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21-01-2015, 19:18
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#1
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Esperto
Qui dal: Nov 2012
Messaggi: 568
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Don Chisciotte della Mancha, l'avete mai letto? Scritto nel seicento pensando a quella precisa età storica, è un romanzo ancora attualissimo, che parla con ironia della differenza tra finzione e realtà.
Prendete Don Chisciotte per esempio. E' un maturo proprietario terriero di circa cinquant'anni che va in fissa coi romanzi della cavalleria tanto popolari a quel tempo, e per imitarne le gesta dei protagonisti si illude così a fondo che si convince di essere un cavaliere errante e potente chiamato a aggiustare i torti del mondo, che lui incontra uno a uno nel suo famoso viaggio fatto assieme al suo mitico scudiero concreto e fantasioso insieme, tanto che è realmente convinto che alla fine del viaggio riceverà in regalo una grande isola di cui sarà il padrone.
Ho comprato il libro a tre euro e novanta, ho cominciato a leggerlo da poco, sono arrivato a pagina 200. Molto bello, anche se le avventure potrebbero risultare ripetitive. Molto comico, anche. Forse mi sta facendo ridere più di Fantozzi.
Ma volevo sollevare una riflessione sul mitico Chisciotte. Chisciotte è l'eterno illuso, che però è mostruosamente invincibile perchè non arretra davanti a niente: nessuna avventura che egli incontra è troppo grande o troppo piccola per lui. Alla fine, sarà sempre picchiato, derubato, deriso dalle umane genti che lo considerano un pazzo, e ciònonostante Chisciotte mai si da per vinto: rimane ben saldo nella sua folle ostinazione, fedele alla sua ironica vocazione. Cade tante volte, ma sempre si rialza, più forte di quando era caduto, convinto che solo lui può aggiustare i torti del mondo, fedele quindi alla sua follia. Che è follia è vero, ma è follia geniale, d'un tipo quasi irresistibile.
Allora mi domando, senza avere pretese di cambiare il mondo, che sarebbe se ognuno di noi, in uno slancio di follia che coincide paradossalmente con una botta infinita d'autostima, prendesse a prestito dalla figura simbolica del Chisciotte la sua eterna e spiazzante follia, che in realtà sarebbe l'eterno e spiazzante coraggio di chi non ha nulla da perdere e sempre va avanti lungo la strada della vita. Senza mai fermarsi, perchè ogni caduta rinnova la voglia di andare avanti. E allora si sarebbe invincibili, al di là di vittoria e sconfitta, sempre centrati nel massimo dell'agire e dell'essere.
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22-01-2015, 06:48
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#2
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Ubicazione: Isolationville (Limboland)
Messaggi: 5,169
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Io sono Sancho Panza invece.
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22-01-2015, 07:07
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#3
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 989
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Quote:
Originariamente inviata da mike21
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Don Chisciotte è da sempre un personaggio molto emblematico, eternamente utilizzato come figura che rappresenta in qualche modo l'eroe moderno, perdente ma fiero, votato alle cause impossibili ma giuste, invocatore di una moralità positiva contro tutto e contro tutti.
Nel mondo cinematografico e televisivo poi si possono trovare sue rappresentazioni infinite, le prime che mi vengono in mente sono l'incompreso allenatore protagonista di Money Ball, e le figure giornalistiche tutto d'un pezzo e votate alla riscoperta delle dignità professionale narrate nel bellissimo The Newsroom.
Tutti dei perdenti vincenti (non vedevo l'ora di usare questo ossimoro), oscurati in definitiva dal cinismo diffuso o privati delle loro vittorie da qualcun'altro che le fa proprie. Personaggi che in fondo sarebbe bello poter imitare in qualche modo nella realtà. Perché in fondo non conta ne vincere ne partecipare, ma ottenere dei risultati. Anche fossero solo percepibili a livello personale.
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22-01-2015, 10:27
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#4
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da mike21
Ma volevo sollevare una riflessione sul mitico Chisciotte. Chisciotte è l'eterno illuso, che però è mostruosamente invincibile perchè non arretra davanti a niente: nessuna avventura che egli incontra è troppo grande o troppo piccola per lui. Alla fine, sarà sempre picchiato, derubato, deriso dalle umane genti che lo considerano un pazzo, e ciònonostante Chisciotte mai si da per vinto: rimane ben saldo nella sua folle ostinazione, fedele alla sua ironica vocazione. Cade tante volte, ma sempre si rialza, più forte di quando era caduto, convinto che solo lui può aggiustare i torti del mondo, fedele quindi alla sua follia. Che è follia è vero, ma è follia geniale, d'un tipo quasi irresistibile.
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Era nella mia rosa dei possibili nickname, insieme a Robin Hood
Comunque Don Chisciotte lo abbiamo avuto pure moderatore ^^
Being a minority, even a minority of one, did not make you mad.
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Ultima modifica di Winston_Smith; 22-01-2015 a 12:41.
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22-01-2015, 11:51
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#5
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Esperto
Qui dal: Jun 2008
Ubicazione: varese
Messaggi: 954
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Come tutte le opere letterarie, Don Chisciotte va contestualizzato storicamente. Cervantes aveva come riferimento i poemi cavallereschi che esaltavano le virtù del valore in battaglia e dell'amore cortese e decise di farne una parodia. Il protagonista infatti più che dimostrare eroismo, dimostra tutta la sua follia scagliandosi contro mulini a vento o facendosi picchiare da dei pastori. Inoltre si innamora di una prostituta, che lui idealizza come se fosse una principessa. E l'autore, facendo questa parodia dei poemi, non scrive in versi, bensì si può dire che inventa una nuovo genere, il romanzo moderno. L'esaltazione del personaggio, che rimane sempre il primo anti-eroe della letteratura occidentale, come se fosse un paladino della giustizia e dell'idealismo portato all'esasperazione, è una lettura secondo me scorretta.
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22-01-2015, 13:21
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#6
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Esperto
Qui dal: May 2012
Messaggi: 530
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Being a minority, even a minority of one, did not make you mad.
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Don Chisciotte non è impegnato in un processo minoritario, ed è matto davvero. Non vedo il motivo dell'orwellizzazione automatica.
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22-01-2015, 13:24
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#7
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da Daniele89
Don Chisciotte non è impegnato in un processo minoritario, ed è matto davvero. Non vedo il motivo dell'orwellizzazione automatica.
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Su questo eventualmente si potrebbe discutere. Da Wikipedia:
Don Chisciotte rappresenta la crisi del Rinascimento e l'inizio del barocco. Il romanzo mette in luce l'esigenza di far emergere la propria individualità, fuori di rigidi rapporti sociali cristallizzati, facendo emergere l'istinto, la follia, il sogno, l'ignoto. Il critico Mario Pazzaglia scrive: "L'intento dichiarato dell'autore era quello di abbattere l'autorità e il favore che hanno nel pubblico di tutto il mondo i libri di cavalleria, parodiandoli; e l'intento rispecchiava, in fondo, una crisi di valori nell'Europa del tempo travagliata da lotte di potenza imperialistica e dal deciso predominio del capitalismo che sosteneva i nuovi stati assolutistici ed era certo intimamente avverso a ogni forma di idealismo, di liberalità e di generosità cavalleresca". Don Chisciotte è preda della follia in quanto interpreta la realtà in maniera distorta, ma nella seconda parte del romanzo la sua follia appare in buona parte consapevole, proprio come quella che Amleto finge nella tragedia di William Shakespeare; la follia di don Chisciotte è lo strumento per rifiutare la volgarità e la bassezza del reale, la follia di Amleto è il mezzo attraverso il quale il protagonista, principe di Danimarca, tenta di smascherare la corruzione e l'immoralità della sua corte.
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22-01-2015, 13:40
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#8
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Esperto
Qui dal: May 2012
Messaggi: 530
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Eh ok, per dirla in modo più appropriato, Don Chisciotte conduce la sua epopea lungo il crinale della crisi di un sistema simbolico* e chi lo osserva operare dall'esterno ha la percezione -storicamente ormai maturata- che il mondo cavalleresco non può continuare a ripetere se stesso che in forma di farsa (non c'è tuttavia comicità in senso stretto, poiché Chisciotte resta distrutto nello scopo assurdo che s'è assegnato, cadendo dunque da quel crinale entro la dimensione tragica).
Ma non vedo comunque in quale maniera sarebbe un eroe di tipo orwelliano.
*È dunque più simile all'ultimo uomo nicciano sotto spoglie clownesche, l'uomo più brutto, che ad Amleto.
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Ultima modifica di Daniele89; 22-01-2015 a 13:56.
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22-01-2015, 14:59
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#9
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Esperto
Qui dal: Aug 2011
Messaggi: 12,574
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Era nella mia rosa dei possibili nickname, insieme a Robin Hood
Comunque Don Chisciotte lo abbiamo avuto pure moderatore ^^
Being a minority, even a minority of one, did not make you mad.
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Non ti rende NECESSARIAMENTE pazzo
Certe cose meglio dirle in italiano
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22-01-2015, 16:42
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#10
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Esperto
Qui dal: Feb 2011
Ubicazione: Capo di Buona Speranza
Messaggi: 6,536
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Quote:
Originariamente inviata da mike21
Ma volevo sollevare una riflessione sul mitico Chisciotte. Chisciotte è l'eterno illuso.
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Dillo a me...
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22-01-2015, 18:28
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#11
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da Daniele89
Eh ok, per dirla in modo più appropriato, Don Chisciotte conduce la sua epopea lungo il crinale della crisi di un sistema simbolico* e chi lo osserva operare dall'esterno ha la percezione -storicamente ormai maturata- che il mondo cavalleresco non può continuare a ripetere se stesso che in forma di farsa (non c'è tuttavia comicità in senso stretto, poiché Chisciotte resta distrutto nello scopo assurdo che s'è assegnato, cadendo dunque da quel crinale entro la dimensione tragica).
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Concordo, aggiungendo che Chisciotte muore proprio dopo (e forse perché?) riacquista il senno. Quindi il tragico entra in lui quando prende coscienza dello scarto tra reale e ideale, e ciò fa sorgere in me dei dubbi sul fatto che Cervantes ponesse una critica implicita sì all'ideale stereotipato e velleitario della cavalleria, ma anche alla deriva materialistica e individualistica del mondo moderno, come due corni di un dilemma ugualmente negativi. La soluzione impossibile al dilemma genera la non-scelta, l'inerzia e quindi in ultima analisi la morte.
Quote:
Originariamente inviata da Daniele89
Ma non vedo comunque in quale maniera sarebbe un eroe di tipo orwelliano.
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Personalmente trovo che esista una non trascurabile zona di contatto tra Don Chisciotte e 1984.
La "pazzia" di Winston Smith è uno dei punti focali di 1984, in quanto contrapposta alla "sanità mentale" della maggioranza: adattarsi alla mentalità dominante e al "bipensiero" è considerato essere sani, il che in una società dove il pensiero è irreggimentato a ogni livello equivale a tutti gli effetti a essere sani; il bipensiero, però, che è la forma più autentica di adesione alla visione del Partito, consiste nel negare (o affermare, a seconda delle circostanze) ciò che i nostri sensi e la logica elementare ci dicono essere vero o verosimile per rimodellare la realtà, con argomentazioni al tempo stesso logiche e contro-logiche, secondo ciò che si crede essa sia: dunque in ultima analisi può essere considerata una forma di "lucida" pazzia.
In fin dei conti, come facciamo a sapere che due più due fa quattro? O che la forza di gravità esiste davvero? O che il passato è immutabile? Che cosa succede, se il passato e il mondo esterno esistono solo nella vostra mente e la vostra mente è sotto controllo?
What can you do, thought Winston, against the lunatic who is more intelligent than yourself, who gives your arguments a fair hearing, and then simply persists in his lunacy?
The earth is as old as we are, no older. How could it be older? Nothing exists except through human consciousness
Chisciotte da una parte può rappresentare il fool solitario, contrapposto alla maggioranza irreggimentata e inconsapevole, che smaschera e denuncia, più o meno inconsapevolmente egli stesso, la crisi di un sistema di valori con il suo comportarsi "da pazzo", così come Winston "diventa" progressivamente "pazzo" e mette in discussione il sistema del Grande Fratello, finché entrambi pagano il prezzo di questa frattura mentale con l'annientamento (Alonso Quixano muore quando e forse perché non può più essere Don Chisciotte; Winston Smith, che non a caso dice di se stesso e di Julia "Noi siamo i morti", viene svuotato di se stesso e riempito di "amore" totalitario per il Grande Fratello, in attesa del "proiettile liberatore": You will be hollow. We shall squeeze you empty and then we shall fill you with ourselves).
Dall'altra parte, Chisciotte è colui per il quale la realtà vera è quella modellata dalla propria mente, quindi in un certo senso Chisciotte è Winston e O'Brien al tempo stesso, un O'Brien di minoranza se vogliamo.
Quote:
Originariamente inviata da Daniele89
*È dunque più simile all'ultimo uomo nicciano sotto spoglie clownesche, l'uomo più brutto, che ad Amleto.
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[non so quanto possa essere appropriato l'accostamento]
Winston: Io so che alla fine sarete sconfitti. C'è qualche cosa, nell'universo... non so, un qualche spirito, un qualche principio... che non riuscirete mai a sopraffare.
O'Brien: Credi in Dio, Winston?
Winston: No.
O'Brien: E allora quale può essere questo principio che ci annienterà?
Winston: Non lo so. Lo spirito dell'Uomo.
O'Brien: E tu, ti consideri forse un uomo?
Winston: Sì.
O'Brien: Se tu sei un uomo, Winston, tu sei l'ultimo uomo. La tua specie è estinta; noi ne siamo gli eredi. Ti rendi conto che sei solo? Tu sei fuori della storia, tu non esisti.
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Ultima modifica di Winston_Smith; 22-01-2015 a 18:51.
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22-01-2015, 19:01
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#12
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,449
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Il tema di don chisciotte è stato affrontato in diverse opere contemporanee, una della più celebre è il manga Dragonball.
Nella prima serie il piccolo goku è un bambino ignorante figlio adottivo di un villico (il celeberrimo nonnino che se non ricordo male era amico del genio delle tartarughe), e la sua ignoranza diventa la sua forza per il semplice fatto che non conoscendo i suoi limiti (né i limiti della fisica) non se ne pone, superando ogni aspettativa.
Il problema è che questo modello, traslato nel mondo reale, puo' con una facilità drammatica scadere nel narcisismo autoreferenziale, nella dissonanza cognitiva e nel rifiuto del mondo sensibile, in relazione al mondo immaginario in cui colui che adotta tale modalità di interazione si sente onnipotente.
Detto questo, certe storie possono ben spiegare un fenomeno abbastanza controintuitivo, ovvero quello del "successo degli idioti". Probabilmente avrete visto o conosciuto qualche idiota vanaglorioso fare successo. È pompato dal proprio ego ipertrofico, e lo autoalimenta, in una profezia che si autoavvera, dai risultati che effettivamente ottiene (grazie all'impegno profuso e alla grande energia motivazionale di cui è invece realmente dotato), o che non ottiene ma per i quali trova sempre giustificazioni a cagione di questi.
L'effetto dunning-kruger spiega bene come l'autopercezione di incompetenza è inversamente proporzionale alla reale incompetenza in un determinato ambito: più sai e più dai di non saperne.
Questo può spingerci e motivarci a coltivare un sano amore per noi stessi, una maggiore indulgenza e un tocco di sano narcisismo che se non sconfina nel patologico aiuta a rapportarsi con le insidie della realtà mantenendo fiducia nelle proprie capacità di gestirle.
Se evitiamo di metterci dei limiti artificiali, e proviamo di tanto in tanto a superarli, potremmo anche scoprire che questi limiti esistevano solo nella nostra testa.
Purché non si finisca come don chisciotte, contro i mulini a vento creduti nemici acerrimi da combattere! Bisogna sempre confrontarsi con la realtà, e anziché pretendere che i limiti non esistano, accettare che possono esistere, possiamo cercare di infrangerli e questo puo' farci male, causandoci delusione, tristezza, responsabilità per conseguenze negative, ecc. E bisogna imparare quindi a gestire i fallimenti, senza sentirsi dei falliti.
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22-01-2015, 19:49
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#13
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Esperto
Qui dal: Jul 2009
Messaggi: 949
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Un pazzo può anche pensare di essere sano di mente e infischiarsene di quello che dicono gli altri, ma rimane pur sempre un pazzo
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23-01-2015, 10:30
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#14
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
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Quote:
Originariamente inviata da Nemo978
Un pazzo può anche pensare di essere sano di mente e infischiarsene di quello che dicono gli altri, ma rimane pur sempre un pazzo
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Dipende secondo quali criteri lo si definisce tale.
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02-02-2015, 18:40
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#15
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
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02-02-2015, 19:38
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#16
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Avanzato
Qui dal: Feb 2013
Ubicazione: Qui
Messaggi: 337
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Non sono critica letteraria e non ho letto l'opera pur conoscendone la trama a grandi linee. Il personaggio mi è sempre parso frainteso poichè si dice agisse sotto influsso della follia, per cui più che un antieroe è uno che va a combattere contro innocenti mulini a vento credendoli giganti (a meno che il senso non sia che chi lotta contro qualcosa di troppo grande è preso per pazzo. L'ironia è nei suoi confronti o nei confronti di chi lo giudica?). A me verrebbe da dire che la troppa irrazionalità è proprio il nostro guaio: pare che pensiamo troppo (troppo legati al giudizio altrui) ma è anche vero che ci facciamo troppo trasportare da emotività, paure, e così via. Forse il Don avrebbe dovuto ascoltare chi gli diceva: "Oh, son solo mulini" e noi dovremmo ascoltare chi ci dice: "Oh, è gente come te".
Sarà pur sicuro dei suoi mezzi, ma poi soccombe (vincono i mulini). Noi ci proviamo come lui (io, almeno, ci provo) ma poi soccombo. Il mio mulino è la paura ma affrontarla non significa in automatico vincerla.
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