Non sono brava a consolare nel senso stretto del termine, frasi fatte o di circostanza, pat pat e "andrà tutto bene", lasciano il tempo che trovano e non servono a nulla, solo a far sentire peggio l'altro.
Mi ritengo una persona empatica, sono anche razionale e ho anni di terapia alle spalle, quindi "capisco" il dolore altrui, sono curiosa, ascolto e faccio domande, sono interessata, riesco spesso a stare accanto a qualcuno, faccio semplicemente quello che vorrei fosse fatto con me.
Ascolto lo sfogo, cerco di mettermi nei panni dell'altro (anche per problemi che io non conosco), a volte sono dolce e comprensiva, quando l'altro delira troppo o risulta aggressivo/pericoloso per se o per gli altri, divento più "dura", non per peggiorargli la situazione ovvio, ma per tentare di farlo ragionare, di razionalizzare il suo pensiero, in altre occasioni scherzo per alleggerire la situazione, con ogni persona, il "modo giusto" è diverso, alcune persone vanno spronate, altre vanno prese con la dolcezza.
Oppure gli sto semplicemente vicino, se non è necessario, non parlo, basta la presenza a volte, un abbraccio, una carezza.
Non mi ha mai spaventato la gente che sta male, forse perchè conosco bene il dolore e mi fa apparire chi ho davanti più umano, non così perfetto come credevo.