molto ma credo che uno psicoteraupeta debba ascoltare qualsiasi cosa abbia da dire il paziente, anche se per esempio manifesta il desiderio di fare una strage. O questa non è per niente professionale oppure non sa che risponderti quando parli in un certo modo e cerca di prendere una strada che porti a farti fare altri pensieri, a provare a far vedere la situazione da un'altra prospettiva. Se ti ascoltasse comunque andrebbe bene? Da solo non basterebbe, ci vorrebbe anche la comprensione che è la parte che permette la condivisione, ma non la implica nel senso che magari uno può capire e anche in parte immedesimarsi nel problema mantenendo comunque una resistenza verso il giustificare il pensiero negativo, non viene spontaneo rimanere in quella posizione in cui ci si è calati per arrivare ad "agganciare" il malessere altrui; dall'esterno si tenta di sfuggire dal rimanere bloccati nella visione che chi parla sta cercando di evidenziare, dal vicolo cieco in cui la personalità non coinvolta non vuole essere, in un certo senso, teletrasferita. Razionalmente chi ascolta può avere anche ragione nel comunicare la possibilità di nuovi spazi che l'interlocutore non è nella condizione di apprezzare, ma proprio per quest'ultima difficoltà sono approcci che possono non funzionare. Per cui forse si preferisce deviare la discussione, metterla sotto una luce diversa; oppure magari "riparare" con la forza ricorrendo ai farmaci, che comunque secondo me non vanno a sostituire o a ricostruire la persona annullando i nuclei del malessere, le proprie motivazioni che rispondono a ragionamenti che hanno una loro logica, giustificata dal proprio vissuto. Come una membrana, che puoi rendere spessa quanto vuoi, ma se poi dovessi abbassarla rischia sempre di far fluire i contenuti che si erano dispersi nella propria psiche.

Ultima modifica di alien boy; 04-03-2019 a 00:56.
Vecchio 04-03-2019, 01:24   #8
Esperto
L'avatar di Moonwatcher
 

Ora capisco certe tue idee sulla psicoterapia, ma sul serio capita che si arrabbi fino a cacciarti?
Vecchio 04-03-2019, 08:44   #9
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13 Visualizza il messaggio
Se non avessi queste parti non sane non avresti neanche motivo di andare in terapia, o no? Non capisco il suo punto di vista.
Si può essere in disaccordo su questo, ed io lo sono quasi sempre. Io vado in terapia per certi motivi miei, ma mi sembra di non riuscire a condividerli con la psicoterapeuta stessa.
Ma è un problema generale e pervasivo questo.
C'è in tutti i tipi di relazioni questo problema della condivisione, e non ne vengo a capo.

Quote:
Originariamente inviata da Moonwatcher Visualizza il messaggio
Ora capisco certe tue idee sulla psicoterapia, ma sul serio capita che si arrabbi fino a cacciarti?
In realtà ci arrabbiamo entrambi certe volte, ma di nuovo, è un problema pervasivo, si arrabbia l'altra persona e mi arrabbio anche io. Per questo contengo quel che esprimo, se esprimo certe cose in certi contesti le altre persone reagiscono sempre in certi modi, io posso solo contenere quel che faccio per evitare queste reazioni, non di più.
Ad esempio un depresso non può essere o mostrarsi tale oltre un certo limite senza incontrare poi una forma di rifiuto, questo l'ho compreso da un bel po'.

Quote:
Originariamente inviata da alien boy
non me ne intendo molto ma credo che uno psicoteraupeta debba ascoltare qualsiasi cosa abbia da dire il paziente, anche se per esempio manifesta il desiderio di fare una strage.
Ma come reagisce a questa comunicazione? Ad ascoltare, ascolta, le parole arrivano all'apparato uditivo e qualcosa il cervello la elabora... Ma condivide davvero?
Il punto è questo, si può anche ascoltare un discorso senza condividerne il contenuto a diversi livelli.
Il problema per me non è parlare di certe cose, ma riuscire davvero a condividerle con l'altra persona.
Se esprimi qualcosa a qualcuno e questo si annoia, si arrabbia o inizia a provare sentimenti di disprezzo verso di te ecc. ecc. si è condivisa davvero questa comunicazione o no?
Secondo me no.
Ma è un problema generale questo, non ha a che fare solo con la psicoterapia, ma con tutti.

Se io fossi un militante dell'isis (o movimenti simili) e comunicassi il mio desiderio di fare una strage ad uno psicoterapeuta, questo prenderebbe una certa posizione morale probabilmente contrapposta alla mia, e non mi sentirei poi compreso, le mie motivazioni in buona misura verrebbero "derise" da questo atteggiamento.
Anche qua nel forum certe cose non le condivido per gli stessi motivi.

Ho parlato di questa esperienza per parlare di qualcosa che è molto generale per me.
La relazione con uno psicoterapeuta è come una qualsiasi altra relazione con qualsiasi altra persona, sarà soggetta agli stessi ed identici difetti se sono difettate anche le altre.

Io è vero, non mi fido di nessuno, perché il più delle volte non ho trovato nessuno che stesse davvero dalla mia parte e che abbia avuto a cuore i miei interessi. Quelli che sento miei però e che ho scelto io, non quelli che ha scelto qualcun altro per me perché pensa che siano più sani.
Mi sembra proprio inevitabile lo scontro e poi la successiva perdita di fiducia o un ridimensionamento ad una fiducia molto più contenuta e il capitolare in una condivisione limitata ai contenuti che l'altro accetta, che per me in fin dei conti potrebbero essere anche poco significativi.

Ma se voglio vedere qualcuno a questi compromessi necessari devo sottostare:
o c'è relazione con contenuti che l'altro accetta o c'è relazione senza condivisione o non c'è alcuna relazione.

Ho bisogno di socializzare, ma alla fine questo bisogno può concretizzarsi solo in relazioni con contenuti superficiali o non condivisi davvero. Ho delle idee che per la maggior parte delle persone sono intollerabili, le schermerebbero subito in un "sono idee da matti".

Ultima modifica di XL; 04-03-2019 a 09:56.
Vecchio 04-03-2019, 13:26   #10
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Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
La relazione con uno psicoterapeuta è come una qualsiasi altra relazione con qualsiasi altra persona, sarà soggetta agli stessi ed identici difetti se sono difettate anche le altre.
Assolutamente sì. Tutti i legami tirano fuori in noi le problematiche che abbiamo, io ho mollato di punto in bianco anche la mia psico a suo tempo e quando sono tornata mi ha detto: "Io da un evitante mi aspetto di essere evitata, mi hai solo confermato la diagnosi" non si è mica incazzata, se non avessi problemi non sentirei il bisogno di andare in terapia.
Ci vuole tempo per fidarsi e affidarsi, adesso riesco almeno con lei a tirare fuori tutto ciò che mi preoccupa, perchè non mi sento giudicata (son poco più di 3 anni che ci vado ormai, non salto mai appuntamenti, son molto più predisposta a collaborare), questo non vuol dire che lei sia sempre d'accordo con me (e viceversa), ho pensieri/reazioni non sani quando racconto ciò che mi accade e lei mi fa lavorare su quegli atteggiamenti aiutandomi a cambiarli, spesso mi prende anche in giro in modo complice, si scherza insieme, non è che sta lì a farmi sentire inadatta e mettermi in difficoltà.

Quote:
Io è vero, non mi fido di nessuno, perché il più delle volte non ho trovato nessuno che stesse davvero dalla mia parte e che abbia avuto a cuore i miei interessi. Quelli che sento miei però e che ho scelto io, non quelli che ha scelto qualcun altro per me perché pensa che siano più sani.
Mi sembra proprio inevitabile lo scontro e poi la successiva perdita di fiducia o un ridimensionamento ad una fiducia molto più contenuta e il capitolare in una condivisione limitata ai contenuti che l'altro accetta, che per me in fin dei conti potrebbero essere anche poco significativi.

Ma se voglio vedere qualcuno a questi compromessi necessari devo sottostare:
o c'è relazione con contenuti che l'altro accetta o c'è relazione senza condivisione o non c'è alcuna relazione.

Ho bisogno di socializzare, ma alla fine questo bisogno può concretizzarsi solo in relazioni con contenuti superficiali o non condivisi davvero. Ho delle idee che per la maggior parte delle persone sono intollerabili, le schermerebbero subito in un "sono idee da matti".
Ma la condivisione con l'altro non comprende la comprensione totale, nè che l'altro debba essere sempre d'accordo con noi e noi con l'altro. Questo pensiero è utopico, non funziona così.
Io non sono sempre d'accordo con quanto dice la mia psico e se capita glielo faccio notare. Idem con le mie amicizie. Ma non vuol dire interrompere un rapporto, lo scontro c'è in ogni tipo di relazione con gli altri, non necessariamente deve essere distruttivo.
Ci si frequenta con qualcuno accettando il pacchetto completo, pregi e difetti, e non sta scritto da nessuna parte che o si è sempre d'accordo su tutto o non c'è un vero rapporto.

In terapia dipende da ciò che dici, se te ne uscissi fuori col fatto di voler fare una strage è ovvio che il terapeuta usi delle maniere più forti, se si tratta di fare del male a te stesso o agli altri non si può pretendere che ti dia ragione, e ci mancherebbe pure.
Se invece da evitante, ti sta bene evitare tutti (esempio a caso) non vedo perchè andare in terapia per cose sulle quali non vuoi lavorare.
Ringraziamenti da
XL (04-03-2019)
Vecchio 04-03-2019, 14:27   #11
XL
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E' che io penso ci siano relazioni di tipo diverso.
A me che relazioni mancano davvero?
Quelle affettive dove c'è una base condivisa comune abbastanza ampia.

Ora o questa base c'è... O non c'è, e non la si può forzare.

Anche quando ti relazioni con altre persone in ambito lavorativo si instaurano delle relazioni, ma sono coatte, si potrebbe essere su lunghezze d'onda diverse col proprio datore di lavoro, si scambiano alla fine servizi perché ci sono bisogni reciproci da soddisfare.

Ecco io con qualsiasi psicoterapeuta posso scambiare al più servizi, io lo pago, lo psicoterapeuta fa qualcosa per me come la farebbe un buon attore che recita bene, ma alla fine non ci sarà mai chissà quale fiducia e nemmeno grande condivisione.

Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13
In terapia dipende da ciò che dici, se te ne uscissi fuori col fatto di voler fare una strage è ovvio che il terapeuta usi delle maniere più forti, se si tratta di fare del male a te stesso o agli altri non si può pretendere che ti dia ragione, e ci mancherebbe pure.
Ecco, ad esempio per me questa cosa non è così ovvia. Perché qua non ci può essere comprensione e condivisione?

Far male a sé stessi che significa?

Se io volessi morire con un sistema agevole ed indolore per sfuggire ad una situazione esistenziale che non sopporto, e ho questa idea, questa idea è una cosa che mi sta facendo del male o del bene?

Lo psicoterapeuta per quale motivo dovrebbe avere la verità in tasca relativamente a queste valutazioni qua?

Vive per caso lui la mia vita? Sopporta lui quel che io devo sopportare io?

E' proprio la base di valori da dare all'esistenza che qua cade.

E' proprio per questo che poi non sento che c'è condivisione, lo psicoterapeuta vuol mettersi a difendere un mandato sociale, ma a me non frega nulla di questo mandato sociale, gli interessi miei in tal caso possono scontrarsi in modo deflagrante con quelli sociali, e la base condivisa essenziale per poter portare avanti un rapporto affettivo o di fiducia va a farsi benedire.
Rimane dopo tutto la base coatta di cui ho parlato, questa c'è sempre, delle relazioni ci sono in fin dei conti anche con persone con cui non si condivide quasi nulla di significativo. Se devi mangiare ci vai dal salumiere, se devi curarti dal farmacista e dal medico... E così via.

Io penso che solo questi scambi qua posso avere o pretendere, perché non c'è alcuna persona capace di accettare davvero la mia base più dura e inamovibile, anche uno psicoterapeuta non mi accetterebbe in fin dei conti.
Non accetta i miei valori, non li condivide, il grosso di me, quel che sono, lo butterebbe nella spazzatura come "non sano" (ma farebbero lo stesso anche altri psicoterapeuti in base a quel che ho letto, è anche inutile cambiare).

Questo alla fine l'ho compreso, ma capire questo lascia intatta comunque questa voragine.

Ultima modifica di XL; 04-03-2019 a 15:17.
Vecchio 04-03-2019, 15:14   #12
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Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
E' che io penso ci siano relazioni di tipo diverso.
A me che relazioni mancano davvero?
Quelle affettive dove c'è una base condivisa comune abbastanza ampia.

Ora o questa base c'è... O non c'è, e non la si può forzare.
Questo è un pensiero dicotomico, dove esistono solo gli estremi, tutto-niente. Se non capiscono tutto non sono amici.
Se la pensi così, il rapporto ideale di cui parli non lo troverai mai. Le relazioni non sono perfette o ideali, siamo persone e si possono apprezzare gli altri anche se non siamo sempre d'accordo su tutto.

Quote:
Anche quando ti relazioni con altre persone in ambito lavorativo si instaurano delle relazioni, ma sono coatte, si potrebbe essere su lunghezze d'onda diverse col proprio datore di lavoro, si scambiano alla fine servizi perché ci sono bisogni reciproci da soddisfare.
I rapporti sul lavoro non sono amicizie, sono colleghi ed è normale ci sia questa superficialità, non è gente che scegli, ma che ti trovi a frequentare causa forza maggiore.
Quando parli di rapporti devi distinguerli l'uno dall'altro. Ci sono gli affetti (amici, partner, famiglia), i conoscenti (persone che conosci di vista, colleghi di lavoro, amici di amici) e gli sconosciuti. Ogni rapporto è diverso dall'altro e le dinamiche cambiano.

Quote:
Ecco io con qualsiasi psicoterapeuta posso scambiare al più servizi, io lo pago, lo psicoterapeuta fa qualcosa per me come la farebbe un buon attore che recita bene, ma alla fine non ci sarà mai chissà quale fiducia e nemmeno grande condivisione.
Assolutamente no, non centra niente il recitare una parte. Fa il suo lavoro e deve avere il giusto distacco, non siete amici, ma nemmeno se ne strafrega (in linea di massima, poi ci sono anche terapeuti coi quali non riusciamo a legare ed è normale, son persone anche loro e si deve instaurare un legame di fiducia, sennò non serve a niente).

Quote:
Ecco, ad esempio per me questa cosa non è così ovvia. Perché qua non ci può essere comprensione e condivisione?

Far male a sé stessi che significa?

Se io volessi morire con un sistema agevole ed indolore per sfuggire ad una situazione esistenziale che non sopporto, e ho questa idea, questa idea è una cosa che mi sta facendo del male o del bene?

Lo psicoterapeuta per quale motivo dovrebbe avere la verità in tasca relativamente a queste valutazioni qua?

Vive per caso lui la mia vita? Sopporta lui quel che io devo sopportare io?

E' proprio la base di valori da dare all'esistenza che qua cade.

E' proprio per questo che poi non sento che c'è condivisione, lo psicoterapeuta vuol mettersi a difendere un mandato sociale, ma a me non frega nulla di questo mandato sociale, gli interessi miei in tal caso possono scontrarsi in modo deflagrante con quelli sociali, e la base condivisa essenziale per poter portare avanti un rapporto affettivo o di fiducia va a farsi benedire.

Io penso che solo questi scambi qua posso avere o pretendere, perché non c'è alcuna persona capace di accettarmi davvero, anche lo psicoterapeuta non mi accetta in fin dei conti, non accetta i miei valori, non li condivide. Ma questo l'ho compreso, ma capire questo lascia in piedi comunque questa voragine.
Se la pensi così, non posso fare a meno di chiederti: cosa vai a fare in terapia? Se stai bene così e pensi di avere ragione, a cosa serve? Sei ambiguo in questa cosa, se cerchi aiuto evidentemente stai male ed è assurdo pensare di dire al proprio terapeuta di voler morire e pretendere che lui sia d'accordo.
Non si tratta di verità in tasca, fa un lavoro in cui aiuta gli altri a risolvere certe questioni, il suicidio non può essere una tua libera scelta, o meglio lo è, ma allora non chiedere aiuto perchè se lo chiedi è normale che non lo approvi e cerchi in qualche modo di farti cambiare idea.

Una mia amica autolesionista faceva esperimenti coi i farmaci (non scendo nel dettaglio) la psico (la stessa mia) si è resa conto che stava diventando pericolosa per se stessa e non poteva andar bene una terapia in cui la vedeva una volta a settimana e le ha chiaramente detto che non poteva più far niente per lei dato che non c'era collaborazione, così le ha proposto la comunità. Quindi secondo te l'ha abbandonata/rifiutata? Ha fatto l'unica cosa che poteva fare per darle veramente un aiuto, non esiste che debba prendersi la responsabilità di seguire una persona imprevedibile che si fa continuamente del male rischiando la vita. E questo per dire che il terapeuta non è una persona che vuole i tuoi soldi e basta (come sento spesso dire qui dentro), altrimenti ciò che dici non avrebbe senso, se non collabori ti molla ed è giustissimo così. L'aiuto lo chiedi tu, nessuno ti obbliga e sta a te collaborare.
Vecchio 04-03-2019, 15:16   #13
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non ho mai fatto psicoterapia
pero' penso il loro sia un lavoro, come un medico che ti visita la gola o misura la pressione
cioe' da una parte essendo questioni psicologiche sembra di mettere a nudo se stessi e che necessaria una confidenza enorme, in effetti son dati sensibili ma come dopotutto anche quelli medici, o magari si puo' pensare a una vista ginecologica/dall'andrologo, ma per loro i tuoi problemi e segreti sono cose all'ordine del giorno, di una banalita' annoiante, inoltre a un medico non gli cambia la vita se per esempo ti trova la pressione alta o anche un tumore (senza per questo che non gliene freghi nulla se tu crepi e che non vorrebbe esserti d'aiuto) similmente neanche gli cambia a uno psicologo se se depresso e continui a esserlo
se se la prende o te lo fa pesare boh o e' lei in torto (c.zo d colpa ne hai se la sua terapia funziona male? al limite dovresti esserne tu scocciato) o forse funziona proprio cosi' la psicoterapia, questo non lo so
il tuo mi sembra un modo di voler compiacere, ma allora chesso' immagino anche con un medico " come va la dermatite? funziona il farmaco che le ho dato?" " si' si', grazie, mi e' proprio servito'" quando invece la pelle continua a tormentarti
poi anche mi pare che da una parte vorresti per poterti aprire che non recitasse in qualche modo una parte, ruolo, ma potesse davvero capirti, empatizzare, la compassione di cui si parlava in un topic qualche giorno fa , ma d'altra parte per me e' proprio perche' non soffre con te che non le fai sta grande crudelta' a dirle delle tue sofferenze
poi non e' il vicino che al "come va?" preferisce rispondi "bene bene" con un sorriso piuttosto che attaccargli una tiritera di ore sulla schiena che ti fa male, la macchina che non parte e una vita di disgrazie, se lei e' pagata per ascoltarti per un'ora che tu in quell'ora gli dici che stai bene o che stai male secondo me a lei non le cambia le cose non piu' che a un medico trovarti la pressione alta o bassa

Ultima modifica di cancellato2824; 04-03-2019 a 15:29.
Vecchio 04-03-2019, 15:20   #14
XL
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Originariamente inviata da Stregatta13 Visualizza il messaggio
Se la pensi così, non posso fare a meno di chiederti: cosa vai a fare in terapia? Se stai bene così e pensi di avere ragione, a cosa serve? Sei ambiguo in questa cosa, se cerchi aiuto evidentemente stai male ed è assurdo pensare di dire al proprio terapeuta di voler morire e pretendere che lui sia d'accordo.
Diciamo che è un rapporto simile a quello che avrei con una prostituta, non è del tutto inutile quando la recita regge (è quando non regge che ci sono problemi), ma nemmeno è utile come pretenderebbe uno psicoterapeuta. Mi dà la forma di un contatto umano senza però poi il contenuto e la condivisione di un contatto affettivo, con la forma soltanto la mia mente si acquieta per un po' e la cosa mi dà sollievo, ma la condivisione poi continua a mancare.
In questo sono bravi, lo ammetto.

Ultima modifica di XL; 04-03-2019 a 15:33.
Vecchio 04-03-2019, 15:28   #15
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Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Diciamo che è un rapporto simile a quello che avrei con una prostituta, non è del tutto inutile, ma nemmeno è utile come pretenderebbe uno psicoterapeuta. Mi dà la forma di un contatto umano senza però poi il contenuto e la condivisione di un contatto affettivo, con la forma soltanto la mia mente si acquieta per un po' e la cosa mi dà sollievo, ma il contenuto continua a mancare.
Ma sei tu che dovresti avere delle pretese, pensare alle sue è assurdo, vedi che rovesci i ruoli.

E infatti è anche assurdo paragonare il rapporto con un terapeuta con un' amicizia o con altra sorta di rapporti come facevi in apertura, è una dinamica completamente differente: tu con un professionista hai il pieno diritto di essere anche sgradevole per lui, nei limiti dell' educazione si intende, e lui non deve prendere la cosa sul personale ma considerarla solo dal punto di vista clinico, ma se vi date i contentini a vicenda non è una vera terapia.
Vecchio 04-03-2019, 15:38   #16
XL
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Quote:
Originariamente inviata da Franz86 Visualizza il messaggio
Ma sei tu che dovresti avere delle pretese, pensare alle sue è assurdo, vedi che rovesci i ruoli.

E infatti è anche assurdo paragonare il rapporto con un terapeuta con un' amicizia o con altra sorta di rapporti come facevi in apertura, è una dinamica completamente differente: tu con un professionista hai il pieno diritto di essere anche sgradevole per lui, nei limiti dell' educazione si intende, e lui non deve prendere la cosa sul personale ma considerarla solo dal punto di vista clinico
Ma può essere che a me del punto di vista clinico, non freghi nulla. Stai supponendo che sono d'accordo con l'idea di cura che hanno, ma ho messo più volte in evidenza che non c'è alcuna alleanza terapeutica su queste cose. Io sfrutto quello spazio per altri scopi, li avverto come manipolatori certi scopi clinici.
Altri spazi che mi diano qualcosa di simile a quel che cerco in concreto non ci sono, che dovrei fare?
O escludo del tutto le relazioni, o prendo queste cose qua e le uso a modo mio, ma tutto questo non va né nella direzione curativa da loro delineata, né verso una risoluzione, né rappresenta un rapporto profondo di condivisione e fiducia, è un surrogato di questo rapporto, se si resta all'interno dei loro scopi davvero questa fiducia non ci può essere, perché non li condivido, magari io voglio rimanere "malato" in certi sensi, non guarire come desiderano loro, cerco l'accettazione di me e di queste parti, non una cura da me stesso.
La cosa mi dà sollievo, ma il resto a loro non posso dirlo, né posso condividere davvero queste idee qua, si sentirebbero oltremodo svalorizzati, minati nel loro ruolo (quello che si sono costruiti idealmente), e facendo così perderei anche la possibilità di avere questo surrogato qua.
Altrimenti lo so che starei ancora peggio.

Ultima modifica di XL; 04-03-2019 a 15:57.
Vecchio 04-03-2019, 15:44   #17
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Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Ma può essere che a me del punto di vista clinico, non freghi nulla. Stai supponendo che sono d'accordo con l'idea di cura che hanno. Io sfrutto quello spazio per altri scopi, avverto come manipolatori gli scopi clinici.
Altri spazi che mi diano qualcosa di simile a quel che cerco in concreto non ci sono, che dovrei fare?
Se sfrutti la terapia come mezzo per ottenere contatto umano, fondamentalmente castrandola, poi è assurdo che ti lamenti che non funzioni.

Ma penso che molti cadano in questo equivoco e che sia anche una tendenza spontanea in persone con lacune relazionali / affettive, però se si ha un terapeuta che asseconda questa modalità andrebbe cambiato.
Specialmente se lo si paga.
Vecchio 04-03-2019, 15:49   #18
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Far male a sé stessi che significa?

Se io volessi morire con un sistema agevole ed indolore per sfuggire ad una situazione esistenziale che non sopporto, e ho questa idea, questa idea è una cosa che mi sta facendo del male o del bene?

Lo psicoterapeuta per quale motivo dovrebbe avere la verità in tasca relativamente a queste valutazioni qua?

Vive per caso lui la mia vita? Sopporta lui quel che io devo sopportare io?


Non accetta i miei valori, non li condivide, il grosso di me, quel che sono, lo butterebbe nella spazzatura come "non sano" (ma farebbero lo stesso anche altri psicoterapeuti in base a quel che ho letto, è anche inutile cambiare).

Questo alla fine l'ho compreso, ma capire questo lascia intatta comunque questa voragine.
si' certo non e' un amico, se anche lei mettiamo e' depressa deve ben nasconderlo e non potra' dirti "fai bene, ammazzarsi e' la cosa piu' razionale"
come se vai a comprare un farmaco in farmacia difficilmente il farmacista ti dira' quanto fan male i farmaci, di usare la medicina dolce e magari provare col digiuno e l'acqua benedetta
come il prete non ti dira' che Dio non esiste o che e' un p..
come il salumaio non ti dira' che la carne rossa accorcia la vita e le torture che subiscono gli animali ecc.
se si va dallo psicologo si pensa che sia per star meglio, per guarire dalla depressione, quantomeno per evitare gesti estremi, e' quello anche che si aspettano parenti e cari di chi ci va, che lo aiuti e per quanto possibile protegga, se succede qualcosa un po' ci va di mezzo
che poi facilmente anche un amico a prescindere da come la pensi al riguardo ci andra' cauto a dirti "si' si',nel tuo caso la cosa migliore e' suicidarti" per paura di esser poi accusato eventualmente di induzione al suicidio
tu sei sicuro che il grosso di te, quello che sei e parte sana di te pensa (mettiamo) sia sensato suicidarsi? come puoi essere sicuro che non sei condizionato dalla "malattia"? e poi se pensi di essere cosi' nel giusto che ci vai a fare dalla psicoterapeuta? cioe' se io per esempio son contraria ai farmaci non vado in farmacia a pretendere mi dian ragione che i farmaci van evitati a tutti costi anche quando in pericolo di vita, non vado neanche dal prete a chiedergli un aiuto teologico se son gia' del tutto sicura che Dio non c'e' e mi scoccia che lui continui a tirarlo in ballo e a non accettare la mia di evidenza ecc.

Ultima modifica di cancellato2824; 04-03-2019 a 16:06.
Vecchio 04-03-2019, 16:02   #19
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Originariamente inviata da ila82 Visualizza il messaggio
cioe' se io per esempio son contraria ai farmaci non vado in farmacia a pretendere mi dian ragione che i farmaci van evitati a tutti costi anche quando in pericolo di vita, non vado neanche dal prete a chiedergli un aiuto teologico se son gia' del tutto sicuro che Dio non c'e'
L'esempio da fare è diverso.
Se sei un drogato e sei riuscito a procurarti certe ricette, in farmacia magari ci vai lo stesso, ma non per star bene nel senso che hanno delineato loro istituzionalmente, ma per star meglio in un senso ben diverso delineato da te.
Ai farmacisti non puoi certo dire di essere un drogato apertamente, e che sei là per questi scopi, altrimenti te lo impedirebbero, usi questo servizio in modo diverso e con altri scopi rispetto a quelli ufficiali.
Io faccio qualcosa di simile con la psicoterapia. Magari come il drogato non sto condividendo certi scopi di benessere, ma altri scopi di benessere che ho in mente io.
Ecco perché viene a crearsi questa cosa del mio "non dire tutto" se sapessi che davvero c'è questa condivisione di scopi base a monte forse direi tutto e si creerebbe una condivisione reale, altrimenti non posso fare altro che sfruttare la cosa a modo mio visto che non saprei dove andarmi a procurare qualcosa di simile altrove.

Ultima modifica di XL; 04-03-2019 a 16:11.
Vecchio 04-03-2019, 16:20   #20
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Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
usi questo servizio in modo diverso e con altri scopi rispetto a quelli ufficiali.
Io faccio qualcosa di simile con la psicoterapia. Magari come il drogato non sto condividendo certi scopi di benessere, ma altri scopi di benessere che ho in mente io.
cioe' quali scopi di benessere, se si possono dire? cioe' mi pare anche il tuo scopo sia stare meglio, probabilmente disoglierti dal suicidio, trovare ragioni per non farlo (visto che sicuramente non sara' lei a fornirti mezzi , modalita' e consigli per farlo ) poi psicologi e psicoterapeuti stan proprio per portare su un modo di pensare piu' funzionale, quindi necessariamente cercare un po' di cambiare il tuo modo di ragionare, se lo consideri la tua (sana) essenza per me non ha molto senso
se piu' che altro invece vuoi liberta' di parlare e ricevere ascolto e comprensione per me forse meglio il forum o qualche utente in privato, dal vivo o per messaggio

Ultima modifica di cancellato2824; 04-03-2019 a 17:04.
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