Salve a tutti, mi rendo conto che la mia motivazione per la mia iscrizione e la mia presentazione saranno un po' fuori dal comune, ma non mi sembra di star violando alcuna regola della community con il mio comportamento. In caso contrario pregherei ai moderatori di farmelo notare immediatamente. Ad ogni modo spero che le vostre esperienze possano aiutarmi.
Mi chiamo Anna, frequento il corso di design del prodotto industriale del politecnico di Milano e soffro di una leggera forma di fobia sociale. Penso di potermi ritenere estremamente fortunata perché nella mia vita sono accaduti diversi fatti che avrebbero potuto portarmi a soffrire di disturbi molto più pesanti. Ho subito bullismo per tutto il periodo dalle elementari fino al primo anno delle medie, sono cresciuta in una famiglia economicamente agiata ma abbastanza disfunzionale per quanto riguarda il piano affettivo. Ho sofferto di bulimia per alcuni mesi verso i 19 anni, ma ho avuto la fortuna di riuscire a smettere prima di venir assorbita da quell'ulteriore problema anche se ho raramente delle singole ricadute (una ogni 6/7 mesi). Sono stata molestata pesantemente all'età di 7 anni da un vicino di casa, ma ho potuto contare su una famiglia che ha reagito immediatamente e che mi ha offerto un ottimo sostegno psicologico con una professionista (a chi pensa che questa affermazione possa entrare in contrasto con ciò che ho detto prima posso solo dire che la situazione era, è e sarà sempre estremamente complicata da spiegare a chi non conosce personalmente me e la mia famiglia, al mio fidanzato ci sono voluti mesi e mesi per farsi un'idea abbastanza precisa delle dinamiche interne al nostro nucleo familiare).
Come dicevo nonostante tutto questo me la sono cavata con "poco" ovvero una forma leggera di ansia sociale. Vorrei frequentare uno psicologo, perché sento che comunque ci sono molte questioni irrisolte dentro di me ma la vedo dura finché non avrò uno stipendio stabile (ho già provato ad un consultorio e ho incontrato solo una persona che cercava di inquadrarmi all'interno della casellina preconfezionata "adolescente femmina problematica standard"). Tuttavia non è per questo che sono qui.
Come ho detto frequento il politecnico di Milano, sono all'ultimo anno della triennale e sto lavorando su un progetto che porterò come tesi (non verrà realizzato, è solo per l'ottenimento della laurea). L'idea alla base del mio progetto è che la progettazione attuale degli spazi ignora completamente o addirittura opprime chi soffre di forme di ansia sociale. Le aule enormi e con i banchi microscopici in cui sei costretto a stare gomito a gomito con perfetti sconosciuti, gli uffici open space, i ristoranti e pressoché tutti i luoghi pubblici sono costruiti in modo che l'unico luogo in cui puoi essere fuori dalla vista di qualcuno siano quasi solo i bagni. Se inoltre sapete qualcosa di design saprete che spesso il design e l'architettura di tutto il '900 sono di una presunzione didascalica rara, con designers di classe sociale elevata e politicizzati che spesso cercavano di inculcare a forza il gregarismo agli utenti subordinati che dovevano accettare passivamente quello che passava il convento.
Come forse si è potuto intuire dalle mie parole io sono contraria a questa tendenza, un designer dovrebbe essere al servizio del consumatore e non avere l'arroganza di "educarlo". Proprio per questo ho deciso di lavorare su un progetto che sia in controtendenza a quella che io chiamo ipersocialità (ironicamente questa parola quasi non esiste al contrario di asocialità e già questo dovrebbe essere piuttosto esplicativo). Mentre mi documentavo per il mio progetto ho letto che l'ansia sociale spesso è una fase intermedia che porta a patologie più gravi come la depressione ed è assurdo che questo campanello di allarme sia quasi totalmente ignorato dalla società finché non evolve in qualcosa di peggio. Penso che siamo tutti d'accordo nel dire che chiunque preferirebbe non soffrire di ansia sociale, ma finché ne soffri devi avere il diritto di avere un conforto. Devono esistere degli spazi che permettano di potersi riposare protetti dagli sguardi altrui, in silenzio e in pace. Il mio progetto consiste in parole povere in una seduta a forma di capsula insonorizzata. Per fortuna ho un buon rapporto con il professore più importante di questo corso che riconosce la validità del mio progetto, ma ne sto affrontando altri che non lo capiscono minimamente. In particolare uno ha avuto la faccia tosta dopo che gli ho spiegato la filosofia del mio progetto e dei problemi tipici delle persone con ansia sociale di propormi di farlo "apribile" perché essere chiusi è brutto e con "più sedute in modo che dentro una capsula possano starci più individui" grazie al cielo avevo la mascherina o non so come avrebbe reagito alla mia espressione.
Arrivando però al succo del motivo per cui mi sono iscritta a questo forum è che mi piacerebbe poter contare sull'esperienza di prima mano di chi ha l'ansia sociale. Mi piacerebbe aprire una sorta di collaborazione con voi e con eventuali psicologi ed esperti del settore per poter progettare al meglio. Mi rendo conto che la mia motivazione è in parte prettamente egoistica, ma penso che sensibilizzare sulla questione chiunque entrerà a contatto con il mio progetto possa essere positivo. Muovendo i primi passi in questo progetto mi sono resa conto che esiste una fetta enorme di persone che nemmeno conosce il problema e ad altri (fortunatamente una minoranza) nemmeno importa, ma ho bisogno di testimonianze di prima mano e di dati certi per poter rendere inoppugnabile il mio progetto.
Scusate per il messaggio biblico, ma volevo essere sicura di non andare incontro a fraintendimenti. Se la mia richiesta viola in qualche modo le linee guida del sito per favore fatemelo sapere, ho scritto tutto questo in buona fede, ma come sappiamo tutti la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.