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18-01-2024, 10:04
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#1
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Esperto
Qui dal: Aug 2023
Messaggi: 1,019
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Allora, una delle cose che mi ha sempre premuto fin dalla mia prima esperienza con una psichiatra anni fa, è quella di non dare l'impressione di volermi autodiagnosticare. Non voglio provocare una reazione del tipo "ma scusa se te il dottore o sono io?."
Che voi sappiate, esiste però un modo giusto per dare degli... chiamamoli "spunti di riflessione" ad uno psichiatra? del tipo "ho fatto questa ricerca, potrei avere questo? ci sarebbe bisogno di questo?" però senza avere l'aria di star dicendo che io so fare il loro lavoro.
Insomma, è lecito avere anche un approccio del genere? oppure, secondo la vostra esperienza, questo approccio viene sempre rigettato in maniera negativa? Sarebbe comunque solo un dare la mia opinione, ovviamente dovrò stare comunque all'opinione professionale.
Io non voglio autodiagnosticarmi ma ci sono da considerare un paio di cose. Punto primo, senza offendere nessuna professionalità, ma credo che io mi conosca meglio di chiunque altro. Dovrà valere pure qualcosa questo, o no? Punto secondo, sono un po' stufo di parlare in termini generali e sentirmi come se dovessi fingere di non aver fatto mai nessuna ricerca sul livello dei sintomi che provo.
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18-01-2024, 11:17
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#2
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Esperto
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Moana, Brunner lake (sì, come no)
Messaggi: 12,954
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Certo che c'è, è la cosa più semplice del mondo.
Gli dici che sei un essere umano come gli altri, che credi sia inevitabile per chiunque cercare risposte e che sei consapevole che anticipando una (auto)diagnosi questo potrebbe 1) diminuire l'empatia del terapeuta verso di te 2) Far perdere tempo prezioso nelle sedute.
Poi puoi dire che questo tuo atteggiamento potrebbe derivare dalla difficoltà a fidarti di lui (cosa che sa già benissimo perché vale per tutti), che potrebbe essere una delle spie di qualche problema che non sai mettere a fuoco e così via.
In breve, le parole le devi trovare sul momento. Il filo conduttore del tuo atteggiamento deve essere quello di giocare a carte scoperte. Ovvero ammettere che hai l'impulso a indirizzare il terapeuta su certi tuoi problemi (cosa di cui se è bravo non ha bisogno) e che questo ti dà anche un po' fastidio. Così vedrà che sei consapevole che farsi le autodiagnosi non è utile per il paziente e non è rispettoso per il professionista, ma che questo impulso c'è, lo consideri disfunzionale e lo consideri facente parte del pacchetto di problematiche che ti ha spinto a ricorrere a lui.
All'opposto, se questo viene fatto per vie traverse possono sorgere diversi problemi. Uno è impiegare più tempo quindi denaro per arrivare a un rapporto costruttivo, l'altro dipende dal professionista. Se è uno ultra-bravo saprà benissimo che farsi le autodiagnosi è comune nel 99% dei casi e fa parte delle nostre insicurezze, e quindi tirerà dritto sempre ben disposto verso di te. Ma siamo tutti esseri umani e un professionista medio potrebbe a livello inconscio prenderla sul personale. Non è una macchina nemmeno lui, come tutti gli esseri umani ha i suoi limiti e non è il caso di sollecitarli.
Meglio dire qualcosa del tipo "mi spiace della mia tendenza a voler tentare di indirizzarLa, forse è uno dei lati dei problemi che spero mi aiuterà a mettere a fuoco Lei e La prego di non dubitare che io di Lei mi fido, il problema è solo mio". Così saprà che sei cosciente di non volerlo disistimare sul lato professionale.
Et voila, fossero questi i problemi difficili del forum
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18-01-2024, 11:19
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#3
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Esperto
Qui dal: Sep 2015
Ubicazione: Tír na nÓg
Messaggi: 13,423
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Non so se esiste un modo giusto, anzi, questo problema non me lo sono mai posto.
Con le psichiatre e gli psichiatri con cui finora ho avuto a che fare io a un certo punto ho sempre chiesto direttamente: "Secondo lei i sintomi che ho possono essere riconducibili alla sindrome di Asperger?".
Ho fatto questa domanda come avrei potuto fare qualsiasi altra domanda su di me o sul percorso che stavamo facendo.
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18-01-2024, 11:58
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#4
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Esperto
Qui dal: Aug 2020
Ubicazione: Verona
Messaggi: 6,224
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Eh, per mia esperienza (con la psicologia) fare queste cose è molto difficile, te fai comunque la domanda, ma non aspettarti molto.
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18-01-2024, 12:14
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#5
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Esperto
Qui dal: Aug 2023
Messaggi: 1,019
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Quote:
Originariamente inviata da Hor
Ho fatto questa domanda come avrei potuto fare qualsiasi altra domanda su di me o sul percorso che stavamo facendo.
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E le risposte sono sempre state positive/neutrali? Non so perché io ho paura di una sorta di "rigetto" brusco che vada a minacciare la relazione dottore/paziente.
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18-01-2024, 12:16
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#6
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Esperto
Qui dal: Aug 2023
Messaggi: 1,019
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Quote:
Originariamente inviata da pokorny
Certo che c'è, è la cosa più semplice del mondo.
In breve, le parole le devi trovare sul momento. Il filo conduttore del tuo atteggiamento deve essere quello di giocare a carte scoperte. Ovvero ammettere che hai l'impulso a indirizzare il terapeuta su certi tuoi problemi (cosa di cui se è bravo non ha bisogno) e che questo ti dà anche un po' fastidio. Così vedrà che sei consapevole che farsi le autodiagnosi non è utile per il paziente e non è rispettoso per il professionista, ma che questo impulso c'è, lo consideri disfunzionale e lo consideri facente parte del pacchetto di problematiche che ti ha spinto a ricorrere a lui.
(
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Sì probabilmente farò così, devo solo essere bravo nell'esprimermi nel momento
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18-01-2024, 12:29
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#7
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Esperto
Qui dal: Sep 2015
Ubicazione: Tír na nÓg
Messaggi: 13,423
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Quote:
Originariamente inviata da froschio
E le risposte sono sempre state positive/neutrali? Non so perché io ho paura di una sorta di "rigetto" brusco che vada a minacciare la relazione dottore/paziente.
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Ho avuto risposte diverse a seconda delle persone, ma anche quelle negative non sono state, almeno nella forma, "brusche" (poi la prima psichiatra che ho avuto ha risposto rivelando, nei contenuti, ignoranza sull'argomento, ma questo è, forse, un altro discorso).
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18-01-2024, 12:48
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#8
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Esperto
Qui dal: Oct 2014
Messaggi: 12,374
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Innanzitutto da uno psichiatra bisognerebbe parlare dei propri sintomi, di cosa si prova, poi si può eventualmente dire che si sono fatte delle ricerche autonome e chiedere un parere più esperto
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18-01-2024, 13:01
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#9
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Banned
Qui dal: Dec 2023
Ubicazione: Medellìn
Messaggi: 1,133
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Non ci avevo mai riflettuto. In effetti può essere che io indirizzi le sedute senza farlo apposta, ma gli psico sono ben allenati a non farsi indirizzare, anzi a prenderlo come una tra le mille cose che il paziente gli manifesta
Riguardo a chiedere la diagnosi e dire quella che ipotizzavo io, dallo psicoterapeuta mi sono presentato così: buongiorno, piacere, sono qui perchè da qualche anno mi sono reso conto di questo e quello...mi sono informato da solo e credo di soffrire di disturbi d'ansia sociale. Volevo capire che ne pensa lei...ho questo e quello e quell'altro problema, dentro di me sento questo, quello e quell'altro.
Quindi gli sono proprio arrivato con la mia auto-diagnosi.
Ho sempre cercato di pensare il meno possibile a ciò che lo psico potrebbe pensare di me, a cosa dire e non dire. Spesso è capitato di dirgli: dottore, ho letto questo e quell'altro, a me sembra che...che ne pensa invece lei? Penso che questo mio tratto possa derivare da questo e da quello..e che invece questa mia paura dipenda da questo e quello...
Fortunatamente mi viene facile dire tutto ciò che penso allo psico, senza farmi retropensiero alcuno. In fondo credo che più informazioni di prima mano abbia, meglio possa aiutarmi. E' il suo lavoro, ciò che pensa dentro di sè di me è un problema suo, e tra l'altro magari può pure aiutare a trovare modi di aiutarmi.
Anche perchè credo che sia meglio parlare chiaro fin da subito, se lo psico non è ferrato nell'auto-diagnosi che porti può anche dirti "guarda, io non sono specializzato in questo, ti consiglio questo collega che invece..." evitando di usare male tempo e soldi. In ogni caso lo psico che ho trovato io non ha mai rigettato in maniera negativa alcun approccio che io ho mostrato, magari ho avuto solo fortuna io
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Ultima modifica di Pablo Escoalbar; 18-01-2024 a 13:06.
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