Ciao a tutti, mi chiamo Elisa e ho 33 anni.
Sono ingegnere e ricercatrice universitaria (attualmente disoccupata :-( )
e per quanto da tutta la vita io abbia una certa propensione al lavoro in team e al contatto con la gente parallelamente ho sempre sofferto di una grande fatica a socializzare veramente.
Con gli anni questa sensazione è aumentata invece di diminuire, trasformandosi in una profonda depressione e diventando profondamente disabilitante nel mondo lavorativo, di svago e anche affettivo.
Dopo svariati (almeno 8! ) anni di terapia è chiaro che ormai il tutto è generato dal fatto che pur avendo una famiglia apparentemente dall'esterno irreprensibile, io sono cresciuta "orfana", senza alcuna guida o riferimento ma soprattutto sentendomi trascurata, rifiutata, abbandonata, incolpata del benchè minimo evento quotidiano senza motivo, senza alcuna attenzione ai miei bisogni e alle mie emozioni che la contrario venivano smentite e distrutte. Questa confusione ha portato all'impossibilità di costruirmi una "identità", di capire chi sono, cosa provo, cosa mi piace fare... di avere insomma il diritto di esistere. Per questo stare con la gente mi crea problemi immani se non ho un ruolo o una parte (ad ex. tenere una lezione non mi dà problemi.. prendere un aperitivo con qualcuno sì), con tutte le conseguenze di (auto)isolamento, solitudine, noia, frustrazione del caso ... Sono finita perciò anche ad essere una "donna che ama troppo" come ben descritto dal libro della Norwood, lottando per anni per uscire da quelle dinamiche perverse che ora per fortuna riesco a controllare ed evitare.
Spero che un confronto con persone che soffrono del mio stesso problema, anche se magari generato da motivi diversi, mi aiuti a trovare una soluzione o stimoli illuminanti e magari chissà, forse anche io nel mio piccolo potrò dare un qualche contributo.
:-)